Pechino
– La Cina ha tentato oggi di collegare il suo sostegno alla
campagna anti-terrorismo condotta dagli Stati Uniti alla richiesta
di appoggio alla lotta della Cina stessa contro i separatisti di
Taiwan, del Tibet e della provincia dello Xinjiang.
Il
portavoce del Ministro degli Esteri, Zhu Bangzao, ha dichiarato che
la Cina è disponibile a discutere la proposta di combattere contro
il terrorismo nel mondo ma nel contesto del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite. Ha anche aggiunto che qualsiasi ritorsione da
parte dell’esercito degli Stati Uniti a seguito degli attacchi
terroristici dell’11 settembre a New York e Washington dovrà
basarsi su “prove concrete”, attenersi alle leggi internazionali
e non coinvolgere civili innocenti.
La
dichiarazione di Zhu, rilasciata durante una conferenza stampa, ha
indicato chiaramente che a tutt’oggi la Cina spera di strappare
alcuni cambiamenti alla politica degli Stati Uniti in cambio del suo
sostegno alla guerra contro il terrorismo. Secondo Chu Shulong, un
esperto di servizi di sicurezza dell’Università di Qinghua, la
Cina vuole un cambiamento da parte dell’America per quanto
riguarda il suo sostegno, così come la fornitura di armi, garantiti
da lungo tempo a Taiwan, il suo sostegno morale al Dalai Lama,
esiliato dal Tibet, ed i suoi piani di creare un sistema di difesa
missilistica nazionale.
“Gli
Stati Uniti hanno chiesto alla Cina il nostro aiuto per combattere
il terrorismo”, ha affermato il portavoce del governo, Zhu. “La
Cina, analogamente, ha motivi per chiedere agli Stati Uniti sostegno
e comprensione nella lotta contro il terrorismo ed i separatisti.
Non dovrebbero esserci due diversi criteri di giudizio.”
Alla domanda però se la Cina avesse posto specifiche condizioni in
cambio del suo appoggio, Zhu ha risposto in modo evasivo. “La
lotta al terrorismo è una questione diversa,” ha detto. “Qui
non stiamo contrattando.”
[La
Associated Press, citando l’agenzia di stampa cinese New China
News Agency, ha riportato che il Presidente Jiang Zemin ha
contattato telefonicamente sia il Presidente Francese Jacques Chirac
che il Primo Ministro Britannico Tony Blair per ribadire la
posizione cinese prima che i due leader europei incontrino il
Presidente Bush.]
Così
il WTN (World Tibet Network) commenta l'articolo:
La
posizione della Cina è importante per gli Stati Uniti in quanto
membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e,
probabilmente, la nazione con i più stretti rapporti di qualsiasi
altro paese con il Pakistan, lo stesso Pakistan che oggi appare come
una nazione chiave nei piani dell’amministrazione Bush. Il Vice
Ministro degli Esteri Wang Yi si è recato ieri (19 settembre) ad
Islamabad e la reazione della Cina alla crisi sarà l’argomento
principale anche durante la visita di questa settimana a Washington
del Ministro degli Esteri Tang Jiaxuan.
Secondo
alcuni diplomatici occidentali, a causa della sua posizione sul
non-intervento, la Cina è preoccupata e probabilmente si opporrebbe
alla prospettiva di una presenza delle forze di terra degli Stati
Uniti in Pakistan per rovesciare il governo dei Talebani nel vicino
Afganistan. Riferiscono inoltre che sarebbe altrettanto nervosa
all’idea che truppe degli Stati Uniti utilizzassero basi operative
nei paesi dell’Asia Centrale.
Ma
la Cina vede anche gli attacchi come una opportunità di migliorare
quelli che sono al momento deboli legami con gli Stati Uniti.
L’edizione del 19/9 del China Economic Times riportava una analisi
che prevedeva per i due paesi più forti legami al termine della
crisi.
Quanta
la pazienza dell'amico Agostino Rossi nel cercare e fotocopiare gli
articoli di Giuseppe Tucci in preparazione del nostro viaggio al
Kailash nel 1997. Ed ora "in linea" con un colpo di clic
ecco disponibili la riedizione di un articolo firmato dal celebre
orientalista. Un primo intervento, "Nel
paese dei lama", era stato pubblicato nel 1935 sul numero
tre di "Le Vie d'Italia e del Mondo", storica testata
del Touring Club Italiano. Un secondo intervento di Tucci, "Nel
Tibet Occidentale", fu pubblicato sul successivo numero
otto dello stesso anno. Nell'elegante edizione on-line sono
state incluse anche alcune deliziose immagini scattate probabilmente
dal capitano Ghersi che l'accompagnò nelle prime peregrinazioni
himalayane.
A differenza delle
successive, Tucci non scrisse un libro su questa spedizione
del 1933, che è però citata nel libro "Peaks and
Lama" (pag 28) di Marco Pallis che lo incontrò nella
valle del Sutlej. Pallis era diretto al Riwo Pargyul e Tucci
stava tornando da Tabo.
Fin
dall'inizio, dai tempi della spartizione, l'India ha considerato la
questione Kashmir come un problema interno cercando di evitare
l'ingresso di parti terze nel confronto con il Pakistan.
Dopo
l'ultima guerra "ufficiale" del 1971 abbiamo assistito nel
99 ad una guerra atroce, non dichiarata, che ha visto ben 500 morti e
nessun prigioniero. Una offensiva mujaidin preparata, armata,
sostenuta dall'ISI, i srvizi segreti pakistani, ed a cui l'esercito
pakistano non ha ufficialmente partecipato, anche se è noto che mr
Musharraf, il golpista presidente, ne aveva abbozzato le strategie
quando l'area del cessate il fuoco era sotto la sua autorità.
Nel
mese di Settembre gli USA hanno accennato a voler risolvere il
problema Kashmir. Dichiarazione quanto mai ambigua in quanto non si
comprende se è una proposta di soluzione diplomatica o l'intenzione
di voler spazzar via le basi di addestramento terroristiche e
guerrigliere nell'Azad Kashmir (per gli Indiani POK Pakistan Occ.
Territory).
Subito
il presidente del J&K, mr Farook era insorto precisando "il
Kashmir non sarà il compenso per l'aiuto Pakistan nella guerra contro
il terrorismo". Ovviamente l'India vive con apprensione i
possibili sviluppi ed un prossimo
incontro fra il presidente indiano Atal
Bihari Vajpayee e Musharraf, potrebbe portare, sotto la
pressione USA, ad un qualche accordo.
La
conferenza è avvenuta in occasione del trasferimento del QG che in
estate si trova a Srinagar ed in inverno a Rawalpindi. Per la prima
volta il Maj
Gen Hermann Loidolt, capo missione, non si è limitato ad un
semplice elenco delle azioni svolte, ma ha espresso pesanti giudizi su
India e Pakistan, accusate di usare il Kashmir per i "propri
giochi politici" ed ha auspicato l'intervento degli USA.
Il
giorno stesso il presidente del J&K Farook affermava che, al
termine della prima fase del conflitto afghano, è necessario che la
seconda fase della guerra si svolga nel POK per eliminare le basi
terroristiche.
Ladakh: quasi completate le
provviste
per il prossimo inverno
Il
Ladakh si prepara ad un lungo inverno. Migliaia e migliaia di
tonnellate hanno valicato lo Zoji-la e le riserve sono state
completate quasi al 95%. Il governo del J&K ha chiesto alla Beacon
(l'ANAS dell'Himalaya) di compiere ogni sforzo e garantire l'apertura
del passo almeno fino al 15 novembre.
Ogni
giorno 30/35 camion lasciano Srinagar per raggiungere il Ladakh,
trasportano legna, petrolio, riso, farina. Un esempio: fra Kargil e
Leh sono state ammassate 1.360 tonnellate di zucchero. lo Zojila
verrà riaperto a metà del giungo 2002.
Quanto
zucchero arriverà in Zanskar? La piana di Padum (Zanskar) rimane a sua volta isolata dal
Ladakh per la chiusuea del Pensi la da Novembre a Giugno. Ma non sarà
un dolce inverno...
Sorridi ancora - un sorriso per le donne del
Bangaladeh
Eccoci
tutti alla ripresa autunnale, resa più complicata dagli eventi che
stanno sconvolgendo il mondo. Quella che vorremmo proporvi, è
un'iniziativa che ha - nel suo piccolo - l'obiettivo di restituire
un po' di serenità. In pratica, supportate da AnM, abbiamo
organizzato un concorso fotografico a favore di Smileagain,
una associazione che si occupa di aiutare le ragazze del Bangladesh
sfregiate con l'acido dagli spasimanti rifiutati. Simpatica
abitudine, vero??? Per questo abbiamo bisogno anche di voi, o meglio
delle vostre foto e di sole Lit. 15000.
Non
ci aspettiamo foto da professionisti dell'immagine, in questo caso
conta veramente il concetto decoubertiano "l'importante è
partecipare"! Inoltre, non è importante che siano state
scattate quest'anno. Inviateci quello che più sentite e, in ogni
caso, diffondete quanto più possibile questa iniziativa.
Il
progetto su cui verte il nostro piccolo contributo, è quello che
prevede il soggiorno in Italia di alcune delle ragazze sfregiate con
l'acido per una serie di interventi ricostruttivi. Presso l'ospedale
Sant'Eugenio di Roma, specializzato per i grandi ustionati, c'è un chirurgo che
ha già prestato la proprio opera per questo tipo di interventi. Peraltro, Avventure ha già aiutato in passato l'associazione fornendo
voucher per i biglietti aerei. Spero di avervi fornito qualche indicazione utile.
Siamo comunque
disponibili, io, Clara Vaccaro e Daniela Bertoglio, per qualsiasi ulteriore chiarimento.
A presto
Nicoletta Staccioli n.staccioli@tiscalinet.it
Il
drago razzista:
chi si ricorda dei rifugiati espulsi dal regno buddhista?
Il
regno del Drago, era un paese giustamente considerato l’ultimo
paese himalayano rimasto intatto. Per secoli chiuso ed
impenetrabile, da quasi vent'anni aperto al turismo di lusso, il
Bhutan è retto da una monarchia dalle apparenze democratiche.
Eppure qui si è consumato uno dei drammi più sconvolgenti dell’Himàlaya.
La pressione della popolazione nepalese che ormai traboccava dal
Nepal, migrando negli stati confinanti, e la strenua difesa
dell’identità nazionale hanno portato il Bhutan sull’orlo della
guerra civile.
Jigme
Singye Wangchuk, salito giovanissimo al trono nel 1974 come
Druk-Gyalpo (re del drago) difende l’identità nazionale bhutanese,
identificata con la popolazione buddhista tibetana dei Drugpa. Negli
anni 90, aldilà dell’apparente calma che regnava a Timphu, nel
sud del paese si è svolta una forte repressione verso l’etnia
nepalese. Il censimento di dieci anni fa ha mostrato chiaramente che
la popolazione di origine nepalese, alla quale si sono aggiunti gli
individui immigrati negli ultimi anni, era ormai di gran lunga
maggioritaria.
Negli
anni 80 Re Jigme Singye Wangchuk aveva adottato provvedimenti che
erano sicuramente insoliti per chi spera in una Himàlaya integra e
non corrotta da culture straniere. Abbattere le antenne satellitari
per impedire l’accesso ai programmi indiani considerati una
cultura estranea alla tradizione bhutanese oppure chiudere i templi
dopo aver constatato che i turisti profanavano la sacralità del
luogo con magliette, brache corte e scritte, erano misure che, nella
loro ingenuità, mostravano un tentativo di difendere il Bhutan da
un cambiamento forse inesorabile. Il Bhutan è stato anche premiato
dal WWF per i provvedimenti presi a tutela della natura e delle
vallate.
Meno
conosciute sono le angherie perpetrate contro la maggioranza
nepalese, ma anche contro cittadini di origine indiana o sikkimese
le cui famiglie si sono stabilite in Bhutan da diverse generazioni.
Ben trecento furono i morti nel massacro di Samchi, al quale seguì
una dura repressione. Negli anni ‘80 sono stati istituiti nove
differenti livelli di cittadinanza con odiosi provvedimenti
restrittivi contro i quali si battono lo «Human Rights Forum» e lo
«Student Union of Bhutan». Queste istituzioni chiedevano la revoca
del Drig-lam-Namza, un codice di comportamento ispirato a precetti
buddhisti, e del Tsawa-Sum che enuncia i principi politici
fondamentali e la cui critica comporta la condanna a morte.
Mentre
nel Lunana regnava una calma idilliaca, nella fascia collinare del
Duar, ai confini con il Bengala nel sud del paese, hanno luogo
imboscate e scontri fra l’esercito bhutanese, affiancato dai
fanatici miliziani volontari drukpa, e gruppi spontanei di
guerriglia. Oltre 90 mila abitanti del sud, i Lhotshampa, sono
fuggiti in Nepal dove la Croce Rossa Internazionale ha istituito campi profughi.
Alla
fine però il Nepal (vedi nota) ha perso la battaglia diplomatica contro il
Bhutan. Il piccolo regno ha una importanza strategica per l'India
che alla fine ha di fatto appoggiato re Singye
Wangchuk con buona pace dei rifugiati.
Per
quanto riguarda diritti civili e dintorni, il Nepal non è
sicuramente un paese all'avanguardia. Segnalo il documento della III
conferenza sulla discriminazione razziale (in linguaggio diplomazia
ONU) riguardo
Raghu Rai
mostra antologica Brescia
- sabato 13 ottobre a domenica 2 dicembre, presso la sede
provvisoria del museo Ken Damy a palazzo Bonoris, via Tosio
Stringer
Asia è un periodico di politica
estera, economia e cultura sull'India e i Paesi limitrofi: Afghanistan,
Pakistan, Nepal, Bhutan, Tibet, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e Maldive
Himal
South-Asia
Intra i sass
la rivista di letteratura e alpinismo
Marté
notizie d'arte
Reti in Rete
Cosa e' la "strategia
lillipuziana"?
L'idea, lanciata da padre Alex Zanotelli
sulla base delle considerazioni di due economisti americani, e' quella
di riuscire a fare qualcosa di incisivo anche se e' realta' minuscole,
come i lillipuziani. Ben coordinati i lillipuziani possono imbrigliare
Gulliver con i loro mille fili.
Prima
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