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HIMALAYA E DINTORNI - News letter
Dicembre 2005
Per una simpatica coincidenza, il prossimo Gyalpo Losar (il capodanno in
Ladakh)
cade al 1° di gennaio 2006. Buon anno a tutti!
In questo numero
-
Metti una scuola sotto l'albero
(adotta una scuola in Himalaya)
- I punti di forza del nostro intervento
- Tradurre o tradire?
Recensione critica di Erberto Lo Bue alla edizione italiana di "Tibet" edito da
Luni
- Ottobre e Novembre: oltre 81.OOO pagine visitate al mese
- Alcuni temi della prossima news letter
METTI UNA SCUOLA SOTTO L'ALBERO - CAMPAGNA SOCI 2006
A nord dell'Himalaya, le valli di Ladakh e Zanskar (Stato indiano di
Jammu e Kashmir) sono di cultura tibetana e di religione buddhista.
Purtroppo nelle scuole statali la lingua di insegnamento è l'urdu,
lingua non conosciuta dai bambini.
In molti villaggi i genitori si sono organizzati aprendo scuole private
dove gli insegnamento avviene in "bodhi", cioè la lingua madre dei
ragazzi. Ladakh e Zanskar, come tutta l'India, non hanno bisogno di beni
importati dall'estero. L'India produce computer e vestiti, ingegneri
informatici e insegnanti, medicinali e DVD, biciclette e quaderni per la
scuola. Quello che manca in molte regioni sono i finanziamenti per
acquistare tutto ciò.
Da 18 anni "Aiuto allo Zanskar" è presente in questa regione che in tre
decenni è passata da una economia agropastorale di montagna, basata sul
baratto, a nuovi sistemi economici. Per i giovani l'unica possibilità di
lavoro è l'arruolamento nell'esercito.
Sostieni la Lamdon Model High School diventando socio sostenitore (118
euro all'anno) o impegnandoti per il sostegno agli studi di una ragazza
o di un ragazzo (138 euro annui). Per sostenere la scuola, ti chiediamo
un impegno di almeno 3 o 4 anni, in modo di poter contare su bilanci di
previsione duraturi. Per il sostegno agli studi chiediamo un impegno per
12 anni, dalla materna alla seconda superiore. Nel prossimo marzo 2006
inizierà la nuova LKG, la classe dei più piccolini. Ognuno di questi 20
bambine e bambini inizierà la sua carriera scolastica. Vuoi aiutarlo
negli studi?
Qualunque sia la tua scelta, sarai il benvenuto.
Per informazioni
http://www.aazanskar.it
oppure
mailto:italia@aazanskar.org
I PUNTI DI FORZA DEL NOSTRO INTERVENTO
Originalità del progetto educativo, partito da una necessità dei
genitori stessi.
Gradualità dello sviluppo del progetto, iniziato nel 1988 con due classi
e pian piano sviluppato e consolidatosi fino alle superiori.
Trasparenza dei bilanci di AaZ (pubblicati anche sul web) cui
corrisponde un adeguato controllo sulle spese in loco da parte della
LMHS (audit da parte di uffici contabili di Leh).
Oculata amministrazione di AaZ, impostata dal fondatore Marc Damiens
che, in spirito di collaborazione con il Comitato Genitori e il
Consiglio di Amministrazione della LMHS, non autorizza l'avvio di alcun
lavoro senza la relativa copertura finanziaria.
Unicità della posizione geografica che differenzia la nostra (ma anche
le altre scuole dello Zanskar) da altre scuole in Himàlaya. Per esempio:
la scuola è inaccessibile dall'esterno (anche dallo stesso Ladakh) dal
mese di Novembre a Maggio.
Estrema rudezza del clima e del suolo. In queste oasi di montagna a
quota 3600 metri vi è assenza di vegetazione ad alto fusto, penuria di
acqua corrente potabile. Non solo non vi è acqua potabile, ma non vi è
neppure acqua corrente.
Accanto alla attività istituzionale di sostegno agli studi delle 300
allieve ed allievi della Lamdon Model High School, Aiuto allo Zanskar
onlus partecipa allo studio ed finanziamento di vari progetti.
L’Associazione pone molta attenzione sull’impatto di nuove tecnologie su
una cultura arcaica quale la cultura montanara della valle, basata su
pastorizia e agricoltura.
TRADURRE O TRADIRE? RECENSIONE DI ERBERTO LO BUE
ALLA EDIZIONE ITALIANA DI "TIBET" EDITO DA LUNI
Insieme con "La civilisation tibétaine" di Rolf Stein, "A
Cultural History of Tibet" costituisce un'indispensabile introduzione
alla storia culturale del Tibet e, in quanto tale, ha conosciuto diverse
ristampe e riedizioni nella lingua originale, fino all'ultima,
pubblicata nel 1995 da Shambhala (Boston e Londra). L'eccezionale valore
dell'opera dipende dalla straordinaria competenza ed esperienza dei due
autori, David Snellgrove e Hugh Richardson.
Purtroppo la seconda edizione italiana di "Tibet. Storia della
tradizione, della letteratura e dell'arte", tradotto da Giuditta Sassi e
pubblicato per la prima volta da Luni Editrice nel 1998, contiene tutti
gli errori - peraltro più volte segnalati all’editore dal recensore -
presenti nella prima edizione, della quale rappresenta in tal senso una
ristampa. Continua pertanto a non rendere giustizia all'opera
originaria, sin dall'arbitraria inversione nella sequenza dei nomi degli
autori - David Snellgrove e Hugh Richardson a ragion veduta in tutte le
edizioni inglesi e statunitensi del volume, compresa quella del 1995
tradotta per i tipi di Luni - e dalla resa del titolo originale: il
sottotitolo italiano, troppo generico (quale «tradizione»?) e al tempo
stesso troppo specifico (gli autori dedicano in realtà poco spazio alla
letteratura e arte tibetane), è fuorviante, poiché il libro affronta in
realtà il tema della storia politica e religiosa del Tibet. Per motivi
che risulteranno chiari alla fine di questa stessa recensione, il
recensore volgerà la sua attenzione ai problemi sollevati dalla
traduzione italiana.
L’ignoranza degli argomenti trattati, in particolare delle religioni e
geografia asiatiche, ha impedito alla traduttrice di riconoscere in Mani
il nome del fondatore del manicheismo: «Mani's eclectic religion»
(«l'eclettica religione di Mani») è diventato «la composita forma
tradizionale dei Mani» (p. 382). Non convince poi la traduzione
dell'inglese «Bound by Command» («Vincolati dal Comando [cioè dal Verbo
del Buddha]», con riferimento all'ordine religioso bKa'-gdams-pa), con
«Legato per Ordine [Superiore]» (p. 178). Analogamente oscure risultano
le espressioni «il bKa'-gdams-pa» (p. 178), «di bKa'-rgyud-pa», «il bKa'-rgyud-pa»
(p. 180), «nella Karma-pa» (p. 187), ecc. La traduttrice confonde
dottrine, ordini religiosi e toponimi, rendendo così «The Sa-skya-pa
were» («I Sa-skya-pa erano», con riferimento all'ordine religioso della
città monastica di Sa-skya, nel Tibet sud-occidentale) con «La Sa-skya
era» (p. 189), «Sa-skya-pa claims» («le pretese Sa-skya-pa») con «Le
affermazioni della Sa-skya» (p. 203), «grand lamas of Sa-skya» («grandi
lama di Sa-skya») con «i grandi Lama Sa-skya» (p. 204). Inoltre la Sassi
non riconosce i nomi di città, confondendoli con quelli di regioni e
stati o viceversa: «a Burma» (p. 95, invece di «alla Birmania»); «da
Ladakh» (p. 155, invece di «dal Ladakh»); «nel Påtan» (p. 37, invece di
«a Påtan», città nepalese nota anche come Lalitpur); «la Sa-skya» (p.
189, invece di «a Sa-skya», per tradurre «at Sa-skya»); «nella Sa-skya»
(pp. 186 e 190, invece di «a Sa-skya»); «della Sa-skya» (p. 208; invece
di «di Sa-skya»).
Spesso la traduttrice compie vere e proprie distorsioni del testo: rende
«logical» con «locali» (p. 141, invece che con «logiche»), «far more
attracted» con «meno attratti» (p. 178, invece che con «molto più
attirati»), «officials» con «ufficiali» (pp. 205 e 311, invece che con
«funzionari»), inventando così la categoria - inesistente in Tibet -
degli «ufficiali monaci» (p. 311). Rende poi «to one Karma-pa school»
(«a una scuola Karma-pa») con «alla scuola Karma-pa» (p. 249), e con
«improvvisatori tradizionali» (p. 146) «religious improvisors», che
significa in realtà «religiosi improvvisati». Il fondamentale termine
politico tibetano yon-mchod, reso dagli autori con «Patron and Priest»
(«Protettore e Ministro di Culto» nel senso di «Donatore e Precettore»)
viene tradotto con l'espressione «Patrono e Sacerdote» (pp. 204, 207 e
208), priva di significato nel contesto storico, politico e religioso
del Paese delle Nevi. Inoltre, laddove gli autori fanno riferimento
all'antipatia degli attuali padroni del Tibet «per la religione in
generale», la Sassi travisa l'inglese «to religion generally»,
rendendolo in maniera oscura con «per ogni forma tradizionale» (p. 375).
Talora il senso delle frasi risulta incomprensibile, oltre che erroneo:
«Slain by Pollution» viene reso con «Ucciso per Profanazione» (p. 35),
mentre significa in realtà «Ucciso da Contaminazione», come si evince
dal racconto che segue. «Abbiamo rimaneggiato questa informazione in
modo da fornire un resoconto indipendente» (p. 41, nota) non traduce
l'affermazione degli autori «We have rearranged the information given
here, so as to provide a single account», con la quale essi alludono
alla risistemazione di informazioni contenute nel testo tibetano da essi
utilizzato, allo scopo di presentare al lettore un unico brano coerente.
La traduttrice afferma che i tibetani «composero per se stessi» il
canone buddhista (p. 96; mentre «put together» significa semplicemente
«misero insieme»: gli autori dei testi raccolti nel canone tibetano non
furono tibetani) e si serve del termine «arrangiamento» (p. 231)
riferendosi alla «sistemazione» della seconda parte del canone ad opera
di Bu-ston. A p. 236 si legge «rimanendo Bon-po di cuore fino a una
certa misura», laddove «remaining to some extent Bon-po at heart»
significa «rimanendo in qualche misura Bon-po in cuor loro». La Sassi
rende poi con «nel primo tempo» (p. 360) l'espressione «for the first
time», con riferimento all'opera di Tucci, che invece «per la prima
volta» o «per primo» pose i testi tibetani in relazione con la storia e
l'arte dei luoghi da lui visitati.
La scarsa competenza linguistica - oltre alla mancanza di preparazione
sull'argomento - induce poi la traduttrice a servirsi di espressioni
oscure, quali: «partito turco» con riferimento a eventi del VII-IX
secolo (p. 62; l'area semantica dell'inglese «section» in quel contesto
storico non corrisponde a quella dell'italiano «partito»); e «sovrani
stabiliti» (p. 146, per «established rulers», invece di «sovrani
affermati»). L'espressione «the Jesuit, Father Antonio d'Andrade» viene
tradotta con «il frate gesuita Antonio d'Andrade» (p. 277), quasi che i
gesuiti costituissero un ordine religioso mendicante - come i
francescani o i domenicani - anziché un ordine di chierici regolari,
mentre «religious world» diventa genericamente e senza giustificazione
apparente «mondo tradizionale» (p. 249), «Indian» «indù» (p. 93), e «pan-Indian»
«pan-induista» o «pan-induiste» (pp. 93 e 161).
La traduzione del titolo del terzo capitolo della prima parte, «Una
scorsa letteraria del periodo seguente», non rende affatto l'inglese «A
Later Literary View», che significa invece «Un'interpretazione
letteraria più tarda» con riferimento agli avvenimenti del periodo
storico precedente. Alla traduttrice non sembra poi essere chiara
l'estensione semantica del vocabolo inglese «literature», più ampia di
quella del sostantivo italiano «letteratura» riferito alla produzione di
opere letterarie. Risulta pertanto erronea l'affermazione che una
«grossa quantità di letteratura tibetana è stata ristampata in India »
(p. 376); si tratta infatti non già di opere letterarie, ma di scritti
d'argomento quasi esclusivamente religioso, storico o medico. Del tutto
fuorviante è poi la traduzione del titolo del terzo capitolo della
seconda parte, «Religious Preoccupations», reso arbitrariamente con
«Occupazioni tradizionali» (p. 216): oltre a interpretare
«preoccupazioni» nel senso di «occupazioni» invece che in quello di
«interessi», la traduttrice cerca stranamente di evitare l'uso
dell'aggettivo «religioso» e rende anche altrove «religious» e «religion»
con «tradizionale» (si vedano per esempio le pp. 146, 236, 249, 335,
375, 381 e 382), dimostrando quasi fastidio nei confronti della
religiosità tibetana e in generale.
Di sapore un po' folcloristico e quasi militaresco è la traduzione del
titolo della terza parte, «I berretti gialli», con riferimento ai
seguaci dell'ordine religioso dGe-lugs-pa (letteralmente «Quelli del
Modello di Virtù»): chiunque conosca la foggia dei copricapi indossati
dai monaci di quell'ordine in alcuni rituali converrà che l'uso del
termine «berretto» per rendere l'inglese «hat» è in tale contesto assai
discutibile. L'ultimo capitolo, «Aftermath» («Il periodo immediatamente
successivo»), è diventato - chissà perché - «Addendum». Equivoca e
incompatibile con le intenzioni degli autori è poi la traduzione del
titolo del capitoletto «Tibetan Origins» con «Le origini della razza
tibetana» (p. 30); se si aggiunge che l'aggettivo «wild» riferito alla
natura dei tibetani viene reso dalla traduttrice con «selvaggia» (p.
188), invece di essere inteso nel senso di «ribelle» o «indomita»,
l'espressione sembrerebbe implicare un giudizio negativo.
L'elenco delle imperfezioni sarebbe lunghissimo: se ne può citare solo
qualche esempio, a partire da quella «convenient threefold division of
Tibet» che è diventata «pratica divisione del Tibet in tre parti» (p.
29). La traduttrice parla di «contemplazione per la ricerca della
contemplazione» (p. 115; invece che di «contemplazione per amore della
contemplazione» o «contemplazione fine a se stessa»), rendendo l'inglese
«sake» con «ricerca»; «scores» viene pedestremente tradotto con
«ventine» a proposito di maestri buddhisti (p. 179), altrove fregiati
dell'improbabile titolo di «onorevoli» (p. 188, per «distinguished»); a
p. 188 compare la brutta espressione «ai tempi anteriori al Buddhismo»;
«understanding», con riferimento al rapporto di vassallaggio esistente
fra mongoli e tibetani, viene reso con «arrangiamento» (p. 199) invece
che con «tacito accordo»; «villagers» viene tradotto con «paesani» (p.
238) invece che con l'espressione «abitanti dei villaggi», più adatta a
esprimere la contrapposizione fra popolazione sedentaria e nomadi cui si
riferisce il testo; il termine «paesano» ricompare a p. 243 per tradurre
«peasants». L'espressione «was succeeded» con riferimento alla
successione di bSod-nams rGya-mtsho al trono abbaziale di 'Bras-spungs
viene prosaicamente resa con «venne seguito» (p. 251). Infine
l'abbreviazione inglese Mr viene curiosamente mantenuta nella versione
italiana («Mr Gene Smith», p. 376).
Lo stile letterario e insieme scorrevole del testo originario ne risulta
abbassato a un registro colloquiale di livello scadente: si pensi a
espressioni quali «C'è molto che devono avere appreso dalla Cina di
natura tecnica e scientifica lungo i secoli» (p. 220) o «Molti Lama si
interessarono di collaborare con fondi e lavoro accademico» (p. 231). Né
l'uso occasionale e talora incongruo di rari termini letterari, come
«dissensioni» (p. 281, per «dissension») dove sarebbe bastato
«dissensi», e «ingenza» (p. 312, per «amount») dove sarebbe stato più
opportuno «entità», riesce a sollevare il livello della prosa della
traduzione.
Un passo in particolare esemplifica insieme l'incompetenza linguistica
della traduttice, la sua ignoranza dell'argomento trattato e la sua
incapacità di elevare la prosa del testo alla dignità letteraria della
versione originale: «Come sempre i tibetani sono spesso colpiti dai
comportamenti più oltraggiosi di chi ha una funzione tradizionale,
specialmente se si pensa che essi possiedano qualche genere di
conoscenza sapienziale. Invece i Bon-po si posero allo scarto…» (p.
236). Il testo originario legge: «As always, Tibetans are seldom
perturbed by the most outrageous behaviour of men of religion,
especially if they are thought to possess some kind of saving knowledge.
On the other hand the Bon-pos placed themselves beyond the pale…»;
qui la Sassi traduce «seldom» («raramente») con «spesso», «saving
knowledge» («conoscenza redentrice») con «conoscenza sapienziale» e «men
of religion» («religiosi») con «chi ha una funzione tradizionale».
A siffatti errori si aggiungono i refusi tipografici (p. 83, «Tun-hung»
invece di «Tun-huang»), nDag-med-ma (p. 183, invece di bDag-med-ma),
Labs-khy (p. 189, invece di Labs-kyi), ecc., e quelle imperfezioni
sfuggite nella revisione dell'ultima edizione in lingua inglese. La
responsabilità dell'irreparabile scempio così compiuto sull'importante
lavoro di Snellgrove e Richardson - inappropriatamente inserito in una
collana dal titolo «Grandi Pensatori d'Oriente e d'Occidente» - è
soprattutto della casa editrice italiana.
Traduzioni errate, dovute a ignoranza della materia oppure a una
presunzione che giunge al punto di violare il testo originario, non sono
eccezionali nel panorama editoriale italiano. Si pensi alla versione
italiana della traduzione francese dell'agiografia di Milarepa,
pubblicata da Adelphi, dove alla fine del libro (p. 223 della quinta
edizione) Anna Devoto fa morire il protagonista nell'anno «Lepre di
Bosco», invece che nell'anno «Lepre di Legno», riportando poi in nota
l'erronea data 1115 dell'originale francese, laddove l'anno lepre di
legno corrisponde al 1135; oppure ai testi tibetani tradotti in inglese
da Evans-Wentz e pubblicati in versione italiana da Ubaldini nel 1973
con il titolo Lo yoga tibetano e le dottrine segrete, dove i «quattro
corpi» citati nei testi originali - sia la traduzione inglese sia il
testo tibetano riprodotto nell'illustrazione corrispondente - diventano
«cinque» (p. 341), poiché Giorgio Mantici ritenne, del tutto
arbitrariamente, di farli coincidere con le «cinque saggezze» cui il
testo fa riferimento subito dopo. Più recentemente Davide Cova, nella
sua traduzione di Arte tibetana. Lo sviluppo della spiritualità e
dell'arte in Tibet dal 600 al 2000 d. C., pubblicata dalla Jaca Book nel
1999, rende l’inglese “aeon”, con cui l’autrice intende un’unità di
tempo corrispondente a un miliardo di anni, con il termine “eone”, che
designa invece ciascuno degli esseri eterni, intermediari fra Dio e il
mondo, provenienti dal primo per emanazione secondo le dottrine degli
gnostici.
Nel caso di "A Cultural History of Tibet", tuttavia, il danno subito dal
testo originario a causa degli stravolgimenti e distorsioni in parte
elencati sopra è tale da sconsigliare l'acquisto della versione
italiana; in una lettera del 2 giugno 1999, David Snellgrove scriveva
esasperato al recensore: «Per me questa edizione italiana non esiste!».
Erberto Lo Bue
Schede
OTTOBRE E NOVEMBRE 2005: OLTRE 81.000 PAGINE VISITATE AL MESE
Ancora in crescita le visite a http://www.marcovasta.net, attestatesi
ormai su oltre 20.000 visitatori al mese, con più di 82.000 pagine
consultate nel mese di novembre. Oltre alle guide ed alle miniguide
online nel mese di novembre sono state visualizzate 43.000 schede di
bibliografie e di libri con tematiche legate al viaggio.
ALCUNI TEMI DELLA PROSSIMA NEWS LETTER
- Terre di confine - Islam e mondo tibetano in Tibet e Ladakh
- Laboratorio di ricerca sul campo - Minoranze sud-est asiatico
- Digital divide: quando in Zanskar i laptop a 100 US$ di Negroponte?
L'indice delle precedenti Newsletter di Marco è alla pagina
http://www.marcovasta.net/newsletter/
Sommario
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