Da Multan a Quetta via Dera Ghazi Khan
Un altro percorso, che un tempo richiedeva un permesso, attraversa la zona di Dera Gazhi ed evita di partire da Multan nel Punjab dirigendosi a sud ovest verso Jakobabad, poi a nord-ovest verso Quettacon l'itinerario precedente.
Da Multan nel Punjab vi sono 270 chilometri per Lorelai. Il bus parte poco dopo mezzanotte. Dera Gazhi Khan è ancora in Punjab ed è comunemente nota come DG Khan, è una città piuttosto nuova. Nel 1911 l'insediamento originale venne distrutto da una piena dell'Indo e la città venne ricostruita ad una quindicina di chilometri dall'argine del fiume. Oggi è conosciuta per la tessitura artigianale, per gli oggetti laccati e per i prodotti fatti con le foglie di palma. Luogo di venerazione che rende famosa DG Khan è il reliquiario di Ghazi Khan. Ogni luogo della valle dell'Indo voleva mostrare la sua importanza con un reliquiario sufi e DG Khan non fece eccezione: mancando un sufi all'altezza proclamarono santo, nel 16<198> secolo, il fondatore della città.
La strada possiede una segnaletica, ma in molti tratti è in pessimo stato per le innondazioni monsoniche. Dopo una zona pianeggiante e semidesertica essa risale una montagna con una serie di zig-zag; la forma di questa altura è singolare e la sua struttura differente dalle montagne circostanti: sembra essere scaturita dalla crosta terrestre innalzandosi con i suoi strati perfettamente orizzontali. E' la continuazione della catena del Sulaiman, che forma il confine provinciale fra Punjab e Baluchistan. Arrivati al culmine della montagna si attraversa la postazione di forte Munro e quindi il paesaggio cambia, si appiattisce gradatamente e ci si inoltra nel Baluchistan. Tolte un paio di chiazze di verde, la zona è arida, con minuscoli villaggi aggrappati ai crinali, non sempre visibili dalla strada.
Come ci si avvicina alla catena montuosa il paesaggio diventa estraneo e misterioso, sferzato da un vento che si ferma solo per un breve periodo durante l'inverno. Gli autobus devono spesso fermarsi poiché l'aria carica di polvere rende nulla la visibilità. Più in là il panorama è meno ostile e più verde; si vedono le tende dei nomadi che sembrano scarafaggi in fuga. Poi di nuovo il territorio torna arido e desolato fino a quando, dal mare di sabbia, emerge Lorelai.
Anche se è la maggiore città del Baluchistan, Lorelai non è più grande di Dera Ismail Khan (posta più a nord su un altro itinerario e da non confondersi con DGK): ha solo un bazaar, qualche posto per mangiare e qualche muzzafar-khana con letti di corda e nessuna toilette. Lorelai non è certo attrezzata per il turismo ma il viaggio fino a lì è affascinante. Lorelai si raggiunge su una strada scarsamente battuta. Si attraversano piccoli, attraenti paesini circondati da frutteti compatti mentre le montagne porpora e nere appaiono all'orizzonte. Lorelai appare come qualcosa di deludente, a dispetto del suo nome romantico. E' una città polverosa, con piatti acquartieramenti senza lineamenti interessanti. E' conosciuta per le ottime mandorle e le melagrane. Nei tempi antichi Lorelai soffrì molto sotto l'autorità della feroce tribù Murri.
Da Lorelai a Quetta l'autobus di linea impiega circa nove ore, i minibus impiegano molto meno. La strada non è asfaltata, ma nemmeno sassosa. Questa non è una zona particolarmente interessante, ma può essere sufficientemente piacevole viggiare per un po' di tempo attraverso un paesaggio piatto dopo tante montagne.
Quasi all'improvviso ci si accorge di aver raggiunto Ziarat con i suoi edifici moderni. All'altitudine di 2500 metri, Ziarat è un famoso luogo di vacanze in alta stagione, specie nel periodo premonsonico quando l'afa grava sulla pianura; gli hotel sono piuttosto cari e sempre pieni durante l'estate. Non ci sono ostelli.
Il periodo migliore per visitare Ziarat è in primavera, quando le pendici delle colline sono tapezzate di gigli dorati. Nella zona si possono fare bellissime passeggiate. Una è al punto panoramico a 6 chilometri da Ziarat ed a 300 metri più in alto, dal quale si ha una vista stupenda sulle vallate circostanti. Nella valle si trovano la tomba ed il tempio del santo afghano che diede il nome a Ziarat. Vi sono altre due valli sperdute e piee di tranquillità nel territorio di Ziarat. Una è a circa 16 chilometri sulla strada per Quetta. Uno stretto sentiero in pietra conduce attraverso una gola ripida nella nascosta valle di Mannah, che prosegue per altri 16 chilometri inoltrandosi fra le montagne. L'altra, la valle del Chautar, è a circa 13 chilometri da Ziarat: è piena di alberi di mele ed è estremamente bella. Da notare le case e le capanne fatte con la corteccia degli alberi di ginepro, differenti dalle capanne di fango degli altri villaggi. La valle del Chautar è pittoresca, con capanne fatte di grandi pietre ammassate alla base in modo da formare una bassa parete e rami d'albero che fanno da armatura per le pareti ed i tetti. Lunghi fili d'erba e corteccia di ginepro ricoprono questa rudimentale armatura. Le capanne non hanno finestre ed il loro stile, primitivo ma attraente, è sorprendentemente simile alle antiche abitazioni vichinghe della Scandinavia.
Dopo Ziarat la strada serpeggia verso il basso attraverso una stretta ed arrida valle verso Kach. La conformazione del terreno, preda di sconvolgenti cataclismi migliaia di anni fa, è di estremo interesse per i geologhi ma paesaggisticamente attraente anche per i profani. Il territorio secco, sabbioso, brullo ed arido ricorda un immenso giardino di rocce. Poi un altro cambio di paesaggio: anche se le valli sono più ampie e verdeggianti, l'area sembra essere deserta. Sarebbe una grossa sorpresa incrociare qualcuno, ma appena ci si inoltra fra le montagne si incontrano sempre più numerosi i segni degli insediamenti umani. Le montagne sono coperte di ginepri striminziti, rugosi e contorti come alberi del deserto.
Kach è un posto di sosta per gli autobus, poi le valli diventano più ampie e presto si è al termine del viaggio.
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