«...una comunità felice che conduce un'esistenza ideale in un ambiente magnifico. Il paese è così aspro e le condizioni così severe, da stimolare negli abitanti quel coraggio senza il quale penso che sia impossibile per l'umanità di progredire»
E. Shipton «Blank in the map»
(Marco Vasta racconta il trekking qui)
La gola e la valle di Shimshal delimitano a settentrione una delle catene meno note del Karakorum occidentale. Momhil (m. 7342), Trivor (m. 7729), Distaghil (m. 7885), Pumarikish (m. 7842), Kanjutsar (m. 7760) formano una bastionata che divide la valle di Hispar da quella di Shimshal con una cresta priva di valichi. Da queste vette numerosi ghiacciai scendono verso lo Shimshal: Abdigar, Lugpar, Momhil, Malungghutti, Yazghil, Yukshin, Khurdopin e Virjerab. Essi apportano acqua alle oasi ma anche distruzione: periodicamente i loro seracchi sbarrano i torrenti formando enormi dighe. Quando la pressione dell'acqua diviene troppo forte una valanga liquida si abbatte sul fondovalle. Circa vent'anni fa il villaggio di Shimshal che allora sorgeva sulla piana sassosa sottostante l'attuale villaggio è stato cancellato da un'onda di piena; un'altra valanga ha danneggiato il sentiero che portava ai Pamir. Una equipe canadese-pakistana di geologi studia attualmente la zona per prevenire il ripetersi di altri disastri. Dalla stessa catena, ma in territorio cinese al di là del passo Shimshal, il ghiacciaio Braldu scende verso il fiume Shaksgam, risalendolo e valicando un passo in quota si raggiungono il lago di neve, il Biafo ed infine Skardu compiendo una delle più belle traversate del Karakorum.
Pericoli e difficoltà
Questo trekking richiede assenza di vertigini e piede fermo, ma il pericolo costituito dall'attraversamento dei ghiaioni è ripagato dal fascino di una camminata in una valle isolata e dalla insolita configurazione. Nei primi 35 chilometri si cammina in una profonda e stretta gola. Il sentiero è quasi sempre artificiale, ogni tanto è scavato nella roccia ricavandovi cenge e passaggi, oppure è sospeso nel vuoto secondo un sistema usato nella zona del Karakorum. Altri momenti di trepidazione sono offerti dall'attraversamento del fiume: per aggirare uno spuntone di roccia gli abitanti di Shimshal hanno teso due cavi d'acciaio a monte ed a valle e su essi occorre improvvisare una teleferica; utili cordino e moschettoni per assicurarsi dentro la cassa di legno che serve da «cabina». L'attraversamento del ghiacciaio non presenta difficoltà. I bastoncini aiutano sul ghiaccio ed anche sul sentiero. Inutili i ramponi. Il caldo infernale della gola e la mancanza d'acqua consigliano l'uso di un paio di borracce a testa.
Organizzazione
Le agenzie pakistane non usano il villaggio di Passu come base di partenza per i trekking nella zona ed è un peccato perché questa è una delle più belle oasi dell'Huna Gojal. Per organizzarsi localmente gli escursionisti fanno capo al Passu Inn il cui gestore, coadiuvato dagli amici, può organizzare tutti i supporti logistici, dai portatori al cuoco. Nel villaggio risiede inoltre Haqiqat Ali, autore di guide sulla zona.
Tradizionalmente i portatori sono scelti fra gli uomini di Shimshal impegnati nella costruzione della strada, i lavori del cantiere vengono sospesi ed essi seguono trekking e spedizioni. Aziz, già sindaco di Shimshal e portatore di alta quota, è una fra le migliori guide. I portatori chiedono 110 rupie al giorno e sono pagati in base alle cinque tappe tradizionali: Giurgiur, Dut, Ziarat, Malungghutti, Shimshal.
Lasciata Passu non vi sono più locande ed in Shimshal è possibile chiedere una stanza in qualche casa privata. Dut e Ziarat, segnate sulle carte come insediamenti, sono posti tappa ed offrono entrambi solo due costruzioni usate come riparo dai portatori, camminando in gruppo è necessario avere la tenda.
Il percorso
Passu (m. 2400) - Giorgiur (m. 2400), km 14 (9 di sterrato + 6 di sentiero) 4h
Dal villaggio di Passu non si scorge l'ingresso della valle di Shimshal, individuabile solo dalla KKH. Due ponti valicano l'Hunza, uno a monte del ponte di Batura ed uno a valle. Sulla sinistra orografica dell'Hunza una strada bianca collega i due ponti e si inoltra poi nella gola. La strada è finanziata dall'AKRSP e dal contributo degli stessi abitanti che volontariamente lavorano come sterratori e muratori. Il suo avanzare è lentissimo per le difficoltà enormi dovute allo sbancamento della parete rocciosa. Dall'86 all'88 i lavori sono avanzati di soli due chilometri e lo Shimshal ha asportato la massicciata interrompendo la strada in più punti.
Da Passu (m. 2400) conviene noleggiare una jeep od un trattore (ce ne sono un paio impiegati nei lavori agricoli e il rimorchio trasporta anche venti persone con bagagli). Si evita così di percorrere quattro chilometri su strada asfaltata in direzione di Sust. Lasciata la KKH si prende una strada carrareccia che costeggia la base della morena e prosegue nella piana sassosa alla base del fronte del ghiacciaio. Dopo un chilometro di sterrato, valicato l'Hunza su un ponte in ferro (chiamato Karun Pir dal picco sovrastante e transitabile dai trattori nell'estate 88), si ritorna verso sud per imboccare la valle sulla destra orografica. Le condizioni della strada sono buone ma eventuali interruzioni periodiche possono impedire di proseguire ulteriormente con i mezzi meccanici: inizia così la camminata vera e propria che segue la strada carrareccia. Il percorso è pianeggiante e facile, lo Shimshal scorre impetuoso. Le pareti della gola, chiudono la vista e si scorge il vecchio sentiero ormai abbandonato che in saliscendi fra il fiume e la parete si alza a zig-zag su cengie artificiali fino a congiungersi con la strada in località Giurgiur (m. 2400). Due ampie spianate permettono di accamparsi con le tende, una grotta offre riparo ai portatori ed agli operai del cantiere.
Giurgiur - Dut (m. 2250), km 12, 4h
La tappa offre quello che forse è il tratto più suggestivo delle gole. Dopo Giurgiur si guadano alcuni torrenti (riempire le borracce), su cengette si segue la sponda (nei momenti di piena alcune spiaggette da attraversare si allagano) proseguendo in saliscendi e raggiungendo un primo ghiaione. Il suo attraversamento (come quello dei ghiaioni incontrati nei giorni seguenti) richiede piede fermo, poi ci si abbasa sul torrente.) e si attraversa il fiume su un ponte costituito da lastre di ardesia sospese su cavi d'acciaio. Dopo un paio di chilometri in saliscendi su sentiero in gran parte artificiale, si incontrano le due capanne di Dut. Acqua poco pulita nei pressi e tanta polvere negli spiazzi. A nord una aspra vallata sale verso il colle del Kharun Pir (ad est del monte omonimo) da cui Shipton scese a Morkhun a nord di Passu. E' interessante notare che nel 1937, epoca della spedizione di Shipton e Tilman, i locali non transitassero per la parte finale della gola ma seguissero questo percorso, ora abbandonato, da Karun-i-ben (presso il primo ponte) attraverso il passo fino alla valle dell'Hunza; secondo la tradizione attraverso il passo Karun Pir sarebbe giunto uno dei capostipiti delle famiglie di Shimshal.
Partendo al mattino prestissimo si possono unire la prima e la seconda tappa, purché ciò sia stato chiarito ai portatori che chiederanno di essere pagati in ogni caso per due giornate.
Dut - Ziarat (m. 2700), km 16, 5h
Riempire le borracce (anche in questa tappa non c'è acqua) e riprendere il sentiero che, allontanandosi dal fiume, sale in ampi tornanti su una serie di dossi fino al ciglio della valle laterale che scende dal ghiacciaio Momhil. Raggiunto il fondo della valletta, attraversato il torrente Momhil su un ponte, ci si alza a zig-zag di un duecento metri per uscire dal fondo della gola divenuto talmente stretto da essere impraticabile.
E' il tratto più aereo e selvaggio del percorso. Il sentiero si snoda su cenge artificali. Giunti ad un primo sperone, ci si alza ulteriormente a zig zag per poi intraprendere l'attraversamento a mezza costa di un'interminabile serie di ghiaioni.
Aggirato un ennesimo sperone si sale rapidamente a zig zag su tracce di sentiero affacciandosi su un balcone dal quale inizia una lenta discesa verso il letto del fiume. In linea d'aria il posto di tappa non è distante ma si impiega molto tempo poichè, poco più avanti il percorso sulla sinistra orografica, è interrotto da un largo sperone roccioso. Lo si potrebbe aggirare su una serie di cengette che affiorano quando il fiume è in magra. Vi sono alcuni passaggetti di primo e secondo grado. Per questo ci si porta sulla destra usufruendo di due corde d'acciaio tese una a monte ed una a valle dello sperone. I portatori compiono un veloce alla marinara assicurandosi con un cordino ai cavi, poi montano la teleferica ed il divertimento è assicurato. In media occorrono una decina di minuti per trasbordare una persona e poi il suo carico. Dopo la seconda teleferica, tornati sulla sponda sinistra, si marcia ancora per un chilometro attraverso una spianata sassosa per poi salire su un terrazzamento naturale dove sorgono un paio di baite. Ziarat è il nome della località ed un ruscello poco a monte offre acqua pulita forse corrisponde alla Lashkar di Shipton). Cento metri più avanti un ampio spazio sabbioso permette di montare numerose tende.
Ziarat - ghiacciaio Malungghutti - Shimshal (m. 3000), km 24, 9h
Tappa lunga ed estenuante, divisibile in due tratti, su terreno quasi pianeggiante tranne che sul ghiacciaio. Due chilometri dopo Ziarat, si affronta un guado, si costeggia un boschetto, si prosegue poi per circa otto chilometri fra le sassaie che costeggiano il fiume, guadando un paio di torrentelli laterali. File di ciotoli marcano il percorso. La morena del ghiacciaio di Malungghutti (pr.: Malangutti) sbarra quindi il percorso. Occorre piegare a destra e per un ripido canalino salire fino ad una valletta morenica dove si trova l'oasi di Malungghutti (m. 2850, 2h 30'). Oltre a Shimshal è l'unica oasi in tutto il percorso: due casupole, alcuni campi di orzo, un boschetto con un ruscello ed un pascolo. Dall'oasi il sentiero sale lungo la valletta in direzione di un alpeggio sovrastante dove i portatori preferiscono sostare. Ad un bivio si volta a sinistra proseguendo in salita verso la cresta morenica. Un paio di chilometri in discesa portano sul fondovalle ed alla prima fattoria, seguono altri otto chilometri su percorso libero da sassi e pianeggiante. Un terrazzo occupa il pendio ed il sentiero si biforca: restando bassi si deve guadare il torrente che scende dal ghiacciaio Odver, alzandosi sul terrazzo lo si scavalca con un ponte in prossimità dell'oasi di Resghinbem per poi giungere a Shimshal su un sentiero panoramico. Questa seconda soluzione offre l'occasione per visitare i mulini posti fra il ponte e la lingua del ghiacciaio.
Shimshal non è solo un punto di arrivo, numerose sono le possibilità di escursioni ma anche di traversate che permettano un percorso circolare. Nella Trekkers Guide sono indicati percorsi che risalgono i ghiacciai tributari dello Shimshal. I percorsi generalmente risalgono una morena, costeggiano il ghiacciao per poi attraversarlo e scendere lungo l'altra morena laterale, si raggiungono pascoli isolati e ci si avvicina maggiormente alle vette. Già prima di raggiungere Shimshal sono possibili alcune deviazioni in valli laterali risalendo poi i ghiacciai.
Ghiacciaio Abdigar Dur (Ghutukch) Da Dut sentiero in ardua salita fino a Targin, poi con lieve pendenza fino alle località di Shitmin ed alla zona di un campo base (m. 4500) da dove si attraversa raggiungendo Mohammed Shah Kerch. Inizia la discesa attraverso Dekut e Tapasin e ritorno a Dut.
Ghiacciaio Lupgar Sempre da Dut ci si inoltra nella vallata parallela a quella precedente raggiungendo Kuk, attraversando il ghiacciaio per raggiungere Ypnin e risalire la destra del ghiacciaio fino al campo base a 4500 metri. Ritorno per Surogashlag, distante un 15 chilometri da Dut.
Ghiacciaio Momhil Ancora partenza da Dut con tappe a Wiyin, Chikorin, campo base Momhil Sar e ritorno per i pascoli di Ambarin, Mergech Goz, Dut. Si dovrebbero vedere il K7 o Momhil Sar, il Trivor (Tarwar) ed il Distghil Sar che chiudono la valle da ovest ad est.
Ghiacciaio Mulunghhutti Dopo l'oasi omonima, anziché attraversare il ghiacciaio si prosegue sul pendio sassoso risalendo ai bordi del ghiacciao fino a Zhoybin, Destughil e raggiungendo il campo base del Molaonghutti Sar. Attraversato il ghiacciaio si raggiunge il campo base del Distaghil. Ritorno per Made Hill, Dirdire Band, Yaze Yand.
Dopo Shimshal la valle si biforca. Un ramo piegaa sud est e presenta alla sua testata il Ghiacciaio Virjerab per raggiungere il quale occorre oltrepassare le vallette che scendono da altri tre ghiacciai. Il giro circolare del Virjerab porta ad un campo base fra vette che oltrepassano tutte i seimila metri. Escursioni di qualche giorno si possono pure compiere nelle vallai del ghiacciaio Yazghil, del Yukshin e del Khurdopin.
Se da Shimshal ci si incammina lungo il ramo della vallata di nord-est ci si addentra di una cinquantina di chilometri verso i Pamir, pascoli più verdeggianti dell'aspro fondovalle. Le tappe ufficiali sono cinque (Bandsar, Yarzin, Perian, Furzin Band Shewjerab), si valica quindi il passo Shimshal e si entra nel bacino del ghiacciaio Sheworth, le cui acque defluiscono nello Shaksgam e poi nello Yarkand. Il percorso è vietato e può essere seguito accordandosi con una guida locale. La pista di transumanza non segue sempre il fondovalle ma, dovendo aggirare tratti di gole invalicabili, li aggira portandosi in vallette laterali. In primavera una carovana di yak lascia il villaggio per raggiungere i Pamir dove gli armenti trascorreranno l'estate, poco prima del passo l'ampia piana Maidan Abdhulla Khan è costellata di fiori ed armenti ed incastona un lago dai riflessi azzurri e smeraldini. Il passo è ampio e quasi pianeggiante.
Shimshal-Kunjerab Per evitare di ripercorrere le gole, alcuni escursionisti si cimentano con un percorso diverso e più impegnativo che segue antichi sentieri ormai in disuso. Da Shimshal procedere sulla via dei Pamir fino alla prima tappa, poi dirigersi verso nord, alzandosi ai pascoli sotto il passo Ghujerab, balcone panoramico sul maestoso Kanjutsar. Entrati nella valle del Ghujerab, abitata solo d'estate da patori wakkhi, seguirla fino a quando raggiunge la KKH nella terra di nessuno, una ventina di chilometri a nord di Sust. Il percorso richiede un quattro-cinque giorni e deve essere affrontato solo se accompagnati da una guida. Il sentiero non è sempre ben tracciato ed il valico può essere innevato. Ulteriore variante è quella di non scendere nella vallata del Ghujerab ma attraversarne la testata, superare il passo Chapghingal (oltre 5000 metri) e proseguire verso settentrione raggiungendo la valle successiva che si inserisce sulla KKH presso le baracche di Kursel (m. 4000) posti proprio alla base dei tornanti che salgono al Kunjerab. L'ambiente severo e la solitudine del percorso richiedono autonomia per una decina di giorni. Non ci sono invece difficoltà per concordare che un pulmino od una jeep vi aspettino sulla KKH.
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