«Millenni lontani: millenni dalla Civiltà dell'Indo, i cui resti vogliamo conoscere oltre il deserto del Thar, oltre il confine del Pakistan. (...) L'ansietà di una storia quasi tutta ignota provoca miraggi affascinanti: fra le tante (e non sempre documentate) teorie sugli spostamenti, emigrazioni, commerci dei popoli nei tempi più remoti, una ritiene che i Fenici, i quali si insediarono sulle coste del Mediterraneo, altri non fossero che mercanti provenienti dalla valle dell'indo, una sorta di colonia in Occidente delle prospere e civili Mohenjodaro ed Harappa»
Folco Quilici «India, un pianeta»
Il Sind è uno stato musulmano dal 712 quando Muhammad bin Qasin sconfisse il sovrano brahmanico Dahir. La successione di dinastie si susseguì fino al 1843 quando la regione fu ammessa all'India britannica alla quale appartenne per poco di più di un cento anni fino a divenire provincia del Pakistan nel 1947.
I primi abitanti del Sind, precedenti alla comparsa della cosiddetta civiltà dell'Indo, erano probabilmente cacciatori, pescatori e tessitori, forse già prossimi allo stadio dell'allevamento del bestiame e con una rudimentale forma di agricoltura. La crescita dei raccolti sui terreni rivieraschi dell'Indo era un processo difficile, dovuto all'innondazione periodica dell'Indo che depositava fertile limo. I semi venivano semplicemente interrati con un bastone escavatore nel terreno ancora fangoso dopo che le acque si erano ritirate, non v'erano né canali né aratura, nessun'altra cura che l'allontanare animali ed uccelli mentre le pianticelle crescevano. Questa pratica sussiste tutt'ora ed è detta «kachha».
E' possibile che i Mohana attorno al Manchar Lake, attualmente pescatori che trascorrono gran parte della loro vita su barche, siano discendenti diretti degli abitanti che si insediarono lungo il lago all'alba della civiltà dell'Indo e che furono fra quelle popolazioni soggiogate dalle nuove civiltà provenienti da ovest. Un'altro gruppo di Sindhi, la cui vita trascorre praticamente immutata da millenni, sono i cammellieri Jat che occupano le terre del delta e che ancor oggi si sostentano nutrendosi con il latte delle loro cammelle.
Nel corso dei millenni, anche nei periodi precedenti a quelli documentati, la terra del Sind è stata periodicamente assoggettata dagli influssi di altre razze provenienti dall'ovest, dal nord, dal nord-est. L'ultima grande immigrazione è avvenuta negli anni seguenti al 1947.
La maggior parte dei Sindh sono musulmani e discendono da antiche popolazioni locali o da Arabi e Baluchi. Sammat vengono chiamati i discendenti di razze Samma, Rajput, Lakha, Lohana e Jat, abitanti la zona ai tempi della conquista araba. Queste lontani progenitori erano per la maggior parte di religione buddista con una minoranza induista e jainica. La conversione fu un processo continuo negli undici secoli seguiti all'arrivo dell'Islam anche se in alcuni momenti le «conversioni» furono più numerose, come sotto i Samma nel 15° secolo e sotto i Kalhora nel 18°.
Attività principale è l'agricoltura, segue l'allevamento dei cammelli, bovini, bufali d'acqua, pecore e montoni. Pescatori ed uccellatori sono in notevole calo. Due le stagioni per i coltivi: in autunno il raccolto di riso, miglio, grano indiano, sesamo e bajru con il cotone il maggior raccolto di cereali mentre grano, semi oleosi, avviene in primavera.
I canali del delta, con il tempo affiancati da canali artificiali, sono oggigiorno integrati in un potente sistema di irrigazione che prende l'acqua da tre sistemi di sbarramento. In questo modo si è cercato di ovviare al continuo variare del livello del fiume che comportava momenti periodici di siccità. L'espansione dell'agricoltura ha permesso lo sviluppo di industrie e di posti di lavoro, e di conseguenza ha favorito una distribuzione più uniforme della popolazione dando stabilità e sicurezza agli abitanti della regione. Purtroppo non tutti i nuovi immigrati dopo il 1947 si sono integrati nella popolazione del Sind, il che ha comportato scontri nel corso degli anni, i più violenti dei quali sono avvenuti nel 1988.
Negli anni dei governi di Bhutto si è cercato di avviare una riforma agraria per permettere ai piccoli coltivatori di diventare proprietari. Il precedente sistema di organizzazione dell'agricoltura era legato agli zamindar, proprietari terrieri, responsabili della raccolta e del pagamento delle tasse governative in una determinata area, datori di lavoro con pieno arbitrio che spesso remuneravano i contadini con gli stessi prodotti dei campi. In pratica sopravviveva un sistema vecchio di secoli, caratteristico dell'India feudale. I contadini erano senza terra, praticamente privi di diritti, spesso in balia di usurai (bania).
Tuttora nelle campagne i contadini non vivono in grossi villaggi ma hanno le loro casupole sparse fra i campi, sono abitazioni molto semplici e fortunatamente il clima non richiede case con pareti che difendano dal freddo! La cultura contadina del Sind si estrinseca con un suo folclore e con una cultura materiale ricca di vasellame, piastrelle, oggetti laccati, tessuti fatti in casa con originali disegni. mela (fiere o feste religiose) e malakhara (feste del raccolto) sono tutt'ora vive e popolari. La caccia con il falcone, la lotta (malh), corse e gare con cavalli e cammelli sono ancora passatempi diffusi.
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