di Piero Piazza
Saturo di moschee e villaggi, di bazaar, di montagne, di pianure, la curiosità del nuovo era ormai smorzata quando sono arrivato a Karachi. Come per la maggior parte dei turisti, Karachi non è stata il mio primo contatto con il Pakistan. Il mio gruppo aveva raggiunto le città del nord con un volo a coincidenza immediata e nel sud del Pakistan eravamo arrivati al termine del viaggio, la città era quindi solo un punto di transito in attesa del volo di rientro in Italia. Ma proprio perché visitata per ultima Karachi si è rivelata un riepilogo del viaggio in Pakistan: una città lanciata verso il progresso con un dinamismo aggressivo ed al tempo stesso Karachi è l'immagine delle contraddizioni del paese. Non lontano dall'aeroporto moderno dove giungono turisti ed uomini d'affari dal mondo intero vi è il porto dei pescatori dove la vita scorre immutata da secoli, nei gesti della quotidiana fatica.
La crescita subita dalla città ha comportato uno sviluppo ed una urbanizzazione caotiche. I sette milioni di abitanti si accalcano su una superficie relativamente piccola, stretta fra la zona desertica ed il mare. Nuove arterie con traffico veloce tagliano i vecchi bazaar brulicanti di persone e di commerci, palazzi di stile quasi futurista si affiancano a vecchie palazzine vittoriane. Il traffico urbano motorizzato è più sviluppato che nelle altre metropoli pakistane e nei giorni feriali automobili e pedoni e cammelli convivono fra clacson, imprecazioni e rumori metropolitani.
Ancora nel secolo scorso la città era un piccolo villaggio dove aveva vissuto un tempo Karachi, danzatrice di notevole bellezza. Pescatori e marinai, mercanti e cammellieri avevano raccontato al mondo la grazia e l'armonia dei suoi movimenti e la sua notorietà si accrebbe a tal punto che tutti chiamarono Karachi il suo villaggio natio. Favole e fatti storici caratterizzano quindi questo villaggio. Partì veramente da qui Alessandro quando veleggiò sulla strada del ritorno? Di sicuro, con l'avanzare verso il mare del delta, Karachi sostituì Banbhore come porto costiero e da qui i pellegrini diretti alla Mecca iniziavano il loro viaggio per nave.
L'occupazione inglese della provincia del Sind nel 1843 iniziò tragicamente. I principi Talpur salutarono con salve d'artiglieria l'ingresso in porto della prima nave britannica, gli Inglesi risposero ad alzo zero e Karachi fu presa con un bagno di sangue.
Richard Burton, successivamente divenuto famoso come esploratore del Nilo, spostò la capitale da Hyderabad a Karachi. La città venne costruita con meticolosità anglosassone: strade pavimentate, viali alberati, stazioni ferroviarie. Negli anni sorsero nuovi edifici come la Frere Hall, la Chief Court, il Palazzo del municipio, la Borsa del cotone, e le chiese anglicane di Sant'Andrea e la cattedrale di San Patrizio. Rapidamente Karachi surclassò Hyderabad come centro commerciale ed amministrativo del Sind, oltre che come capitale culturale della regione. Nel 1947 la città contava ancora solo 200.000 abitanti anche se il porto assorbe un traffico pari a quello di Bombay. Con l'indipendenza Karachi divenne una metropoli e la prima capitale della federazione dal 1947 al 1963. Causa dello sviluppo fu l'arrivo in massa di migliaia di rifugiati musulmani in fuga dall'India. Questo flusso migratorio portò ad un aumento vertiginoso della popolazione del Sind ed è la causa di dissapori fra locali e rifugiati recentemente sfociati in scontri sanguinosi. Il continuo sviluppo ed il ritmo di crescita della popolazione porterà ben presto a 14 milioni di abitanti.
La visita al museo è sicuramente il modo migliore per occupare le poche ore di permanenza a Karachi. Situato in Dr. Zia-ud-Din Ahmed Road, ed aperto dalle 9 alle 17, permette di ammirare la più ricca collezione archeologica e, nella sezione etnografica, la migliore raccolta di vestiti delle varie regioni del Pakistan. La sala dedicata a Mohenjodaro merita un'attenzione particolare al pari di quella dedicata all'arte moghul con miniature e scritti raffinatissimi. Una sala intera è dedicata all'arte hindu del Sind, cioè alla zona del deserto del Tharparkar ed ospita statue di grazia e bellezza sorprendenti.
Anche il Pakistan ha il suo l'altare della patria, è il Mausoleo di Quaid-i-Azam, la tomba che racchiude le spoglie di Mohammed Ali Jinnah, padre della nazione pakistana morto nel 1948. L'edificio si trova a nord-est di Bohri Bazaar, al termine di Jinnah Road. Viene comunemente chiamato Mazaar ed è oggetto di grande venerazione da parte degli abitanti di Karachi, la monumentale scalinata in marmo bianco vede una continua processione di cittadini e di scolaresche. Alto 31 metri, con una semplice cupola di marmo, ha ricevuto contributi da molte nazioni: vetri e candelabri sono dono della Repubblica Popolare Cinese, le balaustre in argento provengono dall'Iran, le piastrelle del soffitto dal Giappone.
Ma il luogo che più mi ha affascinato in Karachi è stato il porto dei pescatori.. Un forte odore di pesce ammorba l'aria ed il suolo è coperto da un tappeto di lische e di scarti sia del pesce che di gamberetti. Il porto dei pescatori merita una visita, è uno dei quartieri più pittoreschi di Karachi e ricorda l'origine marinara di questa città oggigiorno lanciata verso nuovi sviluppi. Una moltitudine di battelli da pesca sbarca giornalmente tonnellate di pesce sui moli animati da una folla variopinta. Ultimamente, per favorire la riproduzione della fauna ittica e per garantire lavoro a tutte le barche, si sono introdotte le «targhe alterne»: mezza flottiglia esce in mare, l'altra sta ferma. Sembra che il sistema funzioni, i fondali si stanno ripopolando. Ma ciò che colpisce sono le centinaia di bambini al lavoro attorno a giganteschi mucchi di gamberetti.
Ma Karachi vuol dire mare, non solo porto ma anche spiagge.
I Pakistani fanno delle spiagge un uso particolare. Questo è dovuto ad un divieto islamico la cui osservanza impedisce di esporre parti del corpo allo sguardo altrui. Sconsigliato quindi al turista indossare costumi da bagno, se lo si vuol fare occorre frequentare i grandi alberghi dotati di piscina privata. Le spiagge si animano di venerdì, nel giorno di festa, solo i bambini sguazzano allegramente nell'acqua, non ancora colpiti da divieti. I genitori li sorvegliano da riva, soffermandosi presso i venditori di bibite, assaggiando snak, ai grandi l'unico piacere consentito è quello di una passeggiata in cammello o di un giro fra i baracconi del luna-park, dove il divertimento è assicurato da vecchie giostre alcune delle quali vengono ancora azionate a mano.
Le tre spiagge principali sono Clifton Beach, la più alla moda; Manora, raggiungibile anche in battello da Karachi città; Paradise Point, dove, nelle notti di plenilunio di settembre ed ottobre ci si reca per vedere le tartarughe trascinarsi a riva e deporre le uova sotto la sabbia.
Altre località in riva al mare sono raggiungibili dal ponte di Keamari da dove partono i battelli diretti alla Oyster rock ed alla spiaggia delle tartarughe Sandspit. E' possibile noleggiare un battello tradizionale con tutto l'equipaggio e partecipare ad una indimenticabile pesca al granchio al largo del porto di Karachi. I pescatori si improvviseranno cuochi preparando per voi parte del pescato.
Ma questa sera, ultima notte in Pakistan, mentre festeggiamo il ritorno in un ristorante in riva al mare, questa spiaggia non fa che rammentarmi un episodio clamoroso accaduto proprio qui a Karachi nel febbraio del 1983. Un evento tragico che illustra come passato e presente, tradizione e progresso siano elementi inscindibili nella vita quotidiana dei Pakistani.
Quel giorno ben 38 musulmani sciiti entrarono nelle acque del mar Arabico nella baia di Hawkes seguendo quanto «rivelato» ad uno di loro. Donne e bimbi, quasi metà del gruppo, erano disposti su sei camion. Il capo religioso, Sayyed Willayat Huaasin Shah, alzato il vessillo sopra le onde, guidò la processione. Egli credeva che un sentiero si sarebbe aperto nelle acque conducendo il gruppo fino a Basra da dove avrebbero proseguito per Karbala. In pochi minuti si consumò la tragedia. Più di metà spari fra le onde. I superstiti furono denunciati per aver tentato di abbandonare il Pakistan senza passaporto e visto di uscita!
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