Tombe e bastioni

Su La città Il forte rosso Tombe e bastioni Sikh

Le mura di Lahore sono legate ad una triste storia d'amore. Secondo la leggenda il principe Jehanjir si innamorò di una danzatrice della città il cui nome era Anarkali (fior di melograno) e decise di sposarla. Il padre, l'imperatore Akbar, si oppose decisamente a questa unione ed i due giovani innamorati continuarono a frequentarsi in segreto. L'ira di Akbar, venuto a conoscenza del protrarsi della infatuazione del principe, fu brutale: Fior di Melograno venne sepolta viva in una sezione delle mura nella zona del mercato che da lei prende nome.

Il forte di Lahore occupa il vertice nord-occidentale della cinta di bastione che racchiudeva la vecchia Lahore. Quando Akbar ampliò il forte egli racchiuse la città allora esistenti con un muro di mattoni comprendente dodici porte. Oggigiorno una strada corre tutt'attorno al perimetro e con un veicolo si può fare il giro dei bastioni per ammirarne le porta tutt'ora rimaste in piedi. La maggiore è la porta di Delhi, una struttura massiccia ora dipinta di bianco. Attraverso uno stretto vicolo si penetra in un dedalo di viuzze che formano la zona dei bazaar per poi sbucare nei pressi della moschea di Wazir Khan. Essa è unica nel suo genere, è decorata con mosaici in tessere di smalto ed è una delle più belle del Pakistan. Costruita nel 1634 dal wazir Hakim Aliuddin, governatore del Punjab. La facciata è una gioia per l'occhio con i suoi colori brillanti conferiti da migliaia di tessere dai colori sgargianti che formano un disegno a soggetto floreale su un fondo giallo chiaro. I mosaici e gli affreschi sono stati restaurati recentemente e sul portale sono nuovamente leggibili le calligrafie in lingua persiana. Sul frontone della moschea è trascritta la professione di fede islamica e nei panneli posti sulla facciata vi sono versi del Corano. Il cortile è guardato da quattro minareti ottogonali (è possibile salire fino alla cella del muezzin). Nel cortile della moschea è stata posta la tomba del santo Sayyid Muhammmad Ighaq.

Dalla moschea proseguite attraverso il bazaar e dopo mezzo chilometro sbucherete nella piazza antistante alla moschea d'oro, o meglio Sonehri masijd, con le sue tre cupole dorate. Costruita nel 1753 da Bokhari Khan. Nel cortile della moschea c'è un'ampia cisterna circondata da scalini, che viene attribuita ad Arjan, quinto guru sikh. Usciti dal tempio, tenendosi sul muro sinistro in direzione sud si percorre un vialoletto zeppo di bottegucce dove si vendono terraglie a peso. E' il bazaar del rame, altri duecento metri e si giunge in una strada ampia con un posteggio di tonghe e di rickshaw da dove potete decidere se terminare il giro o continuare uscendo da Lahore e raggiungendo le tombe poste poco fuori città.

Le tombe di Jahanjir, della moglie Nur Jahan e del di lei fratello Asaf Khan, sono sulla strada per Rawalpindi.

Già dalla strada si scorgono cupole e minareti che sbucano fra i palmeti. Valicato un portale in stile moghul si entra in un luogo di tranquillità, fra i mausolei c'è una pace che contrasta con la frenesia della città di Lahore. Il portale è in mattoni rossi e sono in corso restauri per irportane gli affreschi agli antichi splendori. Un viale conduce all'Akbari serai, costruito da Shah Jahan come foresteria per i viaggiatori. Attorno al giardino ricco di alberi di vario genere (pioppi, roseti, platani e banyan) vi sono 180 stanze disposte sui quattro lati, ognuna con una veranda e tutte collegate con una terrazza costruita in arenaria. Verso oriente un cancello in arenaria rossa con motivi ornamentali in marmo bianco da accesso al giardino della tomba di Jehanjir. Il mausoleo è posto al centro di un altro giardino con sentieri alberati e canali dove scorre tutt'ora l'acqua.

Ad occidente dell'Akbari Serai sorge una moschea, anch'essa costruita in arenaria rossa e quindi si entra nel giardino al cui centro sorge la tomba di Asaf Khan. Egli era fratello della moglie di Jehangir e sua figlia fu la famosa Mumtaz Mahal nel cui ricordo venne eretto il Taj Mahal. L'imperatore Shah Jahan, riconosciente per l'aiuto offertogli dal suocero gli eresse questa tomba nel 1641. La cupola sovrasta un edificio che poggia su un basamento ottagonale. Nel suo massimo splendore le arcate dell'edificio erano coperta da tessereazzurre, verdi, gialle ed arancioni. Qualche mosaico è rimasto ma gran parte dei marmi sono stati asportati, come pure è avvenuto per le altre tombe in gran parte depredate dai Sikh per fornire materiale agli edifici della vicina Amritsar. Al centro dell'edificio rimane il cenotafio vero e prorpio, un tempo abbellito da intarsi in pietra dura. Si possono ancora leggere i 99 nomi attribuiti a dio intarsiati con marmo nero. Quattro fontane, poste ai quattro punti cardinali completavano l'edificio che sicuramente era uno dei migliori esempi delle tombe del periodo moghul. Spostata a sud ovest dalle altre tombe vi è quella di Nur Jahan (lett.: luce del mondo). L'edificio è stato spogliato dai Sikh ma recenti restauri hanno riportato la facciata al disegno originale con arenaria e marmi ma il risultato è probabilmente ancora lontano dal raggiungere lo spendore originale. I quattro minareti ed il giardino sono scomparsi come pure le tombe dell'imperatrice e della di lei sorella. Il cenotafio che si vede è opera recente.

Il giardino Shalimar (lett.:casa della gioia) è posto cinque chilometri fuori Lahore sulla stessa strada per il confine con l'India. Venne costruito da Shah Jahan nel 1642 come luogo di riposo per la corte. Gli architetti moghul, seguendo gli schemi classici dei «bagh» costruiti un po' in tutto l'impero ma specialmente qui ed attorno al Srinagar in Kashmir hanno edificato il giardino racchiudendolo in una cinta fortificata quadrangolare. All'interno tre grandi terrazze con larghi marciapiedi disposti a croce, fontane, padiglioni marmorei, e poi piante e fiori. Lo schema rigorosamente geometrico era diffuso nell'architettura moghul del 17<198> secolo così come nei giardini inglesi ed europei dello stesso periodo. Con il favore del clima il giardino era usato come palazzo estivo, nella terrazza più alta si insediava la famiglia reale; quella centrale era usata per i giochi e gli svaghi ed alla terrazza più bassa potevano accedere gli ospiti di rango.

Sulla terrazza superiore (farah bakhsh: rinfrescante) vi sono nove padiglioni, con le camere da riposo dell'imperatore presso il muro meridionale, dove si trova l'attuale ingresso, tre stanze con verande, le camere dell'imperatrice sul muro ad ovest, ed una sala per le udienze pubbliche ad oriente della terrazza. Il padiglione a nord della terrazza superiore è il salone delle cerimonie e sovrasta la terrazza inferiore. Quattro torri ottagonali vegliavano sulla sicurezza del sovrano. Un ulteriore edificio venne aggiunto dai Sikh ed è qui che soggiornò il viaggiatore Moorcroft nel 1820 prima del suo viaggio in Ladakh e Turkestan. Due scalinate interne permettono di scendere sulla terrazza centrale (faiz bakhsh: benefica) dove si può ammirare il gioco di 150 fontanelle. Un trono in marmo, circondato da una balaustra, era il luogo favorito dall'imperatore per ascoltare la musica nelle notti di luna piena. Ad ovest della terrazza ci sono i bagni turchi.

La terrazza più bassa, oltre a due padiglioni, ha anche i due cancelli dai quali un tempo si entrava nel giardino. Il canale che attraversa il giardino è lungo in tutto 611 metri ed in totale fontane e fontanelle assommano a 450.

Per visitare il giardino è meglio sfruttare le ore centrali della mattinata o del pomeriggio quando, per un'ora, le fontane vengono azionate ed i giuochi d'acqua rallegrano il verde dei prati. Sul percorso fra Lahore e Shalimar si incontrano il Mahtabi bagh ed il Gulabi bagh, giardini che facevano parte di quell'area di svago e di ritrovo dei cortigiani e della nobiltà di Lahore. Sempre nei pressi ricordo la tomba di Hazrat Madho Hussain, mistico in cui onore si tiene la Mela Chiragha (festa delle luci) nel mese di marzo, la tomba di Dai Aga, sorella di Shaha Jahan, la tomba Sarwala, o tomba dei cipressi, e quella di Ali Mardan Khan, architetto che progettò lo Shalimar Bagh.


dal 1° gennaio 2002

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