Per anni le pesanti biciclette indiane o cinesi hanno fedelmente servito alle necessità di trasporto individuale dei Nepalesi. L'arrivo delle mountain-bike ha cambiato questo scenario caratteristico sia di Kathmandu che delle aree rurali del paese.

Le prime mountain-bike sono comparse al seguito di pochi appassionati che le han trasportate sui percorsi più noti (spesso spingendole sulle rampe a gradoni). Ma nel 1989, con la crisi indo-nepalese che ha ridotto l'importazione del petrolio e ha fatto levitare i costi del combustibile da trazione, i mercanti nepalesi sono riusciti a far entrare anche le mountain-bike nella lista dell'Open General License, un elenco di merci la cui importazione è favorita dal governo per garantire i generi di prima necessità. Container di mountain-bike sono giunti da Taiwan e da Hong Kong e, sebbene molto più costose delle vecchie Hiro indiane, hanno conquistato il mercato di Kathmandu. Costose, ma più accessibili di una motocicletta giapponese, le mountain-bike sono il nuovo status symbol della gioventù nepalese.

Nei primi sei mesi di importazione giunsero a Kathmandu ben 12.000 mountain-bike in una vasta gamma di modelli dai nomi Mustang, Oyama, Commodore. Nella pratica pochissime biciclette, una decina, sono poi usate sui sentieri, sia perché gli appassionati preferiscono portare con sé i propri mezzi, sia perché rarissimi sono i clienti che si rivolgono alle agenzie specializzate (subito sorte) per chiedere questo tipo di trekking.

Portare con sé il proprio cavallo d'acciaio in volo non è difficile. Le compagnie aeree prevedono speciali regolamentazione per le biciclette come bagaglio di stiva.

Lettori da sabato
22 settembre 2001