Per quanto riguarda la
grande biblioteca di Sakya,
è sugli scaffali lungo le pareti della grande sala del
Lhakhang chen-po (vedi
filmato). Qui sono conservati molti
volumi scritti in lettere d'oro; le pagine sono lunghe
sei piedi e larghe diciotto pollici. A margine di ogni
pagina ci sono miniature, e i primi quattro volumi
contengono immagini dei (ille Buddha. Questi libri sono
rilegati in ferro. Furono preparati per ordine
dell'imperatore Kublai Khan e presentati al
lama Phagpa durante la sua seconda visita a Pechino.
In questo tempio è conservata anche una conchiglia con
spirali che girano da sinistra a destra [in tibetano, Ya chyü dungkar], un regalo di Kublai a
Phagpa. Viene soffiato dai lama solo quando la richiesta
è accompagnata da un regalo di sette once d'argento; ma
soffiarlo, o farlo soffiare, è ritenuto un atto di
grande merito."
Das, Sarat Chandra. Lhasa and Central Tibet,
(1902), pp, 241–242
Il primo luogo che occorreva visitare era
Sachia
(Saskya) perché questa fu l'antica capitale del
Tibet al tempo della dinastia mongola, la quale, sotto
Khubilai ( 1215-1294) dette appunto agli
abati di Sachia l'investitura sul Tibet.
Sachia fu nel
XIV-XV secolo il
centro politico e quindi culturale ed artistico del
Tibet ed il luogo di cònfluenza di diversissimi
indirizzi di cultura da quella cinese a quella indiana. Sachia nonostante la sua importanza è pressoché
sconosciuta. Chandra Das che vi passò nel l879 ne
ha lasciato cenni insignificanti (Journey
to lhasa and
Centrai Tibet): meno ancora ne dice Bernard che vi sostò per qualche giorno nel l937 (Penthowe
o/ the Gods).
La via più breve per giungere a Sachia parte da Gantòc
(Gangtok) nel Sicchim (Sikkim}, segue la valle del Lacèn
e scavalca l'Imalaya passando per il Cangra La (Kongra
La). È una carovaniera molto meno battuta di quella Gantòc, Natulà - Ciumbi (Chumbì}, Ghianzé (Gyantse}, che
è adesso con quella Calimpong, Gelap La-Ciumbi, Ghianzé
la più frequentata e la più ricca di traffico. Che la
strada del Cangra La sia meno percorsa si spiega con il
fatto che non passa per nessun
centro commerciale cosi importante come Fan (Phan) o Ghianze
che sono divenuti gh empori del Tibet e la sede degli
scambi regolari fra India e Tibet.
Si arriva così a Sachia che adesso principalmente
consiste c;li grandi monasteri e di un piccolo
villaggio. Sachia vuol dire terra pallida
edeve il suo nome al color delle
rocce della montagna sovrastanti il luogo.
C'è un piccolo mercato : la popolazione è specialmente
rappresentata dai monaci che formano una setta speciale
chiamati Sachia pa dal nome del luogo. Sachia è un principato con a capo un gran lama che è
suprema autorità religiosa e politica. Tuttavia
quest'autorità è in certo senso limitata dal vigile
controllo di Lhasa, sicché gli abati Sachia, autonomi
nell'amministrazione interna del loro stato, non possono
aver nessun rapporto con gli stranieri. L'autorità si
trasmette di padre in figlio
perché questi abati debbono
ammogliarsi. I monasteri, che contengono pregevolissime
raccolte d'arte e ricche biblioteche tutte da me
diligentemente studiate, sono stati in molta parte
manomessi durante le guerre che scoppiarono fra Sachia e
le sette rivali e ne provocarono alla fine il
decadimento.
Giuseppe Tucci, Nel Tibet Centrale
- Boll. R. Soc. Geografica Italiana 1940 p.81
L'immenso monastero meridionale, cinto da mura, è il principale motivo di
richiamo di Sakya e si annida severo e minaccioso tra un ammasso di case
tibetane che costituiscono la cittadina. Per godere di una bella vista sul
complesso, salite sulle colline a nord sull'altra riva del fiume. Il monastero
meridionale fu fondato nel 1268 a fini difensivi. con torri di guardia a ciascun
angolo delle alte mura. Un tempo probabilmente vi era un'altra cinta separata
dalla cerchia esterna da un fossato, ma non ne è rimasta traccia. L'ingresso a
Sakya è situato sul lato orientale.
Proprio di fronte all'ingresso est vi è quello del cortile centrale del
monastero, uno spazio suggestivo con un palo di preghiera circondato da cappelle
e, a ovest, dalla sala grande delle riunioni.
La
Sala grande delle riunioni
è un edificio grandioso. piuttosto buio benché con il sole del mattino si
illumini di una luce diffusa. Il soffitto della sala è sorretto da massicci
pilastri e le pareti sono contornate da statue di dimensioni superiori a quelle
naturali che hanno la caratteristica unica di servire da reliquiari dei
precedenti abati di Sakya. Nella zona nord del cottile si trova una cappella che
contiene un chorten d'argento, reliquiari degli antichi abati; una porta conduce
in un'altra cappella con altri chòrten. A sud. fuori del cortile, vi sono ancora
statue e una biblioteca con testi buddhisti. So
entrambi i lati dell'ingresso orientale vi sono delle scale che portano a
cappelle situate al primo piano. Nessuna di esse riveste un grande interesse e
inoltre spesso sono chiuse. Salite piuttosto sulle mura per godere di superbi
panorami della valle circostante e degli edifici interni del monastero di Sakya.
Assai poco rimane del complesso monastico un tempo disteso sulle colline a nord
del fiume Truni. Vale tuttavia la pena di attraversare la cittadina e
salire fino in cima per dare un'occhiata a ciò che resta.
Dirigetevi verso lo
stūpa bianco. ricostruzione di quello che conteneva le spoglie di Kunga Nyingpo,
il fondatore dell'ordine Sakyapa e secondo abate di Sakya.
Sopra lo stūpa vi è
un piccolo monastero riedificato di recente. Il monastero nord è di epoca
anteriore rispetto a quello sud, e nel periodo di maggior fioritura si dice che
fosse costituito. come Ganden, da 108 edifici e che ospitasse circa 3000 monaci.
Marpa e il suo discepolo Milarepa
istituirono l'ordine Kagyu-pa
e a
bella valle di Sakya la famiglia Kòn diede
l'avvio a una scuola che fu chiamata Sakya-pa.
A differenza della maggior parte delle altre scuole e degli
altri monasteri, guidati da una serie di lama reincarnati,
la carica di abate a Sakya era ereditaria,
retta dai figli della famiglia Kòn.
Si ritiene che agli inizi
Khön Köntchok Gyalpo o Khön Könchog Gyalpo (Tsang,
1034 – 1102) fu il primo Trizin
e il fondatore del suo primo monastero eponimo, Sakya. Gli
successero suo figlio Sachen Kunga Nyingpo
(1092-1158), poi due dei suoi nipoti, Sonam Tsemo
(1142-1182) e Drakpa Gyaltsen (1147-1216).
La prassi sì affermò e tutti gli
abati di Sakya presero moglie. Agli inizi del
XII secolo Sakya si era già affermata come importante
centro di studi, secondo l'esempio delle università
buddhiste indiane distrutte durante l'invasione mongola
dell'India.
In principio ciò avvenne con l'aiuto e
l'assistenza di traduttori indiani quali Shakyashribhada
che giunse a Sakya nel 1204. ma in breve tempo gli studiosi
tibetani furono in grado di dare un contributo autonomo
all'approfondimento del Buddhismo. Il più celebre fu un
abate di Sakya. Kunga Gyaltsen (1182-1251), più noto
come
Sakya Pandita e cioè lo studioso di Sakya.
Sakya Pandita scrisse testi fondamentali sulla percezione
e la logica, e per la sua dottrina venne identificato
come una manifestazione di Manjushi,.
il
bodhisattva della facoltà di comprensione. Per la sua
statura culturale e spirituale Sakya Pandita venne scelto a
rappresentare il popolo tibetano dinanzi al principe mongolo
Godan
quando questi minacciò di invadere con il suo esercito il
Tibet verso la metà del XIII secolo.
Sakya Pandita compì un viaggio di tre anni in Mongolia, dove
giunse nel 1247. incontrò Godan e gli offrì la signoria del
Tibet. A difesa del suo gesto sostenne che era inutile ogni
tentativo di resistenza. Dopo la morte di Sakya Pandita
avvenuta nel 1251, uno dei suoi
nipoti divenne abate di Sakya e, sotto il controllo di
Kublai Khan, signore dei Mongoli, capo di tutto il
Tibet.
Si trattò del primo governo religioso con un lama al vertice
dello stato, precedente importante per il futuro ordinamento
del Tibet. Il rapporto tra i lama e i padroni mongoli, che i
tibetani intesero come equilibrio tra maestri di religione e
protettori laici, stabilì un altro precedente decisivo che,
prestandosi a varie interpretazioni, avrebbe agitato il
Tibet per i secoli successivi e avrebbe consentito ai cinesi
di giustificare le proprie pretese sull'altopiano.
La
signoria mongola e la supremazia di Sakya ebbero però vita
breve: la corruzione dei Mongoli e la rivalità tra l'ordine
Sakyapa e quello Kagyupa portarono alla caduta del primo nel
1354. quando il potere passò al secondo e la sede del
governo fu trasferita a Neudong nella provincia dell'Ü.
Sakya rimase un centro assai potente. e come Shigatse
godette di larga autonomia nei confronti dei successivi
governi centrali.
Periodicamente su Facebook compaiono post
che annunciano la "scoperta" di una gigantesca libreria
occultata da uno spesso muro in uno dei templi di Sakya
(ovviamente senza citare quale edificio la contenda.
Ne è di esempio un post su Facebook dell'8
febbraio 2021 dove si afferma afferma che i
manoscritti segreti scoperti nel monastero descrivono in dettaglio più di
10.000 anni di storia umana
Il post dell'8 febbraio presenta l'immagine di una
persona (probabilmente un turista occidentale) che fissa un muro di scaffali pieni di pile di pergamene. Il
testo recita: "Biblioteca trovata in Tibet con 84.000
manoscritti segreti (libri) che includono la storia
dell'umanità di oltre 10.000 anni!".
Il post prosegue
affermando che il ritrovamento presso il “Monastero di Sakia
(sic)” è “forse la più grande biblioteca al mondo sulla
lontana storia del pianeta. È stato scoperto dietro un
enorme muro”.Al momento della pubblicazione, il post era
stato visualizzato 7,5 milioni di volte e condiviso quasi
200 volte,.
Una didascalia fotografica di Alamy del
2010 contiene dettagli corrispondenti sul ritrovamento,
mentre un rapporto ripubblicato del 2003 dall'agenzia di
stampa statale cinese Xinhua include molti dettagli simili,
sebbene non menzioni il fatto che i manoscritti siano
"segreti".
Diversi articoli, tra cui quelli del
servizio di notizie cinese CGTN e dei siti di viaggio Lonely
Planet e Rough Guides, elencano un diverso numero
di opere o non fanno menzione della presunta recente
“scoperta”. Inoltre. sarebbe sdi sicuro eccezionale il
ritrovamento di storia scritta prima della stesura
della più antica letteratura scritta
conosciuta che è l' Epopea di Gilgamesh (2150-1400 a.C.
circa) basata su uno o più racconti sumeri orali
precedenti.
Incuriosito dalla vicenda ho trovato in
internet vari commenti. Aldilà di quelli di provenienza
new-age oppure con fideistica affermazione di contati sovrannaturali
(c'è chi afferma che si tratta di Terma, cioè scritti di
illuminati nascosti per essere trovati al momento
opportuno), esperti di scrittura cinese indicano come un grosso
fraintendimento la traduzione letterale del numero "84.000",
ovvero l'errata
traduzioni dal cinese di una frase che indica solo una
"enorme quantità".