Mangystau Uzbek

13-28 aprile 2024

con AnM e Marco Vasta nel più colorato dei deserti dipinti

1a ediz. 28/5-5/6 22 / 2a ediz. 3-11 set 22 / 3a ediz. 26/8- 3/9 23 / 4a ediz.  13-28 aprile 2024

Guida al Mangystau

Ultima modifica: 12/01/2024 18:26:42

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Questepagine sono una ipotesi di percorso. Le tappe saranno organizzate in base al
nuovo orario primaverile del treno da Beyneu a Nakus

Campo Kapamsay - Tauchik - Valle di Torish - Shaiyr (Шайыр) - Kokala -  Sherkala - Kyzyl Kala - campo Ayrakty

Su Aktau - Kapamsay canyon Torish - Ayrakty Shetpe - Tuzbayir Ustyurt - Bozzhira Bozzhira Bozzhira - Beyneu Kungrad, Moynaq e Nukus Khiva Bukhara Samarkanda Самарканд Shakhrisabz Tashkent Ташкент

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Kasarangang talay sa kainiton (°C)
Kadaghanon sa ulan (mm)
Tinubdan: [6]

Al mattino, smontato il campo, usciamo dal canyon e ci portiamo sul ciglio occidentale per rivedere dall'alto la  valletta del nostro pernottamento. Raggiungiamo Tauchik (Taushik, Taushyq, Taūshyq, Таучик) dove è possibile rifornirsi di alimentari  e di combustibile (metano e diesel) ed avere copertura telefonica e dati per un breve tratto. La rotta punta a Torish, la Valle delle sfere, cosparsa di centinaia di gigantesche palle di pietra, alcune delle quali con un diametro superiore ai tre metri. enormi pietre sferiche disseminate in un suggestivo paesaggio collinare.

Siamo entrati nella Riserva naturale di Ustyurt (russo: Устюрт национальный заповедник / Ustyurt natsional'nyy zapovednik; kazako: Үстірт Қорығы / Üstirt Qorığı) istituita il 12 luglio 1984 dall'allora Repubblica Socialista Sovietica Kazaka (RSSK). Ricopre un'area di 2,230 km² (grande quanto la Lombardia) ed è situata sull'altopiano di Ustyurt, che si estende oltre i confini del Kazakistan in Uzbekistan e Turkmenistan. Suo scopo sarebbe quello di preservare l'ambiente desertico e le rare forme di flora e fauna che ospita. Entro i confini della riserva si trovano il monte Sherkala e la Valle delle Sfere. Inoltre, la riserva ospita una grande varietà di flora e fauna.

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La valle delle Sfere

Sergey Khachatryan© dicembre 2019
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Paratedite, quando l'Italia era ancora Africa...

Secondo il folklore dei pastori Aday, l'antico gruppo etnico dominante nel Mangystau, le sfere rappresentano i corpi degli invasori attaccanti congelati in posizione da un potente santo Aday.

Gli enormi noduli, per alcuni geologi di ferromanganese, sono come palle da biliardo sparse sull'altopiano e le ritroviamo non solo nella valle delle sfere. Le "palline" si formarono sul fondo del mare e poi, più resistenti agli agenti atmosferici, rimasero sul fondale emerso mentre altri calcari e dolomie venivano erosi dall'acqua.

Arrivando sul ciglio della valle delle sfere si ha l’impressione che dal cielo siano piovute pietre sferiche. La vallata ne è piena, di ogni dimensione, dalle più piccole alle più massicce. Tali rocce, di forma sferica, dovrebbero essersi formate probabilmente dal Giurassico medio all'inizio del Cretaceo (180-120 Ma). Probabilmente sono costituite da cemento silicato o carbonato. La maggior parte dei geologi che le ha esaminate afferma che sono concrezioni giganti e sono composte per la maggior parte di silicio. I geologi le definiscono “concrezioni”, e di solito si formano attorno ad un nucleo (ad esempio, una conchiglia).

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Il Torysh Geomorphosite si trova nella parte settentrionale della valle del Karatau, a nord-est del villaggio di Taushyk. Le concrezioni sferiche, che sono uno dei siti turistici più conosciuti del Mangystau, formano interi campi e questo luogo è chiamato la valle delle concrezioni sferoitiche (come se fossero degli enormi calcoli renali - impossibili da espellee).

Le concrezioni sabbiose sono confinate allo spessore argilloso-sabbioso del Cretaceo inferiore nello stadio Albiano (K1al), sviluppatosi nella valle del "Kara-Tatau". Insieme a loro, ci sono strati di noduli di fosforiti ovunque. I noduli si trovano sia sotto forma globosa regolare, discoidale, sia dai contorni più vari e bizzarri, raggiungendo spesso dimensioni gigantesche fino a 3-5 metri di diametro. Ci sono molte teorie e ipotesi sull'origine di queste formazioni, a volte le più fantastiche. Una delle teorie scientificamente valide è la formazione come risultato della deposizione chimica della materia. Qualsiasi formazione, ad esempio resti fossili, accumuli di altri minerali, materia carboniosa, ecc., può fungere da nucleo di un "seme" attorno al quale precipitano silice, calcite e altre sostanze, in questo caso materiale sabbioso.

Questo accumulo avviene in direzione concentrica e la forma delle formazioni dipende dalla permeabilità delle rocce. Se la roccia mostra la stessa permeabilità in tutte le direzioni, le formazioni avranno una forma arrotondata regolare, se in due direzioni avranno la forma di un disco, in caso di permeabilità irregolare si formeranno forme molto fantasiose. La formazione di concrezioni può avvenire anche a causa della contrazione per diffusione delle sostanze chimiche ai nuclei che attivano questo processo, i "semi". La fauna è principalmente confinata a noduli, intercalari sabbiosi e intercalari con noduli di fosforiti: ammoniti, ostriche, ricci di mare, belemniti, denti di squalo.

Liberamente tradotto da Landscape ecc.

 

Le rocce nella circostante regione di Torysh sono in gran parte calcare e arenaria, depositate in un ambiente marino poco profondo principalmente durante il Mesozoico. L'arenaria e il calcare sono noti per essere serbatoi di petrolio e gas naturale. Di conseguenza, molti giacimenti petroliferi abbondanti sono presenti nel Kazakistan occidentale. La roccia del serbatoio deve essere porosa in modo che petrolio e gas naturale possano fluire attraverso la roccia. Le concrezioni richiedono la stessa porosità, quindi non sorprende che si presentino in tali rocce.

Molti però sono convinti che si tratti di manufatti, teoria a sostegno della quale però non vi sono prove:  le sfere sono state create da extraterrestri o da umani antichi e tecnologicamente avanzati.

Una spiegazione scientifica ma fantasiosa è fornita da Gennadiy Tarasenko, geologo di Aktau. Gennadiy pensa che le concrezioni siano il risultato dell'elettricità nella crosta terrestre. Secondo la sua teoria, i fulmini sotterranei lunghi molte miglia, innescati dal vulcanismo e dagli spostamenti delle placche, creano "palle di fuoco al plasma" che poi accumulano minerali. Tarasenko sostiene anche che la terra è cava al suo interno...

 

Fonti:

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Asima G. Кoshim, Aigul M. Sergeyeva, Roza T. Bexeitova, Aliya S. Aktymba Landscape of the Mangystau region in Kazakhstan as a geomorphotourism destination: a geographical review. in GeoJournal of Tourism and Geosites

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Kazakhstan valley filled giant balls has geologists and fringe scientists534

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Valley balls rocks

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These Barren Plains Hold a Mystery No One Can Crack (National Geographic)

 

 

Un mondo di sfere

Queste formazioni non sono una rarità sulla terra perché si trovano facilmente anche in Nuova Zelanda dove sono chiamate Moeraki Boulders (Massi di Moeraki) ed in altre località dell'orbe terràcqueo. Alcune di origine naturale, altre forse create dall'uomo, ma è certo che sollevano parecchia meraviglia e molti dubbi.

 

Moeraki Boulders (Nuova Zelanda)

Sulla spiaggia di Koekohe vicino a Moeraki, una piccola città sulla costa di Otago di Aotearoa (Nuova Zelanda). sono emerse poco alla volta delle grandi sfere di pietra, che un tempo erano completamente sepolte dalla sabbia. Il loro aspetto è curioso in quanto molto spesso hanno la superficie ricoperta da una sorta di reticolo. Si tratta di concrezioni in calcite che si formarono originariamente circa 60 milioni di anni fa nel Paleocene inferiore.  Per milioni di anni, i massi sono rimasti sepolti sottoterra, coperti dal tempo. Lentamente, sono emersi mentre le onde lavavano via i sedimenti che li ricoprivano.

Secondo le leggende locali, però, la loro origine è un’altra. Le sfere non sono altro che la pietrificazione di ciò che era contenuto a bordo di Arai-te-uru, una grande canoa a vela. Sono i resti di cesti di anguille, kumara e zucche che si sono riversati sulla riva dopo il naufragio. I banchi rocciosi che si estendono da Matakaea (Shag Point) rappresentano lo scafo pietrificato della canoa, dicono i Maori, e il vicino promontorio roccioso rappresenta il corpo del capitano. Il reticolo sulle sfere sono le reti che contenevano il carico.

Fonti:

Stone Balls_New_Zealand

Moeraki boulders

 

Las Bolas del Costarica

Le famose sono sfere di pietra del Costa Rica, dette anche “Las Bolas”. Vennero riscoperte negli anni Trenta, e da allora molte di esse sono state rimosse dalla posizione originale. Nel caso delle sfere del Costa Rica, parliamo di manufatti umani di varie dimensioni. Secondo gli studiosi sono opera di un’antica civilizzazione nota come cultura Diquìs.

La perfezione delle sfere lascia davvero sbalorditi. Pensare che siano state intagliate con strumenti rudimentali è davvero difficile. La gente del posto infatti vocifera che i loro antenati conoscessero una magia per convincere la pietra a diventare liquida. Secondo gli studiosi è stata usata una pratica che consisteva nel riscaldare e poi raffreddare il granito, in modo da renderlo più malleabile.

Prima che le autorità fossero avvisate e potessero intervenire fu compiuto un vero e proprio scempio. Le sfere vennero perforate con attrezzature meccaniche e al loro interno fu messo dell’esplosivo. Venivano fatte saltare in aria nella convinzione che al loro interno di celasse l’oro. Fortunatamente oggi le sfere del Costa Rica non possono più essere manomesse in questo modo barbaro. Nel 2014 l’UNESCO ha dichiarato questi manufatti Patrimonio dell’Umanità.

Fonti:

Sfere di pietra della Costa Rica

 

Foresta Podubravlje (Bosnia)

Nel 2016 Sam Osmanagich, archeologo bosniaco, trovò una grande sfera del diametro di un metro e mezzo sepolta nella foresta di Podubravlje. Subito dichiarò che doveva essere ciò che restava di un’antica civiltà, e che quella doveva essere di gran lunga la sfera più grande ritrovata in Europa. Il colore della sfera fece supporre che fosse in parte costituita di ferro. Dall’altro lato, gli studiosi affermarono subito che si doveva trattare di una conformazione naturale.

Negli anni precedenti Osmanagich aveva trovato altre sfere in quella zona, anche se più piccole. Nella sua opinione, sono collegate alle piramidi che lui stesso dichiara di aver riscoperto. Non ci risulta che siano stati condotti ulteriori studi per verificare la vera natura della grande sfera bosniaca. «È una sciocchezza», dice anche Anthony Harding, presidente dell’associazione europea degli archeologi

Fonti:

Bosnia, la «misteriosa» palla gigante trovata nella foresta (Corriere TV)

Found a massive mysterious rock sphere in Bosnia

Biggest stone ball europe just discovered bosnia

 

Moqui Marbles (Glen Canyon)

Le “moqui marbles” non hanno le dimensioni delle pietre sopra descritte, ma sono più piccole e composte per lo più di ematite. In questo caso non vi è dubbio che siano conformazioni naturali. Si trovano un po’ ovunque in Arizona, nel sud del Nevada, nel Colorado settentrionale e nello Utah. Sono pietre che aveva però un’importanza primaria per gli sciamani delle tribù dei nativi, in particolar modo degli Hopi.

Le pietre servivano per curare e per dialogare con gli antenati, “moqui”, da cui il nome delle pietre. Sono conformazioni rocciose che possiedono una grande energia, e sembrano essere simili alle rocce di Marte chiamate “mirtilli marziani”.

Fonte:

Moqui Marbles of Utah and Martian Blueberries Are Strangely Similar.

 

Champ Island (Circolo Polare Artico)

Le sfere di pietra rinvenute in Russia e più precisamente su Champ Island. Su quest’isola remota dell’Artico, che non è mai stata abitata, lungo la costa si trovano centinaia di pietre tonde. Alcune sono molto piccole, altre misurano diversi metri di diametro. Ancora una volta i geologi danno la loro spiegazione, anche se in questo caso non è univoca.

Alcuni dicono che le rocce vengono dal mare e dal moto ondoso sono state lavorate. Il che potrebbe andar bene per le più piccole ma non per quelle più grandi e massicce. Anche in questo caso, un’altra spiegazione molto quotata è quella delle concrezioni.

Fonti:

Champ Island

 

Le sfere di  Sereulsky

Sempre in Russia, nel 2016 il giornale Siberian Times riportò la notizia di grandi massi sferici di circa un metro di diametro ritrovati nella miniera di carcone di Sereulsky, nel Distretto di Nazarovo (regione di Krasnoyarsk):

Dei minatori stavano conducendo dei lavori di scavo e incontrarono dieci di queste sfere massicce. Curiosamente, una volta riportate in superficie, si notò che diventavano rossastre quando pioveva: ovvero, tendevano ad arrugginire, segno che vi era del materiale ferroso al loro interno. Ancora una volta, i geologi dissero che si trattava di conformazioni naturali, rare invero, ma non impossibili per la natura.

Fonte:

Dinosaur eggs, meteorites, signs of an ancient civilisation: what are these giant balls?

 

Il Peter Kolosimo delle palle

 
 

La grande diffusione di queste sfere di pietra conferma la loro origine naturale, tranne che per quelle ritrovate in Costa Rica, le uniche per le quali si sia accertata invece l’origine umana (anche se la tecnica usata ancora sfugge). Poi c’è l’interpretazione di Erich von Däniken, il quale nel suo libro “Chariots of the Gods?” parla di esseri venuti dal cielo in epoche remote, extraterrestri che avrebbero lasciato la loro impronta (e i loro manufatti) sul pianeta Terra.

Gli extraterrestri torneranno (Erinnerungen an die Zukunft) è un saggio dell'autore svizzero che espone i risultati delle proprie ricerche sulla teoria degli antichi astronauti.

Nel suo libro, originariamente edito in Germania nel 1968 dall'editore Econ Verlag e distribuito per la prima volta in Italia nel 1969, von Däniken correla la costruzione di grandi strutture antiche, come le piramidi egizie o Stonehenge, monumenti come i Moai sull'Isola di Pasqua e reperti storici come la Mappa di Piri Reis, alla visita di entità aliene che contribuirono all'evoluzione dell'uomo sulla Terra, avvalorando le sue teorie relative all'archeologia misteriosa relazionate a una interpretazione dei testi presenti nella Bibbia.

Il saggio, pur non trovando credito nell'ambiente scientifico, divenne un best seller internazionale, tradotto in numerose lingue, dando spunto al regista tedesco Harald Reinl di realizzare un'omonima trasposizione cinematografica, disponibile su YouTube.

Erich von Däniken, Gli extraterrestri torneranno, Ferro, 1969,

Erich von Däniken, Gli extraterrestri torneranno, Milano, Armenia Editore, 1976

Erichvon Däniken, Gli extraterrestri torneranno, Ristampa, Roma, Libreria Editrice Aseq, 2015.

Fonte

These giant stone spheres are out of this world but not literally/

 

Flora dell'Ustyurt

La flora della riserva non è ricca come quella dell'altopiano di Ustyurt, la riserva è principalmente un deserto con depressioni e doline con fessure in cui a volte si trovano strati di due metri di antiche rocce gessose. Le piante tipiche per tale località sono il cactus, la salvia grigia, la nassella, la stipa, la Anabasi salsa, la Batis maritima ed altre. In questo territorio cresce anche una rara specie di piante come il sottobosco di pioppo asiatico (Populus diversifolia). L'Ustyurt meridionale è caratterizzato da takyr (russo: Такыр, dal termine kasako o turco), il terreno a zolle piatte e separate semiaride con vegetazione più variabile.

 

Fauna dell'Ustyurt

La fauna della riserva è rappresentata da varie specie di serpenti e lucertole, tra cui vi sono rare specie di gechi che vivono solo nell'Ustyurt. Tra gli uccelli, predominano soprattutto i predatori: avvoltoi, falchi e anche aquile reali, aquile imperiali e aquile della steppa.

La fauna della riserva non è molto ricca. La riserva ospita diverse specie di jerboas, lepre della sabbia e altre specie. Circa 44 specie di mammiferi sono registrate nel territorio della riserva. Si possono incontrare lupi e sciacalli ma anche la donnola e il furetto della steppa. Tra gli animali più diffusi, anche se esigui di numero, vi sono la saiga (Saiga tatarica tatarica), la gazzella persiana o gazzella gozzuta (Gazella subgutturosa Güldenstädt, 1780) e il muflone di Ustyurt (Ovis orientalis arkal) che sono considerati rari vivono solo nel territorio di Ustyurt e Mangyshlak.

Animale simbolo dell'altopiano, la saiga è stata inserita nella lista rossa delle specie in pericolo dell'Unione internazionale per la conservazione della natura. Il numero di queste antilopi è drammaticamente diminuito nel corso degli ultimi vent'anni, passando da un milione di esemplari agli inizi degli anni '90 ai circa 40.000 attuali, dei quali 10.000 stanziati sull'altopiano di Ustyurt. Malgrado le strette misure di conservazione e la creazione di aree protette in Uzbekistan, Kazakistan e Turkmenistan, il numero di saighe è continuato a diminuire a causa di un intenso bracconaggio. La sua carne è infatti molto ricercata, ma sono soprattutto le sue corna, utilizzate dalla medicina tradizionale cinese come un'alternativa al corno di rinoceronte e vendute a un prezzo molto elevato, l'origine dei numerosi abbattimenti. La Cina si è da allora impegnata a ingaggiare una lotta contro la vendita illegale di queste corna, poiché, se non verranno prese apposite misure, la saiga è condannata a scomparire nel giro dei prossimi cinque-sette anni.

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Moschea ipogea, ingrandisci e segui
le due frecce rosse
Sorgente a Shaiyr - Шайыр
Kokala vista dall'alto

Il percorso dopo Tauchik può variare a seconda delle condizioni delle piste. È possibile seguire la strada asfaltata che, prima di raggiunge Shaiyr - Шайыр, permette di rifornirsi alla pompa dell'acqua presso un capannone che funge da Centro Culturale - Мəдениет Үйі.

Oppure, senza ripassare da Tauchik, dalle sfere si prosegue direttamente verso est seguendo la pista che attraversa una distesa pianeggiante che diviene un lago stagionale dopo abbondanti piogge.

Lungo il percorso, sulla sinistra della pista sterrata, sulla scarpata si riesce ad individuare una porta pitturata in blu che da accesso ad una moschea ipogea mai entrata in funzione.

Sia che si segua la strada asfaltata, sia che si attraversi ia piana del lago stagionale, nei pressi di Shaiyr - Шайыр è possibile il rifornimento di acqua di sorgente. Vicino ad un grande capannone dalla volta a botte che GMaps indica come Мəдениет Үйі (Casa della Cultura),c' è una "fontana" da cui sgorga un flusso continuo d'acqua sorgiva. Talvolta si trova un autista che si fa direttamente la doccia sotto il getto. L'acqua è potabile ed ottima e permette di riempire (refil) nuovamente canestri, taniche e borracce. Un gazebo in ferro offre ombra e si può allestire un pranzo volante se non si è fatto nella valle delle sfere.

 

Le pecore Karakol

Il kolkoz venne istituito negli anni '30 del secolo scorso. Oggi il villaggio di meno di 2000 anime, è un centro specializzato nell'allevamento della pecora karakol. La razza karakul è originaria dell'omonima regione del Turkestan. Alcuni studiosi ritengono che sia una delle razze ovine più antiche (sembra che i Babilonesi allevassero pecore di questo tipo già nel XV secolo a.C.).

 Apprezzata per la sua rusticità e resistenza agli ambienti difficili e siccitosi delle aree semidesertiche, la pecora karakol è allevata per la pregiatezza della pelliccia dell'agnello, dal quale si ottengono le famose pellicce di astracan. Per i buongustai, è pregevole la massa di grasso costituita dalla coda. Ricordo ancora con imbarazzo un piatto di grasso fumante servitoci in una yurta del Pamir, che mi aveva rammentato una esperienza simile narrata da El Lawrance in Arabia.

 

Kokala

Poco oltre Shaiyr - Шайыр, una deviazione dalla strada asfaltata, verso destra,  corre accanto ad un cimitero e permette di raggiungere Kokala, una montagnola di interesse minore, ma per gli appassionati di geologia, offre tracce di rettili nei sedimenti. Questa bassa formazione era una foresta tropicale circa 200 milioni di anni fa. Grazie ad un incendio, la foresta è giunta a noi sotto forma di colline di carbone, che erose dalle piogge acquisirono forme interessanti. Secondo la nostra guida si riconoscerebbero calchi fossili di felci, ma non aspettatevi che la terra si di color carbone!!!

Sfortunatamente, kokala è anche il nome (solo una assonanza?9 di una febbre emorragica individuata e riconosciuta nel 1848 nel sud del Kazakistan.

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Sherkala

Tre chilometri ad ovest di Shetpe, una diramazione conduce verso nord. Sulla destra si nota una scarpata indicata dai locali come Aktau (ak Bianco, Tau montagna) mentre a sinistra vi è il lungo rilievo indicato come Karatau (Kar scuro). Alcune guide locali lo chiamano il "cancello delle fate". e si inizia a vedere Sherkala nella forma che ricorda una yurta, un panettone multicolore che svetta in un nulla circondato da montagne creando un paesaggio spettacolare. La pista curva leggermente a sinistra verso la necropoli di Shick Ata (non inclusa nel programma) e da questa prospettiva la montagna assume la forma di un leone accucciato.

Una pista permette di girare attorno alla montagna. Procedendo in senso antiorario, si raggiunge un al belvedere sulla montagna di Sherkala (Sharkala, kazako: Шеркала, Sherqala, شەرقالا) descritta come una "piala" cioè una ciotola (capovolta), una yurta (la tenda dei nomadi centroasiatici), un leone (Sher) (agli appassionati di Kipling ricordo Sher Khan, la tigre) o una Sfinge. La montagna ha ripidi i versanti a sud ed a est e un lato settentrionale più eroso. La descrizione e la prospettiva cambiano a seconda del punto di osservazione. Il nome deriva dal persiano شیرقلعه, che significa "Fortezza del leone" od anche traducibile come il “Leone di roccia”. Lo sperone di roccia calcarea è alto più di trecento metri (307m) che si erge "misteriosamente" dal piatto deserto. Una leggenda narra che da qualche parte gli antichi kazaki abbiano costruito una scala per salire in cima.

Ai piedi settentrionali della montagna, si notano i resti di un caravanserraglio medievale. Una fortezza appartenente a Jochi (Dzhuchi), il figlio maggiore di Genghis Khan, sarebbe in cima e un tunnel può essere usato per accedere alla sommità, ma forse c'è un po' si confusione con le rovine di Kyzylkala.

Secondo la leggenda, la montagna fu assediata dallo sceicco Astsyz di Khoresm  dopo aver conquistato il Mankashlak. Dopo quattro mesi gli aggressori scavarono un tunnel attraverso la montagna fino al pozzo che alimentava la guarnigione, tagliando la loro corda che sollevava i secchi e costringendo i difensori alla resa.

Il monte Sherkala è composto da sedimenti del Cretaceo superiore, lo stadio turoniano, rappresentato da marne sabbiose bianco-grigiastre, grigio-verdastre, marne marroni gessose, con un potente orizzonte di scrittura bianca gessosa che sembra circondare la montagna con una sciarpa bianca. Argille sarmate calcaree del Neogene, stratificate grigie, con intercalari di marne e siltiti, sovrapposte a densi gusci di calcare grigio chiaro armano la superficie della montagna.

Ai piedi e intorno a Sherkala, nei calcari argillosi di colore giallo brunastro con una mescolanza di materiale sabbioso, depositi di sabbia argillosa, si traccia l'orizzonte di concrezioni di sabbia globose giganti - questo è un intero luogo di massi sferici di calcare di varie dimensioni. Insieme a loro ci sono piccoli noduli di fosforite. Questo orizzonte di concrezioni sabbiose è una continuazione dell'orizzonte che si trova nel tratto Torysh.

Ai piedi della formazione di Sherkala c'è un'abbondanza di resti organici: grandi ammonoidi. Anche qui sono stati ritrovati molluschi bivalvi, flora, microfauna, belemniti, denti di squalo, ostriche, briozoi.

Liberamente tradotto da Landscape ecc.

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Temir Abdal Ata e Shick Ata

Poco distante si trovano alcune località di minor importanza come la grotta-santuario di Temir Abdal Ata, (44.25637, 51.99305) (non in redazionale) che potremmo considerare l'ennesima moschea sotterranea. Una nicchia è tagliata sulla parete rocciosa di gesso, con ulteriori piccole nicchie scavate in cui sarebbero stati collocati libri e candele. Un'altra camera, scavata più in profondità nella roccia, era destinata alla preghiera e alla meditazione. Di fronte alla moschea sorgono qua e là le pietre scolpite della suggestiva necropoli abbandonata di Shick Ata (44.25629, 51.99345).

Темір Abdal мешіті

Temir Abdal Ata (1969)

Темір Abdal мешіті

Temir Abdal Ata (1969)

Shikh Ata © Elekes Andor

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Kyzylkala, avamposto medioevale del Khorezmshakh

 

Kyzylkala e Sherkala
Le rovine di Kyzylkala
Le rovine di Kyzylkala
Le mura di Kyzylkala e Sherkala
Kyzylkala vista con il drone
Il reticolo della Via della seta
Mangyshlak o corridoio Urali-Caspio

Abraham Cressca 1375

Clicca, ingrandisci e gioca...

L'ammasso di pietre è stato ricoperto per evitare i continui scavi nel tentativo di trovare le monete d'oro che qualcuno ritiene si possano ancora trovare. C'è ben poco da vedere ma credo che sia importante sapere che qui vi era una fiorente città medioevale. Anche se solo una distesa di pietre, è utile qui ricordare che è sul nostro percorso e la tappa a Sherkala non sono solo per l'aspetto policromo della montagna, splendido soggetto fotografico. La nostra fantasia popolerà questa piana di cammelli, mercanti, agricoltori, risuoneranno nell'aria i rumori delle botteghe artigiane, dei vasai, dei falegnami.

 

Nel 2004-2005 l'insediamento di Kyzylkala (Qyzyl Qala) è stato studiato dagli archeologi. In vari dialetti kazaki, il termine Қызыл kyzyl significa rosso, ed anche in russo Кызыл indica il rosso, in questo caso rossa fortezza. Scavi preliminari su una piccola area suggeriscono che si tratti dei resti di una grande città commerciale e artigianale, cresciuta lungo la carovaniera del Mangyshlak o  Corridoio Urali-Mar Caspio detto anche Volga-Caspio.

Come tutti gli itinerari storici delle Vie della Seta sul territorio del moderno Kazakistan e dei paesi dell'Asia centrale non si può definire un unico esatto percorso. Alcune città, paesi, caravanserragli e stazioni commerciali hanno acquistato e perso importanza nei diversi periodi di tempo per diverse ragioni interne ed esterne. Tuttavia, oggi possiamo identificare alcune sezioni principali delle attività commerciali più intense sulle Vie della Seta che si svolgevano tra diversi grandi centri di tradizione culturale urbana. Una di queste sezioni è proprio il cosiddetto "Corridoio Volga-Caspio", i cui componenti sono situati nel territorio delle regioni di Atyrau, Mangystau e del Kazakistan occidentale.

Da Urgench (ora in Uzbekistan, ma allora Corasmia) era possibile raggiungere gli Urali meridionali e il Volga, seguendo la strada dei caravanserragli di Ustyurt. In questa parte della strada si trovava la città di Kyzylkala. Passando per i territori del Priaralye meridionale e settentrionale, le arterie commerciali conducono alle città degli Urali di Saraichik e di Zhaiyk. Quindi le carovane si dirigevano verso ovest, verso l'Europa, la Crimea e il Caucaso, e anche sulla “Via di Zhaiyk” verso il Priuralye orientale, Urali  e Povolzhye

 La fondazione della città  risale al X-XIII. Secondo to scrittore arabo al-Khwārizmī, Kyzylkala venne fondata dallo da Sheikh Astsyz del Khorezm dopo la conquista del Mankashlak nel 1138.  L'insediamento è costituito dai resti della fortezza circondati da numerose fattorie. Gli archeologi presumono che l'insediamento sia menzionato nei manoscritti come la fortezza inespugnabile di Mangyshlak (una versione è che il nome si traduca come "Grande villaggio"). In effetti ci sono resti di una grande fortezza con mura fortificate con massicci blocchi di pietra e dodici torri. La base dell'insediamento, che occupa un'area di circa 50 ettari, è quadrata (110x115 m), circondata da mura alte 4 metri. Al centro del muro difensivo nord-occidentale si trova la porta principale e si distinguono i basamenti di due torri angolari e due intermedie.

La fortezza potrebbe essere stata un avamposto dello stato di Khorezmshakh (Corasmia) nel Mangistau destinata a proteggere le carovane di passaggio. Intorno alla fortezza fu infine stabilito un insediamento commerciale e artigianale: un rabat (quartiere fuori dalle mura) con la divisione in blocchi e proprietà private. La gente produceva ceramiche e cristalleria, lavorava ferro e rame e produceva gioielli. La popolazione principale proveniva dai coloni di Khorezm e non lontano dalla città intorno al monte Sherkala era stato organizzato un insediamento fortificato di persone delle tribù locali che si occupavano dell'allevamento del bestiame e dell'agricoltura.

L'approvvigionamento idrico di un insediamento così grande era assicurato dalla natura: oltre al fiume sorgivo Akmysh, sotto lo strato di argilla continentale e sabbia a 2,5 m di profondità dall'antico livello dell'acqua si trova l'acqua sotterranea alimentata dalle sorgenti della cresta del Karatau occidentale.

Nel 2004 sono state scoperte 200 fondamenta di alloggi e edifici domestici, per non parlare di strutture non trattate. Secondo ricerche archeologiche e fonti scritte, lo storico arabo Al-Istakhri per la prima volta nel X secolo menziona che l'insediamento di Kyzylkala è molto probabilmente quella famosa fortezza chiamata Mangyshlak

Nel 2012 l'insediamento medievale Kyzylkala è stato incluso nell'elenco provvisorio del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

 

Leggende e storie

A seguito di scavi si è scoperto che la città fu distrutta prima dell'invasione mongola. Ma, secondo fonti scritte, Mangyshlak fu attaccata e occupata da Khorezmshah nel 1127. Mangyshlak e Kyzylkala potrebbero essere la stessa città. L'ubicazione di quest'area è riscontrabile nella carta catalana di Abraham Cressca del 1375 e nel portolano dei fratelli Pizzigani del 1386. Sull'intero territorio dell'insediamento sono rinvenuti frammenti di macine.

L'esplorazione dei dintorni dell'insediamento ha registrato una vasta area di antico sviluppo agricolo. Questi risultati possono testimoniare la coltivazione estensiva di colture di grano e melone da parte degli abitanti di Kyzylkala. Lo strato dell'insediamento è pieno di ossa di animali consumati dai residenti. Ci sono ossa di pecore, capre, cavalli, cammelli e cinghiali. Il bestiame è stato probabilmente fornito ai residenti da pastori nomadi locali. C'era un commercio interno nella città. Finora non sono state trovate monete, ma c'erano enormi anelli di rame che sembravano orecchini che potevano essere usati come equivalente in contanti. I ceramisti locali hanno prodotto una grande varietà di ceramiche da cucina, per la casa e da pranzo, sono stati fatti tentativi per la ceramica smaltata. Gran parte della ceramica è stata realizzata con un tornio da vasaio. Parte dei piatti sono stati portati dal Khorezm (Corasmia) e dall'Iran. Per la finitura delle facciate frontali dei singoli edifici è stata realizzata la produzione di mattoni con motivi intagliati. Ci sono prove archeologiche di una una gioielleria a Kyzylkala. Gli archeologi hanno trovato piccoli oggetti fusi in bronzo e argento, una scheggia di uno stampo in pietra per gioielli, una sfera-cono, un vaso di ceramica per conservare l'amalgama (miscela di oro e mercurio usata per la doratura). Si trovano spesso perle di vetro colorato, giada, giaietto, corniola, cristallo di rocca, lazurite e ambra. Fiorì anche la fabbricazione complessa come la lavorazione del ferro e del rame.

La costruzione della città presumibilmente iniziò durante il X-XI secolo. Nella seconda metà del XIII secolo, dopo l'attacco dei Mongoli e la distruzione dell'impero di Khorezm, quando il livello del mare e la direzione delle rotte commerciali cambiarono, l'importanza economica andò perduta e la vita  della città si spense.

 

Fonti:

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The silk road programme, Kazakhstan.

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Amazing Mangystau - Kyzylkala Settlement, Mangistau State Historical and Cultural Reserve of the Dept. of Culture of Mangystau region

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Rapporto Archeologico Regione Mangistau 2004-2005, Archivi dell'Istituto di Archeologia A. Margulan, Almaty

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Moderni geoglifi ed antichi petroglifi

 

Dieci chilometri a nord-ovest della città di Shetpe si trova Ayrakty-Shomanai, o come l'artista-poeta ucraino del XIX secolo Taras Shevchenko preferiva chiamarla: la Valle dei Castelli. Le cime sono indipendenti e si trovano tra la catena del Karatau a sud e la cresta nord di Aktau a nord. L'unica catena montuosa che attraversa questa regione tra il Mar Caspio e l'Aral e il fiume Ural è il Mugadzhary.

 È solo questione di tempo prima che un regista di film di fantascienza veda il potenziale nel suo paesaggio ultraterreno composto da creste rocciose simili a pinne e imponenti guglie desertiche. Durante l'era della Via della Seta, era un importante punto di navigazione per viaggiatori e commercianti. Le guglie rocciose e le scogliere frastagliate di Ayrakty-Shomanai.

Airakty-Shomanai (Айракты-Шоманай): 44.243648594.034, 52.11020308085427.
Geoglifi

Dal lato nord di Ayrkaty-Shomanai è possibile guidare fuori strada fino alla vetta. Mentre ci si inerpica, oltre il lato est della vetta si scorge nettamente una collezione di geoglifi. Non farti ingannare però, non szono antichi come quelli di Naca o di Shurali in Tajikistan! L'archeologo e storico locale Andrei Astafiyev li ha creati nel 2017 per attirare più visitatori nell'area.

Ce ne sono cinque di cui la più piccola è una pecora argali di 150 x 110 m e la più grande raffigurante una divinità cosmogonica che misura 415 x 170 m. Astafiyev li ha realizzati con un piccolo team e ha impiegato una combinazione di droni e applicazioni GPS per mappare il progetto. Per realizzarli utilizzò un veicolo, dotato con pale e attrezzi, per smuovere il terreno.

Uno dei suoi più grandi disegni ha richiesto 30 km di guida per essere completato. Nel 2013, un geoglifo a forma di pentagramma largo 200 m è apparso alla periferia di Aktau. Nello stesso anno un altro pentagramma kazako ha fatto notizia, sulle rive dell'Upper Tobol Reservoir nella regione di Kostanay. Nessuno è certo di chi abbia creato questi pentagrammi, anche se l'archeologa Emma Usmanova crede che quello di Kostanay sia la sagoma a forma di stella di epoca sovietica. Per quanto riguarda quello di Aktau, Tengri News scrisse che c'è un forte sospetto che siano stati fatti da deltaplani a motore.

Aktau pentagramma geoglifo: 43,72934178920324, 51,12838728988996

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Petroglifi © Sergey Khachatryan

Su alcune delle scogliere dell'Ayrakty, sono presenti petroglifi raffiguranti mufloni, cavalli, cammelli e cani. Anche se alcuni non sono preistorici ma disegnati nel corso dei secoli da pastori e cacciatori locali. Le due pitture rupestri più notevoli della zona mostrano un dardo che colpisce un ariete e l'altro, localmente noto come "Il quadro del mondo", mostra più strati di animali selvatici. Petroglifi e pitture rupestri furono studiate negli anni '60 del secolo scorso dallo scienziato A.G. Medoyev nelle montagne Airakty e ha pubblicato nel 1979 The engravings on the rocks of Sary-Arka, Mangyshlak.

Le immagini sono raffigurate nei settori orientali e sud-orientali dei depositi cretacei situati sul lato orientale della montagna calcarea, simile ad un altopiano, ad Airakty. Sulle pietre sono disegnati animali: cammello, cavallo, capra di montagna, cavalieri e immagini stilizzate che potrebbero avere valenza religiosa. L'altezza di queste "ambe" raggiunge alcune centinaia ci metri.

C'è chi striscia il badge e chi ha indossa il collare... lavorare stanca...

 

La storia geologica della penisola di Tüpqaraghan, percorsa nel primo giorno, e di tutta la più ampia area del Mangyshlak è veramente complessa e sconvolgente per il profano che volesse addentrarsi fra innalzamenti ed abbassamenti della zolla terrestre in questa area a sud della Piattaforma Russa.

Neppure il più paziente dei geologi riuscirà mai a farmi comprendere la progressione della storia della terra. Ci ho provato adolescente cercando inutilmente di capire la geologia della Val di Fassa e neppure ora mi oriento fra nomi di derivazione inglese, Devon o Cambria, e i suffissi in "zoico" che si susseguono nelle varie ere. L'unica è godermi il paesaggio e la compagnia degli amici in viaggio.

Per gli appassionati, una breve ma complessa sintesi è presentata nella proposta di creazione del Parco geologico del Mangystau in questo documento.

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Airakty-Shomanai

Il piccolo sistema montuoso Airakty-Shomanai è un eccellente punto di riferimento naturale, un eccezionale simbolo della regione di Mangystau. Il nome della località ebbe origine nel 19° secolo, quando il poeta e artista ucraino Taras Hryhorovych Shevchenko, esiliato in Kazakistan (si ancora lui, che da nome all'aeroporto, al forte ed anche un tempo alla città di Aktau), lasciò una serie di schizzi artistici chiamati "La valle dei castelli" che visitò nel 1851-1852.

Akmish Tau - Taras H.Shevchenko
Tulipa Sogdiana

In realtà non era turista come noi, ma venne mandato al confino anche in quell'avanposto che fu poi chiamato Fort Shevchenko, e comandato a partecipare alla spedizione esplorativa che attraversò il Mangystau raggiungendo il lago di Aral. Amish Tau (c'è un amish vicino a Sherkala) è raffigurato con un cielo plumbeo in pieno romanticismo, forse proprio quella "tempesta ed impeto" evocata dal vento che batte questa regione.

Valle dei castelli è un nome assolutamente giustificato: le formazioni rocciose assomigliano a palazzi e torri con una struttura elegante, costituendo una composizione favolosa che puoi ammirare per ore. Le montagne sono formazioni residue ricordo dei rilievi di antiche epoche. I mufloni asiatici (Ovis orientalis)appartengono alla fauna dell'altopiano e il mondo della flora è arricchito dai delicati tulipani sogdiani che fioriscono in primavera e creano una straordinaria immagine pittorica. Il luogo di origine dei tulipani sarebbe proprio in Kazakistan nell'attuale Riserva Naturale di Aksu-Zhabagyly dove sbocciano i famosi tulipani greigii (o di Greig, Tulipa greigii). Le tribù turche emigrarono portandoli in Anatolia e da qui l'ambasciatore olandese li porto nei paese bassi.

Oggi siamo giunti qui in 4x4, pensiamo alle tribolazioni di questi esiliati dell'impero russo in viaggio di esplorazione dal forte sulla costa del Caspio verso il lago d'Aral.

Faremo campo fra queste montagne di Ayrakty che hanno forme di pinnacoli, mura e fortezze, dove vedremo un tramonto unico al mondo. Quindi incrociamo le dita e speriamo nel meteo.

   

Gola di Akmysh

Ақмыш сайы
 (44.2486346419516, 51.98755576905016)
Akmysh (Ақмыш сайы)

A meridione (sud) del nastro di asfalto, si nota uno strano monumento con una statua. Le si passa vicino per raggiungere la collinetta da cui si spazia con lo sguardo sul terreno che ricopre Kyzylkala. È la c.d. Gola di Akmysh (Ақмыш сайы), una curiosità che attrae i turisti kazaki, che ammirano la statua che caratterizza la località. In realtà la gola non è profonda ma è dolo una fenditura nel terreno in cui da secoli scorre un ruscello.

Akmysh si trova tra le catene montuose dell'Aktau settentrionale e occidentale, a 156 metri a est della gola, passa la strada Shetpe-Shaiyr (aiyr in molte lingue derivate dall'antico turco indicava collina o bivio), 1,6 chilometri a sud-ovest del monte Sherkala, 17 chilometri a nord-ovest di Shetpe.

Secondo l'ufficio turistico, la gola attrae non solo per la bellezza della natura: un boschetto, un ruscello gorgogliante, ma anche monumenti storici: le rovine dell'antica città di Kyzyl Kala, che si trova a 200 metri a sud della gola  (di fatto non visitabile).

La lunghezza del torrente Akmysh è di poco più di un chilometro con un piccolo boschetto lungo le sponde. Taras Shevchenko ha definito questo luogo il miracolo numero due del Mangyshlak, ma possiamo comprendere come fosse la zona duecento anni fa, prima della strada asfaltata e dove sfrecciano le auto dei moderni viaggiatori,

C'erano una volta salici secolari, ma sono scomparsi molto tempo fa e il loro posto è stato preso dalle piantagioni fatte dal pastore locale Tokymbai.

l'attrattiva di questo luogo sta anche nella sua rarità, dove il carovaniere poteva riposarsi sotto il fruscio delle foglie. Quattro chilometri più a sud e un po' ad est si trova l'altrettanto pittoresca gola di Samal, non lontano dalla gola di Sazanba.

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Alternativa di Otpan Tau e la lupa celeste

A seconda che si prenda una pista per fuoristrada o si segua la rotabile, potremmo passare da Zhyngyldy (Жынгылды - Jıngıldı) dove una strada prosegue verso nord, il villaggio di Shayyr e giunge a Sherkala (gruppo Rolle 2018) oppure seguire la strada verso est e e dare una occhiata al curioso monumento su una collina di Otpan Tau (tau, usato anche come suffisso, significa montagna), relativamente vicina 16 chilometri fuori dall'asse viario, la più alta del Mangystau (532 m). Qui si erge un curioso moderno complesso storico-culturale che, a dire dell'ufficio Turistico, offre meravigliosi panorami con tre torri e una cupola dorata, un monumento alla donna lupo (da cui secondo la leggenda nacquero i primi kazaki) e una torcia simbolica che rimanda ai tempi leggendari in cui il sito era utilizzato per trasmettere segnali luminosi.

La collina di Optan Tau

È un classico esempio della nuova monumentalità degli "stan", gli stati indipendenti nati dall'implosione dell'impero. Piegati dagli anni "20 ai "90 del secolo scorso sotto il tallone russo e la dissennata politica economica dell'URSS, questi paesi cercano di riaffermare e far rinascere la identità culturale delle varie etnie attraverso scenografie che si vogliono differenziare dal realismo sovietico con risultati talvolta veramente miseri... oppure con la grandiosità degli edifici come nella capitale Astana che ora si chiama Nursultan dal nome del dimissionario presidente Nazarbaev.

L'alta torre di telecomunicazioni, novello faro, completa la scenografia del monumento... che non è incluso nei programmi...

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Per approfondire le "magnifiche sorti e progressive"...

L'idea per la costruzione del "complesso spirituale" Otpan fu di Sabyr Aday, noto poeta e personaggio pubblico kazako. Nel 2004 il designer e architetto Kopbol Demessinov lo ha realizzato. Il mausoleo è stato aperto 25 ottobre 2007. Attualmente è incluso nell'elenco dei monumenti storici e culturali nazionali di valore locale. Questo memoriale è stato anche incluso nell'elenco di oggetti sacri come parte del progetto di importanza regionale "Geografia dei luoghi sacri" nell'ambito del programma "Rinnovamento spirituale".

la Lupa Celeste

Ak Saray

Il complesso comprende edifici e monumenti collegati da una scalinata. Più in basso sorge l'edificio ottagonale con cupola dorata dove si celebra il Navruz, il capodanno kazako, il 14 marzo, in verità in una data non usuale. Qui si celebra anche la festa della unità nazionale con la parata dei cavalieri e danze. La tradizione vuole che Otpan Tau sia la montagna dove veniva acceso un fuoco come segnale di allarme in caso di pericolo incombente per avvisare la popolazione locale della minaccia di un attacco. La fiamma sulla cima di Otpan Tau era visibile da qualsiasi punto. I capi clan si riunivano ad Otpan Tau per discutere e risolvere questioni importanti e gli anziani e i saggi quei decidevano se dare avvio ad una guerra e mandare i guerrieri in battaglia.

Sulla cima del monte Otpan, sono installate due strutture: il monumento ad Aday Ata, alto 37 metri, e due stele che torreggiano a destra e a sinistra del monumento Aday ata. Simboleggiano due ali del padre: i figli Kudayke e Kelimberdy.

Nella realtà, meno romanzesca, originariamente i kazaki formavano un'unica Orda con le tribù uzbeche sotto la leadership di Abulkhayr Khan discendente di Genghis Khan, attraverso il primogenito Jui. Tuttavia i due condottieri, Kerey e Janibek, discendenti, a loro volta, di Urus Khan e del Sovrano Mongolo, decisero di separarsi da Abulkhayr Khan, dando inizio alle dinastie kazake (ndr).

Il complesso comprende l'Aksaray (bianco serraglio), un edificio a due piani che ricorda una grande yurta e un elmo da guerriero. Nel complesso commemorativo si trovano: un museo, una biblioteca, una sala per cerimonie, una sala per il Consiglio degli Anziani. C'è anche una scalinata, che consiste di 362 gradini (362 i luoghi sacri del Mangystau)che portano alla cima, dove si trova il monumento ad Aday, mitico progenitore delle tribù kazake, vissuto nel 15° secolo. In memoria dei suoi figli, Kelimberdy e Kudayke. Vicino al luogo del fuoco simbolico si trova la Piazza (spianata) del Presidente.

Nelle vicinanze del memoriale c'è la statua della lupa celeste, Kokbori - la grande lupa simbolo di forza e libertà dello spirito.

Monumento alla madre madre. La moglie di Adai Ata è la rappresentazione di tutte le madri. la raffigurazione è completata dalla luna, simbolo del viso, il sole è il cuore, due aquile che rappresentano due figli, a cui la madre passa le migliori qualità umane - amore per la libertà, la solidarietà, la fratellanza. I due bambini consegnati dalla madre sono Kudaike e Kelimberdy. La madre è la culla della vita e progenitrice della vita, custode del focolare. Pertanto questo monumento si trova vicino al mausoleo di Adai Ata. L'altezza del monumento è di 15 metri;

Fuoco della unione - simbolo di indipendenza. Un monumento con un'enorme ciotola con un fuoco ardente, dove ogni anno durante la festa di Amal, il primo giorno del navruz, viene acceso il fuoco sacro; simbolo l'unità delle tre zhuzes, la suddivisione territoriale delle ventiquattro tribù kazake.

 

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