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Non c'è che leggere e scegliere... |
Tandoori, forno verticale |
Khachapuri |
Museum of National Antiquities |
È domenica, giorno di festa. Troviamo i cortei di molti matrimoni. L’ampio piazzale assolato è divenuto un parco ricco di alberi e chioschi dove le coppie con amici ed invitati festeggiano le nozze. Gulomsho ceca di spiegarmi gli orari ed il calendario per queste feste imenee: ammetto di non capire molto di queste scelte motivate da decisioni a nostri occhi abbastanza strambe. Sembra vi sia una legge del 2015 che vieta alcune tradizionali feste dell'era sovietica come il capodanno con la data occidentale (l nawrus, è il capodanno più tradizionale di origine persiana). I matrimoni non dovrebbero essere stravaganti, ma la lunga berlina hollywoodiana sembra essere consentita. Anche i compleanni non evo essere una manifestazione di opulenza.
Della cittadella sono state restaurate le mura ed il portale fortificato di ingresso. Il resto è una passeggiata fra negozi di souvenir. L'interno della cittadella è vuoto, ci fossero case o una tendopoli non sappiamo. Chi ha voglia e gambe sale al palazzo del Beg (capo), l'edificio che domina Hissar. All'esterno trovo più interessante il piccolo museo annesso alla madrassa. Un plastico in rilievo permette di delineare e comprendere il percorso che faremo.
Torno per la quarta volta in queste valli remote per riempire la vista con i grandi spazi dei Pamir e con le strette gole che ho già ammirato sulla M41 nei viaggi Asiastan (2014), Pamir Walks (2017), Pamir Orientale Trek (2018) e nel trek al Muztag Ata (1987), il più orientale dei Pamir, ma i primi wakki ismailiti li ho incontrati in Pakistan nei trek ai Batura ed in Shimshal nel 1987 ed ancor prima nella traversata da Chitral a Gilgit costeggiando le valli che salgono verso l'Hinduhush e abitate da insediamenti wakki. Ricordo ancora la sorpresa e la curiosità con cui fotografia un infermiere davanti ad un presidio sanitario con l'insegna della Aga Khan Foundation. Il percorso del viaggio Pamir 4x4 mi permette di aggiungere alcuni tasselli a questo puzzle e visitare altri angoli di questo mondo, anzi del Bam-i-Dunia, “tetto del mondo”.
Sulla strada del ritorno in città ci fermiamo al ristorante Тайга ovvero Taiga, questo è facile da leggere, ed è per molti il primo approccio alla cucina centroasiatica. Per me è la gioia di poter spazzolare un piatto di plov ed anche altri gradiscono questo piatto caratteristico di mezzogiorno. Ripenso al viaggio di luglio quando, nella medesima situazione di primo pranzo in Azerbaijan, era iniziata la saga dei manty che a me assolutamente non garbano. Successivamente in quel viaggio (Tutto Caucaso) era stata la volta del khachapuri al formaggio o nelle sue numerose varianti, una ricetta tipica della cucina georgiana, ma molto popolare anche in Russia... sicuramente buono, ma come da esperienze ripetute, chi all’inizio lo lodava e se ne abbuffava, al decimo giorno di viaggio lo rifiutava quasi disprezzandolo…
"Al centesimo catenaccio, alla sera mi sento uno straccio" ed io al centesimo gruppo trovo ancora la forza di lamentarmi di questa ripetitiva e banale situazione. Dovrei averci fatto il callo, ma credo che pochi o nessuno qui si annoierà del vitto e delle pietanze un po' ripetitive. Al Taiga desta interesse un forno tanduri posto nel giardino, poi ci trasciniamo assonnati al Museo archeologico.
Lì per lì mi sembra una novità, poi inizio a riconoscere oggetti visti cinque anni prima. Non ricordavo la gigantesca statua del Buddha dormiente nella posizione del leone dormiente e mi chiedo se fossi salito al primo piano. Le piante dei piedi recano iscrizioni, ne segue una vivace discussione fra Giovanni, Silvestro ed altri sul significato della statua… ma in bus dormirei volentieri anch'io. Il grande simulacro è lungo quattordici metri e raffigura il parinirvāṇa di Siddharta Gautama ed era collocato originariamente nel monastero buddhista di Adjina Tepe (la "collina della strega"). Dopo la distruzione dei Buddha di Bamiyan nel 2001 e del meno famoso Buddha di Kakrak nell'anno successivo, rappresenta uno degli ultimi esempi superstiti della fase del gigantismo dell'arte del Gandhāra nell'Asia centrale.
Buddha Dormiente - ტაჯიკეთის სიძველეთა ეროვნული
მუზეუმი Museum of National Antiquities. Credit MV 2019. |
Al primo piano, spiaggiato su una scomoda seggiola, raffronto la polvere dei secoli e quella del museo che mi fa starnutire ma passo poi a pensieri più elevati confrontandomi con la ipotesi che questo Buddha di Dušhanbe potrebbe essere identificato con la statua descritta dal pellegrino buddhista cinese Xuánzàng intorno al 631 d.C., nel corso della sua visita ai Buddha di Bamiyan «All’interno del convento si trova un’altra statua che rappresenta il Buddha nel momento in cui entra nel Nirvana: la sua lunghezza è di 1000 piedi. Tutte queste statue sono di un aspetto imponente e di una meravigliosa esecuzione». Se Xuánzàng avesse viaggiato in aereo come noi, avrebbe visto questi monumenti meravigliosi o si sarebbe preoccupato come me del pasto a bordo?
Ci trasferiamo al cuore patriottico di Dušhambe, ed il pulmino ci scarica in Maydoni Dustiai (Ploshchad Dusti) ai piedi di Ismail Samani, il padre della patria, il monumento più visitato della capitale, un’opera definita "piuttosto kitsch": gli "stan" hanno necessità di crearsi una identità e la figura del condottiero samanide del X secolo fornisce una storia centenaria, per questo la statua venne collocata in bella vista in occasione dei 1100 anni della dinastia samanide, nel 1999, spodestando la statua di Lenin che dominava la piazza.
Dietro il monumento al sovrano (a me sembra una classica Statua della Vittoria con tratti di Statua della Libertà od una Minerva) si estende una lunghissima fontana marmorea al cui termine troviamo il Monumento alla Indipendenza: quattro archi reggono una colonna che si slancia verso il cielo. A nord del monumento svetta il pennone con la bandiera del Tajikistan, innalzato nella gara fra i vari "stan" per avere il pennone più lungo... Torniamo indietro, alla nostra destra c'è la grande Biblioteca Mazionale, mi pare che Terzani ne parli in un libro ed una relazione racconta che anche loro avevano cercato di visitarla senza riuscirci, ma parliamo di vent'anni fa.
Con lenta camminata fra le vasche ed i getti torniamo da Ismail. Scattiamo qualche immagine di rito così come i tajiki che si fanno immortalare in foto ricordo. Attorno alla statua bighellonano gruppetti di giovani che si spostano sulla scia di ragazze che a gruppi di due o tre camminano ben seguite a breve distanza dagli ammiratori. Ed anche loro di tanto in tanto si voltano per essere sicure di essere seguite e che i ragazzotti non abbiano cambiato l'oggetto delle loro mire.
Entriamo nel Bag-i Rudaki (Памятник Рудаки) con l'effige del poeta Rudaki, altro mito fondante della nuova identità nazionale. Prima occasione per una foto di gruppo con allegre signore tajike in passeggiata domenicale con il consueto abito tradizionale che in realtà per molte, specie nelle campagne, è l'unico modello usato.
Proprio dietro il parco, la LP indica il Palazzo delle Nazioni, un opulento edificio presidenziale di nuova costruzione che pare sia costato più del bilancio nazionale destinato alla sanità.
Dopo aver girovagato per arriviamo stremati (almeno io) in albergo. Giordano ed io in bus, il resto del gruppo a piedi. Riposino, doccia per svegliarsi e poi cena in un ristorante nei pressi dell’hotel.
Andiamo a piedi perché si trova in una traversa del vialone dietro all'hotel in Kubonov street. Nel buio della notte e della via scarsamente illuminata, il ristorante sembra avere un ingresso luminoso e promettente. La Chaykhana Omar Khayyam (Чайхана "Омар Хайям") è un mangificio all'aperto, reso attraente da una profusione di lampadine viola disposte sulle mura perimetrali del giardino e sulle piante. Atmosfera rilassata, anzi direi ovattata.
Per noi hanno preparato una tavolata in un punto più luminoso. Il menù è vario, tajiko ed inglese, ma il problema è che la traduzione inglese non dà idea della preparazione del piatto. Gulomsho e Nasrullo fanno da interpreti culinari, la decisione è lunga, qualcuno fatica a comprendere i nomi in inglese delle pietanze ma nessuno scalpita.
La cena è anch'essa, come tutto il vitto del viaggio, inclusa nel costo del pacchetto, ma non è un gruppo di abbuffini, semmai di buongustai che gradiscono anche il piatto etnico. La luna splende nuovamente come stamane al nostro arrivo in aeroporto ed occhieggia fra le fronde. Il locale è piacevole, la guida offre la cena e noi le bevande e poi tutti a dormire.
Dušhabe, domenica 15 settembre 19
[ 14 settembre ]
(LP-EDT AC 435 e seg) pop. 600.000 / alt. 800 m
Con un magnifico scenario montano, tranquilli viali alberati ed eleganti edifici neoclassici dalle tonalità pastello, Dušhambe è la capitale centroasiatica più bella, soprattutto da quando hanno chiuso con lo stucco i fori delle pallottole che crivellavano i muri. Fino a una decina di anni fa alquanto pericolosa e inquietante, oggi la capitale tagika sta vivendo un fortunato periodo di rinascita e si propone come una città piacevole, anche se forse un po’ monotona.
Il cuore di Dušhambe è l’ampio viale alberato chiamato prospekt (viale) Rudaki, che si allunga verso nord dalla stazione ferroviaria in Maydoni Ayni (maydoni significa ‘piazza’). Una passeggiata da nord a sud lungo questo viale rappresenta una splendida introduzione alla città. Quasi tutto ciò che la città offre di utile e interessante si trova a una distanza raggiungibile con meno di 15 minuti a piedi dalla centrale Maydoni Dusti (Piazza dell’Amicizia), fatta eccezione per l’autostazione principale, situata a circa 3 km di distanza sulla kuchai Ibn Sina nella zona occidentale della città.
L’aeroporto è situato nei sobborghi sud-orientali di Dušhambe, a 5 km dal centro lungo Ahmad Donish.
I cartelli stradali della capitale recano termini tagiki come kuchai (via), khiyeboni (viale), prospekt (viale) e maydoni (piazza).
www.afc.ryukoku.ac.jp/tj; ak Rajabov 7h10-17 da martedì a venerdì, fino alle 16 sabato, fino alle 14 domenica) è il migliore del paese, con interessanti mostre sui siti greco-battriani di Takht-i-Sangin (tra cui una minuscola immagine in avorio di Alessandro Magno risalente a 3000 anni fa) e di Kobadi-yan, oltre a originali dipinti murali sogdiani, pilastri di legno brunito provenienti da Penjikent, una guaina e un’impugnatura del VI secolo a forma di grifone. Il pezzo forte della mostra è la statua del Buddha dormiente di Ajina Teppe, lunga 13 m, rinvenuta nel 1966 (e tagliata in 92 pezzi per il trasporto). Risale all’epoca kushanica, ovvero a 1500 anni fa ed è considerata la statua del Buddha più grande di tutta l’Asia centrale.
Non è permesso scattare fotografie e prima di entrare bisogna indossare delle sovrascarpe in plastica.
L’adiacente Museo Etnografico (ak Rajabov 7; ingresso 15; h10-17 da martedì a venerdì, fino alle 16 sabato, fino alle 14 domenica), che ha una piccola collezione di abiti, ricami e simili, è meno interessante.
(www.gurminj.tj ; Bokhtar 23; interi / studenti 5/1TJs; h11-18) deve il nome al suo proprietario, l’attore Gurminj Zavkybekov, originario del Badakhshan. L’attrazione qui sono gli antichi strumenti musicali, che comprendono un gijak (violino), un doira (tamburello) e un rabab (mandolino a sei corde). Il museo è nascosto all’interno di un complesso sul lato opposto
Maydoni ayni; ingresso 20TJs; h9-16 da martedì a sabato, fino alle 15 domenica), ubicato in posizione dominante in Maydoni Ayni, ospita le classiche mostre didascaliche su argomenti di storia turale, arte, etnografia e archeologia pur troppo con insufficienti didascalie in inglese. Tra gli oggetti in mostra figurano perle rare, come gli incantevoli minbar (pulpito) e mihrab (nicchia che indica la direzione della Mecca) provenienti da una moschea di Istaravshan e un bel dipinto di Lenin raffigurato mentre incontra le donne oppresse di tutto il mondo sulla Piazza Rossa di Mosca. Al secondo piano c’è un’inquietante ricostruzione di una zindan (prigione). L’ultimo piano è dedicato a una collezione in stile sovietico-presidenziale – non perdetevi i bassorilievi di alabastro lungo la scalinata.
Con il minareto coronato da una mezzaluna e la cupola d’oro brunito, la Moschea e Medressa di Haji Yakoub, poco più a ovest dell’Hotel Avesto, è una delle poche testimonianze visibili dell’islam presente a Dušhambe. Il venerdì centinaia di fedeli con lo zucchetto in testa affluiscono alla moschea per la preghiera di mezzogiorno, strettamente sorvegliati dalla polizia tagika. Le donne possono accedere soltanto al cortile.
Il passato persiano del Tagikistan traspare nella facciata della Sede dell’Associazione degli Scrittori (Ismoili Somoni), decorata, al pari di una cattedrale medievale, con i ritratti religiosa mente scolpiti nella pietra di Sadruddin Ayni, Omar Khayyam, Firdausi e altri scrittori del pantheon persiano.
L’animato e pittoresco Bazar Shah (all’angolo tra Lokhuti e Nissor Muhammed) è il cuore delle attività commerciali di Dušhambe ed è il posto migliore per far scorta di generi alimentari per il viaggio, dalla frutta secca ai kimchi coreani.
Meno esotico è il grande Bazar Barakat (Ismoili Somoni), un mercato coperto a nord-ovest dell’Hotel Tajikistan, dove potrete acquistare un tupi (papalina) ricamato o un chapan (mantello) a strisce. Il mercato verrà sostituito da un nuovo complesso che comprenderà un museo nazionale e un teatro.
Altri edifici degni di nota sono il Teatro dell’Opera e del Balletto Ayni (p442) e il Vakhsh Hotel (Rudaki 24), sul suo lato meridionale. Durante la guerra civile, questo albergo fu occupato da bande di barbuti mujaheddin ribelli e crivellato di pallottole. Oggi è uno dei luoghi più belli della città per sorseggiare una birra all’aperto.
Diversi luoghi in città offrono uno spazio verde per rilassarsi, tra cui il placido Orto Botanico, meta preferita delle coppiette in vena di effusioni. L’estremità settentrionale sfoggia alcuni edifici finemente scolpiti in stile tagiko.
Per godere della vista migliore sulla città, prendete la cigolante funivia d’epoca sovietica fino al Parco della Vittoria.
Il parco più animato nei fine settimana è quello del Lago Komsomol (Ismoili Somoni), frequentato dalle famiglie e provvisto di chioschi di shashlyk e birra alla spina, ruota panoramica e pedalò. Si trova a una fermata d’autobus da Rudaki, di fronte allo zoo. Subito accanto è in costruzione una grande chaikhana. Per chi non lo ricordasse la Komsomol era l'Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l'Unione Sovietica.
In una vasta pianura incorniciata dalle montagne 30 km a ovest di Dušhambe, si trovano i resti di una fortezza del XVIII secolo che fu occupata fino al 1924 da Ibrahim Beg, lo scagnozzo locale dell’emiro di Bukhara. Un tempo roccaforte dei guerriglieri basmachi, venne distrutta dall’Armata Rossa e tutto ciò che resta è una porta di pietra ricostruita (Darvaza-i-Ark) in una fenditura tra due alture erbose. Una scarpinata lungo la collina sulla destra (l’antica residenza del beg, o proprietario terriero) regala una vista bellissima.
La fortezza è raffigurata sulla banconota da 20TJS. Di fronte alla fortezza si ergono due semplici medressa, la cinquecentesca Medressa-i-Kuhna e la secentesca Medressa-i-Nau (nau significa ‘nuova’). La medressa più antica (di fronte alla porta della fortezza) ospita un piccolo museo (ingresso 3,50TJs; h8-18), i cui reperti di scarso interesse comprendono una tomba in ceramica vecchia di 1800 anni scoperta nelle vicinanze. Nei pressi sono situate le fondamenta di un caravanserraglio costruito nel 1808, mentre di fronte alla medressa, nell’ex Piazza Registan, si trovano i resti dei taharatkhana (bagni cittadini). Proseguendo per pochi passi lungo la via dietro le medressa vedrete il mausoleo risalente al XVI secolo dell’insegnante sufi Makhdum Azam.
Arrivo | Partenza | |
03:40 | (ora tajica) inizio discesa. | |
04:05 | Landed. http://Dušhambeairport.com/ | |
04:30 | Controllo passaporti. Compilare form da conservare per uscita. Ritiro bagagli. | |
05:00 | Incontro con la guida Gulonsho Alinazarov. Pratiche smarrimento bagagli. Appena fuori dalla dogana c'è un bar ed un aiuto (cassiere agenzia) consegna una bottiglietta d'acqua ad ogni partecipante. 4 4wd |
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05:40 | Uscita dal parcheggio | |
06:00 |
Hotel Asia Grand Hotel.15° sereno con nuvole sparse. Distribuzione camere. - colazione. |
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07:30 | 10:00 | Riposino e doccia. |
08:50 | Mia colazione. 21° sereno. | |
09:30 | Incontro con Nasrullo Alinazarov. Consegna grammatica da Sivia Antonini. | |
10:00 | Raccolta Cassa Viaggi e pagamento agenzia. | |
10:35 | Inizio tour. | |
10:40 |
Veloce cambio in banca. 200 € = 2.124 somoni. Rata a 10,62 anziché 10,67 2.134.75 del cambio web. No passaporto no ricevuta. Amonat Bank (Банкомат "Амонатбанк") Bukhoro Street 30 (38°34'26.4"N 68°47'34.5"E / 38.573997, 68.792902), |
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20:55 |
partenza per Hissar. |
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12:40 | Parcheggio. Feste di matrimonio. | |
12:00 |
Hissar CC 160 somoni 10 pax. |
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12:40 | Museo Hissar 160 somoni | |
13 20 |
Partenza da Hissar. |
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14:10 | Ristorante Taiga (no GPS). | |
15:10 | Partenza dal ristorante. | |
15:25 | 16:25 | Museum of National Antiquities ტაჯიკეთის სიძველეთა ეროვნული მუზეუმი. Entrata 50x8 800 somoni |
16:30 | 17:30 | Ismoili Somoni Statue Памятник Исмаилу Сомони e Parco Rudakhi. Monumento a Rudaki (Памятник Рудаки). |
17:50 | Hotel (piedi o bus) | |
20:30 | 22:15 | Ristorante Omar Khayyam (Омар Хайям) |
24:00 | Camomilla e ninne |
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