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Tappa da programma. L'ha proposta il redazionale e l'agenzia l'ha confermata, oppure è stato il contrario? Chi ha scritto il redazionale probabilmente si è basato sulle possibilità di camminate studiate per il viaggio Palmir Walks. Vi sarebbe la possibilità di camminate. Vedremo i tempi, per ora ho programmato solo la salita verso la bocca del ghiacciaio sopra Roshorv.
Basid ci ha offerto una bella atmosfera, sono contento. lasciamo l'oasi e guardo con un po' di nostalgia il bivio per Bàrdara. Anche quella era stata una bella tappa e la successiva, sul medesimo percorso di questa mattina, era stata movimentata.
Sono rimasto ancora con le stesse compagne di viaggio. Se fossi più attento imporrei il cambio di equipaggio e di vetture, mischiando partecipanti ed autisti per un maggior conoscenza nel bene e nel male, ma sono pigro e mi sta bene cosi. Forse un pensiero egoista?
Sebbene sia immerso nel ricordo e cerchi di individuare i luoghi del viaggio del 2017, mi accorgo che la valle presenta vedute e angoli che non avevo notato. Mi sembra proprio che la valle del Bartang mostri un volto differente ed oggi noto particolari che me la fanno apprezzare maggiormente. In questo sono favorito dalle numerose soste richieste dai fotografi e dai compagni. Qualche macchina forse eccede nelle soste, ma abbiamo tempo e i soggetti sono sempre numerosi, ad ogni svolta di questo sinuoso solco vallivo si offrono nuovi spunti per scatti paesaggistici.
Poco dopo il bivio per Bàrdara (ha l'accento sulla prima à...) passiamo sulla destra orografica, ma incontreremo anche altri due ponti. Uno soprattutto mi incuriosice perché sostiene una condotta idrica e non è solo per veicoli. praticamente la sorgente od il punto di prelievo dell'acquedotto è sul versante opposto rispetto al villaggio che ne usufruisce.
Giunti in prossimità dell'oasi di Yapshorv (Yavshor, Япшорв) si diramano un paio di strade che in vario modo salgono sull'altopiano dove sorge il villaggio di Roshorv.
Nei campi sono evidenti i segni disastrosi del crollo dell'impero. Qua e là giacciono abbandonati trattori di produzione sovietica con i cingoli spaccati. Qualche pulmino Uaz e alcune fuoristrada Lada mostrano i segni di cannibalizzazione, ovviamente i pezzi di ricambio non arriveranno mai più. Nei coltivi sono al lavoro alcune contadine e molti lavori vengono fatti a mano.
La meccanizzazione sembra un ricordo del passato. Non vediamo macchinari nuovi. Qui veramente c'è stato un disastroso ritorno al passato e gli abitanti hanno dovuto imparare di nuovo a sfalciare l'erba. La povertà del GBAO è evidente nella maggior parte degli abitanti.
Dalla relazione MV 2017
Arriviamo così a Roshorv dove ho proposto una passeggiata per sgranchire le gambe prima di pranzo. In realtà non saprei cosa offrire come riempitivo. Siamo ospitati per il pranzo nella grande casa (38.31758, 72.32476) di Saradbeck, padre di Tarik, una delle guide del 2016 di un Pamir Walks. Qui ho pernottato nel 2017, ma solo quando entrerò in casa comprendo che mi trovo nella stessa fattoria. Con le 4x4 siamo arrivati da un'altra strada e non ho riconosciuto i luoghi!
Siamo ospitati nella stanza più bella, sorretta da cinque colonne con quattro aree rialzate disposte attorno a una buca centrale, ma ci sono anche una più piccola zona abitativa, una cucina e un atrio. Non ci sono finestre e se ci sono, delle tende le occultano. La luce naturale proviene da un lucernario nel tetto (tsorkhona), composto da quattro aperture quadrangolari concentriche che simboleggiano i quattro elementi terra, fuoco, aria e acqua e che ho visto per la prima volta a Passu, in territorio wakkhi a nord di Hunza.
Tappeti e materassi sostituiscono il normale arredamento e sono anche elementi decorativi, accompagnati da pannelli ricoperti di fotografie tra le quali la più importante è in genere il ritratto dell’Aga Khan.
Le cinque colonne simboleggiano i cinque profeti maggiori della famiglia di Ali (Fatima, Ali, Mohammed, Hassan e Hussein), oltre che i cinque pilastri dell’islam e, come sostengono alcuni, le cinque divinità dello zoroastrismo (la struttura delle case del Pamir risale a 2500 anni fa). Ma del culto ben poco rimane se non in alcune tradizioni. ma gli ismailiti si proclamano musulmani (anche se a nostro parere ben poco ferventi... solo a Bàrdara abbiamo assistito alla riunione quotidiana serale).
I nostro ospite è un gentile e tranquillo professore di inglese. Ha viaggiato a Dušhambe dove ha studiato, in Giorgia, a Mosca e in vari stati dell’Unione Sovietica ma ha scelto di restare nella sua valle. È lui che ci spiega ulteriormente le simbologie: il numero delle travi del tetto fa riferimento ai sette imam e ai sei profeti della dottrina ismailita. Il posto d’onore, accanto alla colonna di Hassan (una delle due colonne congiunte), è riservato al khalifa (leader religioso del villaggio) e i visitatori dovrebbero evitare di accomodarsi proprio qui.
L'usanza mi ricorda le grandi sale comuni dei villaggi dell'Alto Tsum in Nepal, dove il seggio più alto (sarebbe meglio scrivere, la predella più alta) riservata al patriarcale capo famiglia e gli ospiti (forse meglio dire "clienti") non devono accomodarsi.
Dalla relazione MV 2017
Ed eccolo qui, finalmente, il Bos grunniens, il bue tibetano, lo yak. Prima non l'avevamo incontrato perché relativamente bassi. Il suo areale è sopra i tremila metri, si trova ancor più a suo agio attorno ai quattromila. In basso "suda", ma deve aver capacità di adattamento se Messner ed altri appassionati in Valtellina, riescono ad allevarli a quote delle nostre Alpi. Questo è un bell'esemplare, ha il pelo lungo, le corna arcuate ed a punta verso l'alto ma probabilmente è un Bos grunniens grunniens, cioè l'esemplare addomesticato, di stazza minore come peso e come altezza. Circa dieci anni fa l'allora ministro Zaia ne fece importare nel Parco del Cansiglio una ventina per contrastare l'avanzata del bosco. Chissà che fine avranno fatto?
Lo yak ha prestato le corna al cervo, i piedi al bue, il collo al cammello e la coda all'asino. Gli zoologi europei, più prosaici, l'hanno battezzato «bue brontolone», ed è soprattutto un animale d'allevamento. La femmina dà il miglior latte che ci sia. Animale prezioso, uno yak, vale tre mucche. Si utilizza la sua lana per tessere tappeti, sacchi e corde. La pelle, estremamente resistente, per fabbricare delle calzature. La carne è più appetitosa di quella delle mucche. Le corna sono trasformate sia in strumenti musicali, sia in pipe ad acqua. Il suo sterco è adoperato come combustibile.
La fantasia porta ad immaginare lunghe carovane di yak che affrontano gli alti passi carichi di mercanzie, ma purtroppo il turista ha ben poche occasioni di ammirare questi poderosi animali che con piede sicuro trasportano anche un quintale di carico, poiché lo yak vive solo negli alpeggi più alti sopra i 3600 metri. A quote superiori vive anche un esemplare di yak selvatico che raggiunge i sette quintali, ha un mantello di lungo pelo nero e la coda è considerata un prezioso talismano. Gli esemplari addomesticati pesano anche quattro quintali, sono animali di cui tutto viene sfruttato. Lo yak è qui considerato come il re degli animali. Lo yak in ladakho è yag, la femmina drimo, lo yak selvatico dong (drong) o yag-rgod.
Numerosi sono gli incroci fra yak e bovini. Lo dzo rappresenta metà del capitale bovino. Il maschio è sterile ed è usato come animale da trasporto mentre la femmina è allevata per la produzione casearia. Nel periodo estivo si incontrano bovini ed ovini anche nei pascoli più alti, in valli oltre i 5000 metri, quando si effettua la transumanza stagionale; d'inverno gli animali scendono nelle spianate di fondovalle e sono alimentati con fieno e paglia all'interno delle stalle che compongono il pianterreno delle case.
da Marco Vasta, Ladakh, guida vissuta, 4a ed. 2016
La passeggiata verso il ghiacciaio Labnazar non ha molto entusiasmato, ma tutti gradiscono il pranzo, tranne forse Giovanni la cui macchina fotografica è caduta in acqua. Proseguiamo in 4x4 su un strada in discesa che ci immette sulla highway vicino ad un ponte. pressappoco è la direzione del sentiero e della camminata di due anni fa. Ed è qui che la prima vettura si ferma di botto perché un canide, la forma sembra proprio quella di un lupo, attraversa la pista. Momento topico!
Giungiamo al ponte di Nisur e senza fermarci al villaggio iniziamo la salita verso il valico di Tagh (più che altro un poggio panoramico) da cui in breve scendiamo sulla nostra metà. pensavo che avremmo dormito nella casa di Gulomsho, invece è un edificio completamente vuoto ma arredato con le pedane rialzate dove disponiamo i sacchi a pelo. I gabinetti sono all'esterno in un edificio nuovo, il locale doccia ampio posto in una casetta poco lontana dove vedo che tutto è allestito per ospitare una bania.
Barchidev è un villaggio tranquillo disposto sul pendio che declina verso il fiume Murgab. Fra le case svettano alberi di albicocco e orti. Il 7 dicembre 2015 l'Alta Valle Bartang venne colpita da un terremoto di magnitudo 7,2 della scala Richter (quasi la X della scala Mercalli, come 100 mila tonnellate di TNT). Nel video vediamo Barchidev, una delle oasi che hanno subito danni relativamente meno gravi mentre altri villaggi sono stati quasi completamente distrutti. Già nel 2017 abbiamo trovato poche case non ristrutturate, ora nel 2019 ve ne sono di nuove in costruzione. Nel filmato, le nuvole di polvere causate dalle cadute su tutti i fianchi delle montagne dimostrano in modo impressionante il potere distruttivo del sisma.
Il terremoto del 2015 a Barchidev, pochi minuti dopo.
Sconsolati ci ricordiamo di aver dimenticato la confezione di caffè solubile e la cremina a Basid. Non resta che darci al tè adeguandoci ai riti locali e confidiamo in quello della padrona di casa. Mentre attendiamo il nostro turno per le docce, nello spiazzo accanto alla casa viene acceso il fuoco ed il passatempo è chiacchierare e osservare il lavoro del fuochista che cucina su un grande calderone.
Dormirò sul top-chan nel giardino assieme ad un paio di capre ed alcuni gattini sotto una trapunta di stelle!
Barchidev. 21 settembre 2019
[ 20 Settembre ]
Per ingrandire clicca sulla mappa.
Consiglio di non pernottare nel villaggio di Barchidev, per quanto carino e dormire a Savnob, guadagnando un giorno che può essere dedicato ad un percorso più ampio visitando Shok Dara e la valle di Gunt.
Part. |
Arrivo |
Località |
Lat Long |
Km |
Prog |
Prog |
08:00 |
Basid Partenza |
0 |
0 |
738,4 |
||
08:35 |
Bivio Bàrdara |
38.14512, 72.22226 |
7,2 |
7,2 |
||
08:38 |
08:58 |
Sosta foto |
||||
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|
Ponte sul Bartang |
38.1567, 72.20841 |
2,1 |
9,3 |
|
Frana strada 2017 | 38.20989,72.26243 |
9,4 |
18,7 | |||
Guado esondazione 2017 | 38.23305,72.26211 | |||||
10:00 |
10:10 |
Sosta foto |
||||
11:00 |
Ponte con acquedotto |
|||||
11:25 |
Roshorv Casa privata del maestro con grande stanza ismailita. |
38.31784, 72.32473 |
18,8 |
37,5 |
||
11:35 |
14:30 |
Passeggiata verso ghiacciaio Labnazar. |
||||
15:20 |
16:00 |
Spostamento a Barchidev. Spettacolare discesa fino al ponte su un torrente laterale. Incontro con un lupo. |
7,6 |
45,1 |
||
16:00 |
Barchidev Casa privata. Doccia calda esterna. Pannello solare. |
38.31012, 72.47532 |
18,9 |
64,0 |
802,0 |
|
19:00 |
Cena |
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Sotto: scorciatoia Roshorv - Bartang road
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