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I comandamenti

Il Profeta Allah si rivela nel Corano I comandamenti Le forme di culto Correnti religiose Regole dietetiche Poligamia Shariah

لا إله إلا الله محمد رسول الله

Come stabilito da Maometto, il musulmano deve credere:

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In Dio, trascendente ed unico. Chi attenta all'unità divina è chiamato «mushrik». Lo «shrik» o idolatria è la massima colpa.

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Nei suoi profeti. Uomini che Dio ha inviato ai vari popoli per promulgare la sua legge. Tra questi Gesù gode particolare stima, ma Muhammad il Profeta degli arabi è l'ultimo ed il suggello dei profeti.

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Nei suoi libri. I libri sacri sono tutti riassunti nel Corano che è il libro sacro per eccellenza.

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Nei suoi angeli. Sono le guide dell'umanità. Fra gli angeli primeggia Gibril o Gabriele e fra i demoni Iblis o Lucifero. Vi sono poi i «ginn», spiriti di natura o folletti (come il genio di Aladino...).

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Nella resurrezione della carne e nella vita eterna. In cui è contemplata l'esistenza dell'inferno e del paradiso.

 

I pilastri della fede islamica

Gli obblighi fondamentali dei credenti musulmani sono cinque:

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La professione di fede (Shahada o testimonianza). Consiste nel recitare con ferma convinzione la formula «Professo che non c'è altro Dio che Allah e che Maometto è il suo profeta». Questa recitazione apre tutte le preghiere ed ha valore simile al battesimo. Il nemico della fede è il peccato, il quale può essere cancellato tramite il pentimento, favore questo concesso dalla misericordia di Dio che non abbandona mai coloro che si abbandonano a lui.

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La preghiera canonica (Salaat). Consiste per lo più nella recitazione di versetti coranici ed è accompagnata da prostrazioni e da stazionamenti effettuati con il viso rivolto alla Mecca. Si ripete cinque volte al giorno all'alba (fair o subh), a mezzogiorno (), nel pomeriggio (asr), al tramonto (nagh-rib) ed alla sera (ishah) ed è annunciata dall'alto del minareto dalla voce del muezzin (l'annunciatore), attraverso una prima chiamata (adhan) ed un secondo appello (iqana). Le preghiere devono essere fatte in uno stato di purità rituale e quindi devono essere sempre precedute da abluzioni in cui il volto, le mani, i polsi, i piedi e le gambe vengono lavati alla maniera prescritta. In mancanza d'acqua, come dispone anche la legge giudaica, i lavacri possono essere fatti usando sabbia o polvere. Dopo un contatto sessuale è necessario un bagno generale.
La direzione verso la Mecca è segnata nelle moschee da una nicchia detta mihrab. Il muslmano può fare la sua preghiera dovunque si trovi, anche al di fuori della moschea, ma il venerdì a mezzogiorno ha l'obbligo di recarsi alla moschea principale della sua città (Jama Masjiid) per recitare la preghiera insieme ai confratelli sotto la guida di un imam. In tali occasioni vi è anche un sermone a cui si può non assistere. Il venerdì non obbliga il musulmano ad astenersi dal lavoro ed in casi particolari, come ad esempio in viaggio, può concentrare le cinque preghiere in un'unica preghiera. All'interno delle moschee gli uomini e le donne non possono pregare insieme.

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Elemosina legale (Zakat). Consiste in una donazione dei beni superflui che si possiedono, destinata alla cassa della comunità per aiutare i poveri e coprire alcune spese della collettività.

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Digiuno (Saum) Implica l'astinenza da qualunque cibo e bevanda, dal fumo e dai rapporti sessuali dall'alba al tramonto nel mese sacro del Ramadan. La funzione del digiuno, come in altre religioni, è quella di creare equilibrio tra il corpo e l'anima (oppure la mente) e di ricordare il mese in cui il Profeta (il suo nome sia benedetto) ebbe la sua prima rivelazione.
Al tramonto un colpo di cannone annuncia nelle città che la vita riprende. Allora di colpo, le strade, le piazze, i vicoli si animano con illuminazioni, con bancarelle che vendono cibi, bibite, leccornie e con un via vai di gente chiassosa ed allegra. Il digiuno si conclude alla fine del mese di Ramadan con il Fitr, la festa più popolare dell'anno.

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Pellegrinaggio (Haj). Ogni musulmano sano, libero ed adulto, almeno una volta nella vita deve potersi recare alla Mecca per rendere omaggio alla casa di Allah. I pellegrini che giungono alla città santa (il cui ingresso è proibito agli infedeli nei mesi sacri cioè primo, penultimo ed ultimo dell'anno islamico) si considerano membri di una grande famiglia. Tutti indossano l'abito rituale che è un sudario bianco di cotone senza cuciture, simbolo di umiltà ed uguaglianza. In questo periodo non possono radersi, tagliarsi le unghie ed i capelli, avere rapporti sessuali, litigare, fare del male ad alcun essere vivente. Il centro del rituale è la Kaaba, un edificio di forma cubica.

Tratto da Pakistan Guida Vissuta a cura di Marco Vasta

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