Quello
delle homestay è un tipo di turismo sostenibile recentemente
lanciato dal Nepal Tourist Board, per favorire un'attività
turistica gestita direttamente dagli abitanti dei villaggi, a cui va
(o dovrebbe andare) l'intero guadagno, in alternativa alle catene
alberghiere, che non lasciano alcun vantaggio per le comunità
locali. Diverse homestay sono rapidamente sorte in vari
villaggi ed anche in qualche città, ma quelle proposte dal Nepal
Sconosciuto sono soprattutto homestay di villaggi
isolati, dove l'intera comunità partecipa all'offerta turistica,
attraverso programmi culturali, danze e cerimonie, che fanno
conoscere al visitatore la cultura e le tradizioni della
popolazione.
Si è ospiti di
famiglie locali, che possono normalmente alloggiare poche
persone, in una o due stanze della loro casa: a volte le
sistemazioni sono molto rustiche, come a
Gale Gaon mentre
nei villaggi che da più tempo hanno aderito a questo progetto, come
Sirubari, sono state attrezzate
camerette con qualche maggiore comodità: più spazio, letti più
comodi, coperte migliori, una sedia o un tavolino, luce elettrica e
persino qualche presa per ricaricare le batterie, anche se la
corrente elettrica va sempre un po' a singhiozzo (come del resto in
tutto il Nepal). Alcune famiglie hanno anche costruito piccole
casette di una sola camera a fianco della loro abitazione, per dare
maggiore intimità agli ospiti. Il bagno è sempre esterno, tenuto
pulito per gli ospiti, ma solo con una turca e un rubinetto (niente
lavandino). A Ghalegaon e Sirubari c'è spesso anche una doccia e a
volte pure l'acqua calda, attraverso un sistema di riscaldamento a
gas, che deve essere fatto accendere dalla famiglia.
I pasti si
consumano con la famiglia e sono piuttosto gustosi, anche se alla
lunga sempre uguali, con zuppa di lenticchie o fagioli, riso
in bianco con alcune verdure, patate in umido molto saporite e pezzi
di pollo, mentre le bevande vanno prese a parte. In ogni
villaggio c'è infatti almeno un piccolo spaccio, in cui si possono
comprare bibite, acqua minerale e birra. Ogni famiglia ha poi una
sua produzione di grappa (abbastanza leggera e dal gusto un
po' strano), che viene spesso offerta a fine cena. L'alloggio non
si paga alle famiglie, ma ad un responsabile eletto dalla comunità,
che ripartisce il ricavato per il 60% alle famiglie ospitanti e per
il 40% al villaggio. Leggi anche la pagina
Cosa
mangio in Nepal.
Il prezzo comprende
comunque anche altre attività, come le danze e le immancabili
cerimonie di benvenuto e addio, con offerte di collane di fiori e a
volte con musiche e canti, per cui può anche essere superiore a
quello delle più anonime homestay delle città.
La Lonely Planet,
nella traduzione italiana della EDT, è abbastanza esauriente su
tutte le località turistiche, ma non dice nulla dei villaggi del
nostro programma, ad eccezione del solo Sirubari (descritto tra
i "dintorni" di Pokhara), che deve essere stato il primo ad aderire
al progetto delle homestay.
Questo tipo di
turismo è del resto nuovo e villaggi come Ghalegaon sono
ancora pressoché sconosciuti al turismo internazionale, il che è
anche uno dei motivi del loro interesse. Qualcosa si può trovare
in Internet, ma in genere si tratta solo dei programmi offerti da
agenzie locali, spesso copiati l'uno dall'altro. Non resta quindi
che affidarsi all'esperienza del corrispondente e delle sue guide.
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