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Solu Numbur Trek

31 ottobre - 16 Novembre 2019
con AnM e Marco Vasta nel paese degli Sherpa in occasione del Mani Rimdo

"Se non sali la montagna, non potrai ammirare il paesaggio" Paolo Neruda

Mani Rimdu al Monastero di Ciwòng

Mani Rimdu 2021

Cham - le Danze ]

 

Ciwong Chyangchub Chyoling Gompa

 

Ciwong Monastery Sangay Trust
An Introduction

Lord of the Dance
The Mani Rimdu Festival in Tibet and Nepal

di Richard J. Kohn

Chiwong è stato fondato nel 1923 da Sangye Tempa Lama, un ricco sherpa di Solu, che ha donato gran parte delle terre di famiglia per erigere il monastero. Secondo la tradizione, egli apparteneva alla undicesima generazione di discendenti di Sherwa Dungyal, figura storica, che nel 1530 guidò la migrazione degli sherpa (sher-wa, gli uomini dell'est, forse kham-pa) dal Tibet al Khumbu attraverso il Nagpa-la (su date della migrazione e luoghi vengono formulate varie ipotesi).

Le riforme fondiarie del governo nepalese hanno ridotto notevolmente il latifondo, ma Chiwong rimane uno dei pochi monasteri in Nepal in grado di fornire ai suoi monaci un'indennità di grano che è anche un grande sostegno per le famiglie più povere.

Ang Babu, nipote di Sangye Lama e attuale patrono di Chiwong, ha ereditato la dimora privata e il tempio di famiglia sui terreni di Chiwong, così come la casa a Phaplu. Lui e la sua famiglia occupano i posti d'onore al festival Mani Rimdu.

L'ispirazione per fondare dei monasteri a Solu Khumbu venne da Ngawang Tenzing Norbu, abate di Dza-Rong-Pbu Gompa (fondato 1923) ai piedi del Chomolungma (Monte Everest) in Tibet. Il suo desiderio venne esaudito da  Trulzhig Rinpoche il cui nome significa "Prezioso distruttore di illusioni".

 

Trulzhig Rinpoche (1911-2011) il fondatore

Trulzhig Rinpoche nacque Tibet, a Lo Talung, un luogo sacro alla dea Tara. Quando aveva quattro anni, fu riconosciuto dall'abate Ngawang Tenzing come la reincarnazione del suo lama del cuore, Trulzhig Tendru Dorje.

Trulzhig Rinpoche nel 1986
a Thubten Cheling

Trenta delle precedenti incarnazioni di Trulzhig Rinpoche erano vissute in India, una delle quali era Ananda, il discepolo del Buddha che lo avrebbe persuaso a permettere alle donne di prendere l'ordinazione e unirsi al Sanga. Questo fu un passo molto radicale nella società dell'antica India, anche se sembra che ci sia voluto un concilio per farlo accettare da tutti...).

Diciassette delle precedenti incarnazioni di Trulzhig Rinpoche nacquero in Tibet, incluso Rechung-pa, uno dei principali discepoli del grande poeta e mistico Milarepa. Secondo la leggenda del regicidio. Rechung-pa apparve anche come Lalung Pelgi Dorje ( Lha-lung dPald-gyi-rDo-rje ལྷ་ལུང་དཔལ་གྱི་རྡོ་རྗེ) che pose fine al regno di terrore del re gLang-dar-ma che stava sistematicamente uccidendo tutti i praticanti buddhisti in Tibet. Pelgi Dorje eseguì la danza del cappello nero davanti al sovrano, nascondendo una freccia nelle ampie maniche della sua veste. Per compassione sia per le vittime che per il re che nelle future incarnazioni avrebbe sofferto tutto il dolore che ora sarebbe stato inflitto agli altri, il monaco estrasse la freccia dalla manica e uccise il re.

Trulzhig Rinpoche studiò in diverse università monastiche e con famosi insegnanti. Nel 1959, quando il XIV Dalai Lama fuggì dall'occupazione cinese del Tibet, anche Trulzhig Rinpoche fuggì a sud attraverso l'Himalaya. Rimase un anno nel monastero di Thame, poi si trasferì a Chiwong. Successivamente fondò un gompa a Sengye Pubk (la 'Grotta del Leone', sopra Thubten Choeling, sui pendii inferiori di Sborung Yul Lba), dove studiano e meditano centotrenta monaci e monache. Dopo avere per anni presieduto al 'Cham, Trulzhig Rinpoche. è spirato nel 2011.

Dal 1995 i riti del mai Rimdu vengono officiati da Sang Sang Rinpoche. La complessità dei riti ed la cadenza delle giornate è stata descritta accuratamente in Lord of the Dance: The Mani Rimdu Festival in Tibet and Nepal di Richard J. Kohn, che ha anche prodotto i due documentari Lord of the Dance: Destroyer of Illusion e Destroyer of Illusion: The Secret World of a Tibetan Lama.

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Snellgrove a Ciwong

Nei suoi "pellegrinaggi" nel 1953 e 1954, il Prof. Snellgrove visitò lo Shar Khumbu e ci ha lasciato una vivida descrizione di Chiwong (da lui scritta Jwòng, tib: spyi-dbang "Consacrazione dell'Universo"). Nel capitolo Tibetan Cerimonies, il lhakang, tempio principale del gompa, è presentato come secondo per importanza solo a Tengboche e Snellegrove ne elogia l'armonia della sala e la pratica religiosa.

Snellgrove dedica al gompa diverse pagine di Buddhist Himalaya, Travels in Quest of the Origins of Tibetan Religion (Bruno Cassirer, 1957). La descrizione delle pareti del tempio, permette all'autore di illustrare l'iconografia delle divinità rappresentate e, riportando i rituali dei monaci, inserisce la traduzione di canti, preghiere e mantra (formule).

Snellgrove incontra anche un giovane reincarnato, aspirante al titolo di abate di Rongbuk, ed accenna alla disputa sul riconoscimento di uno dei due tulku (rincarnati). Alla fine venne  scelto quello nato in Tibet e non quello autoctono nato in Solu. La vicenda è ampliamente raccontata nel'opera di Christoph Von Fürer Haimendorf The Sherpas of Nepal, Buddhist Highlander (1964), la miglior ricerca sul campo ed un classico della letteratura himalayana.

Chiwong del 1955 è sicuramente differente da quella da noi visitata. Settantacinque anni dopo, non solo orami è raggiunta da una strada sterrata, ma addirittura una piazzola dove può atterrare l'elicottero di uno dei munifici sponsor del monastero.  Per leggere Buddhist Himalaya in PDF, clicca qui.

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Cosa è il Mani Rimdu

Reso famoso dall'evento periodico autunnale nel monastero di Tengboche, anche Chiwong ha un suo Mani Rimdu nelle stesse date propizie. Mani Rimdu è una sequenza di diciannove giorni di cerimonie sacre e di potenziamento mentale e spirituale, che culmina in una festa pubblica di tre giorni. Per le comunità locali sherpa e tibetane è l'occasione di riunirsi e celebrare i riti  insieme alla comunità monastica.

Mani Rimdu è la ricostruzione di eventi leggendari come l'istituzione del Buddhismo in Tibet da parte del grande santo, mago e taumaturgo Guru Rinpoche, il Prezioso Maestro, गुरु रिनपोचे (Skt: Padma Sambhava, nato da loto, पद्मसम्भव : Tib: པདྨ་འབྱུང་གནས། pad ma 'byung gnas ). Considerato il Secondo Buddha dall'ordine Nyingma che regge il monastero. Attraverso le danze, i demoni vengono conquistati, sottomessi e convertiti in protettori del Dharma, mentre le forze positive si scontrano con quelle del caos. Le danze trasmettono insegnamenti buddhisti su molti livelli - dal più semplice al più profondo - per coloro che non hanno l'opportunità di studiare e meditare ampiamente.

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Origine del nome Mani Rimdu

Un saggio specifico sul Mani Rimdu è a pagina 109 del capitolo V di The Sherpas of Nepal in the Tibetan Cultural Context: (The Tibetan Symbolic World: A psychoanalytic Exploration) di Robert A. Paul.

Un monaco distribuisce le
mani rilwo agli Shanang

Il libro è uno studio psicoanalitico del popolo sherpa anche attraverso la descrizione e l'interpretazione delle danze, ma un capitolo è dedicato appunto al cham di Tengboche e di conseguenza contiene riferimenti anche a quello di Chiwong. Paul si confronta con lo studio etnografico di Luther G. Jerstad cui fa spesso riferimento. Secondo Paul il nome deriva dalle "pillole sacre", le mani rilwo. In tibetano vi sono molte consonanti "mute", rimaste nella scrittura ma non più usate oralmente e nel tempo la pronuncia originaria di Ma-ni ril-sgrub si è modificata. Dalla invocazione "Om mani padme hum", mani ha una connotazione di sacralità che permea gli oggetti cui viene preposta come ad esempio le ruote di preghiera mani-khorlo. Ril-bu indica una pallina od una pillola mentre sgrub significa non solo "ottenere" la benedizione di un dio ma anche di "possedere" questa protezione (Tibet English Dictionary di Heinrich August Jäschke).

 

Preparativi per il festival a Chiwong

Nel 2019 il cham si è svolto nel 16° giorno del 9° mese tibetano (13 novembre 2019) sotto il segno delle Pleiadi. Mani Rimdu inizia il primo giorno e dura fino al diciottesimo giorno del nono mese tbetano. Dall'inizio fino alla fine del festival, i monaci eseguono puja (rituali) 24 ore su 24 per consacrare il Mandala, le Mani Rilwu (pillole sacre), le Tshereel (pillole per una lunga vita) e le Torma.

 

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Il mandala di sabbia

 

Hemis 1985
Il mio primo mandala

Il mandala (“cerchio” in sanscrito, tib. dKyil-‘khor) è costruito con cura, granello per granello, da sabbia colorata. Un disegno intricato e simbolico che richiede molti giorni per essere completato. Le divinità protettive del pugnale (phurba) sono posizionate intorno al Mandala e la ciotola di pillole Mani Rilwu (medicina spirituale) è posta sopra il centro.

Il Mandala diventa il Palazzo di Garwang Thoze Chenpo, il Signore della Danza, un'emanazione di Chenrezi, il Buddha della compassione, divinità centrale di Mani Rimdu, protettore del Tibet e di cui il Dalai Lama è una manifestazione. È uno psicogramma dell'universo, ne spiega l'organizzazione. La sua costruzione è parte integrante della liturgia ed è un momento di concentrazione e meditazione per l'artista. Il sacro cerchio è disegnato su una superficie piatta ma dobbiamo immaginarlo tridimensionale.

 Il mantra "Om Ah Hung Rhi, Om Mani Padme Humg", viene ripetuto migliaia di volte dai monaci durante le settimane della cerimonia che precedono il festival pubblico. Durante la loro meditazione, visualizzano la compassione che scorre nella forma del mantra, nelle pillole Mandala e Mani Rilwu. La compassione si irradia poi dal Mandala, benedicendo tutti coloro che partecipano al festival Mani Rimdu. Le celebrazioni ruotano intorno al mandala ed il Mani Rimdu comincia con la sua realizzazione e si conclude con la distruzione dopo la puja del fuoco.

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Wong (དབང་) - 1° giorno

Il Wong è la cerimonia pubblica di apertura. Si svolge nel giorno della luna piena, del decimo mese nel calendario lunare tibetano. Sua Santità Trulshig Rinpoche, dà il "potere" in questa occasione propizia per lunga vita, felicità e prosperità. Le sacre Mani Rilwu (pillole sacre) e Tshereel (pillole per una lunga vita) sono date a tutti i presenti.

Per tutta la giornata, assieme ai riti che si svolgono nel tempio, i fedeli portano i loro regali (offerte) al monastro. È una cerimonia lunga e noiosa, per questo i turisti preferiscono presenziare solo alle danze del secondo giorno.

Wong o wang si può tradurre come iniziazione o potenziamento (Skt. Abhiseka o abhisiddhi. Tib. དབང་, Dbang, Wang) o concedere un potenziamento (Skt. Abhiṣiñca ;. Tib དབང་ བསྐུར་ བ་) e si riferisce al rituale Vajrayana che risveglia la speciale capacità di far sorgere nella mente del discepolo la saggezza primordiale (Tib. yeshe ). Si chiama "potenziamento" perché quando lo riceviamo, abbiamo il potere di seguire una particolare pratica spirituale, e così arriviamo a padroneggiarne la realizzazione.

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Le danze sacre ('Chham) - 2° giorno

Le danze si svolgono il 2 ° giorno di Mani Rimdu (vedi pagina seguente).

 

La  Puja del fuoco (Jinsak) - 3° giorno

La Puja viene eseguita nel cortile il giorno dopo le danze. La maggior parte della gente del villaggio è andata a casa e Chiwong ha un'atmosfera tranquilla, quasi familiare. La Puja è un'offerta ad Agni (il dio del fuoco) e per gli dei del mandala - per alleviare ogni danno nel mondo. Il danno viene visualizzato come dissoluzione nel grano e il burro viene bruciato.

Successivamente, il mandala di sabbia nel tempio viene smantellato e la sabbia data come offerta agli dei serpenti (Naga), nella prossima primavera in un luogo sotto il monastero.

 

Le danze 'Cham nel mondo tibetano

È molto difficile rispondere alla domanda su come siano nate le danze 'cham, tuttavia si può sostenere che nelle forme attuali le danze culturali del lamaismo siano indubbiamente una sintesi dei costumi originali tibetani con i concetti e le pratiche del tantrismo indiano. Secondo le tradizioni orali e del 'Cham yig, talvolta gli autori delle danze le hanno create partendo sia da princìpi cosmologici e iconografici generali che da visioni avute in sogno, in accordo con gli insegnamenti religiosi delle rispettive scuole. Si ritiene generalmente che alcuni creatori di danze abbiano inventato i movimenti coreografici dopo aver visitato in sogno la Montagna di Rame Colorato (zangs mdog dpal ri) della leggenda di Padma Sambhava.

I Cham di Chiwong e di Tengboche hanno però differente struttura da quelle Ghelug-

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‘Chams Yig, il Libro delle Danze religiose

In specifico, il 'cham dell'ordine Ghelug-pa viene dettagliatamente descritto nel codice 'Cham yig.  L’introduzione del libro fornisce indicazioni dettagliate sugli autori. La maggior parte del testo è stata scritta dal Grande Quinto, Ngawang Lobsang Gyatso (Nagag dbang blo bzang rgya mtsho) (1617-1682), conosciuto con il suo “nome segreto” o pseudonimo di Zha hor gyi bandhe o anche Bla ma rdo rje rtsal. Egli inizio la stesura del libro nel IV mese del 1647, anno del Maiale di Fuoco, e lo destinò ai preti del monastero rNam par gtal ba’i phen bde legs bshad gling, più brevemente Namgyal Gompa (rNam rgyal dgon pa), la lamaseria interna del Potala, che viene ripetutamente citata nel terzo capitolo.

Il testo comprende una raccolta di scritti del Grande Quinto, ma purtroppo rimase incompiuto. Importanti lama cercheranno di completarlo. Nel 1709, l’incarico venne affidato ad un tulku e poi ad altri due lama per essere finalmente messo alle stampe a Ganden nel 1712. Anche se l’autore era la più alta autorità Gelug-pa, il testo fa riferimento principalmente alle tradizioni Nyingma e Saskya. Questo sincretismo non deve stupire in quanto il Grande Quinto nasceva da una famiglia di rito Nyinma e che spesso i Dalai Lama, come l’attuale XIV, sono persone di ampie vedute e non settarie.

Il V Dalai Lama ed i tre co-autori spiegano la metodologia di lavoro nelle ultime pagine del testo che ha cercato di unificare le varie modalità di danze in onore di Vajrakīla, l’yddam principale protagonista delle danze contenute nel libro. Vajrakīla è un Heruka, molto importante nelle tradizioni nyingma e saskya, spesso raffigurato con tre teste, sei braccia e quattro gambe, ma che soprattutto impugna il kīla (tib: phur ba), uno dei potenti oggetti del rituale.

Vajrakīla è la emanazione, tramite una serie di passaggi, di Samantabhadra, che compare nel titolo e che è nominato anche all’inizio quando il Grande Quinto specifica musica e gestualità. Le danze simbolicamente replicano il mandala di Vajrakīla che simboleggia la costruzione del suo palazzo, passano poi ad altri movimenti, fra i quali l’evocazione di 64 divinità minori della sua corte, la creazione della sakti, la sua consorte, o compagna: ‘Khor lo rgyas ‘debs ma (il prof. Tucci usa il termine paredra (2).

Il manuale, o canone delle danze, prosegue descrivendo minuziosamente i paramenti, i gesti e gli oggetti (Tucci li definiva “parafernalia”) impugnati dai “cappelli neri” e degli altri protagonisti, per poi descrivere le tre fasi del cham.

Gli autori spesso citano le fonti, e la più importante compare subito all’inizio nel rito del mandala di Vajrayana che ha due sezioni e nella seconda si fa riferimento alle scuole Sarma e alla danza sviluppata dal grande Bu Ston (Butön Rinchen Drub) “che aveva conoscenza di tutte le danze” e traeva le sue conoscenze dall’antico testo mKha’ ‘gro rdo rje gur e da pratiche di concentrazione dello yoga.

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Note

(2) Dal greco "para"=presso ed "edra"=sedia, ha il significato di "che siede accanto". Nella religione greca, infatti, si dava questo nome ad una divinità associata al culto di altra divinità. La consuetudine fu mantenuta anche dai Latini. Presso gli Hindu esiste una forma similare ma con significato diverso; ogni Dio, infatti, ha una corrispondente figura femminile che, di solito, prende il nome di Shakti.

 

Bibliografia sul Cham

L'interesse per i Cham nasce in Italia grazie a due libri quasi introvabili:

Mani Rimdu Nepal: the Buddhist Dance Drama of Tengpoche di Mario Fantin, New Delhi 1976. Non a caso Fantin pubblicò in lingua inglese temendo la scarsa diffusione fra il pubblico italiano.

Tibet le danze rituali dei lama di Piero Verni con immagini di Vicky Sevegnani, riedizione di un libro edito da Jaka Books negli anni 80.

 

Per cercare di comprendere i Cham, ho anche acquistato e consultato:

Oracles and Demons of Tibet, the cult and iconography of the tibetan protective Deities, di René De Nebesky-Wojkowitz, 1956.

Tibetan Religious Dances. Tibetan Text and Annotated Translation of the "Chams Yig" di René De Nebesky-Wojkowitz, 1976.

'Cham yig, Il libro tibetano delle danze, a cura di Alessandra Consonni.

 

Esula dal nostro argomento, ma riguardo alle espressioni artistiche tibetane segnalo:

Ace lha mo. Studio sulle forme della teatralità tibetana di Antonio Attisani (2001).

 

 

     
       

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Il Cham ed io

Nel 1985 ho scritto il primo articolo a pagamento. Uscì sul quotidiano BresciaOggi. Avevo conosciuto un allora giovane giornalista, Riccardo Venchiaruti ad una conferenza stampa organizzata con aperitivo - trucchi che si imparano - per il lancio di alcune serate di viaggio. Non ricordo cosa proiettassi, ma Riccardo mi propose di scrivere un articolo.

"Fra Cimbali e tamburi al Festival di Hemis", prima di consegnarlo, chiesi il parere ad una amica che era stata con in Ladakh con il gruppo di Giorgio Daidola. "Perfetto, - fu il suo giudizio - sembra proprio che anche tu fossi li, solo un particolare: dal tempio si scende nel cortile, non il contrario". Furono le prime diecimila lire guadagnate con una vacanza che non avevo ancora fatto! Chiesi il viaggio assieme ad altri due concatenati. Telefonai a Roma: "Perché hai programmato tre settimane quando viene e fatto in due?". La risposta fu semplice "Un svista, ma saprai inventarti qualcosa! Ci vediamo a Settembre al raduno".

Sono tornato e poi tornato ancora a pernottare ad Hemis ed ho assistito nuovamente alle danze. In quarant'anni ho visto i cambiamenti architettonici del monastero e il ridursi delle cerimonie da festa popolare ad uno spazio per gli spettatori paganti, La coreografia del cham era uscita sulla rivista di AnM a cura di una capogruppo, ma curiosamente differiva da quella cui avevo assistito e descritto nella guida di AnM pubblicata nel 1988 nelle edizioni Calderini.

Lamayuru, Sani, Karsha, sTongde, Phyang, Tak Tok, Karzok, Stok, Matho, Leh in Ladakh, Bhumtang e Thimpu in Bhutan sono altre tappe della mia curiosità. Non è un cammino iniziatico né un tour fotografico. Anche se ho acquistato. compulsato testi ed arricchito gli scaffali della libreria, non ho ancora capito se il 'cham sia solo espressione del desiderio di credenti e non credenti, di praticanti e spettatori, di annullarsi nell'infinito o ogni evento vada preso per quello che semplicemente è, un momento gioioso nella vita di un buddhista.

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