Petroglifi di Qobustan
La Riserva dei Petroglifi di Qobustan , dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, tutela migliaia di figure stilizzate incise nella pietra, le più antiche delle quali risalgono a 12.000 anni fa. Tra i temi rappresentati ci sono il bestiame, gli animali selvatici e gli sciamani. Le incisioni probabilmente si trovavano in origine all’interno di grotte, che nel corso dei secoli sono franate in un caos di massi.La visita parte da un avanguardistico museo aperto di recente, situato 3 km a ovest di Qobustan, che permette di inserire in un contesto quello che si vedrà sul crinale della montagna, 2 km più in alto. Il personale, che parla inglese, offre visite guidate per aiutarvi a individuare e decifrare i petroglifi. Sarete in grado di riconoscere le incisioni principali anche da soli. Non mancate di ammirare la sottile barca di canne che fa vela verso il tramonto. Paragonando questi petroglifi con disegni simili degli antichi norvegesi, il controverso etnologo Thor Heyerdahl ha ipotizzato che gli scandinavi potrebbero essere originari dell’attuale Azerbaigian. Anche se non nutrite un interesse particolare per i disegni antichi, il misterioso paesaggio di Qobustan e il panorama dalla collina verso le piattaforme petrolifere che si stagliano in lontananza sulle acque turchesi del Caspio hanno comunque un grande fascino. ӘlətSulla cima del piccolo Colle Daşgil, con un aspetto davvero poco invitante, si trova una bizzarra serie di bassi vulcani di fango (Palcik Vulkanlar), un’intera famiglia di monticelli conici che stillano, sputano, emettono gorgogliando e talvolta eruttano un fango denso, freddo e grigio. Vederli è più interessante di quanto possa sembrare: anche quando l’attività è ridotta, si ha l’inquietante sensazione che i vulcani siano vivi. Inoltre il sito è molto tranquillo e di solito completamente deserto.
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