Quando nel gennaio del 1921 sir John Marshall mandò D.R. Sahni a dirigere gli scavi di Harappa aveva buone ragioni per sospettare che ci fosse qualcosa di davvero significativo sepolto sotto quell'enorme tumulo coperto di terra che si ergeva sulle rive orientali del fiume Ravi nel distretto di Montgomery in Punjab. La località era già conosciuta da decenni come luogo di ritrovamenti di sigilli indecifrabili ed in tutta la regione erano stati raccolti centinaia di migliaia di mattoni bruciati, abbastanza per provvedere a centocinquanta chilometri di massicciata della ferrovia Lahore-Multan. La ricchezza dei ritrovamenti archeologici di Harappa ha fatto si che il nome di questa città rappresentasse l'intera civiltà della valle dell'Indo. La datazione al radiocarbonio ha stabilito che, fra il 2500 ed il 1750 a.C., questa grande città, la cui circonferenza era di non meno di cinque chilometri e mezzo, si sviluppò sopra massicci bastioni di mattoni spessi alla base dodici metri. Le grandi mura di Harappa protessero la città dalle acque del fiume Ravi e dagli invasori.
La cittadella si elevava di almeno quindici metri ed era simile, per dimensioni ed orientamento geografico a quella di Mohenjodaro. Ma l'uso dei mattoni per la ferrovia ha reso impossibile ricostruire gli ambienti della cittadella. A nord della città sono invece stati trovati intatti numerosi granai. Costruiti su due file, con sei zone di immaganizzamento ciascuna, i granai erano anche dotati di condotti di ventilazione per consentire la libera circolazione dell'aria. I granai potrebbero essere stati costruiti per conservare cospique provviste di grano ed orzo per gli abitanti (forse trentacinquemila unità) oppure per essere poi spedite per via fluviale a Mohenjo-daro od alla lontana Sumer.
Questi edifici così grandi, funzionali e costosi, narrano la potenza e la ricchezza della città che probabilmente era governata da un re-sacerdote, venerato come incarnazione di un dio. Tra i granai e la fortezza di Harappa sono stati scoperti quartieri operai con robuste baracche dotate di fognature: abitazioni di gran lunga migliori di quelle che si trovano in alcuni bassifondi delle più recenti città asiatiche.
Sono anche state trovate alcune tombe e l'analisi degli scheletri indica che la popolazione era mista e composta da tipi proto-australoide e mediterraneo, tipi del resto ancora riscontrabili in altre parti del subcontinente.
Qualche tempo dopo il 1750 a.C. al cuni fattori cominciarono a trasformare la civiltà di Harappa, deteriorando il livello di vita ed incrinando le condizioni ambientali della città. Sembrerebbe che il potente e ricco regno di Harappa abbia subito un evento traumatico: centri e villaggi furono occupati da genti di livello culturale più arretrato. Ma non sarebbero stati gli Arii, con la loro invasione, a far tramontare il sole sulle ciclopiche mura di Harappa e di Mohenjo-daro. E' oggi universalmente riconosciuto dagli storici che verso il 1750 a.C. dopo una serie di innondazioni, determinate da movimenti tettonici, l'Indo cambiò il suo corso provocando la crisi della agricoltura e la fine di una civiltà.
Da Harappa si ritorna sulla strada principale attraversando Sahiwal e raggiungendo Lahore.
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