La decisione di costruire Islamabad fu presa nel 1958 dall'allora presidente Ayub Khan. Karachi, capitale del Pakistan fin dal 1947, era per molti aspetti inadatta a questo ruolo, sia per il clima che per la lontananza dalle ricche e popolose regioni del nord. Sulla scelta della zona da destinare alla nuova capitale influirono vari fattori: il clima fresco delle colline di Murree e la vicinanza alle due importanti regioni della North-West Frontier Province e del Punjab. Inoltre la capitale sarebbe sorta sull'asse della Grand Trunk Road, non lontano da siti storici come Taxila, in una località che garantiva un clima salubre ed abbondanza d'acqua. V'era infine un'ultima considerazione fondamentale: la vicinanza ai quartieri generali dell'esercito pakistano che qui avevano sede fin dall'Indipendenza.
L'inizio dei lavori avvenne nel 1961, in un decennio che vide in tutto il mondo stati giovani costruire ex-novo le loro capitali come Camberra o Brasilia. Il progetto venne elaborato sotto la supervisione della Doxiadis Associati, urbanisti di Atene, ed alla progettazione dei principali edifici collaborarono architetti famosi come Ponti e Edward Durrel Stone. L'impianto urbanistico si delinea con un vertice puntato in direzione delle colline di Marghalla. L'elemento che colpisce al primo incontro con Islamabad è la vegetazione: da quando furono poste le prime fondamenta sono stati piantati più di sei milioni di alberi. Ad una conoscenza più ravvicinata rivela l'accurata progettazione. Sul terreno ondulato e dolce è sorta una città con una configurazione spaziosa ed attraente dal punto di vista estetico. Le aree residenziali sono pianificate ognuna come una comunità cittadina autonoma, cercando di riflettere il carattere di vicinato delle città pakistane, ed ha quindi il centro commerciale, i servizi sanitari e scolastici, i cinema ed i centri ricreativi. La città è suddivisa in otto zone con destinazioni distinte, alcune aree sono destinate agli insediamenti residenziali mentre altre hanno una destinazione specifica, come la zona industriale, il quartiere delle ambasciate, il grande centro degli affari od il quartiere del Segretariato. Su un'ampia zona di terreno dall'aspetto mosso ed ondulato, con radi alberi e macchie di verde verso le colline, iniziarono a sorgere gli edifici. I primi assomigliavano più a capannoni e depositi, come la sede del Pakistan Times nella zona di Aabphara terminato nel 1963, seguirono quindi altri edifici e pian piano tutta la città si delineò fra i larghi viali non ancora ombreggiati.
La Costituzione del Pakistan nel 1962 aveva confermato che Islamabad era la sede principale del Governo Centrale mentre la sede del potere legislativo era a Dacca nel Pakistan orientale. Fu solo dopo la guerra del 1971 che Islamabad divenne sede anche del Parlamento.
A zonzo per la capitale
Strana città è Islamabad se confrontata con Rawalpindi, sua rumorosa vicina. Viali dritti ed ombreggiati che si interrompono improvvisamente, strade silenziose dove non si incontrano né carretti né tonga, palazzi residenziali alti più di una decina di piani, edifici governativi disegnati dai migliori architetti del mondo che con le loro linee si inseriscono armoniosamente nel contesto degli spazi verdi creati da aiuole, giardini e parchi. Non è facile orientarsi per Islamabad poiché, sebbene le strade siano disposte con uno schema regolare, i grandi boulevard che la dividono in settori, hanno più di un nome, così la Sesta Avenue è anche Embassy Road ma anche Attaturk Road (una cartina dettagliata può essere richiesta al Tourist information Centre presso l'Hotel Islamabad, Munincipal Road, Ramna 6. Nelle principali librerie si può acquistare una mappa con relativo stradario curata dalla Capital Development Authority, CDA).
Più che un luogo od una piazza in particolare conviene una veduta dall'alto come quella che offre il punto panoramico di Daman-e- Koh dal quale si sovrasta tutta la capitale. Per raggiungere questo giardino a terrazze posto sulle pendici delle colline di Margalla si può ricorrere ad un taxi o camminare per tre quarti d'ora risalendo la 7th Avenue alla estremità nord orientale. Da quassù si domina il reticolo di viali e strade con il Palazzo presidenziale, l'Assemblea Legislativa, gli uffici del Segretariato nel settore orientale della città e la grande moschea di Shaha Faisal che si staglia contro le pendici delle colline occidentali. Una carta topografica dipinta su un blocco di cemento permette di orientarsi meglio. In lontananza si scorge Rawalpindi ed il lago Rawal e nei giorni di cielo limpido, specie quando la pioggia ha dileguato il pulviscolo atmosferico, lo sguardo si spinge fino all'altopiano di Potwar ed alle pendici della Salt Range. Sulla stessa strada per Daman-e-Koh, nei pressi del casello dove si paga il pedaggio per le macchine, si trova lo zoo di Islamabad, triste luogo con poche scimmie, qualche orso ed un paio di daini.
Nella stessa zona della città si trova la gigantesca moschea di Shah Faisal è stata costruita sulle estreme pendici delle colline Margalla. L'effetto scenico è imponente e lo schema architettonico veramente originale: rappresenta una tenda del deserto ad otto lati e sostenuta da quattro massicce travi maestre. La dominano quattro slanciati minareti, alti novanta metri: da lontano sembrano quattro razzi e le conferiscono l'aspetto avveniristico di una base spaziale. La parte che rappresenta la tenda d'ingresso è in marmo bianco. La moschea è stata disegnata dall'architetto turco Vedat Dalokay e l'Arabia Saudita, al cui re è dedicata, ha contribuito alla maggior parte della spesa che assomma per ora a cinquanta milioni di dollari. E' la più grande moschea del mondo, al suo interno possono pregare 15.000 fedeli ed 85.000 possono inginocchiarsi nel grande cortile. La grande spianata è in realtà il tetto di un edificio a due piani che ospita il Centro di studi islamici con biblioteca, museo, centro stampa, sale di lettura, ristoranti e gli uffici della facoltà di Shahariat dell'università islamica.
A sud della capitale un altro punto panoramico è offerto dal Parco Shakarparian, posto su una bassa collina fra Pindi ed Islamabad, dalla quale si ha la vista in direzione delle colline di Margalla. Tutta la zona è stata destinata ad offrire momenti di tranquillità. Qui si trova l'Institute of Folk and Traditional Heritage (G House N<198> 6, street 63, F-7/3, tel. 27339-21028, informarsi sull'orario di apertura). Nella principale sala d'esposizione si alternano, ogni tre mesi, mostre su arte locale, artigianato, strumenti musicali ed altri aspetti culturali delle varie regioni del Pakistan. Vi è anche una fornita biblioteca con testi di musica locale, un museo con strumenti musicali ed una sala di incisione.
Nei pressi del museo si trovano due giardini pubblici, il Lotus Lake, nome pomposo affibbiato ad un piccolo specchio d'acqua che in primavera si copre di fiori omonimi, mentre sulla sinistra una strada conduce in cima alla collina con il Viewpoint occidentale che guarda verso Rawalpindi e l'orientale che domina Islamabad.
Sempre nei pressi il giardino della rosa e del gelsomino, dove si tiene una mostra floreale annuale, è sicuramente un luogo piacevole per riposarsi in primavera quando le rose fioriscono. Gli impianti del nuovo stadio sportivo, sono stati costruiti e donati al Pakistan dalla Repubblica Popolare Cinese. Ad est del parco Shakarparian si stende il lago Rawal, un ampio bacino artificiale destinato ad assicurare una riserva d'acqua alla vicina Rawalpindi.
Per chi vuole conoscere una zona in cui si ergono le più svariate curiosità architettoniche può percorrere la Constitution Avenue ed i viali della Diplomatic Enclave il palazzo presidenziale, gli edifici del Parlamento e dei ministeri sono buoni esempi di architettura moderna, alcuni edifici risultano puliti ed imponenti nel loro candore, in altre costruzioni gli sforzi degli architetti non hanno sortito grandi effetti scenici. Le ambasciate dei paesi arabi sono in stile moresco, quella cinese è una pagoda circondata da giardini, massiccia quella britannica e in mattoni rossi quella canadese. Nei pressi si trova pure l'Università Quaid-e-Azam.
I dintorni di Islamabad
Le colline circostanti alla capitale non offrono particolari spunti di interesse per il viaggiatore. Chi è costretto a rimanere nella capitale in attesa di un «briefing» con il Ministero del Turismo può visitare alcuni centri religiosi islamici. Può essere un'esperienza interessantissima superare bancarelle e negozi per entrare nei templi dove si incontrano questuanti e pellegrini che qui hanno vitto ed alloggio gratuiti secondo la tradizione coranica. Una veloce escursione in taxi può esser fatta a Nurpur che sorge quattro chilometri ad est della città su una strada che inizia dal quartiere delle ambasciate.
E' un luogo sereno, ma anche allegro, affollato come è da turisti stranieri e locali ma soprattutto dai pellegrini mussulmani che conferiscono al villaggio un'atmosfera mistica ma senza fanatismi. Il punto di incontro è la cappella del 17<198> secolo dove sono racchiuse le ossa del santo musulmano Syed Abdul Latif Shah, detto Barri Imam, cioè il santo uomo dei boschi. Essendo un Syed, egli si proclamava diretto discendente del Profeta Maometto, viaggiò a lungo attraverso il mondo islamico ma al suo ritorno litigò con i maulvi, cioè i capi religiosi, del suo villaggio natale e fu esiliato. Raggiunto il villaggio di Chourpur (covo di ladri) lo santificò con la sua presenza dandogli l'attuale nome di Nurpur (luogo di luce).
Numerose leggende esistono attorno al sant'uomo, alcune delle quali sono anche simpatiche: per esempio, a soli cinque giorni sgridò la nutrice perché non si era lavata le mani prima di allattarlo!
La cappella di Barri Imam è al centro del villaggio presso un torrente ed è ombreggiata da un grande banyan. Lasciata l'area del parcheggio ed inoltratisi fra gli stretti vicoli formati dai negozi e dai ristorantini si incontrano le varie cappelle dedicate ai discepoli per poi raggiungere la cappella del santo.
Fachiri, malang, pellegrini si affollano attorno alla cappella, sulla quale sventolano vessilli sciiti, l'aroma della marijuana grava pesantemente nell'aria mentre i tamburi (tabbla) rullano sempre più frenetici accompagnando danze ritmiche. Lo straniero talvolta riesce ad entrare nella cappella se mostra rispetto per il tempio e si leva le scarpe. Alle donne è invece vietato l'ingresso. Dal banyan posto nel cortile pendono ciocche di capelli appese dagli invalidi giunti a richieder grazie. In una nicchia la fiamma di Barri Imam brucia perenne alimentata con legno e le ceneri hanno proprietà taumaturgiche, con esse i fedeli si segnano sulla fronte o cospargono piaghe e ferite, mentre centinaia di piccioni tubano in una voliera. Sono uccelli protetti dal santo e qui mantenuti dai fedeli.
Ogni anno si celebra l'urs o festa religiosa del santo. Per giorni e giorni i pellegrini danzano e cantano, e spesso si incontrano ragazzi che danzano vestiti da donna poiché le femmine non possono entrare nel tempio. In genere la presenza dei turisti è tollerata, ma è meglio essere accompagnati da un Pakistano. Il momento migliore per visitare Nurpur è al giovedì sera quando il tempio è colmo di vita e la presenza dei fedeli aumenta l'atmosfera di surreale misticismo. Camminando sulla collina alle spalle di Nurpur è possibile raggiungere la grotta del santo, distinguibile chiaramente anche da Constitution Avenue, anche questo luogo è legato da leggende alla vita di Bari Imam.
Altro centro religioso nei pressi di Islamabad è la cappella di Pir Syed Mir Ali Shah nei pressi del villaggio di Gholra Sharif. La località, velocemente raggiungibile anche da Rawalpindi, è posta ad undici chilometri ad ovest di Islamabad al termine di una strada secondaria. Si dice che più di un milione di pellegrini visitino ogni anno questo centro religioso dove il più famoso dei Pir ha la sua tomba (l'attuale Pir è il suo nipote). Hazrat Meher Ali Shah visse nel primo novecento, compiva miracoli e possedeva una voce melodiosa. Era anche un mistico ed uno teologo. Le tombe non presentano alcun interesse architettonico particolare ma la località mostra un aspetto religioso del Pakistan. Nel periodo dei pellegrinaggi i fedeli sono ospitati gratuitamente anche per una settimana nei quattro caravanserragli che circondano il mausoleo.
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