sei in
Manghystau letteralmente terra dei mille rifugi invernali (1), rifugi delle tribù nomadi, degli sciamani, degli anacoreti sufi, un deserto abitato fin dal neolitico, ma forse anche prima. La presentazione pubblicitaria offre soprattutto immagini con la visione dall'alto. Sono quadri che incantano. Il contrasto cromatico fra i bassi strati di deposito orizzontali è affascinante. Fotografie e filmati realizzati con il drone regalano meravigliose illustrazioni per gli schermi, ma non è quella la prospettiva inebriante del paesaggio di cui godrai affacciandoti su uno sperone di roccia o navigando a bordo di una 4x4. Ho viaggiato tre volte in Mangystau apprezzando l'aspetto meno conosciuto, quello delle minuscole moschee ipogee e soprattutto immergendomi nella vita da campo con i suoi ritmi.
La depressione di Zhygylgan con impronte fossili - Il canyon di Kapamsay - Le antiche moschee sotterranee e le necropoli islamiche - Le sfere di pietra della Valle di Torish - Sufi, mistici e dervisci del Mangyshlak - Lo sperone di Sherkala: il “Leone di Roccia” - Il lago salato di Tuzbair - Le bianche formazioni calcaree di Bozzhira - La Montagna Bokty e le stratificazioni rosee di Kyzylkup.
In poche parole un Viaggio, con la V maiuscola!!!
Note (1) Asima G. Кoshim, Aigul M. Sergeyeva, Roza T. Bexeitova, Aliya S. Aktymba Landscape of the Mangystau region in Kazakhstan as a geomorphotourism destination: a geographical review. in GeoJournal of Tourism and Geosites
Girato, montato e prodotto da Sergey Khachatryan.
dal 3 febbraio 2020 |