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Dadan

Scritto il 12 settembre 21 - 

 

 

13  «Anch'io stenderò la mano su Edom,
sterminerò in esso uomini e bestie
e lo ridurrò a un deserto.
Da Teman fino a Dedan cadranno di spada.

14  La mia vendetta su Edom la compirò
per mezzo del mio popolo, Israele,
che tratterà Edom secondo la mia ira e il mio sdegno.
Si conoscerà così la mia vendetta».
Oracolo del Signore Dio

Ezechiele 25, 13

 

Jebel Khuraibah

Un tempo la fortezza e le tre  vette del sito di Jebel Khuraibah facevano parte della capitale dell’antico regno di Lihyan. Ai piedi delle vette sono state rinvenute alcune tombe rupestri. A Khuraibah vedrete anche una gigantesca statua in arenaria che rappresenta una figura senza testa, mentre salendo verso la sommità del picco centrale si scoprono mura e scale in pietra che collegavano fra loro le tre vette formando un’unica cinta fortificata, oggi purtroppo in rovina. Vicino al punto di accesso c’è un piccolo Centro Visitatori aperto tutti i giorni dalle 8 alle 17.

 

La falesia rossa

 

La maggior parte delle oltre cento  tombe rupestri si trovano ai piedi delle scogliere di arenaria di colore rosso proprio accanto all'antica tentacolare capitale. Le tombe quadrate sono state scavate con due metri di profondità e orizzontalmente nella parete rocciosa, o nei letto di roccia alla base della montagna. Queste tombe, che possiamo vedere ancora oggi, furono create durante il V secolo a.E.c. e sono tombe singole o collettive con iscrizioni funerarie. Solo alcune vennero decorate con figure di leoni per indicare la dignità reale.

Una di queste Tombe di leoni apparteneva a un capo minea, ulteriore prova di una pacifica convivenza etnica a Dedan. Queste sono le uniche tombe a loculi orizzontali scavate nella roccia in Arabia Saudita e forse un semplice predecessore del sofisticato tempio nabateo come le tombe a facciata.

La creazione di luoghi di sepoltura e la disposizione interna della camera della tomba devono essere serviti come esempio e sono stati copiati dagli architetti delle tombe nabatee, poiché il loro lavoro è quasi identico a nicchie e fosse funerarie. Dadan fu menzionata per la prima volta in iscrizioni del VII secolo a.E.c. a Tayma con riferimento a una guerra tra i due importanti centri commerciali. Nel 553 a.E.c. il re neobabilonese Nabonid menzionò su una stele, scoperta ad Harran nell'odierna Siria, che il re di Dedan era suo vassallo.

 

Statue vagabonde

Sepolte per millenni dalle sabbie del tempo, le raffigurazioni dei Re Lihyaniti hanno nell'ultimo decennio girato per il mondo. Le statue trovate dagli archeologi sono a grandezza naturale od anche più grandi e sono davvero i pezzi più sofisticati e belli dell'antica arte scultorea all'epoca trovati in Arabia Saudita.

La affascinante mostra dei tesori archeologici dell'Arabia Saudita chiamata "Roads of Arabia", è stata allestita al Museo del Louvre a Parigi, all'Hermitage a St. Pietroburgo, al Pergamon  di Berlino, al National Museum di Korea e al Benaki Museum di Atene e. Le statue sono state esposte a Parigi all'Institut du monde arabe (IMA) nel 2018 nella mostra  "AlUla, merveille d'Arabie. l'oasis aux 7000 ans d'histoire". La magggior parte delle statue giace nel Museo Antichità (Nuseo del Dipartimento di Archeologia) della Università Re Saud a Riyadh.

Le statue sono state scolpite in arenaria rossa in modo molto fine ed elaborato con proporzioni perfette vicine al "rapporto aureo" di 1: 7 e con grande dettaglio del corpo umano e della rappresentazione muscolare.

Sono la prova della raffinatezza dell'arte scultorea lihyanita, che può essere facilmente paragonata all'arte egiziana altamente sviluppata, ma creata da una locale "scuola lihyan" con uno stile locale distintivo e caratterizzata da varie differenze come il perizoma, i panneggi fini, i precisi muscolatura, sandali di cuoio e dettagli di bracciali-gioiello.
In totale oltre 10 di queste statue sono state trovate ad al 'Ula, con altre tre statue colossali trovate di recente a Kuraibah. Tutte le statue della "scuola Lihyan" sono raffigurate in piedi in una posa frontale semi-plastica, con le braccia appese ai lati e le mani chiuse a pugno.

Le statue hanno una postura piuttosto rigida con gambe parallele unite tra loro nella parte posteriore per stabilità, poiché alcune erano alte fino a quattro metri e quindi molto pesanti. Questi re sono raffigurati seminudi coperti solo da un lenzuolo, una gonna piegata trattenuta da una cintura di spago con nodo laterale, e rivestiti di intonaco bianco. I corpi erano dipinti di rosso nell'antichità e una statua mostra tracce di un sottile strato di bitume per farlo sembrare nero.

 

Dadan (Dedan, Dédan) Sud

Situata nel cuore dell’oasi, l’antica città di Dadan  era il centro più sviluppato della Penisola Arabica nel I millennio a.E.c. ed è citata nella Bibbia insieme all’antico Regno di Saba. Capitale del Regno di Dadan e successivamente centro principale del Regno di Lihyan,  controllava le rotte sulla storica via dell’incenso.

Oggi ritroviamo un sito archeologico dal grande valore storico, con circa 20 tombe scavate nelle rocce rosse del deserto. Tra di esse, particolare importanza hanno le Tombe dei Leoni, che conservano curiose decorazioni di questi animali. Il leone aveva infatti il valore simbolico di forza e protezione, in quanto queste tombe ospitavano le spoglie dell’élite della città. Infine, alcune iscrizioni interne raffigurano agricoltori e palme. Esse ci aiutano quindi a comprendere l’antichità di questa oasi e la sua grande importanza per la zona di Al Ula.

 

Mehlab Al-Naqa (Dadan Nord)

Uno degli importanti siti archeologici di Al-Ula è il grande bacino circolare in pietra noto come Mehlab Al-Naqa, (معبد محلب الناقة), o Mahlib Annaq, situato nella frazione di Al-Khuraiba. L'altezza di questa conca in pietra è di circa tre metri, il suo diametro è all'incirca lo stesso e era accessibile per mezzo di gradini scolpiti nella pietra. Il nome helcammello Mehab" deriva dalla leggenda che la cammella (dromedario) del profeta Saleh, la pace sia con lui, riempiva la cisterna  bacino di latte.

Alcuni archeologi ritengono che il pozzo faccia parte di un antico tempio nabateo o di Lehian, e che vi si compissero abluzioni prima di entrare nel tempio, ma la storia della cammella di Saleh è più affascinante.

L'area di Khuraibah racchiude un ampio numero di iscrizioni, rocce scolpite e monumenti. Tutti questi reperti  documentano le condizioni economiche, politiche, religiose e sociali degli antichi occupanti di questa oasi un tempo sicuramente meno arida.

 

Jebel Ekma (Jabal Ikmah)

Proseguendo verso nord, a pochi chilometri da Dadan sorge il sito di Jebel Ekma. Qui, sulle pareti delle montagne, sono stata rinvenute oltre 500 iscrizioni pre-arabe scolpite e in rilievo. Datate all’epoca dei regni di Dadan e di Lihyan, rappresentano una vera e propria biblioteca a cielo aperto e ci aiutano a capire le origini dell’odierna lingua araba e l’importanza storica di questa antica via di commercio e di pellegrinaggio. Un vero libro di storia!

 

 

On line: Dedan e Jebel Khuraibah, early ancient Kingdom & trading oasi on incense route. (PDF)

 

Accoglienza didattica.

I signori vogliono fare un riposino?

Manducare necesse est!

Più vicino di così...

Ma dove sono i leoni?

Il grande fratello di Al Ula

Business is business.

Arbasino versus Chatwin?

Noi a Dadan (Taccuino intimo)

 

Il Winter Park è un ampio pratone artificiale con il Centro Visitatori circondato da cespugli, panchine,  alcune caffetterie  e gli immancabili bagni. Con le nostre dieci prenotazioni e la curiosità di vedere e capire questo sito archeologico, ci presentiamo un'ora prima come consigliato da www.experiencealula.com e scritto sul biglietto, ma c'è un intervallo di trenta minuti prima che l'autobus parta alle 14:00 precise. Occorre circa mezz'ora per giungere al polveroso piazzale dove è stato costruito il centro di accoglienza della stazione archeologica di Dadan, che poi si pronuncia Dedan all'inglese. Il rituale prevede un piccolo buffet di benvenuto con frutta candita (fragole, ginger, arance), bottigliette d'acqua e caffè aromatizzato.

Il sole pomeridiano illumina la parete che ospita le tombe accarezzandole e ravvivando il colore rossastro dell'arenaria. La rawi (الراوي) ci fissa con occhi curiosi sotto le sopracciglia curate - in casa si metterà il rimmel? - e qualcuno si complimenta per lo sguardo incredibilmente simile se non uguale alla rawi di stamane in Old Alula. "È mia cugina!" esclama sorridendo - così intuisco - sotto il niqab. Al-Raawi, poetico nome, "il narratore", come sarebbe svilente il confronto con il nostro "cicerone".... anche se in lingua araba - come in italiano - è un sostantivo solo maschile.

Ci raduniamo in semicerchio davanti al pannello che illustra la linea del tempo della cultura di Hegra, la città morta dove regnarono Lihyaniti e Nabatei e passarono pure Romani ed Ottomani, ed ora appartiene all'ultima monarchia assoluta: il casato dei Saud.

Ne approfitto per fotografare la gigantografia con i due leoni che sorvegliano la tomba più famosa. Sono tozzi e sgraziati. In un breve flash mi rivedo con la figlia nello zaino sotto la Porta dei leoni a Micene, immagine subito sostituita dal leone di san Marco sul portale del castello di Brescia. Mi passa accanto un trio di anglofoni, la ragazza indossa una abaya nera che indossa aperta - con l'incedere elegante del vecchio frack - e che nel camminare svolazza. È la prima turista che vediamo indossarlo.

Usciamo sulla piazzola delimitata da piccoli massi. Da un palo penzola un cesto dove sono depositati dei binocoli, strumento utile in questa situazione, ma c'è il divieto di importazione e verrebbero sequestrati in aeroporto. La parete immensa - ed immobile - si staglia davanti a noi, irraggiungibile. Il telemetro segna duecentoventi metri. I binocoli passano di mano in mano. Nessuno li disinfetta. Veicolo di infezione, non tanto per il Covid, ma per gli occhi.

Gli amici che per lavoro, l'uno fotografo, l'altra giornalista, sono venuti qui cinque e tre anni fa, avevano liberamente raggiunto le tombe e si erano aggirati in questo ed altri siti senza il pungolo del cicerone e dell'accompagnatore. Ora un marciapiede lastricato conduce e si snoda verso le facciate delle tombe. Prossimamente i leoni saranno ammirati da vicino. A noi la vista è ancora preclusa e dobbiamo accontentarci dei binocoli e della gigantografia.

 Il "darshan" delle tombe è terminato. L'occhio ad infrarossi di una telecamera mobile ci sorveglia mentre montiamo su un altro pullman. Sul vetro anteriore sono già applicate le decalcomanie di stelline e di fiocchi di neve, non ci manca altro che Frank Sinatra canti White Christmas o che sul televisore proiettino "Vacanze a Cortina", e avremmo fatto fatto "en plain". Raggiungiamo la zona dove ancora si scava, la nuova rawi si affanna raccontare cosa si dovrebbe trovare sotto questo terreno, è un cicerone entusiasta del lavoro degli archeologi. Un cartello ripete e rafforza la sua descrizione, ma non c'è molto da vedere.

L'area davanti a noi è forse l'antica città di Dadan ed la cisterna cilindrica che non possiamo raggiungere è quello della cammella del profeta Sahel - la pace sia con lui - è l'interiezione della rawi. Un'altra telecamera mobile ci sorveglia mentre riprendiamo il bus per un altro breve spostamento e siamo all'edificio del book-shop che conclude la prima pare del tour. Ci raggiungono i tre anglofoni su una jeep scoperta. L'abaya è una bandiera nera nel vento. Pagano di più per stare peggio: magiare polvere in piedi su un Land Rover vintage con capelli e mantello al vento è così "cool". Ci vorrebbe la penna di Arbasino per tinteggiare questa entrata trionfale.

Il salone è grande, numerose vetrine vuote lo riempiono, mentre una saletta è adibita alla vendita di confezioni di datteri, cappellini ad unghia e costosissime Moleskine griffate Al Ula. Chissà se Chatwin, portatoci via da un maledetto "fungo cinese", avrebbe accettato di aver reso famoso un taccuino. In un vortice di spostamenti compare un quarto autobus e la trasferta conduce alla parete di Jebel Ekma. Mi incammino sul marciapiede a passo lento mentre tre ragazze - forse taiwanesi o sud coreane - procedono con selfie in allegria - forse sono indonesiane - ma le indonesiane musulmane portano almeno il foulard... - mentre l'ennesima telecamera mobile - occhio proteiforme di un mostro annidato nella centrale della sicurezza - ruota puntando sul gruppo che ascolta il rawi - questa volta uomo - che magnifica il migliaio di iscrizioni - le antenate di SMS e WhatsApp - di centinaia di generazioni passate di qui nei millenni. Le due ore concesse per la visita sono volate. Torniamo al pullman, Dadan addio! C'è ancora luce e l'autista Khàled ci attende al Winter Park per salire al punto panoramico e assistere al tramonto su Al Ula, ma questa è un'altra storia...

 AlUla - Dadan, 10 dicembre 2021

 

GMaps del nostro percorso Tabuk- Al Disah -Al Ula e Hegra

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Dadan Attività ad Al Ula

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