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lento pede ambulabis

Pamir 4x4

14-28 settembre 2019

con Marco Vasta ed AnM sul "tetto del mondo", tra natura e popoli dell’Asia Centrale su i monti del Pamir lungo i confini con l'Afghanistan

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Chi c'è stato... scrive
28 luglio - 12 agosto 2017

Viaggio bellissimo, a contatto con paesaggi aridi e primordiali; in un paese poverissimo dove la popolazione ti da tutto quel poco che ha. L’itinerario, nella sequenza fatta, è l’ideale per non soffrire del mal di montagna perché ci si alza progressivamente , stando parecchi giorni sui 2000-2800 m. prima di salire ai 4000m . Nessuno di noi ne ha infatti risentito.

Viaggio senza confort per 12 giorni, dove si dorme nelle case degli abitanti, in sette o anche più per stanza, per terra, sui materassi che gli abitanti ti mettono a disposizione. Quasi sempre senza doccia e acqua corrente e con il bagno esterno, una baracca con un buco nel terreno.

Paesaggi di montagna con colori unici, tutti percorsi in 4x4 e panorama spesso desertici ma sempre vari. Ogni tanto in mezzo a queste vallate dove non c'è niente, appare una piccola oasi verde, dove arrampicato sotto i ghiacciai, c'è un villaggio ai confini del mondo e lì la gente ti invita nelle case a prendere il tè.

Siefania De Vitto, agosto 2018

 

Il Pamir è un altopiano costituito da catene montuose, estesamente piegate, formatesi in seguito alla collisione avvenuta circa 55 milioni di anni fa, tra l'India e il continente asiatico. Oltre alle rocce sedimentarie, che costituiscono l'ossatura di queste catene marginali (poste soprattutto nella parte settentrionale del Pamir), affiorano anche rocce vulcaniche e granitiche le quali costituiscono i resti dell'arco vulcanico himalayano che fu attivo fino alla collisione tra i due blocchi continentali. Le catene marginali sono separate da vasti bacini interni: nella parte occidentale le catene hanno direzione prevalente da W a E, e in quella orientale da N a S.

La regione ha l'aspetto di una area desertica; molto estese sono le aree nude e steppose. Questa regione è scarsamente abitata, nelle grandi valli marginali vivono perlopiù popolazioni di origine Pamira, Kirghisa e Tagika, dediti in gran parte all'agricoltura e all'allevamento ovino e caprino. Un tempo attraversato dalla Via della Seta, oggi il Pamir possiede le due strade di grande comunicazione più alte al mondo, la Strada del Karakorum che collega il Pakistan alla Cina e la Strada del Pamir che collega il Tagikistan al Kirghizistan

Ruggero Gallori - Luglio 2019

 

Ci sono aree con panorami più suggestivi, luoghi con popolazioni più interessanti e culture più integre ma c'è quel qualcosa che non si può descrivere che mi ha fatto rivivere le sensazioni dei primi viaggi anni '80 che ha reso, anche a detta di Nives, questo viaggio tra i più belli degli ultimi anni.

Luciano Caleffi - maggio 2017

Clip di Luciano e Nives (8'53")

 

Non è un viaggio trek, quanto piuttosto il camminare quietamente attraverso villaggi e un popolo ancora non contaminato dal consumismo, in una natura aspra che predomina incontrastata lasciando poco spazio all’uomo. Il viaggio si concentra sulla Bartang Valley, un luogo per viaggiatori più che per turisti, dove le pareti rocciose strette e ripide delle montagne si ergono maestose ai lati del tumultuoso fiume grigio e si viene proiettati in un’epoca senza tempo, scandita dal lavoro manuale nei piccoli campi strappati alle rocce, dai ritmi delle stagioni, della pastorizia, dalla gentilezza delle persone e dalla curiosità dei bambini. Un luogo per tornare “allo stato di natura”, per inserirsi nelle famiglie che ci ospitano e ritrovare il valore delle piccole cose, come il vivere in comunità, un sorriso schietto, il mangiare dallo stesso piatto, la gioia della musica tradizionale, il calore di un invito a danzare, l’assaporare le succulente piccole albicocche colte dagli alberi, il dormire assieme o all’aperto sotto le stelle; un luogo dove una doccia calda costituisce un vero lusso che poche famiglie possono permettersi e il water è ancora un buco nella terra e spesso non in completa privacy. Più che le meraviglie naturali, colpisce la gente, che ti accoglie a braccia aperte e ti chiama per un chai assieme, perché l’ospite è una benedizione.

Sono ancora scarsi i segni di “civilizzazione”. Le infrastrutture, le strade e in particolare l’energia costituiscono i problemi principali che rendono la vita in Pamir e in particolare la Bartang valley ancora intatta e poco permeata dal turismo.

Fino ad inizio secolo il passaggio attraverso la valle avveniva attraverso un sistema di scale, piattaforme di legno e ceste che consentivano agli intrepidi abitanti di percorrere le ripide pareti e superare le acque del fiume.  Oggi la valle è percorsa da una stretta strada ghiaiosa serrata, in precario equilibrio, fra l’argine del fiume e i ripidi massicci montuosi, e pertanto soggetta a continui allagamenti e frane.

La percorriamo anche noi, in un continuo saliscendi di buche, di scossoni, guardando meravigliati l’autista negli scambi con le auto che giungono in senso opposto.

È facile che la strada sia bloccata e che sia necessario prendere delle alternative, quindi occorre massima flessibilità e disponibilità a cambiamenti di percorso e itinerario.

Gli investimenti stranieri, soprattutto cinesi, stanno però cominciando a prendere piede e, ad esempio, la famosa M41 è in corso di ampliamento e assestamento ad opera degli ingegneri cinesi con manovalanza locale.

Nella Bartang gli unici investimenti sono opera dell’Aga Khan Foundation che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, costituisce la fonte principale di sussistenza della popolazione locale. Qualche altro investimento, soprattutto in generatori e impianti per lo sfruttamento dell’energia idrica, è stato effettuato dal Giappone, anche se la situazione è lontana dal minimi standard occidentali.

 

Lucilla Cinelli 2016

 

Massimo Cammelli, giornalista e fotografo, compagno di viaggio in Alto Dolpo 1995 ed in Zanskar 2000, assieme alla moglie dott.ssa Anna Maria Cavallo, ha pubblicato su Facebook alcuni ricordi del loro viaggio nella valle di Bartang.

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