Chose your language | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
04.39 |
Atterraggio | ||||
05.00 |
Controllo passaporto Usciamo nel piazzale dove incontriamo Avaz che ci presenta guida ed autista |
||||
|
|
Dushambe (LP-EDT AC 435 e seg). Statale M41 Percorso LP-EDT AC 460 |
0 |
0 |
0 |
|
|
Bivio |
5 |
5 |
5 |
06.40 |
|
Vahdat. Rotonda del bivio fra la M41 (disastrata) e la strada verso Kala-i Kum. Lasciamo la M41. Fondo stradale discreto |
13 |
18 |
18 |
07.02 |
|
Tunnel illuminato lungo 4700 metri costruito dai cinesi nel 2012 |
|
|
|
07.25 |
|
Altro lungo tunnel. La strada risale a 1250 metri. |
|
|
|
|
|
Diga di Nurek - Norak water reserve. Baracche su piazzale vista lago. Faizullo acquista un cocomero alias anguria. Al ritorno con luce pomeridiana migliore, ottima immagine panoramica di una partecipante La strada sale a 2270m per poi scendere. |
|
|
|
9,10 |
|
Pianura. Miliare 88 |
76 |
94 |
94 |
|
Passiamo Dangara, Kurbanshaid, Pingan (ponte sul Kyzylsul), Vose (Boce), ponte sul Yakhsul. A Kolbuk forte restaurato. |
|
|
|
|
|
|
Culiston cippo 188 |
86 |
180 |
|
10.00 |
|
Arco-portale cittadina di Kulyab-Kulob (tagiko: Кӯлоб, translit. Kûlob / Kūloв ), anche Kulyab (russo: Куляб, translit Kuljab ),. Interessante pagina su Kuliab: |
|
|
|
10.55 |
12.00 |
Ristorante con giardino. Non mangiamo in una stanza AC ma nel portico. Menù fisso usuale. Buoni i manty. |
|
|
|
|
|
cippo 271 (nel 2014, campi militari con carri armati). |
82 |
262 |
|
12.50 |
|
Shuroobod Шурообод |
|
|
|
|
|
Shuroabod Pass (2050 m.) Passo 1780 metri (boh!!!) Tutta quest'area fu interessata dai combattimenti fra esercito tajiko e le forze di Ahmad Shah Massoud, "il leone del Panjshir" (in farsi احمد شاه مسعود), già ministro della difesa afghana, riuscì a evitare che i talebani entrassero nella sua valle. Dopo l'ascesa dei talebani nel 1996, Massoud, che rifiutava l'interpretazione fondamentalista talebana dell'Islam, tornò all'opposizione armata rifugiandosi a Kulob ed alleandosi con i ribelli tajiki. |
|
|
|
Chek point polizia (2014 esercito). La strada, da poco asfaltata, è la R-44 o P-44, un tempo annoverata fra le strade più pericolose del Tajikistan.. http://www.dangerousroads.org/asia/tajikistan/6506-kulob-qal-ai-khumb-road.html |
|||||
|
|
Vista Afghanistan aldilà del fiume Pyanj ((Pashto: د پنج سیند) (/ˈpɑːndʒ/; Tajiko: Панҷ, پنج), conosciuto anche come Panjm Pyandzho, Pyanjr (derivato dal nome russo "Пяндж") che segna il confine con l’Afghanistan. Sotto di noi il villaggio di Anjirob-i Bolo Анҷироб-и Боло. la discesa è veloce sulla strada da poco rinnovata ed infatti troviamo un immenso cantiere con grandi macchine movimento terra cinesi. |
51 |
|
|
|
|
Ponte con Afghanistan |
26 |
|
|
14.58 | Pushkar | ||||
Zigar - Зигар, posto di controllo. |
|
|
|
||
Lungo la strada incontriamo di tanto in tanto pattuglie militari, non presenti nel 2014, che dovrebbero contrastare le infiltrazioni non tanto dei talebane (assenti nell'area afghana, ma soprattutto il contrabbando che va dagli oppiacei, alle normali sigarette, al traffico di pietre dure. Nel nord dell'Afghanistan vi sono miniere di lapislazzuli. Le operazioni vengono condotte dall'esercito e dal Comitato di Stato per la Sicurezza nazionale, il GKNB (tajiko: Tajik: Кумитаи давлатии амнияти миллӣ; russo: Государственный комитет национальной безопасности) erede del KGB. |
|||||
|
Yogged |
|
|
|
|
17.00 |
|
Kailakhum (LP-EDT AC pag. 460) piccolo abitato con moschea, scuole, qualche negozietto. Statua pecora di Marco Polo sull’altro lato della strada all'imbocco del ponte |
27 |
368 |
|
Qal'ai Khumb (Tajik: Қалъаи Хумб, Persiano: قلعهٔ خمب- (significa Fortezza sulle sponde del fiume Khumb) o Qal'a-i-Khum, anche Kalai-Khumb (traslitterato dal russo Калай-Хумб), (detta anche Kalai-khum, Darvaz o Darwaz).
Questo villaggio è capoluogo del distretto di Darvoz o Nohiya-i Darvoz (tagik: Ноҳияи Дарвоз), situato all'estremo nord-ovest della regione autonoma del Gorno-Badakhshan ed il primo dei due distretti del GBAO che visiteremo La popolazione nel distretto di Darvoz è di 23.600 (stima del 1° gennaio 2008). Il distretto faceva storicamente parte del principato di Darvaz, uno staterello semi-indipendente governato da un mir.
Kala-i Khum è la prima comunità di dimensione significativa tra Kulob e Khorog e la maggior parte delle guide di guida tenta di raggiungere come una sosta notturna da Dushanbe. Con un torrente affluente del Panjj che la attraversa, rapido e tumultuoso, incassato fra le case, il piccolo abitato ha moschea, scuole, qualche negozietto. Siamo finalmente sulla famosa M41 e la statua di una pecora di Marco Polo ci accoglie in mezzo al paesello.
Nota post viaggio: Ci sistemiamo nella Homestay Roma (di Juraev), in realtà ormai trasformata in alberghetto molto basic, in riva ad torrente che confluisce nel Panji poco più a valle. Sulla sponda opposta la homestay di Sultan Shah dove ho pernottato nel 2014.
Il proprietario è un giovane del Bartang che qui si è trasferito assieme alla famiglia, un po' agitato ma cerca di provvedere a tutte le necessità degli ospiti. In centro c'è anche un albergo di costruzione recente, ma la GH Roma è quella più frequentata daiuristi, soprattutto motociclisti.
Le quattro partecipanti vengono sistemate al pian terreno ed il povero coordinatore in una torrida stanzetta di fronte alla cucina. Doccia e servizi in comune al pian terreno. Piacevole serata nella terrazza in riva al fiume. Frigorifero con birre: l'autista offre birra Baltika (na delle più vendute al mondo) e patatine, per non essere da meno ne prendiamo anche noi. L'aperitivo prosegue con cena tajika con il classico piatto di verdure crude cipolle, pomodori ed inizia la sagra del cetriolo..., Il pane è in tavola e ci servono una tazza di brodo di verdure con un pezzetto di carne ed un piatto con un po' di carne: cena sicuramente sufficiente. D'ora in poi il menù sarà il medesimo con qualche variante, ma sempre abbondante nella sua semplicità. Le varie prelibatezze offerte dalla cucina centro-asiatica rimangono nel sito del viaggio e non le assaggeremo tranne qualche piatto di manty (манту), di langman e di plov.
dalla relazione che non c'è 2017 di Marco Vasta
Lasciamo il sonno ristoratore Kala-i Khum e poco fuori l'abitato vediamo l'omologo villaggio afghano con molti edifici nuovi che sembrano disabitati, poco oltre un grande ponte dalla campata di 135 metri unisce le due sponde. È il ponte della "amicizia tajiko-afhana" costruito con finanziamenti statunitensi e della Aga Khan Development Network (AKDN). Anche il governo norvegese ha dato il suo contributo ed è relativamente nuovo perché inaugurato nel luglio 2004. Proseguiamo addentrandoci nella gola dove transitò Bento de Góis (Benedetto Goes) le cui peripezie, scritte in appunti, furono assemblate dal grande sinologo Matteo Ricci, gesuita di Macerata (a sua volta citato dal maestro Battiato come "Gesuiti euclidei. vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori. della dinastia dei Ming"):
"Dopo otto giorni della peggiore strada possibile, raggiunsero il Tenghi Badascian. Tengi significa una strada difficile; ed è davvero spaventosamente stretta, dando il passaggio a uno solo alla volta, e correndo a una grande altezza sopra il letto di un fiume. Gli abitanti qui, aiutati da una banda di soldati, hanno attaccato i mercanti e il nostro fratello ha perso tre cavalli. Questi, tuttavia, anche lui è stato in grado di riscattare con alcuni piccoli regali. Si fermarono qui per dieci giorni, e poi in un giorno di marcia raggiunsero Ciarciunar, dove furono trattenuti per cinque giorni in aperta campagna dalla pioggia, e patirono non solo l'inclemenza del tempo, ma anche da un altro assalto di ladri."
"The Journey of Benedict Goës from Agra to Cathay" trad. Henry Yule
La M41 prosegue lungo il bellissimo Fiume Panji (Pyanj), alternando pessimi tratti sterrati con altri talvolta quasi asfaltati, numerose piccole frane e fantastici paesaggi. Al di là del Pyani si vede nitidamente un tracciato, in parte carrareccia in parte sentiero, lungo il quale gli afghani si spostano a piedi o con gli asini tra i piccoli villaggi e i terrazzamenti coltivati. Soste panoramiche. Entriamo così nel distretto di Rushon (Rushan) o Nohiya-i Rushon (tagiko: Ноҳияи Рӯшон, Nohiyayi Röshon, IPA: [nɔːhijaji rɵʃɔːn]). Posto nella parte centro-occidentale del GBAO, si estende lungo il fiume Bartang tra la catena di Yazgulem a nord e la catena di Rushon a sud. A sud si trova l'omonimo distretto afghano ed in entrambe le aree si parla il rushani, una delle lingue a rischio di estinzione.
Rushon (Vomar) ha un ospedale, ufficio postale, uffici bancari (Orienbank, Agroinvestbank). Inoltre ha un piccolo aeroporto senza una pista pavimentata che ha la capacità di servire piccoli velivoli come AN-28. Il distretto di Rushon ha anche una stazione idroelettrica nel villaggio di Shujand (a 10 km dal centro del distretto) con una capacità di 600 Kw / h. Un'ulteriore unità diesel fu costruita durante il periodo sovietico, per soddisfare il fabbisogno energetico del distretto, abbandonata dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica e da allora non più funzionante. Un elettrodotto porta corrente da Khorog e continua lungo il Panji per poi entrare in Afghanistan.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 e una guerra civile durata cinque anni, l'infrastruttura elettrica del Tagikistan ha richiesto importanti investimenti. Tra le aree più colpite il GBAO, dove persone e imprese hanno sofferto durante i freddi mesi invernali. La mancanza di elettricità per il riscaldamento ha portato alla chiusura di scuole, centri sanitari e imprese. Molti dei 220.000 residenti della regione hanno fatto ricorso al combustibile per legna per il riscaldamento e le necessità di cottura durante l'inverno. Abbattere gli alberi ha distrutto il 70% delle foreste della regione nel giro di un decennio. L'inalazione di fumo da legna da ardere ha inoltre causato un aumento delle malattie respiratorie.
Nel 2012, grazie ai finanziamenti dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), Aga Khan Foundation USA ha avviato il progetto sull'energia transfrontaliera per espandere la portata di Pamir Energy oltre il confine nel remoto distretto di Shugnan, più a sud di quello dove ci troviamo. Questo programma ha contribuito a moltiplicare la produzione di quasi otto volte e aiuta a creare infrastrutture per la crescita regionale lungo la valle del Pamji ed estendendo le linee di trasmissione anche nel distretto di Shugnan in Afghanistan. Purtroppo le linee elettriche non sono ancora entrate nella valle del Bartang dove i villaggi si affidano a piccole centraline idroelettriche od a generatori.
Le soste sono numerose, occasioni per fare rifornimento di combustibile (acquistato al nero da privati), per fotografare l'altra sponda, per assaggiare una anguria o bere ad una fonte od acquistando bibite in qualche villaggetto. Immancabile sosta pranzo a base di plov. In un tratto del percorso, i cellulari entrano addirittura nel raggio di azione della Vodafone afghana!
Le gole del Panji così lunghe da percorrere ed inusuali nel nostro mondo occidentale, affascinano sopratutto se percorse con il sole. La fortuna ci assiste con una giornata senza nuvole. Morfologicamente simili, le due sponde, narrano due mondi ancora differenti.
Oltre che M41 della antica classificazione sovietica, la nostra strada porta il nome di E008, cioè strada extraeuropea di collegamento alla rete europea, ed è citata anche nel film "Spie come noi" (Spies Like Us). Siamo affascinati dal paesaggio in cui i immergiamo: questo nastro è quasi completamente scorrevole tranne che in qualche strettoia dove in ogni caso passano ormai due veicoli affiancati. E di veicoli ne passano tanti! Sopratutto grandi camion cinesi con applicata una targa tajika. Siamo su una delle nuove vie della seta, arterie pulsanti della penetrazione commerciale cinese nell'ex-impero da cui era un tempo divisa da un reticolato lungo migliaia di chilometri, alla faccia della solidarietà proletaria. Le derrate entrano dal passo Qulma e percorrono la M41 fino a Kala-i Khum dove l'abbandonano perché impraticabile. Il risultato è che questa strada lungo il Panji è affollata da una processione di veicoli commerciali. Non è raro che qualche veicolo vada in panne e blocchi tutto il traffico...
Sul lato opposto la vita scorre con ritmi diversi. Una strada è in costruzione, In pochi punti scorgiamo veicoli provenienti da sud attraverso valichi minori che si immettono nella valle e nelle conoidi dove sorgono i villaggi. La strada afghana è frequentata da famiglie a piedi, asinelli carichi di mercanzie e raramente da qualche motocicletta sovraccarica (viene istintivo il riferimento al mullah Omar in fuga con la sua motocicletta). In alcune strettoie ci avviciniamo quasi fisicamente ai cantieri che stanno intagliando la roccia nelle pareti strapiombanti. Vi è addirittura un luogo di sosta dove i gabinetti del ristorante sono ad una decina di metri dalla parete rocciosa opposta, solcata dalla strada!!!
Cantieri stradale sulla sponda afghana del fiume Panji (Maricla De Bortoli © 2017)
Il fiume Panj (pashtu: د پنج سیند) (/ p ɑː n dʒ /; tajiko: Панҷ, پنج), noto anche come fiume Pyandzh o fiume Pyanj (derivato dal suo nome russo "Пяндж"), è un affluente dell'Amu Darya, l'antico Oxus. Il fiume è lungo 1.125 km e forma una parte considerevole del confine tra Afghanistan e Tagikistan. Il fiume è formato dalla confluenza del fiume Pamir e del fiume Wakhan vicino al villaggio di Qila-e Panji in un'area che raggiunta dalle varie versioni del viaggio Asiastan. Da lì, scorre verso ovest, marcando il confine tra Afghanistan e Tagikistan. Dopo aver passato la città di Khorog, capoluogo del GBAO, riceve acqua da uno dei suoi affluenti principali, il fiume Bartang che noi risaliremo.
Il confine venne ideato nel 1895 da un accordo fra i rappresentanti di zar ed imperatrice delle Indie. L'emiro dell'Afghanistan fu ben contento di estendere la sua sovranità nella valle del fiume Whakkan creando il c.d. "corridoio afghano" che divideva le due sfere di influenza.
Gli imperi sono crollati ma la divisione fra i due mondi la vediamo direttamente, testimoniata dalle costruzioni: alla nostra destra oasi con villaggi semplici dalle misere case di fango dal tetto piatto, pochissimi edifici moderni, solo qualche scuola, una caserma, un posto di sanità spesso costruito con i finanziamenti dell'Aga Khan. A sinistra case a due piani, tetti spesso in ondulina talvolta colorata: anche se povero, è un occidente completamente differente.
All'altezza di una valle (affluente di destra) l'elettrodotto che viene da Khorog, scavalca il fiume e risale la valle per raggiungere la città afghana di Feizabad.
La valle del Panji si allarga ed arriviamo a Rushan, anche compitato Rushon (tajilo: Рӯшон, Röshon). Su molte mappe è indicato anche come Vomar, ma non è chiaro se Vomar sia solo una frazione dell'insediamento maggiore.
Nota post viaggio: Pernottiamo presso una casa privata: la homestay di Mirullo nel villaggio di Derzud, alcuni chilometri prima del centro di Rushan. Qui incontriamo Tobchibek Bekov, insegnante di storia (la LP riporta insegnante di inglese) e che rincontreremo altre volte nel corso del nostro viaggio. La casa è un po' arretrata rispetto alla M41, aldilà di un canale.
L'edificio è grande ed ha due piani, noi siamo alloggiati al piano rialzato. Vi sono un ingresso cucina, una prima stanza ampia e poi la grande sala degli ospiti con i letti alcova alti un metro e mezzo. Ci sono prese elettriche in abbondanza (c'è un televisore). Se volessimo, potremmo anche stare al secondo piano ma non sarebbe comodo perché i servizi e la doccia sono esterni. Nel giardino, all'ombra di fresche frasche, c'è il top-chahn (il divano - pedana rialzata) ed è sistemata anche una tavolata dove avremo un buona cena ed una ottima colazione.
Immancabile il caffè con la nostra moka. per questo viaggio ho acquistata una moka non Bialetti, ditta che boicotto da quando ha spostato la produzione dalla provincia di Brescia all'estero. Un suo ex dipendente ha aperto una fabbrica che produce modelli uguali e validi.
dalla relazione che non c'è 2017 gruppo Marco Vasta
Traccia GPS di Renato Udeschini (g.c.) 2016. medesima per il gruppo Vasta 2017.
da On Ancient Central-Asian Tracks di Marc Aure Stein, 1933, p. 298
La strada per la Valle di Bartang si dirama da quella principale per Dushanbe poco prima del villaggio di Rushan, a 61 km da Khorog (il nostro programma non prevede di andare a Khorog come i primi gruppi, perdendo due giorni di tempo, ma potrebbe capitare se necessitassero riparazioni alla 4x4).
All'altezza del villaggetto di Akzev lasciamo la M41 che parzialmente ripercorreremo in senso inverso al ritorno ed entriamo finalmente nella valle del fiume Bartang in un paesaggio definito strepitoso.
Il nostro obbiettivo è di penetrare il più possibile nella valle tenendo come riserva, in caso di frana, escursioni nelle valli laterali e, se non possibile, tornare nella valle del Panji e risalire la valle di Khuf.
Aspra e primordiale, la Valle di Bartang è fra le più selvagge e spettacolari di tutto il Pamir occidentale e offre una splendida opportunità per un avventuroso percorso in fuoristrada di più giorni )vedi programma di AnM Pamir 4x4). In alcuni tratti, la strada si snoda pericolosamente fra il burrascoso fiume sottostante e le sovrastanti pareti a picco. Soltanto le fertili pianura alluvionali o su conoidi donano di tanto in tanto un po’ di verde alle nude pareti di roccia. passiamo diverse oasi più o meno grandi: Shujand, Ems, (Yemts) famoso per i suoi musicisti, Padrud preceduta dalla passerella pedonale metallica che segna l’inizio della splendida escursione lungo la Valle di Jiezew (Geisev in LP).
A fianco della strada sterrata giacciono mezzi e macchinari dell'era sovietica. presso la casa isolata dove ci fermiamo a mezzogiorno per il pranzo ci sono i resti un camion Zil 130 senza ruote e senza motore.
Sulla Bartang Highway - paesaggio post-sovietico
Nota post viaggio: A distanza di quasi trent'anni dal collasso dell'impero, il paesaggio post-sovietico è ancora caratterizzato dall'abbandono di tecnologie che potevano e dovevano essere gestite in modo centralistico, contestualmente, al recupero di modi della tradizione: all'improvviso la tecnologia che era alla base di tutto il sistema è venuta meno. In altre parole. d'ora in poi nei villaggi e sulla strada incontreremo i relitti di questo prevedibile naufragio.
Il crollo dell’Unione Sovietica è stata una batosta particolarmente dura per tutta l’area. Trovatosi improvvisamente a corto di liquidità e di carburante agli inizi degli anni ’90, il Pamir aveva subito lentamente il blocco di qualsiasi tipo di attività, dai mercati ai kolkoz (le fattorie statali), dai canali di irrigazione ai servizi pubblici. Di colpo, gli allevatori e i pastori locali dovettero reinventarsi il modo di provvedere al raccolto senza l’utilizzo di macchinari agricoli, ritornando a metodi di lavorazione che erano stati abbandonati ormai da decenni. Se ne andò pure la folta rappresentanza di scienziati sovietici, lasciandosi alle spalle miniere semi abbandonate, stazioni meteorologiche e osservatori sparsi per tutto il Pamir.
Non ne parleremo mai con accompagnatori ed ospiti, ma è il caso di ricordare che, frustrato dalla posizione marginale e senza futuro in un Tagikistan prossimo al collasso, il GBAO dichiarò la propria indipendenza nel 1992 e scelse di appoggiare i ribelli durante la guerra civile. Da allora, gli aiuti inviati dal governo alla regione sono stati piuttosto scarsi e non hanno di certo privilegiato la sua ricostruzione.
Proseguiamo per nove chilometri lungo la valle principale e vediamo il ponte carrabile per il villaggio di Khijez, da cui partono diversi itinerari, fra cui quello per Ramdev.
La strada prosegue nella sinuosa valle con i villaggi di Savsipushdasht, Bartang, Razuj ed infine Basid, un paesino situato cinquanta chilometri più avanti, definito "incantevole" dalla Lonely Planet, e che ospita due luoghi sacri (i turisti non possono visitare quello superiore) e spettacolari foreste, offrendo la possibilità di compiere escursioni a piedi.
Una gradevole sosta pranzo a base di langhman (tagliolini) in brodo di verdure e carne interrompe il viaggio. Siamo in un prato fra la strada ed il fiume. Si ferma a parlare con noi una ciclista solitaria forse lingua tedesca, visto la camicia militare ex DDR: "preferisco viaggiare sola . In coppia - con un uomo è sottinteso- è più difficile ricevere ospitalità. Le famiglie, soprattutto le donne e con le donne, sono molto generose".
Giungiamo infine al bivio per la valle ed il villaggio di Bàrdara (pr. Bàrdara). La 4x4 prende la ripida salita ma se stanchi della 4x4, qualche chilometro prima del villaggio si può scendere dal mezzo ed incamminarsi a piedi in leggera salita verso. Sembra di essere un posto magico, per l'ambiente ma soprattutto per le persone.
Domani avremo una giornata di acclimatazione. Il programma prevede di rimanere qui per due notti per gustare la serenità di questo villaggio e della sua gente che si sta riprendendo dal terremoto del 2015. Nel pomeriggio possibile un giro per il villaggio: le occasioni di incontro e di scambio si moltiplicano.
Il villaggio Bàrdara è nascosto nella parte superiore di una stretta valle con una splendida vista sulle montagne. Raggiungiamo il farmon. Il nome del santuario viene dal 'farmon' (firman) inviato da Imam Sultan Mohamed Shah (Aga Khan III) per testimoniare la ricezione di offerte dai fedeli - un documento è ancora conservato nel villaggio. Per saperne di più sugli Ismailiti leggi Tajiki del Pamir.
In molte parti del Gorno-Badakhshan gli antichi ginepri sono sacri. Un ginepro identico a quelli di Bardara, si trova nella piana di Roshorv. La sua presenza è un mistero - è l'unico albero che cresce in questa posizione ed un tempo faceva parte di un gruppo di tre alberi uguali, equidistanti e allineati, proprio come a Bardara, disposti in direzione NNW-SSE.
Floriana Pulcini © 2017 |
Loredana Bacco © 2017 |
Uomini e donne nel portico della jamatkhana
Pernottiamo nella homestay di Sultansho (?) (38.11084, 72.29458), proprio vicino a quella che gli Ismailiti Nizari definiscono jamoat khana, la sala di riunione ismailita (38.11121, 72.29411), traslitterato anche jamatkhana o Jama'at Khana (dal persiano : جماعت خانہ, letteralmente "luogo congregazionale") è un amalgama derivato dalla parola araba jama'a (raccolta) e dalla parola persiana khana (casa, luogo). L'edificio era stato danneggiato dal terremoto del 2015 ed è appena terminata la sua ristrutturazione, tant'è che i gruppi precedenti non l'hanno visitato.
Alla sera la congregazione si riunisce dapprima nel portico con canti tradizionali (ci dimentichiamo di chiedere in che lingua sono eseguiti) poi i praticanti entrano nel nella sala dove il kalifa pronunicia la sua predica.
|
La pesata del III Aga Khan per il |
Nota personale: guardando la semplice jamoat khana di Bàrdara, penso a quando, bambino, vedevo le immagini su Epoca del precedente Aga Khan e la sua "pesata" in occasione del Giubileo di Platino (1955). Per mostrare il loro rispetto ed e affetto per l'Aga Khan, gli ismailiti pesavano il loro imam in oro, diamanti e, simbolicamente, in platino, rispettivamente, i proventi venivano utilizzati per sviluppare ulteriormente importanti istituzioni di assistenza sociale e di sviluppo in Asia e in Africa.
Pochi giorni prima del nostro arrivo in Pamir, l'Agha Khan Karim ha celebrato il suo jubileo di diamante!!! Stando al suo ufficio stampa, l'Agha Khan è uno degli uomini più ricchi al mondo ma anche uno dei più generosi. Durante la depressione seguita al crollo dell'impero, le colonne di aiuti umanitari raggiungevano il GBAO partendo da Osh in Kirkisitan e hanno salvato dalla morte per inedia tanti persone di queste valli. L'Agha Khan a capo di un grande impero economico-finanziario, soprattutto nel settore turistico (costa Smeralda) e aeronautico (Meridiana) e titolare di un considerevole patrimonio immobiliare.
d
Da Rushan a Bardara -
Rilevamento Renato Udeschini.
Medesimo tracciato per il gruppo Vasta 2017
Passeggiata pomeridiana di martedì 31 luglio fra le case di Bardara.
L'immancabile caffè con la Moka apre la giornata e dopo colazione lasciamo la nostra casa zizzagando fra i campi e costeggiando altre fattorie fino ad un traballante ponticello sul torrente. La traccia di sentiero segue il pendio destro orografico tenendosi sul ciglio della scarpata. Il torrente scorre fragoroso sotto di noi aprendosi un varco in ciò che rimane di una slavina di neve. Il ponte glaciale si sta riducendo ed a fine stagione sarà scomparso per riformarsi al prossimo inverno. Giungiamo ad una confluenza e prendiamo il sentiero che volge ulteriormente sulla nostra destra. Sul pendio opposto si stende un declivio con prati, coltivazioni e un paio di fattorie. La valle prosegue ancora fino ad un'altra oasi. Il cielo è oggi è senza nuvole: siamo o non siamo in pa-i-meher, in persiano antico "la terra alle pendici del sole"?
Al ritorno tutto il gruppo si ferma nella prima casa fattoria dove immancabile giunge il tè seguito, come d'uso, dalla richiesta di acquisto di calze colorate. Una buona scorta per la prossima Befana. La piacevole camminata nella parte alta della valle si conclude con il pranzo in homestay. Nel pomeriggio ulteriore passeggiata fra le case e la interessante la visita alla khalodelnik, la "ghiacciaia" di Bàrdara. A monte del villaggio, sotto gli sfasciumi scistosi del pendio settentrionale della valle, si nasconde il ghiaccio. Dei bastoni con qualche straccio che sventola, segnano il punto dove viene conservata la carne macellata.
dalla relazione che non c'è 2017 gruppo Marco Vasta
Distanza AR: 9,2 km - Durata: 4- 5 ore
Altezza minima: 2781 m - Altezza massima: 3027 m
Salita accumulata: 288 m - Discesa accumulata: 283 m
Traccia GPS di Renato Udeschini
(g.c.) 2016, medesima per il gruppo Vasta 2017
che ha proseguito ancora per qualche chilometro..
Nota post viaggio: la giornata è stata dedicata al trasferimento a Roshov, previsto in tre ore di 4x4 ma che è durato fino a sera a causa di cedimento della strada. Il ciglio della strada ha ceduto ad un paio di chilometri dal bivio da Bàrdara. Con l'aiuto di persone scese dal villaggio è stato allargata la sede stradale scavando il pendio. Purtroppo dopo poco abbiamo trovato che la pista era completamente sommersa dall'acqua e la 4x4 non ha potuto proseguire. Tramite satellitare la guida Faizullo ha contattato Dushanbe che a sua volta ha avvisato i villaggi superiori. Abbiamo affrontato intrepidamente il lungo guado mentre una 4x4 (targa 4217AA04) scendeva da Yavshor e dopo due ore ci raccoglieva e portava a Roshov.
dalla relazione che non c'è 2017 gruppo Marco Vasta
Percorrenza senza frana...
Distanza: 43,3 km; Durata: 2 ore, 29 minuti e 31 secondi; Velocità media: 17,4 km/h; Altezza minima: 2357 m; Altezza massima: 3053 m; Salita accumulata: 973 m; Discesa accumulata: 741 m
Dal villaggio di Bàrdara si scende velocemente e per fortuna senza intoppi (nel maggio 2016 la strada era bloccata da massi caduti durante il soggiorno del gruppo coord. PD) fino al ponte che congiunge le due sponde del fiume. La Bartang Highway (così definita in alcuni siti web più per l'altezza che per la classificazione stradale) prosegue sulla sponda destra orografica. Giunti in prossimità dell'oasi di Yapshorv (Yavshor, Япшорв) si diramano un paio di strade che in vario modo salgono sull'altopiano dove sorge il villaggio di Roshorv. L'abitato non ha un centro ben definito ma le varie fattorie sono sparse fra i campi. Vi sono una scuola e un posto di primo soccorso. Il panorama è ampio verso i pendii opposti della valle ed a ovest si erge il picco di diamante. Su tutto domina il picco Labnazar, significa “molti raggi”, e al tramonto ci si può rendere conto del motivo.
Nei campi sono evidenti i segni disastrosi del crollo dell'impero. Qua e là giacciono abbandonati trattori di produzione sovietica con i cingoli spaccati. Qualche pulmino Uaz e alcune fuoristrada Uaz mostrano i segni di cannibalizzazione, ovviamente i pezzi di ricambio non arriveranno mai più. Nei coltivi sono al lavoro alcune contadine e molti lavori vengono fatti a mano. La meccanizzazione sembra un ricordo del passato. Non vediamo macchinari nuovi. Qui veramente c'è stato un disastroso ritorno al passato e gli abitanti hanno dovuto imparare di nuovo a sfalciare l'erba. La povertà del GBAO è evidente nella maggior parte degli abitanti.
"Con il crollo della Unione Sovietica, tutti i russi ripartirono portando con sé il know-how tecnologico e la possibilità di richiedere attrezzature e pezzi di ricambio. La popolazione locale che aveva dimenticato come si coltivasse la terra nella maniera antica, si ritrovò abbandonata a se stessa e dovette reimparare tutto da capo.
Erika Fatland, Sovietistan, Un viaggio in Asia centrale, p.335
Solo cento anni fa Aurel Stein scriveva di questi villaggio del Bartang: “I villaggi che si annidavano qua e là alla foce delle gole e seminascosti in mezzo a pregiati alberi da frutta sollevavano in piacevole contrasto l'uniforme trucietà di queste ostili strettoie. Le abitazioni nei luoghi in cui abbiamo interrotto il nostro viaggio all'esterno erano casupole senza pretese costruite con macerie. Ma nell'interno, per quanto affumicato dal fumo, si potevano vedere sistemazioni di una semplicità confortevole giunta dall'antichità. Così il soggiorno, con il pavimento in terra e il lucernario sul soffitto a lucernario, con le piattaforme per sedersi, mostravano invariabilmente una stretta somiglianza all'architettura interna degli scavi di antichi siti nel Taklamakan e di altre ancora abitate valli più a sud nell' Hindukush.
Questo piccolo angolo dell'Asia, nella sua solitudine alpina, sembrava davvero come se non fosse stato toccato dal cambiamento dei secoli. Mi sentivo incline a chiedermi se avrebbe potuto presentare un'immagine molto diversa ad un visitatore battriano greco o indo-scitico negli ultimi secoli prima di Cristo."
Sir Aurel Stein, Through Roshan Gorges
On Ancient Central-Asian Tracks
Programma previsto e completato il giorno dopo: Chiusi e caricati sulla jeep i nostri bagagli, in circa due ore e mezza saliamo di quota e raggiungiamo l'immenso e bellissimo altopiano di Roshorv. Pranziamo alla homestay molto ampia ed accogliente. Chi vuole sgranchire le gambe può fermarsi al villaggio di Yapshorv (Yavshor, Япшорв) e proseguire a piedi mente la jeep trasporta i bagagli. Nel pomeriggio risaliamo la valle fino ad arrivare sul fronte del ghiacciaio che scende dal picco Labnazar (5.990 m).
Camminata al ghiacciaio Labnazar. Rilevamento Renato Udeschini (2018). medesimo per il gruppo Vasta che si è tenuto al ritorno sulla sinistra orografica del torrente.
Nota post-viaggio: A Roshorv siamo ospitati nella grande casa di Saradbeck, padre di Tarik (38.31758, 72.32476), una delle guide dell'anno scorso (2016). Ci viene assegnata la grande stanza principale, la stanza più bella, sorretta da cinque colonne con quattro aree rialzate disposte attorno a una buca centrale, ma ci sono anche una più piccola zona abitativa, una cucina e un atrio. Non ci sono finestre e se ci sono, delle tende le occultano. La luce naturale proviene da un lucernario nel tetto (tsorkhona), composto da quattro aperture quadrangolari concentriche che simboleggiano i quattro elementi terra, fuoco, aria e acqua e che ho visto per la prima volta a Passu, in territorio wakkhi a nord di Hunza.
Tappeti e materassi sostituiscono il normale arredamento e sono anche elementi decorativi, accompagnati da pannelli ricoperti di fotografie tra le quali la più importante è in genere il ritratto dell’Aga Khan.
Le cinque colonne simboleggiano i cinque profeti maggiori della famiglia di Ali (Fatima, Ali, Mohammed, Hassan e Hussein), oltre che i cinque pilastri dell’islam e, come sostengono alcuni, le cinque divinità dello zoroastrismo (la struttura delle case del Pamir risale a 2500 anni fa). Ma del culto ben poco rimane se non in alcune tradizioni. ma gli ismailiti si proclamano musulmani (anche se a nostro parere ben poco ferventi... solo a Bàrdara abbiamo assistito alla riunione quotidiana serale).
I nostro ospite è un gentile e tranquillo professore di inglese. Ha viaggiato a Dushanbe dove ha studiato, in Giorgia, a Mosca e in vari stati dell’Unione Sovietica ma che ha scelto di restare nella sua valle. E l'ui che ci spiega ulteriormente le simbologie: il numero delle travi del tetto fa riferimento ai sette imam e ai sei profeti della dottrina ismailita. Il posto d’onore, accanto alla colonna di Hassan (una delle due colonne congiunte), è riservato al khalifa (leader religioso del villaggio) e i visitatori dovrebbero evitare di accomodarsi proprio qui. L'usanza mi ricorda le grandi sale comuni dei villaggi dell'Alto Tsum in Nepal, dove il seggio più alto (sarebbe meglio scrivere, la predella più alta) riservata al patriarcale capo famiglia e gli ospiti (forse meglio dire "clienti") non devono accomodarsi.
Da Bàrdara a Roshorv. Rilevamento coord Udeschini 2016.
Stesso percorso gr Vasta 2017.
Il gruppo in mattinata è salito verso la bocca del ghiacciaio Labnazar, effettuando la escursione prevista per il giorno prima. Risaliamo la valle fino ad arrivare sul fronte del ghiacciaio che scende dal picco Labnazar (5.990 m). La camminata è più faticosa di quella di Bàardara perché progressivamente aumentiamo i dislivelli e ci acclimatiamo adeguando il nostro fisico alla quota. siamo ripagati da uno stupendo paesaggio.
Distanza: 8,9 km - Durata: 5- 6 ore.
Altezza minima: 3031 m - Altezza massima: 3850 m
Salita accumulata: 921 m - Discesa accumulata: 916 m
Il gruppo può anche dividersi effettuando la salita a Bor Khazij.
Nel pomeriggio una passeggiata fra i campi ci ricorda come il collasso dell'impero avesse modificato l'economia di questa poverissima valle. Donne e ragazze sono al lavoro nei campi. E sorge spontanea la domanda "di chi è la terra?".
La risposta l'abbiamo al ritorno dal padre di Tarik, insegnante di storia. Nell'ormai lontano settembre 1993, l'MSDSP (Mountain Societies Development Support Programme), una ONG legata alla Agha Khan Foundation, avviò dei negoziati con il governo locale della GBAO - che, in quanto entità autonoma, aveva una considerevole libertà (sebbene non risorse) - per la privatizzazione di terreni non utilizzati (o sottoutilizzati) dalle fattorie statali. Come risultato di questi negoziati, MSDSP ottenne una decisione storica dal governo locale nel Gorno Badakhshan: alcuni terreni agricoli statali potevano essere distribuiti agli abitanti dei villaggi che desideravano diventare privati agricoltori. Un certo numero di altre misure, come cibo per lavoro e denaro per lavoro, vennero introdotte anche al fine di aumentare i redditi rurali e l'accesso al cibo attraverso l'aumento del potere d'acquisto.
Fortunatamente la valle del Bartang fu abbastanza risparmiata dalla guerra civile mentre nella parallela valle del fiume Yazgulem vi furono scontri fra i ribelli musulmani e le truppe governative.
L'avvio delle coltivazioni "private" fu seguito dal personale dell'MSDSP in un contatto quotidiano con villaggi. La richiesta spontanea degli abitanti dei villaggi fu così grande che il governo locale decise di privatizzare tutte le terre nella valle di Bartang. II significativo aumento della produzione agricola in questa valle persuase il governo locale a privatizzare tutte le terre del GBAO e, al termine del programma, circa 25.000 agricoltori privati stavano lavorando con l'MSDSP. La superficie arabile venne suddivisa in base alla dimensione della famiglia, villaggio per villaggio, senza consentire la vendita o il trasferimento della proprietà fondiaria.
Una giornata senza salire sulla jeep che ritroveremo al villaggio di Savnob. Chiusi e caricati sulla jeep i nostri bagagli, iniziamo la camminata dapprima in discesa. Appena partiti incontriamo quello che potrebbe essere un altare, poi sotto di noi rivediamo il villaggio di Yapshorv (Yavshor Япшорв) in una ansa del fiume. Il percorso giunge sulla Bartang Highway a quota 2508 e la segue per alcuni chilometri in leggeri saliscendi. Scattiamo una foto di rito secondo la moda dei gruppi diskovery. Raggiungiamo un ponte in una valletta laterale.
Yapshorv (Yavshor, Япшорв), Massimo Cammelli © 2016
Si lascia la pista carrareccia salendo su uno spiazzo con un sentierino un po' esposto e si giunge nuovamente sulla strada in corrispondenza delle botole di accesso al vecchio acquedotto sovietico. La camminata poi abbandona la strada e sale ad un valico (3.034m) da cui scende verso la nostra meta nei pressi della cisterna del villaggio (2.812m) disposto su un declivio..
Distanza a piedi: 13,38 km
Altezza minima: 2.508 - Altezza max 3.034
Disl. salita 582 - Disl. discesa 929
Savnob visto dal valico raggiunto dal percorso a piedi
Le 4x4 seguono invece un tracciato molto più lungo che pure arriva ad un passo (3.026m) e scende presso la stazione sismologica e la vecchia stazione meteorologica arrivando al bivio che permette di lasciare la Bartang Highway e raggiungere le case più in alto di Savnob. La strada continua verso Gudara (Kudara, Khudara, Popiz, Кудара) per giungere sulla M41 a sud del Kara Kul. La strada è considerata molto impegnativa e viene percorsa dal viaggio di AnM Pamir 4x4.
Distanza: 12,4 km - Durata: 6-7 ore
Altezza minima: 2508 m - Altezza massima: 3028 m
Una articolo mette in luce i problemi di questa valle: Global warming imperils Tajikistan's landscape (Il riscaldamento globale mette in pericolo il paesaggio del Tagikistan). L'articolo parla del ghiacciaio Labnazar, "sovrastante Savnob", non è un errore del giornalista ma si tratta di un altro ramo del ghiacciaio non visibile da Roshorv e che scende più verso est.
A Roshorv siamo ospiti di Mulkabek Alifbekov, padre della nostra guida Faizullo e parente del capo agenzia Avaz. È una bella casa, costruita in gran parte da Mulkabek stesso. Anche qui notiamo le stanze per le donne della famiglia. Un pergolato esterno con un grande albero da ombra a chi si riposa. Toilette e sauna esterne nei pressi della casa.
Nel pomeriggio, chi non vuol riposare può fare un giro nel villaggio visitando anche i resti del castello a picco sul fiume e le due grotte che si aprono nelle pareti della montagna soprastante il villaggio. Hozirbosht significa 'essere preparati' e il santuario non è lontano da un complesso di grotte che ha servito in passato come rifugio per donne e bambini durante le incursioni di occasionali predoni kirghisi.
Roshorv - Sabnov rilevato dal
gruppo Udeschini 2016 in blu
e percorso anche dal gruppo Vasta 2017, dal bivio il rosso è in 4x4
Programma previsto non effettuato: dal redazionale AnM:
Il redazionale di AnM prevede di raggiungere i villaggi di Pasor e Rukch. Nel caso non fosse possibile per deterioramento della strada, ci dirigiamo direttamente a Barchidev con un breve spostamento in jeep.
Quando arriviamo in vista del villaggio lasciamo la macchina e scendiamo a piedi lungo la strada. arrivando al villaggio dove ci sistemiamo in homestay od in alternativa in una grande tenda.
Dopo pranzo possiamo compiere una bella escursione su un sentiero che costeggia il fiume. L'acqua stupisce per i colori verde e blu fino alla confluenza di questo con un altro fiume limaccioso dove le acque si mescolano in un ambiente come al solito spettacolare.
Distanza: 2,5 km - Durata: 1 ora
Altezza minima: 2510 m - Altezza massima: 2592 m
Salita accumulata: 123 m - Discesa accumulata: 85 m
In mattina ci spostiamo in macchina seguendo la strada che sale al passo e poi scende al ponte sul Bartang nei pressi del villaggio di Nisur (Нисур) poi la strada ricomincia a salire al passo Tegh (3033m) e giunge a Barchidev (2.812m, Барчадив, Barchidiv, Barchadev). Vediamo sotto di noi la confluenza fra il fiume Murgab ed il Khudara che formano il Bartang. La strada continua fino al lago Sarez (permesso speciale rilasciato a Dushanbé dal MES Ministry of Emergency Situation).
Per ingrandire clicca sulla mappa.
Barchidev è un villaggio tranquillo disposto sul pendio che declina verso il Murgab. Fra le case, alberi di albicocco e orti. Il 7 dicembre 2015 l'Alta Valle Bartang è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7,2 della scala Richter (quasi la X della scala Mercalli, come 100 mila tonnellate di TNT). In questo video vediamo Barchidev, una delle oasi che hanno subito danni relativamente meno, mentre altri villaggi sono stati quasi completamente distrutti. Nel nostro sopralluogo del 2017 abbiamo trovato poche case non ristrutturate. Tuttavia, le nuvole di polvere che indicano le cadute su tutti i fianchi delle montagne dimostrano in modo impressionante il potere distruttivo del sisma.
Il terremoto del 2015 a Barchidev, pochi minuti dipo.
Dopo una camminata fra le case, riprendiamo la 4x4 e iniziamo la discesa della valle del Bartang. Ci fermiamo nuovamente a pranzare nella casa a valle del ponte per Bàrdara e nel pomeriggio proseguiamo cercando una homestay dove alloggiare, alla fine l'autista Nyrali trova poco fuori Siponj (Siponzh, ma anche Bartang Бартан) una casa in ristrutturazione dove ci accettano per la notte. Il proprietario si chiama Navrus, come la festa di primavera n Asia centrale ed in Iran.
Qui sotto la prima parte della giornata.
Percorso dei gruppi Udeschini 2016 e Vasta 2017 da savnob a barchidev
Programma previsto dal redazionale AnM: Pasor - Rukhch - Barchidev
Visitiamo i dintorni di Pasor (Khoja-i Alamdor, Korga), Riprendiamo la macchina destinazione il villaggio di Rukhc e da qui camminiamo fino a Barchidev, Prepariamo lo zaino per domani. Jezew non è raggiungibile con la jeep, dovremo quindi portarci lo stretto necessario per una notte, niente di drammatico!
In alternativa - Barchidev > Ravmed 4x4 + 4 ore camminata
Ridiscendiamo la valle del Bartang per un lungo tratto e poi risaliamo per una valle laterale a sinistra. Sosta pranzo lungo il percorso ed arriviamo al piccolo villaggio di Ravmed.
Dopo esserci sistemati con una doccia calda facciamo un'escursione risalendo una bellissima valle piena di fiori fino alle ultime case. Rientriamo per cena. Prepariamo lo zaino per domani. Jezew non è raggiungibile con la jeep, dovremo quindi portarci lo stretto necessario per una notte, niente di drammatico! (RU)
Distanza: 17,0 km Durata: 6-7 ore con salita oltre Ramdev
Altezza minima: 2022 m - Altezza massima: 2703 m
Salita accumulata: 1189 m - Discesa accumulata: 1108 m
La camminata del gruppo Udeschini 2016 a Ramved.
Ed in alternativa il giorno successivo Ramved > Jzew
Scendendo lungo il Bartang, sempre sulla destra orografica , proseguiamo oltre il ponte per macchine per il villaggio di Khijez (attraversato dal gruppo Udeschini per raggiungere Ramved) e poi la passerella sempre per Khijez. Poco dopo il minuscolo villaggio di Padrud (Padruz, Pedrud, Падруд,) parcheggiamo presso il ponte pedonale sospeso. Presi gli zaini con l'essenziale (sacco a pelo e ricambi) attraversiamo il ponte. La 4x4 si fermerà a pernottare in un villaggio vicino e ci verrà a riprendere domani verso mezzogiorno sempre al ponte sospeso. Chi fosse stanco, può rimanere sulla 4x4 e pernottare con l'autista: appuntamento a domani.
La passerella metallica a Padrud
Aggirato un piccolo poggio si scende suu una spianata, la si attraversa e ci inoltriamo nella valletta che poi si ampia. Camminiamo fra arbusti bassi e alberi di alto fusto tenendoci sulla sinistra orografica del torrente. Una scritta rossa su un masso indica la distanza da una sorgente, ma la misura è errata e la sorgente è così bassa sul terreno che i muli di passaggio vi si abbeverano... Meglio salire u po' più in alto per prendere l'acqua.
Raggiunto ad un primo laghetto formato da una frana e che si costeggia sulla destra orografica, si prosegue fino ad un boschetto con una sorgente pulita ed un ponticello che porta sulla destra orografica. Si sale ancora nella valle che si fa più ampia e raggiungiamo le case di Chadik (Jiezew bassa) dove si può sostare ed anche pernottare. A differenza di alcuni gruppi precedenti non ci fermiamo né in questo villaggio né al villaggio di Barukhtin (Jiezew media) dove sostiamo solo per il pranzo. Poco oltre costeggiamo un secondo laghetto, più ampio del primo, al cui termine sulla sponda settentrionale è in costruzione un a nuova casa. e proseguiamo ancora verso l'alto fino all'ultima fattoria isolata (Jiezew alta) particolarmente accogliente, qui finiscono anche i pali della corrente elettrica: è il posto abitato più in alto nella valle.
Il ponticello nel boschetto vicino alla sorgente | Il secondo laghetto di Jiezew, poco a monte del villaggio. |
Grano, l'orzo, la segale e le patate continuano ad essere coltivate come colture alimentari principali anche quassù nella valle. La patata è stata introdotta dai russi nell'ottocento e diffusa al tempo dei soviet, ma quale era la dieta di questi montanari prima del magico tubero? La risposta è sorprendente: orzo e latte di capra!!! Apprendiamo così che anche qui, come nelle alte valli del Pakistan, come in Ladakh ed in Nepal, la dieta era sempre la stessa, povera, misera e monotona...
Percorso gruppo Vasta dal ponte alla fattoria a Jiezew alta.
.
Tajik Family near Rushan Credit Mark Eskdale
Percorso Barchidev - Ramved effettuato dal gruppo Udeschini nel 20166
Dopo colazione in tre salgono al più alto dei laghi a quoto 2.730m. Partiamo dalla fattoria e ridiscendiamo la valle fino alla passerella sospesa. Saliamo sulla 4x4 e nel primo pomeriggio siamo a Rushan. Ci sistemiamo nella casa dell'autista Nurali poiché la homestay dell'andata è occupata dal gruppo Bartang Trek di Luigi Romagnoli.
Una strettoia artificiale... | Si apre la strada solo per le macchine... |
Il gruppo presso il ponte per
Khwahan (Afghanistan)
vicino a Шоҳун, Kishti Poyen.
Nyrali, Loredana,
Cristina sosta pranzo |
Un piatto di manty (манту) | Pollo e verdura |
Sosta pranzo nei pressi di Dangara
Nurek Dam e lago (Maricla De Bortoli © 2017)
Con un magnifico scenario montano, tranquilli viali alberati ed eleganti edifici neoclassici dalle tonalità pastello, Dushanbe è la capitale centroasiatica più bella, soprattutto da quando hanno chiuso con lo stucco i fori delle pallottole che crivellavano i muri. Fino a una decina di anni fa alquanto pericolosa e inquietante, oggi la capitale tagika sta vivendo un fortunato periodo di rinascita e si propone come una città piacevole, anche se forse un po’ monotona.
Trekking urbano per Dushanbe (Ismaili center, Museum of Antiquities / Ethnographical Museum, Rudaki Park e dintorni, Green Bazar), pernottiamo sempre in homestay fino a metà notte per poier rasferirci in aeroporto
Volo di ritorno per l'Italia.
Visitatori in linea: 1487 2904 persone hanno letto questa pagina |