di Andrea Perino
Rombur (m. 1800) - Acholgah (m. 2000) 5 h. disl. +450 -250
Sono le bambine più grandicelle che risvegliano il villaggioe noi con le loro risa, con i loro frizzi si sforzano di imparare l'arte di fissare la larga cintura, il segreto delle pieghe, il modo di far gonfiare la veste sul petto. Si rifanno pazientemente le cinque treccie imposte dalla mod, infatti una donna kalash non mostra mai i capelli in disordine, salvo se un lutto l'affligge. Non si separa mai da una delle due cuffie di cauri, queste conchiglie dei mari lontani che chiamano la fecondità su di lei. Nessuna può perciò uscire a capo scoperto senza la sua shushut, semplice girotesta prolungato sulla schiena con una lunga striscia ornata di perle rosse, bottoni e cauri, o con la propria kupa, la pesante cuffia riccamente decorata ugualmente con conchiglie.
Dopo colazione arrivano i portatori: la carovana si forma rapidamente e, visitato il cimitero di Rombur (mandao-jao, il luogo dalle molte bare) , rapidamente partiamo.
Scendiamo lungo la strada jeeppabile, ripercorrendo la valle del fiume Rombur per circa un'ora e mezza, lasciando alle spalle i villaggi di Balanguru e di Kalashgram. Questo tratto di circa quattro miglia non è in forte pendenza. Sulla nostra destra (che è anche quella orografica) sono numerosi i pascoli ed i campi coltivati. Sorpassato il pendio sopra il quale si trova il cimitero, si incontrano case sparse: non sono abitazioni di Kalash, solo quale e là ogni tanto si incontra ancora qualche nucleo di case abitate dagli «infedeli» facilmente individuabili poiché donne in costume lavorano nei pressi.
Giungiamo così alla confluenza fra il Rombur e la Acholgah Gol (Gol in Kowari significa torrente o valle). Poco sopra la confluenza risiede una famiglia kalash, con la piccola casa a fortino, sovrastata da un altissimo noce il quale, sorpresa, è avviluppato da una vite ed è uno strano spettacolo scorgere i pampini spuntare la fronde a quindici metri da terra (1.30 h.)
Se la valle di Rombur offre un'imboccatura arida e stretta che non fa presagire i campi verdi che racchiude più a monte, anche questa valletta laterale si presenta come una gola scavata da un torrente che attraversiamo su un ponte formato da due soli tronchi. Più avanti ci riportiamo sulla sinistra orografica ed proseguendo sul sentiero in costa in sali e scendi lungo la riva, talvolta camminando sul greto per poi portarci ben in alto, oltre la ripida scarpata.
Scorgiamo uomini intenti a trasportare a valle decine di tronchi che galleggiano nel torrente. I tronchi si spostano di alcuni metri per poi incastrarsi fra i massi, allora essi intervengono e li spingono di nuovo nella corrente. Poco oltre giungiamo ad una malga (1h. 2.30h). Sull'aia un ragazzino pungola quattro buoi che procedono affiancati disegnando uno stretto cerchio. Sotto gli zoccoli il raccolto si sgrana. Presso la porta della malga un anziano prepara il tea: poca acqua nerissima bolle in un pentolino assieme ad una manciata di tea nero. L'operazione va avanti per una decina di minuti e quello che ci offre è un tea carico e fortissimo.
Scendiamo ancora verso il torrente. La sponda opposta si presenta come un pendio scosceso in parte roccioso, alto un centinaio di metri, dove scorgiamo un uomo intento a scavare una cengia artificiale sulla quale poi scorrerà un acquedotto. Impugna un lungo bastone, forse è una sbarra di ferro, con il quale, smuove le rocce che precipitano nel torrente in una nuvola di polvere. E' l'esempio di come le genti del Karakorum conducano una lotta infinita con la montagna per strappare un po' d'acqua e cercare di rendere fertile ogni fazzoletto di terra coltivabile.
Si scende quindi definitivamente nell'alveo del torrrente lo guadiamo ed è un'ottima occasione per una sosta ed un bagno ristoratore ma i portatori vogliono proseguire. Non ci intendiamo: loro indicano il sole e poi mimano la pioggia. Hanno fretta. Un'altra sosta presso un piccolissimo nucleo di case. É un altro insediamento kalash: alcuni uomini si presentano armati. Dicono di essere della polizia di confine, il che è possibile perché l'Afghanistan è vicino e, stando alle carte, la testata della valle è nella fascia di dieci chilometri vietata agli stranieri. Proseguendo incontriamo due ponticelli e arriviamo nel villaggio kafiro più alto della valle. Sono sette case sparse qua e là dove la valle si fa più dolce e due vallette laterali portano a Rombur ed a Bumburet (2.30-5 h.). Lungo il percorso non v'è problema d'acqua, l'unico problema è la toponomastica perché ogni sito è chiamato Acholgah.
Ci accampiamo sul tetto di una casa, attorno ogni spazio è coltivato. Sulla sponda del torrente si trova un mulino orizzontalea cielo aperto e quindi facilmente fotografabile La sera scorre tranquilla, con i portatori che preparano la loro carne ed i chapati,. con i ragazzini del villaggio che vengono a mostrare le loro fionde ad arco e noi che cuciniamo i nostri cibi occidentali. Dormiamo in parte in tenda, in parte sotto le stelle. Siamo a nanna alle 19.30 ed alle 21 una sorpresa per tutti. A dire il vero avevo notato due luci sulla collina ed i portatori erano agitati, andavano dalla nostra casupola ad un'altra lontano un centinaio di metri. avevo pensato a qualche straniero, poiché i locali non usano la pila sui sentieri che conoscono bene al chiaror delle stelle. Ed ecco arrivare Marco ed Umberto. Provengono da Birir, han lasciato il loro gruppo a Bumburet e sono venuti qui con altre quattro ore di cammino
Case di Acholgal (m. 2000) - Buomgram (m. 1950) +750, -800
Dalle case si ritorna verso est aggirando un largo costone fra alti tronchi in parte scortecciati e dopo duecento metri si prende la valle che punta a sud. Camminando fra gli alberi si può notare che le cavità naturali dei tronchi sono state cementate con malta lasciando solo un piccolo orifizio: è un semplice e primitivo alveare artificiale. Alzandosi in quota si intravede il valico a quota 2750 metri. La valle sale con inclinazione costante, ha un aspetto alpino con alti abeti ed il terreno è ricoperto da aghi di pino. Arrivando al passo (2 h.) si incrocia una mulattiera più ampia: la si può seguire in discesa oppure abbreviare per una ripida scorciatoia che in un paio d'ore conduce a Batrik. (2h - 4h). Sono una decina di case di Kalash poste in un'ottima posizione, la valletta infatti è ricca d'acqua ed esposta a meridione. In breve si arriva a Burungram (m. 1950) che è il maggiore degli insediamenti della valle di Bumburet.
|