Chitral - Gilgit

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Da Chitral a Gilgit

La pista che collega Chitral a Gilgit si può definire strada solo per alcuni dei suoi 400 chilometri di sviluppo. La quasi totalità del percorso è affrontabile solo con le fuoristrada, autobus e normali automobili non riescono a passare fra queste impervie gole.

Si passa rapidamente Maroi raggiungendo Reshun dove c'è la possibilità di un rifornimento di benzina e di olio. Proseguendo per Buni il paesaggio è desertico fra gole e dirupi, con verdi oasi sparse. Occorre una incredibile perizia di guida per affrontare questo tratto espostissimo e pericoloso.

La strada raggiunge Shanewal e, portandosi in lato, è possibile ammirare nuovamente il Tirich. Ancora qualche decina di chilometri e, fortunatamente, la parte pericolosa del tragitto è ormai alle spalle e si giunge in vista di Mastuj (m. 2400) che sorge sulla piana alluvionale formata dalla confluenza dei fiumi Laspur (su alcune carte Matuj) e Yarkhum. Dapprima si incontra una grande area recintata da un alto muro aldilà del quale si scorge un invitante giardino. Può essere un posto per campeggiare. Proseguendo e valicato un ponte pensile si entra nel villaggio, un piccolo mercato, un paio di tea-shop usati anche come charpoy. C'è anche un Tourist Cottage con alcune stanze che offre anche la possibilità di campeggiare. Ai piedi della montagna, non molto distante dal villaggio, sorge il palazzo fortificato dove si è ritirato il mir della zona. C'è una minuscola rest-house, in verità cadente. Chiedendo al custode si può avere in visione e firmare il libro degli ospiti (guest-book) che risale agli anni "30. E' in questa fortezza che nella primavera del 1985 gli ufficiali inglesi Moberly e Bretherton resistettero fino all'arrivo dei soccorsi da Gilgit. Dal villaggio di Mastuj partono i sentieri che permettono camminate e trekking attraverso i passi di Darkot, Thui Ann e Chumarkhan raggiungendo Yasin, Laspur e Chitral.

Si riprende la corsa sulla riva destra del Laspur, abbandonando il pianoro irrigato da numerosi canali ed in circa un'ora si arriva a al villaggio di Harcin distante sedici chilometri. E' un piccolo insediamento, con un'atmosfera simpatica e pulita, alcuni edifici governativi, ed un paio di tea-shop. C'è un servizio di cargo jeep da Mastuj. Poi il paesaggio cambia, la gola si restringe occorre valicare un affluente ed il passaggio può rivelarsi impegnativo dopo le piogge. Sulla parte opposta della valle, verso occidente, si ammirano gole che scendono ripide dai giacciai sospesi, tagliando il pendio di sabbia e macigni; la pista corre in alto e sotto di essa, sul fondovalle, si notano benissimo i coni alluvionali che si allargano fino al taglio netto che il Laspur provoca con l'erosione.

Altri undici chilometri e si giunge a Laspur è ad un'altezza di 2600 metri, non ha strutture ricettive ed è difficile trovare viveri, sembrerbbe quasi che non esista neppure un negozietto. Si può campegggiare nei pressi del campo da polo oppure nel cortile della scuola. Da Laspur partono sentieri per Mastuj, Madaghlast, Teru e Kalam. Se non si ha un mezzo proprio è difficile trovare passaggi verso Gilgit.

La strada procede ancora verso sud in un terreno arido e roccioso per poi cambiare ancora direzione, procede verso est ed inizia ad arrampicarsi in tornanti senza fine verso la piana del passo di Shandur raggiunto dopo 16 chilometri. Il valico collega due bacini idrografici differenti e si presenta come un'ampia piana erbosa che racchiude due bacini, uno grande ed uno più piccolo. Dalla piana lo sguardo spazia lontano verso le montagne ad ovest ed ad est. In estate si incontrano pastori e qualche viandante che si dirige dall'una all'altra vallata. Alla estremità occidentale della piana la strada si trova chiusa fra pendii di granito, la valle si restringe ed inizia una rapida discesa per raggiungere un torrente che viene seguito per parecchi chilometri. L'ambiente della vallata è differente, più verde e ricco di acqua, sembra essere anche più umido e nuvoloso dell'altro versante.

Dopo sei chilometri si raggiunge il primo insediamento, poche casupole in una vallata verdeggiante e cosparsa di fiori in un ambiente forse fra i più belli del percorso, con montagne incappucciate che chiudono i pendii prima a prato e poi rocciosi con colori che sembrano ora verdiazzurri come la serpentina, ora marron scuro come le rocce. Ancora 24 chilometri e si è a Teru (Terro, 3100 metri ed una temperatura mite nel periodo estivo). Vi sono alcuni negozietti che vendono i generi più disparati, una rest-house offre la possibilità di pernottare. In alto, sul fianco della montagna verso nord ovest vi è una scuola elementare patrocinata dall'Aga Khan nella quale è talvolta possibile dormire, l'insegnante spesso consente di sistemare le tende nel terreno circostante. Da Teru in poi si ha nuovamente la possibilità di trovare passaggi sulle cargo jeep che scendono a Gilgit. Il villaggio successivo è Ghizer, dal quale parte un sentiero che raggiunge Kalam, nella valle dello Swat.

Phander dista 32 chilometri da Teru e una quarantina da Gupis che è il centro successivo. Sulla collina che domina il lago c'è una rest-house riservata agli ufficiali ma che ospita anche i turisti quando non sono presenti i militari. Presso il centro abitato vi sono alcuni charpoy presso i quali fanno sosta le jeep da Gilgit. Dal ponte che valica il fiume verso nord partono la strada per Yasin ed un sentiero che successivamente volta in  direzione ovest, raggiunge i 5000 metri del passo di Chumarkhan e successivamente il passo di Zagar (m. 3730), che è posto un poco più a nord dello Shandur.

Poco dopo Gahkuch un ponte valica il fiume e da qui una strada si inoltra verso Imit e la valle di Ishkoman.

A Singal c'è un posto di controllo ed anche un tea shop, si procede quindi fino a Punial dove talvolta occorre registrasi presso il posto di polizia e quindi, passata la frazione di Buber, ed un ennesimo ponte sospeso si arriva all'oasi di Gilgit. La strada corre fra i muretti di recinzione dei campi e dei frutteti e finalmente si sbuca nel Rajah Bazaar di Gilgit.


dal 1° gennaio 2002

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