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Giornata di trasferimento. Partiamo di buon'ora ripercorrendo per un tratto la pista del 27, poi si piega a sud-est. |
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La pista si raccorda con la pista del Uadi Takisat. Questa pista, di direzione est - sudest, consente di attraversare l'Erg Tamisset (?). Ho cercato successivamente di capire che percorso abbiamo affrontato. Questa è la zona che sulle carte viene indicata in generale come Uan Kasa. Incrociamo un gruppo di Kel 12 con circuito da Tripoli. Stessa nostra soluzione: una macchina libica e le altre algerine guidate da Mohammed della Teneré Voyage. Ho conosciuto Mohammed come autista nel viaggio del 1987 da Tam a Djanet (Gruppo Hoggar-Tassili). L'accompagnatrice di Kel 12 è una italiana che vive a Djanet. La differenza fra noi e loro sono i materassi di gommapiuma (rivestita da una federa marrone) che vediamo buttati sopra la legna ed i bagagli sulle bagagliere (bell'igiene...) Ovviamente hanno un cuoco. La seconda differenza è il costo di questo lusso... Anni dopo all'Albergo delle Torri a Tripoli un accompagnatore di Kel 12 (conosciuto casualmente alle sorgenti del Gange nel 1991) si sfogherà contro questi spocchiosi clienti che lo cazziavano per la sabbia portata dal vento sulle stoviglie. Ahimè, con la crisi economica, questi spocchiosi diverranno clienti di Avventure nel Mondo (non partecipanti). Kel 12 compirà scelte secondo me discutibili: alberghi, accampamenti fissi, tour in giornata da Germa/Ubari al Matendush. |
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Si corre fra cordoni di dune. Di tratto in tratto compaiono dei paletti che non sappiamo se essere balise o cippi di confine, ma non dovremmo esserci spinti così a sud. Sosta per il pranzo a circa metà erg. Riprendiamo il viaggio finché in lontananza compare la bastionata della falaise ovest del Messak Mellet (ancora piccola sull'orizzonte). Mansur afferma che continuando per questa pista si arriva al Col d'Anai, posto di confine con l'Algeria (e non è chiaro se la guarnigione è libica od algerina) e che è il valico più meridionale per attraversare la bastionata del Messak Mellet. Nell'ultima parte dell'erg (siamo nella sua parte orientale) ci si trova un po' in alto e si domina la pianura sottostante alla bastionata del Messak che, visto da qui, sembra una falesia ininterrotta e nerastra. Ma il colore è dovuto in parte anche alle rocce ed agli anfratti in ombra. Sosta fra base dune gibbose e lisce e ritrovamento di due bellissime macine ed alcuni pestelli che stupidamente mostriamo a Mansur. Solito «non è permesso» e se le caricano loro sulle Toyota per portarle in sede dell'agenzia... (vedi però cosa accadrà all'aeroporto di Djanet). Scesi dall'erg con una serie di passaggi obbligati fra le dune con vari insabbiamenti, ci portiamo sulla spianata sottostante al Messak tenendoci in ogni caso a circa un chilometro e mezzo od anche più (almeno ad occhio). Pieghiamo decisamente a sinistra (nord) finché arriviamo all'altezza di quello che i nostri cartografi indicano come Uadi Tilerine dove pieghiamo a destra (est) |
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Valichiamo un colle (non saprò mai il suo nome...) che è un passaggio obbligato nella falesia e in lieve discesa percorriamo il Uadi Guilalen. Siamo nel Messak Mellet (vedi guida Libia) che è lievemente inclinato da ovest, dove si mostra come una falesia, ad est dove va a perdersi nel ciglio ovest dell'Erg Morzuk. |
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Campo. Giornata di pieno sole. Compagnia affiatata. Turni di cucina invariati. Francesca promette che domani aiuterà a preparare la cena. Canzoni e lazzi rallegrano la serata. |
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