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Ladakh |
il
paese degli alti valichi
di Marco Vasta |
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Arte sacra in Himàlaya:
dipingere e meditare
Quelle che a noi appaiono
splendide raffigurazioni di demoni, divinità, simboli, episodi storici,
decorazioni semplici, e dei quali siamo in grado di valutare la qualità
e apprezzare l'esecuzione come opere d'arte, hanno per i popoli himalayani
un significato che non può essere afferrato e compreso se non si
conosce il complesso simbolismo religioso. Il turista deve quindi integrare
i propri criteri estetici sia in campo architettonico, che pittorico o
statuario, con un sistema di riferimento che prenda in considerazione sia
le concezioni filosofiche del Buddhismo che le credenze religiose del Vajrayana
evolutesi nel corso dei secoli.
Le divinità
del Vajrayana sono di natura diversa da quelle delle altre religioni. L'unica
realtà permanente è il vuoto che lo spirito sperimenta distaccandosi
dai moti dell'animo per raggiungere la piena autocoscienza. Da questa pienezza
del vuoto (concezioni difficilmente comprensibile perché a prima
vista contraddittoria) emanano radiazioni luminose che assumono la forma
di presenze spirituali; esse rappresentano le virtù alle quali il
fedele deve tendere. La funzione dei vari esseri illuminati è quella
di essere simboli di stati mistici ed oggetto della meditazione.
L'artista aiuta quindi
l'asceta e la pittura sacra è un mezzo per compiere un esercizio
interiore di meditazione. Le tecniche ascetiche utilizzano le immagini
come strumento di liberazione e le figure sono indirizzate non solo alla
salvezza dell'artista ma anche di tutti quei fedeli che hanno mezzi ed
attitudini sufficienti per comprenderne il significato.
Il religioso, nel
corso dei suoi studi e delle pratiche di meditazione, riceve dal proprio
maestro un yddam (skt. istadevata), cioè una divinità personale.
L'yddam non è un protettore al quale ricorrere in caso di pericolo,
ma è la visualizzazione di particolari caratteristiche psicologiche
che il maestro ha individuato nell'allievo e che devono essere sviluppate.
Identificandosi nella meditazione con il proprio yddam, l'allievo cerca
di liberarsi da ogni passione, di liberare tutte le energie che ha in sé
di sviluppare al massimo ogni aspetto positivo della propria personalità.
per saperne di più:
E.F. Lo Bue Sku-
thang, pitture tibetane dal quindicesimo al ventesimo secolo, Firenze
1983.
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