Circa 35 km da Xining e Pingan per
Lanzhou, c'è una scogliera di arenaria rossa da vedere sul lato
destro, appena vicino alla riva sud settentrionale del fiume Tsong Chu.
Nella parte inferiore di questa rupe rossa, che svetta a circa 2 km a nord
della città della contea di Ping'an, gli edifici di un piccolo tempio si
aggrappano alle rocce. Si chiama Baima Si, conosciuta anche
come
Tempio del Cavallo Bianco, un nome che è stato spiegato dalla gente del
posto così come Rockhill ce lo ha tramandato:
Tanto tempo fa una mandria di cavalli
pascolava sulla cima di questa rupe, e tra loro una cavalla con un puledro
bianco cieco. Per qualche scherzo la cavalla lo rimproverò, quando, non
riconoscendo la voce dei suoi genitori, le diede un calcio. Non appena lo
fece, gli tornò la vista, vide la sua malvagità e, pieno di vergogna, si
gettò dalla rupe e si sfracellò sulle rocce sottostanti. Per commemorare
questo atto di autodistruzione in rivendicazione delle pretese di devozione
filiale, il Tempio del Cavallo Bianco fu costruito sul punto in cui il
puledro trovò la morte.
In tibetano, il nome della rupe è
Martsang Drag, e quindi il nome del tempio è Martsang Gompa (dmar
gtsang dgon pa). Tuttavia, la sua importanza storica non è prodotta
dalla leggenda che attribuiva un nome al tempio, ma dalla storia che è
collegata alla sua origine.
Secondo la tradizione i tre monaci
tibetani Mar Shakyamuni, Tsang Rabsal (gtsang rab gsal) e Yo Gejung (g.yo
dge 'hyung) che, per sfuggire alla grande persecuzione dei buddhisti da
parte del re Langdarma nell'841, scapparono dal Tibet, portando con sé le
Sacre Scritture del Dharma:
raggiunsero la terra di Hor. Avevano
intenzione di introdurre la Dottrina in questa terra di razza e lingua
diverse, ma non ci riuscirono. Così andarono a Ple-ro-tsha-tshon
nell'Amdo meridionale e si dedicarono di nuovo alla meditazione nel
Ma-lung-dorje-tag-ra-an-chung-na-dzong-t'ar-rig-cel-gyi-yang-gön.
Si suppone che il luogo in cui andarono
per meditare sia la scogliera rossa vicino all'odierna sede della contea di
Ping'an. Nella loro età avanzata ottennero ancora un discepolo di nome
Möpa, poiché aveva un'inclinazione innata alla fede:
E, proprio nel luogo in cui fu fatto
novizio, [g]Tsang [rab gsal] essendo diventato il suo
superiore e [g]Yo [dge
byung] il suo insegnante, ricevette il suo nome religioso sia dal
superiore
che dall'insegnante e venne chiamato Ge-va-rab-sal [dge barab gsal]. In
seguito, a causa della sua mente sublime, divenne noto come Gong-pa-rab-sal
[dgongs pa rab gsal] 'colui dai pensieri sublimi'.
Dopo che furono risolti diversi
problemi, Möpa poté essere ordinato monaco. In seguito lui stesso insegnò a
dieci discepoli provenienti dal Tibet centrale e poi li rimandò indietro nelle
province di Ü e Tsang per
diffondere il Dharma contribuendo così alla rinascita della dottrina buddhista
in Tibet. Ecco perché il monaco Lachen Gongpa Rabsal, noto con il nome
di Möpa. è considerato un autorevole sostenitore del Dharma nel Tibet
orientale (Dokham). Si suppone che in vecchiaia Lachen Gongpa Rabsal abbia
raggiunto l'attuale Martsang Drag che in seguito fu chiamato Rupe del Vajra (rdo rje brag in tibetano e
Jingang Ya in cinese). Poiché Gongpa
Rabsal morì qui, avendo completato l'ingresso nel Nirvana, i suoi seguaci e
i fedeli costruirono un tempio in sua memoria, il Tempio della Rupe
del Vajra, cin.: Jingang Ya Si. a sua fondazione sembra sia
stata intrapresa nel X secolo. Fu anche distrutto durante le spedizioni
punitive degli imperatori Qing nel XIX secolo.
Nonostante la sua rilevanza storica,
Baima Si è un piccolo tempio con solo due monaci appartenenti alla
popolazione locale Tu. Poiché "i resti completi di Lachen Gongpa Rabsal,
che sono veramente grandi nel conferire benedizioni", riposano qui, le
piccole e prosaiche sale del tempio sono spesso visitate dai fedeli
buddhisti dell'area di Tsongkha, siano essi Tu, tibetani o cinesi Han. In
passato c'era una statua dell'eminente monaco fatta di fango ed erbe
medicinali, che era ben nota per i suoi poteri miracolosi.
L'architettura del piccolo Baima Si è
ancora imponente, poiché il suo edificio in stile cinese con un tetto a due
strati (ricostruito nel 1984) si aggrappa alle rocce che si innalzano
verticalmente. Solo la camera di culto
principale nella sala a tre piani è di interesse, con una bella immagine di
un Avalokiteshvara a quattro braccia con sei facce al centro dell'altare.
Alla sua destra ci sono statue dei tre monaci tibetani che erano fuggiti dal
Tibet nell'841: Mar Shakyamuni, Tsang Rabsal e Yo Gejung. Tre figure
aggiuntive sulla sinistra raffigurano Pälgyi Dorje, il famoso regicida di Langdarma, e due monaci cinesi che avevano preso parte all'ordinazione di
Mõpa, il defunto Gewa Rabsal.
Una caratteristica unica di Baima Si è
un'immagine scolpita nella roccia di un Buddha Maitreya, sotto il tempio e
circa 200 m alla sua sinistra. Poiché è rivolta verso il fiume Tsong Chu, la
gente del posto la indica come Mila wang he(Maitreya che guarda
il fiume). Scolpita nella pietra rossastra, la statua di roccia alta 3,7
m si erge su un piedistallo largo 2,35 m. È di una semplicità arcaica, la
sua forma e i suoi contorni sono grossolanamente scolpiti. La mano sinistra
del Buddha tiene la ciotola del mendicante, mentre la mano destra, in un
gesto incoraggiante (abhayamudra), invita i fedeli ad avvicinarsi. Gli
scienziati cinesi datano l'incisione dell'immagine alla dinastia Tang (tra
il VII e il X secolo).
Alle ore 9:00 partiamo da Xining
diretti al Baima Temple. Parcheggiato il bus ci incamminiamo lungo il
sentiero tagliato nella falesia. Lo sguardo ci fa ammirare la grande vallata
sottostante ma la nostra attenzione è tutta per alcuni pellegrini che, con
faticosi movimenti e inginocchiati a terra, procedono molto lentamente
verso il Tempio che si presenta un po’ in abbandono. Riprendiamo il
viaggio costeggiando il fiume ghiacciato.
Ci appare come un lungo nastro d’argento
e il paesaggio è molto bello anche se oggi il cielo è grigio e fa
freddo. L’unico momento veramente freddo di tutto il viaggio. Al passo
(2600mt.) nevica leggermente. Tra tante e stracciate bandiere di preghiera
che si agitano al vento, due infreddolite donne vendono bottigliette di
grappa, incenso e altri souvenir. Il freddo invoglia tutti a comperare la
grappa che, pur essendo poco costosa, è molto buona. Visitiamo il Monastero di Rgolong(Gönlung
- Youning Si)
con poco interesse mentre ci piace guardare la vita del villaggio.
Tutto ci sembra molto semplice e antico. Sulla via del ritorno esce il
sole e la temperatura è piacevole. Prima abbiamo l’occasione di dare un
passaggio sul bus ad una donna di etnia Tu. Indossa il tipico abito e un
grande copricapo in pelliccia. Noi tutti continuiamo a guardarla e a
scattare foto. E’ gentile e timida.
Ad un villaggio vicino ci fermiamo
perché c’è una festa. Ci sembra una gara di danze e costumi. Numerosi
i gruppi che si esibiscono. Tutti con fantasiosi costumi e acconciature.
Anche la giuria è buffamente truccata. E’ bello essere i soli turisti e
vivere la loro semplice felicità ma possiamo restare solo un’ora. A Xining
visitiamo il mercato moderno Shuijihgxiang, molto interessante, da non
perdere.
Dalla relazione V. Piana - Monlam 2009
La casa natale di Tenzin Gyatso
Casa natale del XIV Dalai Lama
Non lontano a sud-ovest di Ping'an si
trova il villaggio di Taktser
(in tibetano སྟག་འཚེར།, in Pinyin tibetano Dagcêr, in cinese 红崖村) , il luogo di nascita del XIV Dalai Lama. La casa dei suoi genitori
era stata riistrutturata nel 1986,
rappresentando un notevole esempio di casa padronale.
Un resoconto recente della casa viene
da Rudy Kong in Dragons, Donkeys, and Dust: Memoirs from a decade in
China, pubblicato nel 2010. Kong visitò la casa nel 2001 e
descrisse "un soggiorno di nudo cemento che non conteneva altro che
semplici mobili in legno. Sui tavoli e sulle pareti c'erano vecchie foto di
famiglia in bianco e nero.
Successivamente, nel 2013,
l'edificio e il cortile sono stati cinti da un muro alto tre metri e dotato
di un cancello per impedirne la vista e furono poste telecamere di
sorveglianza.