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Nubra 98

  Dall'8 al 29 agosto 1998 ho organizzato un trekking nella valle ladakha di Nubra e sull'altopiano del Chang-Tang .

Un ampio articolo presenta la regione a pagina 13 del n°1 di AnM 1998.
Se vuoi leggere alcuni appunti di altri dei miei percorsi in Ladakh vai al
sommario degli articoli sul Ladakh nell'MV's Magazine
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Dove è?
Mappa
Descrizione delle località:
Nubra
Rupshu
Chang Tang
 
 
NB: la carta fornita in rete non riporta correttamente sentieri e strade 

La regione di Nubra

Da Leh una strada, in parte asfaltata, conduce verso settentrione attraversando uno dei passi più alti del mondo aperti agli autoveicoli. Con i suoi 5656 metri il Khardung-la è un cancello impenetrabile sia perché la strada militare è percorribile solo con un permesso rilasciato dal Deputy Chief Commissioner, sia perché il versante nord è coperto di neve e ghiaccio fino ad estate inoltrata per poi esser nuovamente impraticabile ai primi di ottobre. Gli stranieri che riescono a raggiungere il passo devono così accontentarsi di leggere un cartello stradale che avvisa che "qui puoi dialogare con Dio sulla autostrada più alta del mondo!".
Al di là del Khardung-la, la strada attraversa i villaggi di Khardong e Diskit costeggiando torrenti ed attraversando pendii instabili scendendo fino a Panamik unico grosso insediamento della regione. Situato presso alcune sorgenti termali i] villaggio riceve ogni estate la visita di numerosi Ladakhi che beneficiano delle proprietà terapeutiche di queste acque. L'orografia della regione è accidentata e la strada cerca, dove può, di seguire il corso dello Shyok e del Nubra. Poco prima della confluenza fra i due fiumi la strada militare si biforca.
Un ramo prosegue verso nord in direzione del passo del Karakorum e del
confine cinese della provincia del Sinkiang, l'altro costeggia lo Shyok e si dirige verso occidente seguendo l'antica carovaniera che portava a Skardu per poi scendere verso Khalsi e l'Indo collegando fra loro le postazioni militari lungo la linea del cessate il fuoco.
Queste aspre vallate fra la catena del Ladakh e le vette del Karakorum (le montagne nere) sono un territorio inospitale ma l'uomo ha saputo sfruttare le zone di fondovalle sviluppando l'agricoltura in quelle strette fasce alluvionali dove ha creato oasi e pascoli favorito da un clima più mite che nel Ladakh. L'oasi più grande è nella piana posta alla confluenza fra il Nubra e lo Shyok, dove il microclima favorisce lo sviluppo delle colture e il suolo arabile permette addirittura due raccolti all'anno, mele ed albicocchi sono così numerosi che il termine Nubra pare sia una deformazione del ladakho ldum-ra che significa "frutteto delle mele". L'oasi è arricchita da ampie coltivazioni di pioppo che costituiscono una ricchezza considerevole in una regione dove il legno viene importato dal Kashmir.
Nella regione del Nubra gli escursionisti potranno affrontare nuovi percorsi diversi da quello automobilistico del Khardung-la. Si può raggiungere la zona attraverso antichi sentieri del Ciang-la oppure valicare il Digger-la, come fece Giotto Daniela nel '32. Per raggiungere questo passo a 5450 metri si deve partire dal monastero di Sabu, accampandosi a Larsa Sabu per poi affrontare il valico e scendere ad un altro accampamento a Larsa Diggher posta a circa 4600 metri. Scendendo lungo la valle omonima si giunge nel bacino dello Shyok che, a confronto dell'ampia pianura dell'Indo presso Leh, è una fossa dove si incontra l'oasi di Seti. Di qui si possono seguire diversi percorsi,
risalendo lo Shyok, fino alla bocca del ghiacciaio Rimo oppure seguirne il corso fino alla confluenza con l'indo, poco a monte di Skardu. Seguendo il fiume si incontra la strada che scende dal Kardung-la e poi la confluenza con il fiume Nubra. Si incontrano villaggi come Tirit e Lukguum ed i gompa di Samur e di Tiggher che dipendono da quello di Rizong. Diggher è il maggior  villaggio della valle del Nubra ma non l'ultimo che è Panamik. Questo borgo era il primo insediamento umano, la prima oasi di verde raggiunta da chi riusciva ad arrivare in Ladakh dalle steppe dello Yarkand dopo aver attraversamento il passo del Karakorum. Provenendo da settentrione le carovane nell'Asia centrale scendevano dal passo entro la valle dello Shyok ma non ne seguivano la sponda poiché abbreviavano il percorso risalendo fino al passo di Sassir che permetteva di raggiungere rapidamente a Panamik. La speranza degli abitanti della valle è nel turismo e nelle spedizioni. Vi sarebbe allora un flusso di alpinisti ed escursionisti che risalirebbe i ghiacciai di Rimu e del Siachen verso le vette del Karakorum, e per entusiasmare i turisti e gli escursionisti più pigri nel Nubra sono già stati fatti arrivare i ... cammelli ..., usati dalle spedizioni nel vicino Sinkiang.
La regione del Rupshu
Le regioni di frontiera con il Tibet sono le più alte e le più fredde del paese: il fondovalle è situato a ben 4200 metri! Sulle piste anticamente percorse dalle carovaniere sono state ricavate altre due strade strategiche che consentono i movimenti dell'armata indiana. Il nastro asfaltato che da Leh giunge ad Upshi, dove un bivio conduce a Manali, prosegue come strada sterrata penetrando nella zona sudorientale e risalendo la valle dell'Indo per raggiungere le desolate solitudini della regione del Rupshu. La povertà del suolo e 1'estrema rarità delle precipitazioni limitano la possibilità della agricoltura a pochissime oasi.
L'aria e secca, I'ossigeno rarefatto, eppure una popolazione nomade abita quassù da secoli nei villaggi di Chumathang, Karzok e Hanlé. Il paesaggio lunare del Rupshu è di una bellezza selvaggia incoronata da cime di nevi eterne che biancheggiano oltre i 5200 metri, limite delle nevi perenni! Ma e anche una regione estremamente povera e fra le più sfavorite del Ladakh. All'altezza di 4200 metri ed a 230 chilometri dalla capitale si estende il lago di Hanlé, ai piedi del grande monastero che da esso prende nome. Il Kar-Tso, il lago bianco, si trova a 4540 metri e le sue acque bianche, ricche di sale e soda, sono più facilmente raggiungibili dalla strada Leh-Manali mentre ai confini con )o Spiti si estende il Moriri-Tso lungo circa 24 chilometri. Ma il più grande dei laghi del Ladakh è il celebre Pangong !e cui acque blu zaffiro occupano ben 64 chilometri di una valle posta nel Rupshu, l'altopiano Chang-Tang ed il Tibet. Esso fa parte di un più vasto bacino di laghi che si prolunga di altri 110 chilometri oltre la frontiera cinese. Sono questi alcuni grandi laghi derivano da un antico sistema di laghi dolci a salati che ricopriva il Ladakh nelle ere passate.

La regione del Chang-Thang
Il Chang Thang (tib. altipiano settentrionale) e pure un arido deserto di sabbia e rocce, situato a più di 4000 metri di altezza ma di un'orogenesi più semplice e meno intricata morfologicamente del Rupshu dal quale e per altro difficilmente distinguibile essendo entrambi abitati dai Chang-pa. Quassù le oasi sono più piccole ed in numero minore che nel Rupshu e si trovano lungo i torrenti Lukung, Chucul e Tangtse: quest'ultimo da anche un nome alla regione che e talvolta chiamata Taktse. Per accedervi la strada sterrata segue la pista secolare che da Karu si inoltra nelle valli di Chemre e Sakti e che e percorribile dai turisti fino al monastero di Tagthog. poi compie un'ampia curva e sale sull'altipiano raggiungendo gli insediamenti di Durbuk, Lakung e Chu-chhol, arrivando al lago Pangong e alla frontiera tibetana. La regione e abitata, oltre che dai presidi militari, dalla etnia dei Chang-pa che costituiscono una delle minoranze del Ladakh. Da secoli occupano L'altopiano e le valli dedicandosi alla pastorizia ma i pascoli sono cosi magri che i pastori Chang-pa devono compiere la transumanza quattro volte all'anno seguendo percorsi circolari ben definiti al fine di utilizzare razionalmente ogni pascolo e meglio accudire n yak, montoni e capre che costituiscono la loro unica ricchezza. In questa esistenza magra e sterrata essi si nutrono di latte e carne, integrandoli con farina d'orzo acquistata quando scendono a Leh per scambiare la preziosa lana pashmina. Abili ed audaci cavalieri, i Chang-pa cacciano il kyang, cavallo selvaggio, la cui carne completa la dieta povera di proteine. D'inverno per i rigori del clima ma anche d'estate quando una semplice nuvola oscura il sole, la temperatura raggiunge punte negative estreme. Ben lo sanno i militari che nei mesi invernali devono affrontare anche i – 35' mentre i nomadi scendono verso valli dal clirna meno freddo. In estate essi si riparano sotto le rebo, tende di lana che tessono essi stessi e che ornano di code di yak e con tarchen (stendardi di preghiera).
La pratica della poliandria e la religione buddista. i caratteri fisici ed i costumi, testimoniano la loro origine tibetana. In effetti hanno una statura più alta dei Ladakhi ed i loro visi lunghi ed ovali, i lineamenti fini e delicati, quasi androgini, li distinguono dalle altre etnie. La pettinatura e simile a quella dei tibetani, i lunghi capelli sono infatti raccolti in due trecce arrotolate attorno alla testa oppure in una sola che scende sulla nuca. Al posto della goncia, il lungo mantello lodakho, indossano una lunga carnicia dalle maniche ampie e lunghe, una gonna arrotolata in vita, tessuta con lana tinta di rosso, ed hanno un paio di stivali ricamati ricavati dalla pelle delle capre. Per tutti questi elementi i Chang-pa assomigliano all'etnia tibetana dei Kham-pa, che vivono all'estremità sud-orientale del grande altipiano nella regione del Kham. Anch'essi sono abili cavalieri, indossano un identico costume e prediligono le terre desolate degli nltipiani. E' quindi probabile che i Ladakhi delle valli dell'Indo siano discendenti da popolazioni emigrate dalle regioni di U e Tsang nel Tibet centrale mentre gli antenati del Chang-pa siano venuti da quella del Kham.
Gli sconvolgimenti politici degli ultimi rrent'anni hanno portato gravi colpi alla già povera economia delle regioni orientali del Ladakh. Dopo la insurrezione del '59 e la completa annessione del Tiber alla Cina, la frontiera è stata chiusa e si sono interrotti quei traffici che si svolgevano lungo la carovaniera da Leh a Guge. Fu così impedito il florido commercio indo-tibetano lungo una pista sulla quale i primi missionari buddisti e forse lo stesso Padma-Sàmbhava erano giunti dallo Swat per predicare la nuova fede nelle regioni trans-himalavane.
Dopo la guerra del '62 la Cina si è annessa anche la regione dell'Aksai-Chin e si sono interrotte le piste che conducevano lunghe carovane  dal Tibet o dallo Spiti fino agli stati islamici di Yarkand, Kotan e Kashgar attualmente nella provincia cinese del Sinltiang. Il Chang-Thang, dopo esser stato per millenni l'incrocio di numerose vie commerciali fra l'esiremo oriente e l'Asia centrale si è così ridotto ad una regione semidesertica dove pochi uomini  contendono alla natura il diritto di vivere.
La posizione strategica della regione rende inoltre difficile lo sfruttamento delle risorse minerarie ed impedirà lo sviluppo di un progetto che prevede l'insediamento a Puga, nei pressi del villaggio di Chumathang, di una stazione termale. Su richiesta del governo indiano alcuni esperti geologi europei hanno infatti proposto la costruzione di un complesso di terme che sarebbe il più grande di tutta l'India e che sfrutterebbe le sorgenti caldissime per le quali il Chang-Thang è famoso e le  cui proprietà terapeutiche sono conosciute dalla medicina ladakha.