Algeri
Situata sulle coste del mar
mediterraneo nella parte occidentale di un'ampia baia sulle
pendici di un ramo della catena montuosa dell'Atlante, ha
circa 2.988.145 abitanti. È capoluogo dell'omonimo
dipartimento.
La città è divisa in tre parti
con caratteristiche diverse. La parte bassa fu costruita
sulla costa dai francesi, che vi collocarono gli uffici
dell'amministrazione coloniale. Lo stile architettonico è
quindi tipicamente francese con ampi boulevard, teatri,
cattedrali e musei.
La parte alta, o città vecchia,
nota come casbah, fu costruita nel XVI secolo come forte
ottomano e residenza del dey, e in decenni di progressivo
declino è diventata un vero e proprio slum. La terza area è
costituita dai quartieri periferici risalenti al periodo
postcoloniale.
Toponimo
Il nome della città deriva
(tradotto in italiano dal francese Alger e dal catalano
Alger) dal nome arabo الجزائر
al-Jazā'ir, che si traduce come
Le Isole, che si
riferiva alle quattro isole che si trovavano al largo della
costa della città fino al 1525.
Al-Jazā'ir è di per sé una forma
troncata della più vecchio nome della città
جزائر بني مزغانة Jaza'ir Bani
Mazghana, le isole dei Figli di Mazghana,
utilizzato dai primi geografi medievali come Idrisi e Yaqut.
Il primo insediamento fenicio
risale al 1200 a.C. circa, quando, ad una ventina di
chilometri dalla città attuale, viene fondato il
porto di Icosium
che, in seguito alle guerre puniche, diventa romano nel 146
a.C. La città romana più importante della zona non è però
Icosium bensì Caesarea in
Mauritania, oggi
Cherchell (in arabo
شرشاﻝ,
traslitterato Sharshāl)
è una città costiera dell'Algeria, nella provincia di Tipasa,
situata a circa 80 chilometri ad ovest da Algeri.
La città divenne una colonia romana di diritto latino sotto
l'imperatore Vespasiano.
Nel 429 d.C. viene conquistata
dai Vandali, nel VI
secolo passa sotto il controllo
bizantino e nel secolo successivo sotto quello
arabo.
L'attuale Algeri venne fondata
nel 944 dal sovrano
berbero Buluggin ibn Ziri, fondatore della dinastia Ziride,
che ne modifica il nome in al-Jazâ'ir; da questo momento in
poi vede aumentare progressivamente la propria importanza
nell'area. Anche se la sua dinastia fu rovesciata
definitivamente da Ruggero II di Sicilia solo nel 1148, gli
Ziridi avevano già perso il controllo di Algeri nel 1014 a
vantaggio degli Hammadidi. Al 1159 risale la conquista da
parte degli Almohadi e nel 1235 la conquista da parte del
sovrano hafside Abu Zakarya Yahya.
Nel 1302 l'isolotto antistante,
chiamato Penon, venne
occupato dai castigliani che ne fecero la base per i
traffici commerciali tra il Regno di Tlemcen e la penisola
iberica. Tuttavia, Algeri rimase un centro minore fino a
dopo la cacciata dei mori dalla Spagna, molti dei quali
trovarono asilo in città. Dal XIV secolo fece parte dei
domini della dinastia zayyanide del
Regno di Tlemcen.
Nel 1510 gli spagnoli
fortificarono la propria base sull'isola di Penon,
nell'ambito della lotta contro le azioni dei corsari
barbareschi. Quando la presenza spagnola iniziò ad essere
percepita come minacciosa viene invocato, nel 1516, l'aiuto
di Aruj Barbarossa e del fratello Khair Ed-Din detto
Barbarossa
(Ariadeno), che iniziarono una lunga lotta per
scacciare gli spagnoli.
Durante questo periodo Algeri fu
governata prima da Aruj, poi alla sua morte, dal fratello
Ariadeno Barbarossa. Nel 1517, governante Aruj, Algeri si
dichiarò parte dell'Impero ottomano di Solimano il
Magnifico, per poter resistere ai tentativi di riconquista
degli spagnoli. Nel 1524 Ariadeno Barbarossa perse Algeri,
che però riconquistò agli spagnoli nel 1529, obbligandoli a
lasciare definitivamente l'isola di Penon e la città di
Algeri.
Da questo momento Algeri divenne
la base principale dei pirati barbareschi. Nell'ottobre del
1541 con la spedizione di Algeri, il Re di Spagna e
Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo cercò
di catturare la città, ma una tempesta distrutte un gran
numero delle sue navi, e il suo esercito di circa 30.000
soldati, principalmente composto da spagnoli, fu sconfitto
dagli algerini guidati dal pascià Hassan.
Formalmente parte dell'Impero
Ottomano, ma praticamente indipendente dal controllo
ottomano, a partire dal XVII secolo Algeri fu un importante
centro di pirateria, anche grazie alla sua posizione
periferica, sia rispetto ai domini ottomani che alle zone di
influenza economica delle potenze europee. Di fatto, la
pirateria divenne la sua principale attività economica. Gli
atti di pirateria, effettuati ai fini di rapimento di
persone da avviare al commercio di schiavi, interessarono
tutto il Mediterraneo, ma ravviarono ad interessare anche in
le coste dell'Islanda.
Durante questo periodo la città
era circondato da mura su tutti i lati, compreso il
lungomare. Da quest'ultimo lato cinque porte consentivano
l'accesso alla città, con cinque strade che si dipartivano
da ogni porta e si riunivano di fronte alla Moschea
Ketchaoua. Nel 1556, una cittadella fu costruita nel punto
più alto delle mura. Una strada principale, che correva da
nord a sud divideva la città in due: la
città alta (al-Gabal, o la
montagna), che consisteva di una cinquantina di
piccoli quartieri abitati da gente di origine andalusa,
ebraica, araba e le comunità Kabyle, e la
città bassa (al-Wata, o la
pianura), che era il centro amministrativo, militare
e commerciale della città, per lo più abitata da dignitari
turchi e da altre famiglie di classe superiore.
Nel 1815 la marina statunitense
chiede formalmente al governatore della città di
interrompere gli attacchi ai vascelli statunitensi, l'anno
seguente navi inglesi e olandesi distruggono parzialmente la
flotta algerina ma gli attacchi continuano.
Nell'agosto del 1816, la città
fu bombardata da uno squadrone britannico comandato da Lord
Exmouth, assistito da soldati olandesi; in quella battaglia
fu distrutta la flotta corsara ospitata ad Algeri.
Nel 1827, la flotta algerina fu
totalmente distrutta nella battaglia di Navarino, dove gli
algerini sostenevano l'Impero ottomano contro navi di guerra
francesi, inglesi e russe.
Nel 1827, Husayn Dey,
governatore ottomano dell'Algeria, chiese ai francesi di
saldare un debito, vecchio di trentuno anni, contratto nel
1799 per acquisti di rifornimenti per le truppe della
napoleonica campagna d'Egitto. Il console francese, Pierre
Deval, rifiutò di dare una risposta soddisfacente al dey, e
in un impeto di rabbia Husayn Dey toccò il console con il
suo ventaglio. Carlo X usò questo come pretesto per avviare
un blocco contro il porto di Algeri. Il blocco durò tre anni
fino a quando la Francia, nel 1829, inviò un ambasciatore al
dey con una proposta per i negoziati, questi rispose con il
fuoco dei cannoni diretto verso una delle navi del blocco.
La Francia quindi stabilì che era necessaria un'azione più
energica.
Nel maggio del 1830 l'esercito
francese partì da Tolone alla volta dell'Algeria, dove il 14
giugno sbarcò la forza di terra agli ordini di Bourmont a
circa 25 chilometri ad ovest da Algeri. Mentre l'esercito
incontrava una minima resistenza da parte degli algerini, la
flotta navale francese sotto il comando dell'ammiraglio
Guy-Victor Duperré attaccò Algeri via mare la città, dando
il via a quella che si sarebbe trasformata nell'invasione di
Algeri. I francesi entrarono in Algeri il 5 luglio e dopo
soli due giorni la città capitolò definitivamente.
Durante il dominio francese
molti europei si stabilirono ad Algeri, e a partire dal XX
secolo erano la maggioranza della popolazione della città.
Nel corso del 1930, l'architetto
Le Corbusier elaborò
piani per una riprogettazione completa della città
coloniale, piani che però furono ignorati
dall'amministrazione francese.
Durante la seconda guerra
mondiale, dopo l'armistizio di Compiègne del 22 giugno 1940
Algeri è affidata al governo di Vichy. Nel novembre 1942
viene occupata dalle truppe alleate nel corso
dell'operazione Torch e nel 1943 diventa sede del governo
francese in esilio guidato da Charles de Gaulle. Nel 1957
diviene il cuore della guerra algerina di indipendenza e nel
1962 diventa la capitale dell'Algeria indipendente. La gran
parte dei cittadini francesi abbandona allora la città.