Atlante Sahariano Home Page

17-26 aprile 2017

 

Ghardaia, M’Zab Valley. Photo credit: George Steinmetz

 

• Mzab •
• Berberi •
• Cucina algerina •
• Ksar di Boussemghoune •
• Embarka Bent el Khass •
• Struzzi o dinosauri? •
• Aïn Sefra •
• Algeri •

• Gardaia •
• Tafilelt تافيلالت •

• Prossimi viaggi •
• Il passato on line •


Gardaia

 

La città è il principale insediamento della valle dello Mzab, luogo di rifugio degli appartenenti alla setta islamica degli Ibaditi dopo il crollo del regno di Tahert; conserva ancora oggi gran parte della sua architettura medievale, parte della quale è stata dichiarata Patrimonio dell'umanità UNESCO.

Ghardaïa (in arabo ولاية غرداية, in berbero Taγerdayt), capoluogo della provincia omonima.  Il comune di Ghardaïa ha una popolazione di 93.423 secondo il censimento del 2008, da 87.599 nel 1998, con un tasso di crescita annuo del 0,7%. Si trova nella Algeria centro-settentrionale, nel deserto del Sahara e sorge lungo la riva sinistra del Wadi Mzab. La valle M'zab nella Provincia (Wilaya) 

Ghardaïa è stata inserita nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 1982, come un bene culturale valutato in base ai criteri II (per il suo insediamento che colpisce urbanistica fino al nostro secolo), III (per i suoi valori culturali ibaditi) e V (un insediamento che si è preservato sino al secolo attuale).

Ghardaïa fa parte di una Pentapoli ed è una città collinare circondata dalle altre quattro. Venne costruita quasi mille anni fa  dal Mozabiti, facenti parte della setta musulmana ibadita composta da musulmani non arabi, tra cui molti berberi.

Si tratta di un importante centro di produzione di datteri e di fabbricazione di tappeti e tessuti. È una città fortificata suddivisa in tre settori circondati da mura. Al centro è la zona storica mazabita, con una moschea dal minareto piramidale ed una piazza con  portici. Notevoli le case bianche, rosa e rosso, costruite con sabbia, argilla e gesso, caratterizzate da tetti a terrazza e porticati. Nel suo libro pubblicato nel 1963, “La force des choses“ (la forza delle cose) la filosofa esistenzialista francese Simone de Beauvoir ha descritto Ghardaïa come "un dipinto cubista splendidamente costruito".

 

Santa Daria

Il nome di Ghardaïa trae le sue origini ida quello di una santa di nome Daia, che viveva in una grotta (ghar) nella zona prima che divenisse la città abitata dai musulmani ibaditi qui rifugiatisi venuto per sfuggire alle persecuzioni da musulmani fatimiti nel nord..In alternativa, il nome di Ghardaïa può essere derivato dalla parola tamazight Tagherdayt che significa il castello.

Visitatori in linea: 982

1524  persone hanno letto questa pagina