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Benvenutə nel sito del viaggio

Istanbul - Ankara - Ürgüp

1-16 settembre 2024

con AnM e Marco Vasta in Anatolia


Benvenutə nel sito del viaggio

Istanbul - Ankara - Ürgüp

1-16 settembre 2024

con AnM e Marco Vasta in Anatolia


Giorno molto intenso che inizia con una partenza h 5 con il bus che ci porterà  in stazione dove ritiro i biglietti per il treno (km 450) fino ad Ankara: sarà necessario fare un ceck in come per l’aereo, con controllo di tutti i bagagli e documenti, la partenza del treno è h 6 e sarà molto puntuale arrivando a destinazione h 10,30 dove ci attenderà il nostro bus ed autista, fino alla fine del viaggio.

 

Terminal Sirkeci di Istanbul

Avrai tanto sonno da non ammirare nulla. È la stazione di Assassinio sull'Oriente Express.

Inaugurata con una fastosa cerimonia tenutasi nel 1890 per collegare l'Impero Ottomano al resto del mondo, il Terminal Sirkeci di Istanbul diventerà un museo.

Costruito dall'architetto tedesco August Jasmund su ordine del sultano Abdülhamid II, il terminal Sirkeci è stato progettato con uno stile orientalista, poiché si trova all'incrocio tra ovest e est. L'edificio storico, che da 120 anni attraversa momenti di svolta nella storia, ospita l'unico museo ferroviario della Turchia. Il piccolo museo espone oggetti che venivano utilizzati nelle stazioni e nei treni ed è visitato ogni anno da 75.000 persone.

 

Tra  İstanbul e Ankara è operativo un servizio di treni veloci (https://rail.ninja/it/route/istanbul-to-ankara )che parte fino a otto volte al giorno, impiegando quattro ore e 30 minuti; i prezzi dei biglietti partono da ₺71. Conviene salire a bordo di questi treni alla stazione di Söğütlüçeşme a Kadıköy, perché è facilmente raggiungibile dalla stazione di . Per i gruppi Cappadocia e antichi regni il costo del biglietto è incluso nella quota di partecipazione. Arrivati in stazione si effettua il controllo bagagli con il chek-in ( controllo della prenotazione) e si va al posto assegnato.

 

Stazione di Söğütlüçeşme

La stazione ferroviaria di Söğütlüçeşme, nel quartiere Kadıköy, in Turchia. Fino al 2013 la stazione era servita da treni pendolari, regionali e intercity. Söğütlüçeşme è stata chiusa il 19 giugno 2013 per la ristrutturazione e l'espansione della ferrovia per il nuovo sistema ferroviario pendolare di Marmaray. Situato a 1,46 km a est della stazione di Haydarpaşa, è situato su un viadotto con due binari dell'isola con quattro binari.  È stata riaperta il 12 marzo 2019 insieme al resto del progetto Marmaray fino a Gebze.

La stazione originale fu aperta nel 1872 dal governo ottomano, come parte di una ferrovia da Kadıköy a İzmit. Questa stazione era situata appena a nord di quella attuale, al piano terra. La stazione, insieme alla ferrovia, fu venduta alla Ferrovia Anatolica Ottomana (CFOA) nel 1880. La CFOA gestì la ferrovia fino al 1924, quando fu acquistata dal governo turco e infine rilevata dalle Ferrovie dello Stato turche. La stazione di Söğütlüçeşme divenne una fermata nella periferia di Haydarpaşa nel 1951 e fu elettrificata nel 1969.

L'attuale stazione fu costruita tra il 1975 e il 1979 e inaugurata nel 1985. Nel 2009 il Metrobus di Istanbul è stato esteso da Zincirlikuyu a Söğütlüçeşme, facendo di Söğütlüçeşme la prima stazione della periferia di Haydarpaşa ad essere collegata al resto della rete di trasporto pubblico di Istanbul.

 

Ankara

Museo delle Civiltà Anatoliche - Museum of Anatolian Civilizations

www.anadolumedeniyetlerimuzesi.gov.tr

https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_delle_civiltà_anatoliche

Con mostre che espongono il fior fiore dei manufatti rinvenuti nei più importanti siti archeologici dell’Anatolia, è il miglior museo del paese per accostarsi alla complessa trama che compone l’antico passato turco.

La sala centrale ospita bassorilievi e statue, mentre le sale circostanti conducono in uno sconcertante viaggio nella storia dal Neolitico e dal Calcolitico, attraverso l’Età del Bronzo, le epoche degli assiri e degli ittiti fino ai periodi dei frigi e degli urartei dell’Età del Ferro.

Le esposizioni sono allestite in ordine cronologico da quelle iniziali dedicate al Paleolitico e al Neolitico, a destra dell’ingresso, si prosegue poi in senso antiorario per terminare con la sala entrale alla fine del percorso; dopodiché tornati indietro si scende al piano inferiore, dove sono esposti manufatti romani rinvenuti negli scavi condotti ad Ankara e dintorni.

Nella prima sala si possono ammirare reperti provenienti da Çatalhöyük, a sud-est di Konya, uno dei siti neolitici più rilevanti del mondo, oltre alle più celebri sculture della dea madre e a un dipinto murale ritenuto essere da alcuni esperti la prima mappa urbana esistita al mondo.

Alcuni tra i pezzi più interessanti sono nella sezione della prima Età del Bronzo che custodisce i reperti rinvenuti durante gli scavi della colonia commerciale assira di Kültepe (vicino a Kayseri, in Cappadocia). Tra essi, tavolette cuneiformi che risalgono all’inizio del II millennio a.C., idoli a forma di disco e oggetti di culto.

La successiva sezione ittita comprende numerose tavolette cuneiformi di Hattuşa (tra cui la famosa lettera di amicizia mandata da Nefertari, moglie del faraone Ramses II, a Puduhepa, moglie del re ittita Hattusili III) e preziose statuine di tori e cervi.

L’ultima sala conserva quasi tutti i ritrovamenti portati alla luce nella capitale frigia di Gordio, compresi alcuni raffinati mobili in legno lavorato. Tra le opere figurano anche alcuni blocchi di calcare con iscrizioni simili all’alfabeto greco (tuttora indecifrati) e vasi rituali con testa di leone e ariete, che testimoniano la maestria dei frigi nella lavorazione dei metalli.

L’ultima area della sala finale raccoglie i manufatti della civiltà di Urartu. La presenza di ricchi giacimenti di metallo spinse gli urartei ad affinare le proprie abilità nella lavorazione del metallo, diventando i principali produttori di oggetti metallici dell’Anatolia, come dimostrano i coltelli, i morsi per cavalli, i vassoi votivi e gli scudi qui esposti.

Ci sono anche manufatti neoittiti e statuette di terracotta di dèi antropomorfi, alcuni dotati di lunghe code di scorpione che ne indicano la natura divina.

La sala centrale contiene una quantità incredibile di lastre in pietra finemente scolpite, provenienti soprattutto dai siti di Arslantepe, vicino a Malatya, Alacahöyük , vicino a Hattuşa, e Karkamış, a sud di Gaziantep.

 

Sintesi di luoghi e monumenti da Wikipedia, selezionati dalla relazione Elisabetta Lattanzi

Museo delle Civiltà Anatoliche

Contiene una serie di reperti delle civiltà che si sono susseguite in Anatolia a partire dall’era paleolitica (8000 a. C.) fino al periodo lidio (500 a.C.).

Alcuni pezzi sono veri tesori!

Il museo è ospitato nel vecchio deposito del bazar ottomano Mahmut Paşa.

 

Variante A - Hattuşa

Dal sito, incluso dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità, possiamo godere di una bellissima vista panoramica sulla città di Hattusas: la capitale ittita si trova nel distretto di Boğazkale nella provincia di Çorum, in un paesaggio tipico della regione montuosa dell'Anatolia centro-settentrionale. Si trova all'estremità meridionale della pianura di Budaközü, su un pendio che si eleva a circa 300 m sopra la valle, ed è diviso dal torrente Kızlarkayası nella città bassa a nord e nella città alta a sud

Il sito è piccolo e il santuario in sé è costituito da due camere, ma si tratta di un esempio unico al mondo si distingue per l'organizzazione urbanistica, le tipologie edilizie conservate (templi, residenze reali, fortificazioni), i ricchi ornamenti della Porta dei Leoni e della Porta Reale, e l'ensemble di arte rupestre a Yazilikaya. La città godette di una notevole influenza in Anatolia e nella Siria settentrionale nel II millennio a.C  Inoltre, tra i due siti sono stati ritrovati numerosi resti di grande importanza, tra cui numerose tavolette con incisioni riguardanti l’organizzazione del regno, e persino un trattato di pace (considerato il primo al mondo) siglato con gli egiziani. La maggior parte di questi reperti si trova presso il Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.  Proseguiamo con il bus per raggiungere Hattusas Antik Kenti (Ancient Capital of the Hittite Kingdom): tra i rilievi in pietra ritrovati ad Hattuša vi sono anche le rappresentazioni aquile bicipiti, di varie divinità, ma anche di mangiatori di spade e acrobati (arte rupstre).

Dalla relazione di

 

Durante l’Età del Bronzo, il regno ittita si estendeva a ovest fino al Mar Egeo e a sud fino alla Siria, con il centro di comando nella capitale Hattuşa, un’isolata città di montagna con una popolazione di 15.000 abitanti. Oggi i resti delle mura difensive, con le loro porte cerimoniali e la postierla della galleria segreta, che cingono le rovine sparse nel sito, sono gli elementi più suggestivi e impressionanti. Per fare un giro completo del sito a piedi occorrono circa tre ore (soste comprese).

 

Città bassa e tempio

Questo vasto complesso, risalente al XIV secolo a.C. e distrutto intorno al 1200 a.C., è il sito archeologico più vicino all’ingresso e, tra i templi ittiti in rovina di Hattuşa è quello in miglior stato di conservazione; ciò nonostante vi occorrerà molta fantasia per immaginare com’era nell’antichità.

Scendendo lungo l’ampia via processionale sulla sinistra si estendono i quartieri amministrativi del tempio. In quest’area si trova il cubo di nefrite verde dagli spigoli assai smussati, che si è ipotizzato assolvesse a una qualche rilevante funzione nell’ambito della religione ittita. Il tempio principale, a destra, era circondato da depositi che in origine potevano avere tre piani. All’inizio del XX secolo, in questi locali furono ritrovati grandi vasi di argilla e migliaia di tavolette con iscrizioni a caratteri cuneiformi. Osservate la soglia in pietra alla base di alcuni vani d’ingresso e vedrete i fori per i cardini della porta e i segni sulla pietra lasciati dall’aprirsi e chiudersi della porta. Si ritiene che il tempio fosse un altare rituale destinato al culto delle divinità Teshub e Hepatu; oggi è visibile solo il grande piedistallo in pietra di una delle statue a loro dedicate.

 

Sarı Kale (Fortezza Gialla)

Circa 250 m a sud della città bassa e delle rovine del tempio la strada si biforca: prendete la diramazione a destra che risale tortuosa il versante della collina. A sinistra nel centro dell’antica città si vedono parecchie strutture in rovina. Sulla sommità di una roccia, le rovine della Sarı Kale si presume fossero quelle di una fortezza frigia costruita su fondamenta di epoca ittita.

 

 
 

Yenıce Kale

Su un altro sperone roccioso si trovano i resti della Yenıce Kale, che potrebbe essere stata una residenza reale o un piccolo tempio. Si può salire fino in cima dal lato est.

 

Aslanlı Kapı (Porta del Leone)

Le statue in pietra di due leoni (una delle quali ricostruita in modo maldestro) presso l’Aslanlı Kapı proteggevano la città dagli spiriti maligni. Questa è una delle sei porte ricavate nelle mura difensive di Hattuşa, risalenti a 4000 anni fa, e probabilmente non fu mai completata.

Da qui si riescono a vedere le parti meglio conservate delle fortificazioni di Hattuşa, che si estendono a sud-est fino alla Yer Kapı e da lì alla Kral Kapı, e guardandole si può cogliere tutta l’abilità del popolo ittita, in grado di adattare le necessità costruttive alla conformazione del terreno: da un lato inglobando gli affioramenti naturali nelle mura, dall’altro realizzando imponenti baluardi per creare roccaforti artificiali.

 

Yer Kapı(Porta della Terra)

Nel sito di Hattuşa, questo complesso di postierle, con un terrapieno artificiale aNtraversato da una galleria lunga 70 m, è la rovina più suggestiva.

Gli ittiti realizzarono il tunnel usando un sistema di archi a mensola o ‘falsi archi’, una tipologia di arco che rispetto a quello ‘vero’, inventato successivamente, è costruita con due serie di pietre piatte, inclinate l’una verso l’altra. Seppur primitivo, l’arco della Yer Kapı regge da millenni ed è ancora possibile percorrere il tunnel in pietra come facevano i soldati ittiti per riemergere dalla postierla.

Dopodiché potrete rientrare nella città risalendo una delle scalinate monumentali fino all’ampio spalto in pietra e varcare infine la Porta della Sfinge, così chiamata perché un tempo era vegliata da quattro imponenti sfingi. Di queste una è tutt’oggi qui nella sua posizione originaria, due sono esposte al Museo di Boğazkale e la quarta è andata perduta. Le due riproduzioni delle statue delle sfingi che oggi sorvegliano la porta erano quelle esposte nel Museo di Boğazkale fino al 2011, quando le originali sono state restituite. Dalla Porta della Sfinge si gode di una meravigliosa vista sul quartiere del tempio nella città alta.

 

Kral Kapı (Porta del Re)

La Kral Kapı deve il proprio nome alla figura dall’aspetto regale in bassorilievo, che in realtà rappresenta un dio guerriero
ittita custode della città. Il bassorilievo è (ovviamente) una riproduzione, perché l’originale è stato trasferito al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara per questioni di sicurezza.

 

Nişantaş

A Nişantaş una roccia reca un’iscrizione a caratteri cuneiformi che, seppur poco visibile, narra le gesta di Suppiluliuma II (r. 1215-1200 a.C.), l’ultimo re di questa civiltà.

 

Güney Kale (Fortezza Meridionale)

Di fronte a Nişantaş, un sentiero sale fino agli scavi che hanno portato alla luce la Güney Kale, dove è stata ritrovata una bella sala con geroglifici (e con bassorilievi di figure umane), a cui purtroppo non è consentito l’accesso.

 

Büyük Kale (Fortezza Grande)

Anche se gli scavi hanno portato alla luce gran parte della Büyük Kale, molti antichi strati del complesso sono stati di nuovo ricoperti per tutelarli, pertanto è difficile interpretare quanto si vede oggi. La fortezza era sede del palazzo reale e degli archivi di stato ittiti.

 

Yazılıkaya (Yazılıkaya Yolu)

Yazılıkaya significa ‘Roccia con Iscrizioni’ e il nome del sito evoca quello che troverete in queste due camere a cielo aperto ricavate da affioramenti rocciosi, a circa 2 km da Hattuşa. La camera più grande, a sinistra, era il santuario più importante del regno ittita, mentre quella più stretta, a destra, ha le incisioni meglio conservate.

Insieme formano il più grande santuario rupestre ittita conosciuto, con incisioni così ben conservate che avvertirete in voi il desiderio di essere stati presenti quando furono realizzate.

Nella più ampia Camera A, i bassorilievi, che si stanno rapidamente deteriorando, raffigurano una processione di numerose divinità, sia femminili sia maschili (queste ultime si riconoscono per il copricapo a punta). Secondo i canoni tipici dell’arte ittita, le figure sono rappresentate con la testa e i piedi visti di profilo, mentre il busto è raffigurato da una prospettiva frontale. Il seguito di figure maschili e femminili conduce ad alcuni bassorilievi di maggiori dimensioni che mettono in scena un incontro tra divinità. Teshub è in piedi su due montagne deificate (ritratte con fattezze maschili) accanto alla moglie Hepatu, che si trova in piedi sul dorso di una pantera. Alle spalle della dea sono rappresentati il figlio della coppia e (forse) le due figlie, che sono portate rispettivamente da una pantera più piccola e da un’aquila a due teste.

Sulla parete opposta, il bassorilievo maggiore ritrae in piedi su due montagne il fondatore del complesso spirituale, re Tudhaliya IV, riconoscibile dalla barba. Le sporgenze rocciose venivano probabilmente utilizzate per le offerte votive o per i sacrifici, mentre le vasche servivano per le libagioni.

Prima di varcare la soglia della Camera B dovreste chiedere il permesso alle due guardie alate con la testa di leone. Si pensa che questa stretta camera fosse la cappella commemorativa dedicata da Suppiluliuma II al padre Tudhaliya IV. Il grande blocco calcareo fungeva forse da piedistallo per la statua raffigurante il re. Sepolte fino a un secolo fa, le incisioni rupestri hanno risentito meno dei danni causati dagli agenti atmosferici rispetto a quelle della Camera A, e rappresentano una processione di 12 dèi degli inferi armati di scimitarra. Sulla parete opposta, c’è il dettagliato bassorilievo del signore degli inferi Nergal, una divinità raffigurata come una spada: le quattro teste di leone poste sull’impugnatura dell’arma (due delle quali rivolte verso la lama, e le altre due rispettivamente a destra e a sinistra) fungono da ginocchia e da spalle della divinità

 

Variante A - Aghzikara Khan

Ağzıkara Khan è uno storico caravanserraglio dell'era selgiuchide in Turchia. Si trova nel villaggio di Ağzıkarahan nella provincia di Aksaray. Il caravanserraglio è considerato uno degli esempi più importanti e riccamente decorati di caravanserragli ordinari costruiti da committenti non reali. Le iscrizioni della fondazione attestano che la sezione coperta dell'edificio fu completata nel giugno 1231 durante il regno del sultano Ala ad-Din Kayqubad I, mentre il cortile fu completato nel febbraio 1240 durante il regno del suo successore Kaykhusraw II.  Il mecenate che commissionò la costruzione si chiamava Mes'ud, figlio di Abdullah.

Come altri importanti caravanserragli di questo periodo, è composto da due sezioni: una incentrata attorno a un cortile principale e una sezione interna. Al caravanserraglio si accede tramite un portale d'ingresso monumentale (pishtaq) sporgente dalle semplici pareti esterne dell'edificio, con decorazioni in pietra scolpita e un baldacchino a volta di muqarna. Conduce al cortile principale, attorno al quale si trovano numerose stanze. Al centro del cortile si trova una piccola moschea costituita da una camera quadrata in pietra rialzata su quattro pilastri e raggiungibile tramite scale, considerata un ottimo esempio di questa caratteristica (che ricorre in altri caravanserragli). La sezione interna è costituita da una navata voltata con cupola centrale (anche se la cupola stessa è andata perduta), da cui si aprono su entrambi i lati camere a volta.

 

 

Parco nazionale di Göreme

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. it.wikipedia.org/wiki/Parco_nazionale_di_Göreme

Il Parco nazionale di Göreme (pronuncia [ˈɟœɾeme]; in turco Göreme Tarihî Milli Parkı) è un parcnella Turchia centrale. Occupa un'area di quasi 100 km2 nella provincia di Nevşehir. È diventato un sito patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1985 con il nome di Parco nazionale di Goreme e dei siti rupestri della Cappadocia. Il parco presenta un paesaggio roccioso, eroso dall'acqua e dal vento con una rete di antichi insediamenti sotterranei interconnessi.

l Parco nazionale si trova nella regione vulcanica dei monti Hasan e Erciyes nell'Anatolia centrale, nelle vicinanze di Ürgüp, Çavuşin e Göreme. L'area del parco è costituita da altopiani e alte colline, sezionate da ruscelli e valli fluviali scavate dall'acqua, che presentano versanti in forte pendenza. Parte di questa aspra area è costituita da basalto e fitti letti di tufo. Il tufo è il risultato della cenere emessa dai vulcani milioni di anni fa, che si è solidificata in una roccia tenera e da allora è stata ricoperta da lava solidificata che forma un rivestimento protettivo. Questo è stato eroso nel corso dei millenni per formare le scogliere multicolori, le torri rocciose, i pilastri, le rocce a tenda e i camini delle fate presenti nel parco. Questa zona subisce precipitazioni annuali di 380 mm e c'è poca vegetazione tranne che nei corridoi fluviali.

 

Gli spostamenti

   

 

Parco Nazionale dell’Ala Dağlar

Il Parco Nazionale dell’Ala Dağlar (Ala Dağlar Milli Parkı) protegge l’aspro arco centrale dei Monti Tauri compreso tra Kayseri, Niğde e Adana. Il parco è famoso in tutto il paese per gli straordinari itinerari di trekking, che si snodano sui frastagliati monti calcarei e su altopiani punteggiati di laghi. Per gli amanti del birdwatching l’Ala Dağlar è sinonimo
dell’elusivo tetraogallo del Caspio, che vive alle alte quote dei Tauri.

I Monti Anti-Tauro (dal greco: Αντίταυρος) o Aladaglar sono una catena montuosa nella Turchia meridionale e orientale, che curva a nord-est dai Monti Tauro.

Con i suoi 3.917 m, il monte Erciyes (turco: Erciyes Dağı) è la vetta più alta non solo della catena ma dell'Anatolia centrale nel suo insieme. È un enorme stratovulcano situato nella parte settentrionale dell'Anti-Toro. L'antico geografo e storico greco Strabone scrisse che ai suoi tempi la vetta non era mai priva di neve e che i pochi alpinisti che la scalavano potevano vedere sia il Mar Nero che il Mediterraneo. Parti dei Monti Anti-Tauro sono protette all'interno del Parco Nazionale Aladağlar.

 

Uçhisar

La piccola e graziosa Uçhisar ha conosciuto un rapido sviluppo fin dai giorni in cui è diventata una destinazione del Club Med. La passione transalpina per questo villaggio, arroccato sulla sommità di un’altura, si rinnova ogni estate con l’arrivo di autobus carichi di turisti gallici che riempiono di tutta la loro joie de vivre gli hotel alla moda ai piedi del Castello di Uçhisar. La superba rocca a pianta rettangolare, visibile dalla vicina Göreme, è uno dei simboli dell’affascinante paesaggio della Cappadocia, anche se a tratti appare un po’ artefatta. Purtroppo la sconsiderata costruzione di grandi hotel ha deturpato alcune delle più surreali vedute sui camini delle fate che si possano contemplare dal villaggio, e per ragioni insondabili negli ultimi anni l’amministrazione cittadina ha provveduto a eliminare il bellissimo parco alberato nella piazza principale con brutte colate di cemento. La magia del luogo ne ha ovviamente risentito.

Situata ai margini del Parco nazionale di Göreme, Uçhisar è composta da un vecchio villaggio rannicchiato attorno alla base di un enorme cono di roccia e da un insediamento più recente vicino alla strada che va dalla città di Nevşehir a Göreme. Uçhisar in turco significa appunto "cittadella esterna", in riferimento all'enorme cono di roccia che ne costituisce la caratteristica centrale.

Come la maggior parte della Cappadocia, Uçhisar un tempo viveva di agricoltura, ma ora dipende quasi interamente dal turismo, con molte delle sue pittoresche case antiche in pietra trasformate in boutique hotel.

Malgrado la zona fosse abitata da lungo tempo, forse persino in epoca ittita, la prima menzione scritta del villaggio di Uçhisar risale a una cronaca del XIV secolo di Aziz ibn Ardasir.

Nel VII secolo d.C. i bizantini crearono una "zona cuscinetto" nell'area contro l'espansione islamica: la natura del terreno era difatti favorevole alla difesa, mentre la mimetizzazione degli edifici forniva una migliore protezione contro gli aggressori. Dopo la conquista della regione, anche i selgiuchidi sfruttarono i vantaggi difensivi dell'area, creando piccoli centri con caravanserragli.

 

Castello di Uçhisar (Uçhisar Kalesi)

Questo alto affioramento di roccia vulcanica disseminato di gallerie e finestre, visibile a diversi chilometri di distanza, è uno dei simboli più famosi della Cappadocia. Per secoli il castello-fortezza ha offerto rifugio agli abitanti del villaggio quando sulle pianure si profilava l’attacco degli eserciti nemici. Salite lungo la scalinata fino in cima per bearvi della panoramica vista sulle circostanti valli rocciose.

 

Ürgüp

Quando la comunità greca fu costretta ad abbandonare Ürgüp con lo scambio di popolazione del 1923, le meravigliose dimore in pietra scivolarono lentamente verso il degrado.

Oggi, ormai a un secolo di distanza, gli antichi edifici stanno vivendo una seconda vita grazie al turismo, e alcuni di essi sono stati trasformati in boutique hotel tra i più lussuosi della Cappadocia. Ürgüp, con un moderno e animato centro città in netto contrasto con i vicoli del vecchio villaggio che si arrampicano sulla parte inferiore del versante, è un’oasi rurale con le funzionalità e i servizi di un contemporaneo centro urbano. Di per sé non offre granché da fare, ma la notevole quantità di boutique hotel e la sua posizione la rendono un’ottima base per i viaggiatori navigati che vogliono esplorare il cuore della Cappadocia.

 

 

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Ultima modifica: 17/12/2024 16:01:14

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