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AfrodisiaNell’entroterra anatolico, tra pioppi di epoca romana, verdi campi e uccelli cinguettanti che ne preservano la tranquillità, Afrodisia (₺20; h8-18.30) sorge in posizione remota lontano dalle folle turistiche. Sebbene Afrodisia non possieda singole rovine in grado di competere con quelle del famoso sito archeologico turco di Efeso, lo supera in estensione e anche il suo museo in loco, con molti reperti provenienti dal sito, è stupefacente.
Tra la vegetazione incolta, con alcuni sentieri secondari che
spariscono nei boschi e tra i rovi, con un po’ di fortuna potreste
avere Afrodisia tutta per voi, e vi sembrerà di essere esploratori
in cerca di rovine perdute. La visitaDal parcheggio, una sorta di vagone trainato da un trattore vi trasporterà fino all’entrata del sito, a 500 m di distanza. Consigliamo di seguire innanzitutto il percorso ad anello che tocca le rovine e, una volta asciugato il sudore davanti a un drink, di riservare il (più fresco) museo al chiuso per ultimo. Potete scegliere fra due percorsi, ma quello in senso antiorario descritto di seguito è meno frequentato dagli sporadici gruppi turistici che compaiono a metà mattina. Svoltate a destra accanto al museo e sulla sinistra vedrete la grande casa con pilastri in stile ionico e corinzio. Proseguendo a sinistra, l’elaborato tetrapilo (porta monumentale) una volta accoglieva i pellegrini diretti al Tempio di Afrodite; la ricostruzione visibile oggi è stata realizzata utilizzando l’85% dei blocchi originali. La tomba del professor Kenan T. Erim si trova nel prato. Professore presso la New York University, questo pionieristico archeologo turco sovrintese agli scavi del sito dal 1961 al 1990. Continuate a scendere gli scalini seguendo il sentiero e svoltate a destra per attraversare la distesa erbosa e raggiungere lo stadio, che con i suoi 270 m di lunghezza era uno dei più grandi dell’epoca classica (oggi è anche uno dei meglio conservati): un’enorme struttura con 30.000 posti a sedere (alcuni dei quali erano riservati a personalità importanti o alle corporazioni), invasa dalle erbacce. L’estremità orientale era l’arena dei gladiatori; guardando l’immenso campo, mentre si sta in piedi nelle buie gallerie in pendenza, si può immaginare la paura, l’esaltazione e la scarica di adrenalina che questi antichi guerrieri dovevano percepire nell’affrontare l’imminente morte circondati dal pubblico urlante che chiedeva sangue.
Quello che un tempo era il Tempio di Afrodite, la dea
dell’amore, intorno 500 d.C. fu convertito in basilica: la sua cella
fu rimossa, le colonne furono spostate a formare una navata e fu
aggiunta un’abside. Per questo motivo oggi è abbastanza difficile
immaginare la struttura originale. Nelle vicinanze,
il Palazzo Vescovile è il solenne edificio in cui
dimoravano i governatori romani. Poco oltre il sentiero si biforca e
la diramazione a sinistra conduce al bel bouleuterion (sala del
consiglio) in marmo, conservatosi per A questo punto ritornate al bivio e seguite il cartello che indica il tiyatro (teatro). Percorrendo il sentiero si arriva all’agorà settentrionale, si attraversano poi le Terme di Adriano del II secolo d.C. e si giunge all’agorà meridionale, con una lunga piscina parzialmente riportata alla luce, e al grandioso Portico di Tiberio. Le scale in pietra che risalgono il tumulo di epoca preistorica danno accesso al teatro in marmo bianco, un auditorium da 7000 spettatori completo di palco e sedili, alcuni dei quali con il nome delle personalità a cui erano riservati. A sud-est si estende il vasto complesso delle terme del teatro. Il sentiero prosegue in discesa fino al Sebasteion: in origine un tempio dedicato al culto degli imperatori romani di forte impatto visivo, con un doppio colonnato a tre piani e decorazioni con fregi ispirati all’antica mitologia greca e alle imprese dell’imperatore. Nella stessa area si trovano i magnifici fregi a più facce provenienti dal Portico di Tiberio.
Ultima modifica: 12/12/2024 00:24:13
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