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Città sotterranea di KaymaklıLa città sotterranea di Kaymakli (in turco: Kaymaklı; in greco cappadocio: Ανακού) è contenuta nella cittadella di Kaymakli nella regione dell'Anatolia centrale. Aperto per la prima volta ai turisti nel 1964, il villaggio si trova a circa 19 km da Nevşehir, sulla strada Nevşehir-Niğde. L'antico nome era Enegup. Le grotte potrebbero essere state costruite per la prima volta nella morbida roccia vulcanica dai Frigi, un popolo indoeuropeo, nell'VIII-VII secolo a.C., secondo il Dipartimento della cultura turco. Quando la lingua frigia si estinse in epoca romana, sostituita dal greco, a cui era imparentata, gli abitanti, ora convertiti al cristianesimo, ampliarono le loro caverne aggiungendo cappelle e iscrizioni greche. Questa cultura è talvolta indicata come greco cappadoce. La città fu notevolmente ampliata e approfondita nell'era romana orientale (bizantina), quando fu utilizzata per proteggersi dalle incursioni arabe musulmane durante i quattro secoli di guerre arabo-bizantine (780-1180).[La città era collegata alla città sotterranea di Derinkuyu attraverso chilometri di tunnel. Alcuni reperti scoperti in questi insediamenti sotterranei appartengono al periodo bizantino medio, tra il V e il X secolo d.C. Queste città continuarono ad essere utilizzate dagli abitanti cristiani come protezione dalle incursioni mongole di Tamerlano nel XIV secolo. Dopo che la regione cadde nelle mani dei turchi selgiuchidi di Persia, le città furono utilizzate come rifugi (greco: καταφύγια, romanizzato: kataphúgia) dai governanti musulmani turchi, e ancora nel XX secolo gli abitanti, ora chiamati Rûm ('Romani orientali') dai loro governanti turchi ottomani, utilizzavano ancora le città sotterranee per sfuggire alle periodiche ondate di persecuzione ottomana.Richard MacGillivray Dawkins, un linguista di Cambridge che ha condotto ricerche sui greci della Cappadocia nella zona dal 1909 al 1911, ha registrato che nel 1909, quando giunse la notizia dei recenti massacri di Adana, gran parte della popolazione di Axo si rifugiò in queste camere sotterranee e per alcune notti non osò dormire all'esterno. Quando gli abitanti cristiani (Rûm) della regione furono espulsi nel 1923 nello scambio di popolazione tra Grecia e Turchia, i tunnel furono abbandonati. Le abitazioni sono scavate attorno ai quasi cento tunnel. I tunnel sono ancora oggi utilizzati come aree di stoccaggio, stalle e cantine. La città sotterranea di Kaymakli differisce da Derinkuyu in termini di struttura e disposizione. I tunnel sono più bassi, più stretti e più ripidi. Dei quattro piani aperti ai turisti, ogni spazio è organizzato attorno a pozzi di ventilazione. Ciò rende la progettazione di ogni stanza o spazio aperto dipendente dalla disponibilità di ventilazione. Attualmente solo una frazione del complesso è aperta al pubblico. In epoca romana, gli abitanti erano prevalentemente cristiani, ciò lo si può notare da alcune caverne convertite in chiese, che presentano inoltre anche alcune iscrizioni in greco. In seguito la città venne ampliata, aggiungendo altri livelli e scavando ancora più in profondità durante l’epoca bizantina. In questo momento storico venne utilizzata principalmente dalla popolazione della zona per sfuggire alle numerose invasioni dei musulmani arabi che si succedettero tra il 780 e il 1180, durante le guerre arabo-bizantine. La città sotterranea presenta 8 livelli, di cui solo 4 visitabili oggi. Durante gli scavi di restauro e conservazione all’interno del sito, gli studiosi hanno ritrovato alcuni reperti risalenti alle popolazioni che s’insediarono in questa città sotterranea durante il periodo bizantino medio, che va dal V secolo e il X secolo d.C.. Anche durante il XIV secolo, la "città" continuò a essere utilizzata, per sfuggire alle incursioni di Tamerlano. Anche in seguito alle numerose invasioni turche, e quando la Penisola Anatolica fu presa dai selgiuchidi turchi provenienti dalla Persia, questa città e le altre sotterranee presenti sul territorio vennero utilizzate come rifugi. Fino al XX secolo i governanti turchi musulmani si nascosero al loro interno e i suoi abitanti vennero chiamati romani orientali dagli ottomani turchi, che ancora si nascondevano in queste città per sfuggire alle persecuzioni. Fu solo nel 1923 che queste città sottoterra vennero definitivamente abbandonate, quando ci fu lo scambio tra la popolazione turca e quella greca; basato non sull’etnia e la lingua, ma principalmente sull’identità religiosa. Questo avvenimento, reputato dagli storici come una pulizia etnico-religiosa, coinvolse gli abitanti dell’Anatolia e i cristiani ortodossi. La città sotterranea divenne nel 1985 Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Una visita al suo interno ci dà la possibilità di osservare come le popolazioni che si sono alternate su queste terre vivessero nel passato, all’interno di questo incredibile villaggio che si sviluppa per ben 8 livelli scendendo in profondità. Durante la visita possiamo visitare unicamente i primi 4 piani, che scendono all’incirca per una ventina di metri. In questi ambienti sono presenti stalle, magazzini per conservare i raccolti, che vengono utilizzati ancora tutt’oggi da chi intorno a questo sito ha costruito le proprie abitazioni, ma anche chiese, dormitori e cucine. Aggirandovi per questi labirintici tunnel sotterranei potrete notare dei grandi portali rotondi, utilizzati per sigillare i vari passaggi. Visitare autonomamente il sito di Kaymakli è semplice, seguendo le frecce rosse per scendere e quelle blu per uscire, ma vi consigliamo di farvi condurre alla scoperta della città da una guida esperta. In questo modo, potrete scoprire al meglio i suoi segreti e le varie funzioni di ogni ambiente. Grazie a una pianta dettagliata della città sotterranea, ci è possibile vedere una sezione di questo villaggio troglodita che si sviluppa in profondità tramite dei labirintici tunnel, comprendendo il miglior modo per orientarci al suo interno. Prima di avventurarci in questa città sotterranea, è importante sapere che i tunnel al suo interno sono molto più bassi e ripidi di quelli di Derinkuyu, per questa ragione la visita è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o ha problemi motori. Le due città, inoltre, sono collegate da un tunnel chiuso ai visitatori, di circa 9 km; per visitarle entrambe in un giorno però è sufficiente fare pochi minuti in autobus o auto.
1. Primo PianoIntorno all’ingresso della città sotterranea, negli anni, è stato costruito un vero e proprio villaggio, che ancora oggi utilizza i magazzini al suo interno per la conservazione dei prodotti agricoli. Una stalla si trova al primo piano. Le piccole dimensioni della stalla potrebbero indicare che altre stalle esistono nelle sezioni non ancora aperte. A sinistra della stalla c'è un passaggio con una porta di macina. La porta conduce in una chiesa. A destra delle stalle ci sono delle stanze, forse degli spazi abitativi., inoltre le piccole dimensioni di questo ambiente fanno ipotizzare che potrebbero esserci ulteriori stalle sotterranee non ancora scoperte. A sinistra di questo spazio è presente uno stretto passaggio, dove si trova una porta rotonda di pietra, oggi aperta, che conduce alla chiesa. Sulla destra del tunnel possiamo invece osservare degli ambienti che venivano utilizzati come aree comuni. Secondo la gerarchia, le persone più benestanti occupavano i piani superiori della città sotterranea.
2. Secondo PianoSituata al secondo piano c'è una chiesa con una navata e due absidi. Di fronte alle absidi c'è un fonte battesimale e sui lati lungo le pareti ci sono delle piattaforme per sedersi. I nomi delle persone contenute nelle tombe qui coincidono con quelli situati accanto alla chiesa, il che supporta l'idea che queste tombe appartenessero a persone religiose. Il livello della chiesa contiene anche alcuni spazi abitativi.
3. Terzo PianoScendiamo ulteriormente attraverso gli stretti tunnel, quasi chinandoci per riuscire a passarci attraverso, e raggiungiamo il terzo livello di questa fantastica città sotterranea della Cappadocia. Tra i tanti ambienti presenti a Kaymakli, è possibile visitare in questo complesso ipogeo anche i suoi depositi, utilizzati in passato come cucine. Qui, in base agli utensili rinvenuti durante le prime esplorazioni, veniva prodotto olio e anche vino. All’interno di questo piano è presente anche dell’andesite, com’è possibile osservare nella sua struttura in rilievo su alcune pareti: una roccia di origine vulcanica di medio valore, molto simile al basalto. I popoli che vivevano nelle città sotterranee utilizzavano l’andesite per la lavorazione a freddo del rame e per la sua formatura, dando così prova già al tempo di grandi competenze metallurgiche. Questa pietra che possiamo osservare sul pavimento, presenta ben 57 fori, potendola così usare come crogiuolo per alcune lavorazioni di questo metallo, che veniva martellato al suo interno con delle grandi pietre. Una notevole formazione di blocchi di andesite (una roccia vulcanica) con diversi fori, utilizzata a Kaymakli per la lavorazione a freddo del rame. Il terzo piano contiene le aree più importanti del complesso sotterraneo: magazzini, frantoi per vino o olio e cucine. Il livello contiene anche un notevole blocco di andesite con texture in rilievo. Di recente è stato dimostrato che questa pietra veniva utilizzata per la formatura a freddo del rame. La pietra è stata ricavata da uno strato di andesite all'interno del complesso. Per poter essere utilizzata in metallurgia, sono stati scavati cinquantasette fori nella pietra. La tecnica consisteva nell'inserire il rame in ciascuno dei fori (circa 10 centimetri (3,9 pollici) di diametro) e poi martellare il minerale in posizione. Il rame veniva probabilmente estratto tra Aksaray e Nevşehir. Questa miniera era utilizzata anche da Aşıklı Höyük, l'insediamento più antico nella regione della Cappadocia.
4. Quarto PianoL'elevato numero di magazzini e aree per giare di terracotta al quarto piano indica una certa stabilità economica. Kaymakli è uno degli insediamenti sotterranei più grandi della regione. L'ampia area riservata allo stoccaggio in un'area così limitata sembra indicare la necessità di supportare una grande popolazione nel sottosuolo. Scendiamo ancora di un livello, sempre attraversando in modo non proprio confortevole i cunicoli di Kaymakli, e giungiamo al quarto e ultimo livello che ci è concesso raggiungere durante la nostra visita. Questo piano era usato come magazzino e cantina, per la raccolta dei vari vasi di terracotta, che per i popoli di queste terre era un bene fondamentale per la conservazione degli alimenti. Da questo piano, inoltre, possiamo osservare nel modo migliore il pozzo di ventilazione; che ha una lunghezza di circa 80 metr
Altre città sotterraneeCittà sotterranea di Derinkuyu(₺42; h8-18.15) Famosa quanto Kaymaklı, Derinkuyu, 10 km a sud di Kaymaklı, è una rete di strette gallerie (alcune delle quali ripide) che collega ampi vani. Il percorso di visita scende di sette livelli (la maggior profondità accessibile ai visitatori) e durante la discesa consigliamo di alzare la testa per guardare nei condotti di aerazione per rendersi così conto di quanto ci si allontani dalla superficie. Non è indicata per chi soffre di claustrofobia.
Città sotterranea di GaziemirCirca 18 km a est di Güzelyurt, nei pressi della strada per Derinkuyu, in questa città sotterranea si possono vedere chiese, una cantina con botti di vino, magazzini per il cibo, hamam e Tandir (tandoori...) (forni d’argilla). I resti di ossa di cammello e gli appigli nella roccia per legare gli animali inducono a pensare che la città fosse usata anche come caravanserraglio.
Città sotterranea di ÖzlüceGirate a destra subito dopo essere entrati nel villaggio di Kaymaklı da nord e dirigetevi verso il piccolo villaggio di Özlüce, 7 km oltre. Più modesta e meno profonda, è una città sotterranea indicata per chi soffre di claustrofobia dato che si visita senza allontanarsi mai troppo dall’uscita.
Ultima modifica: 13/12/2024 23:05:56
dal 10 dicembre 2024 |