Nanda Devi Trek
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Aprile - 10 Maggio 2020
con Avventure nel Mondo e Marco Vasta
[ Eric Shipton ] [ Tilman ]
Shipton e Tilman
Quando Eric Shipton si innamora di quel mondo inesplorato che negli
anni "30 erano ancora l'Himalàya ed il Karakorum, si apre per lui la
dimensione dell'avventura spirituale dell'alpinismo di ricerca. Non
è la vertigine della vetta, il fascino della via nuova. Raggiungere
cime mai calpestate, battere i record di altezza non sono la molla
di questa ricerca. Anche se con la sua prima spedizione himalayana,
salendo il Kamet, la più alta vetta fino ad allora raggiunta, entra
di diritto nel ghota dell'alpinismo extraeuropeo, Shipton non fa
della conquista una ragione di vita, è una parola che non entra nel
suo vocabolario. Il fascino dell'alpinismo di ricerca punta alla
soluzione di grandi problemi: come entrare nel Santuario del Nanda
Devi? Cosa si estende a Nord del Baltoro? Quale è la via migliore
per salire sull'Everest?
Fin dalle prime pagine di “Nanda Devi” emerge la filosofia di questo
alpinismo di ricerca, povero di mezzi e ricco di grandi obiettivi.
Mezzi poveri se viene presa in considerazione l'idea di raggiungere
in bicicletta l'India da Londra! Del resto Tilman aveva appena
attraversato l'Africa dal Kenya al Congo per poi imbarcarsi per
l'Inghilterra! Grandi obiettivi: risolvere un problema che affascinava
alpinisti di tutto il mondo! E ci riescono!
Un secondo aspetto
importante in questa ricerca. Shipton e Tilman non scelgono la
spedizione faraonica, la cittadella di tende che sorge sui
ghiacciai, ba-se dell'assedio alle montagne, ma il vuoto sulla carta
del Karakorum attrae inesorabile ed in “Blank on the map”, la
filosofia di vita di Shipton emerge ancor più chiaramente.
Semplice, scorrevole, ma non per questo privo di riflessioni che
mostrano la sua preparazione culturale il racconto mostra Shipton ed
i suoi compagni, principalmente Tilman, ma anche Auden, Spender
(casuale questa presenza fra gli esploratori himalayani dei fratelli
di poeti contemporanei di successo?), dedicarsi una accurata ricerca
e descrizione dei gruppi dell'Aghil, del Father Christmas e la
ricognizione dei grandi bacini glaciali dello Shaksgam, del Nobande
Sobande, del Lago di Neve, del Braldu, delle valli ad oriente del
passo Shimshal e la soluzione del mistero del Cornice Glacier.
Oggi gli “hic sunt leones” e le zone bianche non compaiono più sugli
atlanti, ma allora lo spartiacque fra il subcontinente indiano e
l'Asia Centrale era praticamente inesplorato! Questa volta i
finanziamenti non mancano. La Società Reale ed il Servizio
Cartografico Indiano si fidano di questi pazzi che garantiscono
ottimi risultati riempiendo i vuoti sulla carta. Tilman che, per
risparmiare peso, suggerisce di portare pochissimi piatti e di usare
le pietre lisce che sicuramente si troveranno sul percorso? Stesso
discorso per torce e lampade, ritenute inutili in un ambiente dove,
e lo sa bene chi lo frequenta, ci si alza all'alba ed al tramonto si
è già nel sacco a pelo.
Vivere di ciò che la terra esplorata offre non è solo un modo per
contenere i costi: è uno stile di vita. Tea e “sa-tu”, la farina di
orzo tostato, diventano l'alimento quotidiano diviso assieme ai
portatori ed agli inseparabili sherpa, quei compagni fidati ed
insostituibili senza i quali onestamente dichiara e spesso
riafferma, non sarà mai possibile nessuna impresa.
In navigazione verso l'Inghilterra, in un breve rientro durante la
guerra, Shipton riepiloga le tappe dell'esperienza alpinistica in
“Upon that Mountain”. Non è solo il racconto di imprese avventurose.
I principi fondamentali del suo alpinismo vengono delineati
chiaramente. Quale insofferenza per la città di tende che stringe
d'assedio una vetta tra-sformandosi spesso essa stessa in un
ostacolo. La spedizione leggera, quel modello organizzativo
elaborato con Tilman e che ha garantito il successo delle
esplorazioni di Himalàya e Karakorum, è ormai per Shipton l'unico
sistema efficace per raggiungere gli obiettivi che qualsiasi
spedizione si prefigge. Ciò che oramai lo muove è il piacere di
questi ambienti sconfinati e le possibilità di avventura e di
ricerca che essi ancora racchiudono.
Il non voler partecipare a questa corsa alla vetta lo estrometterà
dalla guida della spedizione britannica all'Everest: “Vi sono
persone, perfino fra coloro che si sono spinti nel tentativo di
conquistarne la cima, che nutrono la segreta speranza che l'Everest,
non venga mai salito. Devo confessare che anch'io provo questo
sentimento”. L'amarezza di questa esclusione, i giochi di corridoio,
le polemiche all'interno del direttivo dell'Alpine Club, lo
indirizzano verso nuovi spazi. Per anni ha sentito il richiamo del
“grande nord”. Esplorazioni in Alaska sempre rimandate perché nuovi
misteri l'attendevano in Asia. Ora l'Asia è chiusa. Ed ecco il
“grande sud”. Shipton alle prese con i grandi ghiacci della
Patagonia e la prima traversata dei suoi ghiacciai. In “Land of
Tempest” sentiamo rinascere l'entusiasmo. I due eterni ragazzi
trovano nuovi obiettivi, nuovi spazi nei quali entrare e vivere!
Quella di Eric Shipton rimane una lezione di stile con la quale
dobbiamo confrontarci, sia sul tranquillo sentiero di casa nostra
che conduce al rifugio-ristorante-albergo, sia nelle remote lande
nella “dimora delle nevi”.
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