Indirizzi utili , alberghi , trasporti in Da città a città a pag. 000
Schizzo della città a pag. 000.
Dopo le gioie dei bus colorati e le sedici ore di risalita della KKH, o dopo un breve ma sospirato ed atteso volo, si arriva a Gilgit, polverosa città di frontiera. Non vi sono edifici di interesse storico e fra le basse case inizia solo ora ad apparire qualche edificio moderno sui quali svetta la nuova moschea in cemento armato. La cittadina è posta su un'ampia ansa fertile fra il Rakaposhi ed il monte Duboni. Le montagne circostanti sono di grigia roccia ma il fondovalle si arricchisce di colori con il mutare delle stagioni, specialmodo con le tinte autunnali gialle e rosse dei noci.
Gilgit è una città operosa, le vie del mercato sono percorse da gente indaffarata ed il bazaar è in continua espansione con l'aumentare della popolazione che oltrepassa le 25.000 persone. Gente di varie razze: Kashgari, Tshin, Chitrali, Patani, Hunzakut e rifugiati Kirghisi ed Afgani. Gli abitanti originari di Gilgit, dai volti bianchi, hanno lineamenti greci quasi a conferma della leggenda che li vuole discendenti da Alessandro il Grande (ma un po' dappertutto gli abitanti vantano un così grande ed illustre ascendenza...). Il linguaggio è lo shina.
Un po' di storia
Ben poco si conosce di questa cittadina anche se da secoli è un punto di traffico sulla via della seta. La popolazione era forse composta di carbonai buddisti od indù convertitisi all'Islam.
Nel 1730 d.C. tre grandi imperi arabo, cinese, tibetano puntarono i loro interessi su questa regione ed i Cinesi mandarono un'esercito di 10.000 soldati ad occupare la zona prima della rivincita dei Tibetani (un'iscrizione di 7/8 righe in Proto Sarada, poco fuori l'abitato in direzione della stazione radio, riporta la notizia della dominazione dei re di Lhasa che ebbe peraltro poca durata).
Un salto di un secolo, fino al 1800 ed i musulmani di Gilgit finirono sotto la protezione del Maraja del Kashmir. E' in questo periodo che la «via della seta» comincia ad essere meno frequentata e Gilgit si isola, circondata da tribù ostili, fino all'arrivo dei primi esploratori europei.
Nel 1877 gli Inglesi istituiscono l'«agenzia» di Gilgit, non tanto per controllare l'influenza del Raja quanto per contrastare i tentativi di penetrazione delle truppe russe attraverso il Pamir. Scacciati nel 1881, essi ritornano in forze nel 1889, costruendo una strada percorribile ai carri, installano una linea telegrafica ed impongono un presidio militare. I «Gilgit Scout», forza indigena ora militare ora con compiti di pulizia, controllò la regione. Dopo la campagna inglese contro gli Hunzakut, la pace continuò fino alla spartizione del 1947 quando le aree del nord furono assegnate al Kashmir il cui maharaja aveva optato per l'India senza tener conto della maggioranza musulmana che desiderava l'unione al Pakistan. I tentativi di bombardamenti da parte dell'aviazione indiana ebbero scarso successo ed i Chitral scout suonarono appassionatamente le cornamuse, schierati impavidi sulla pista dell'aereoporto sotto le bombe. Tutt'ora si può assistere alle esibizioni della loro banda che sfila, cornamusa in testa in Chinar Bagh, indossando un tartan sul modello degli scozzesi.
La cittadina
Poco da visitare a Gilgit. Il paese è in fondo un grande bazaar che è rifiorito con l'apertura della KKH.
Da visitare il ponte sospeso sul fiume Gilgit, che non è però il più lungo del Pakistan, potete attraversarlo a piedi od in macchina (alla faccia dei divieti).
Se si è costretti a sostare in Gilgit, per passare il tempo si passeggia lungo il bazaar, si vanno a vedere gli allenamenti delle squadre di polo (Chitral scout, esercito e gendarmeria si sfidano spesso in modo informale ma sempre accompagnati da una banda di quattro musici), si va a vedere il piccolo Buddha in Chinar Bagh oppure si fanno escursioni nei dintorni.
Escursione al Buddha di Napur
Mezz'ora di macchina è sufficiente per raggiungere il villaggio di Nalpur, in una valletta laterale del fiume Gilgit. Poco oltre il villaggio, presso le case di Kargah, prima di un ponte, una biforcazione a sinistra conduce ad un vicino spiazzo. Pochi metri a piedi sul terrapieno di un canale e, sulla parete opposta, si può fotografare il Buddha che, da un pilastro roccioso, domina la valletta. Volendo avvicinarsi maggiormente, occorre passare il ponte e percorrere il canale di irrigazione sulla sponda opposta.
Di fronte ad altre raffigurazioni, come quella del Maitreya di Mulbekh in Ladakh, il Buddha non è molto interessante ma è l'unico del genere in Pakistan. Alto quasi tre metri e posto o 15 metri d'altezza è incorniciato in una nicchia artificiale. Capelli intrecciati, viso rotondo, labbra strette e piccole, occhi socchiusi, un'espressione di impassibilità. E' chiaramente un Maitreya data la posizione in piedi. Un braccio pende sul fianco ed impugna forse un bastone mentre la mano destra è alzata daventi al petto con la palma in avanti nella posizione detta «abaya» (che dà coraggio). I fori attorno alla cornice servivano ad infilare un'impalcatura che riparava la figura. In alto, sulla roccia resti di costruzioni mentre in basso, sul versante nord i resti dello stupa di Phid-das. Nel pianoro rimangono i ruderi di quattro stanze di un monastero buddista. L'intera area era indicata come Napursa e venne utilizzata come postazione difensiva dai mir locali.
La valle di Bagroth
Questa vallata si trova 40 chilometri ad est da Gilgit ed è raggiungibile con una pista abbastanza buona. Le jeep si fermano presso il villaggio raggiungibile con un sentiero lungo circa tre chilometri. Nella vallata ed in quella vicina ai piedi dell'Haramosh vi sono numerosi antichi altari simili a menhir, residui di culti ancestrali, e che ancor oggi i locali consideano luogo di residenza di spiriti tutelari dei villaggi. Questo indicherebbe che prima dell'Islam vi era un culto che univa assieme la credenza in divinità locali con la venerazione degli antenati. Ancora fino a pochi anni fa questa pratica sincretistica era ancora in uso. Nel villaggio di Datuche, presso Bagroth, è possibile trovare molti di questi altari. Con la jeep è pure raggiungibile il ghiacciaio Chogolungma.
Il trekking del Nanga Parbat è a pag. 000 nella sezione Trekking.
Da Gilgit due strade risalgono le gole del fiume. Tenendovi sulla destra orografica (la vostra sinistra) attraversate un affluente sul ponte dietro Chinar bagh e seguite la pista attraverso nomal e Chalt, continuando per una pista ormai semiabbandonata è una esperienza terrificante se affrontata con un fuoristrada mentre diventa una lenta e divertente camminata che in tre giorni vi porta fino ad Hunza.
Molto più comodo è prendere posto sull'autobus di linea che in un paio di ore (frane permettendo) vi porta ad Hunza. Da Gilgit 10 km. di strada asfaltata vi portano al bivio con la KKH, nei pressi della stazione radio. Si volta a sinistra. L'«autostrada» attraversa il fiume Gilgit e si incontra il primo posto di controllo dopo 2 km al villaggio di Dainyor. Fatevi indicare dove si trova la roccia con le scritte sulla dominazione tibetana del 7° secolo, posta ora in una proprietà privata.
La strada segue la riva orientale del fiume Hunza, contornando le pendici del Rakaposhi con un'ampia curva fra le gole. Chilometro dopo chilometro non vi è più segno di vita oltra all'acqua limacciosa. Talvolta, circa 30 metri sopra il livello della KKH, si notano le tracce del primo tentativo di aprire una camionabile da parte dei Pakistani prima dell'intervento Cinese. La sabbia sulle sponde ha tracce di granati e di piccole piriti ferrose, spesso la terra è gialla per i solfuri.
Dopo 61 km si incontra un ponte di ferro che conduce al paese di Chalt, punto di partenza per le escursioni nella valletta di Chaprot ed in quelle di Nilt e di Bola Das quest'ultima è una interessante e lunga valle che porta fino al Diantar pass od ai pascoli di Bar. La roccia di Chalt fu al centro di scaramucce fra Inglesi e Nagari ed Hunzakut nel 1889 come viene raccontato da E.F. Knighte nel suo libro «Dove tre imperi si incontrano». Egli partecipò alla spedizione militare di riconquista di Baltit.
Da Chalt deviazione per Bar ed i campi base settentrionali dei Batura Peak.
Bar è poco frequentato, negli anni è cambiato, oggi cé anche una centralina elettrica. gli abitanti non ti lasciano entrare nel villaggio, se scoprono che hai medicine ti accompagnano gli infermi alle porte del villaggio.
Dopo Chalt la valle dell'Indo ha una stretta ansa e la valle prende una direzione est-ovest. La KKH qui entra nel vecchio regno di Nagar. Si toccano successivamente le oasi di Sikanderabad (lett.: città di Alessandro), Nilt, Thol, Gulmit (santuario di un pir), Yal e Pisan.
Numerose vallette laterali che scendono dritte dal Rakaposhi la cui vetta ogni tanto è visibile dalla KKH. Con i suoi 7788 metri è la montagna più meridionale di tutto il Karakorum ed è sicuramente la più facile da fotografare. Sempre innevato è un insieme di creste e di seracchi, pareti rocciose che si arrossano al tramonto. Dopo la curva di Chalt, la miglior vista si ha al chilometro 82 quando si passa sotto la valle che scende direttamente dalla sua cascata di ghiaccio. Nei pressi del ponte il Rakaposhi View offre una piacevole sosta.
Chi non ha la possibilità di inoltrarsi nelle valli fra la gente, al Km 77 può fermarsi a visitare una serie di sette mulini ad acqua con macina orizontale. L'acqua, incanalata in un lungo tronco scavato, aziona le pale poste sotto la macina secondo un uso in voga in tutta la catena himalayana. Un contenitore appeso sopra la ruota fornisce i chicchi lasciandoli cadere lentamente con un piccolo meccanismo azionato dalla stessa macina.
L'oasi successiva è Minapin (possibilità di trekking risalendo il ghiaccio). Poi la KKH valica l'Indo e si porta sulla destra orografica. La valle si stringe, la KKH corre sotto bastionate di roccia che scaricano sassi e terra dopo le piogge. Si passa per Hindi, poi la vallata si riapre, la strada risale una valletta laterale, attraversa su un nuovo ponte il solco vallivo del ghiacciaio Mutsutsil che divide in due l'oasi di Hassan Abad, torna verso l'Indo attraversando un pendio franoso e si entra fra le fattorie degli Hunzakut ad Alliabad.
Schizzo topografico a pag. 000
Indirizzi, alberghi, trasporti a pag. 000, sezione Di città in città.
Camminate nella valle degli Hunza a pag. 000, sezione Trekking.
Alberghi a pag. 000, sezione Da città a città.
Camminate nell'Hunza Gojal a pag. 000, sezione Trekking.
Gulmit è a 32 chilometri a nord di Karimabad. La KKH diviene ancora più stretta ed attraversa pendii franosi mantenendosi sulla sinistra orografica per un breve tratto. Poi la valle si allarga, ci si porta sull'altra sponda e presto si arriva a Gulmit.
L'oasi è costituita da ampii terrazzamenti verdeggianti occupati da colture cerealicole. Sulla terrazza superiore, lontano dalla KKH vi è il nucleo originale del villaggio con il palazzo del mir, una moschea, il bazaar ed il museo locale. Alberghi e servizi vari (poste e banca) sono invece sulla KKH. Gulmit era usata come seconda capitale della valle dell'Hunza dove il Mir teneva corte in inverno, risolvendo le locali controversie e cacciando ibex. Ora, con la costruzione di nuovi alberghi lussuosi, è il secondo villaggio della vallata dopo Karimabad. In una casa è stato allestito un piccolo museo. Il palazzo del mir è ben conservato ed un'aria di prosperità si avverte passeggiando fra le vie del paese. Raggiungibile in tutte le stagioni Gulmit è frequentata dai turisti pakistani che evitano l'inverno, quando il vento del nord (duma) rende gelida la vallata, e preferiscono marzo od ottobre.
Dopo Gulmit la KKH si alza su un dosso ed ad una curva ci si affaccia sulla spianata di Passu. Il paesaggio è magnifico, forse una delle più belle visioni della KKH dopo il Rakaposhi. A nord la valle sembra essere chiusa dalle guglie del Karun Pir che si staglia nel cielo come una cattedrale gotica. Scendendo si attraversa il torrente Passu che sgorga dal ghiacciaio Passu ben visibile dalla KKH e si entra in Passu (125 km da Gilgit). L'oasi si adagia fra la KKH e il fiume Hunza. Si presenta verde e fertile con campi coltivati e frutteti. Posto a a 2900 metri di quota (un po' più in alto di Gulmit) Passu è il principale punto di partenza per stupende camminate nell'Hunza Gojal.
Subito dopo Passu la KKH costeggia un'ampia spianata sassosa e sale sulla morena del ghiacciaio Batura il cui emissario è valicato da un ponte in ferro che fino al 1986 segnava il limite estremo per i percorsi turistici. In basso a sinistra si scorge la confluenza con lo Shimshal, poi ci si riporta sulla sinistra orografica. Si toccano le piccole oasi di Khaibar, Gallpan, Murgun (collegato da mulattiera alla valle di Shimshal aggirando il Karun Peak , è il vecchio percorso di Shipton) ed in breve la KKH giunge a Sust.
Adagiato fra il fiume ed i pendii rocciosi il villaggio di Sust è sulla sponda opposta rispetto alla KKH e, a dire il vero, non è neppure riportato sulle carte locali. Con l'apertura della frontiera ha assunto le caratteristiche di un paese di frontiera. Nuovi alberghi, camping, stazioni e ristorantini si affollano lungo la KKH a valle della sbarra della dogana
Il bus della NATCO proveniente da Gilgit arriva a sera a Sust, dove quindi è d'obbligo pernottare: all'indomani mattina presto verranno compiute le procedure di dogana. Giungendo con mezzo proprio è pure opportuno pernottare a Sust. Da Sust a Pirali, posto di confine cinese, si usano bus pakistani oppure jeep autorizzate ma pur sempre pakistane. Dalla Cina solo bus e jeep cinesi. I mezzi tornano poi sempre vuoti al punto di partenza. Mezzi privati non sono autorizzati, ben lo sanno quegli Italiani giunti con mezzi propri fin quassù per poi scoprire che occorreva un permesso per entrare in Cina e guidare (permesso per altro difficilissimo da ottenere in quanto gli stranieri non possono guidare in Cina).
La giornata inizia alle otto quando si acquista il biglietto all'ufficio Natco (1989 160rp), ma se il vostro albergatore è gentile penserà lui a farvi inserire nella lista durante la notte. Seconda operazione è far timbrare il passaporto, poi ci si porta alla dogana e con pazienza si attende che vengano controllati tutti i bagagli dei viaggiatori, quando tutti gli autobus sono stati caricati si può partire e ciò avviene verso le 12.
Conviene mangiare e fare una piccola scorta prima di partire perchè non ci sono punti di appoggio fino a Pirali che sarà raggiunta in quasi quattro ore.
La KKH dopo Sust continua su buon asfalto raggiungendo Khudabad (1 km da Sust), e poi Khaibar, Markun ed Abghat dove la valle è ormai stretta. In località Bely si vedono le tracce di pista per Peshit e la valle di Irshad con il passo Unwin. Dalla stessa pista si dirama l'antica carovaniera che attraverso i villaggi di Mizghar, Kalamdarchi e Murkushi raggiunge il passo Mintaka a 4700 metri.
La vallata cambia aspetto, diviene molto stretta ed incassata fra pareti di granito a strapiombo. Sorpassato un posto di rifornimento militare si incontrano i cartelli di ingresso nel Khunjerab National Park con il Wildlife Chekpost e, un centinaio di metri oltre, il chekpost militare. La KKH valica quindi il fiume che spesso asporta parte della carreggiata e, mantenendosi sulla destra orografica, giunge in località Dhee, due casupole abbandonate (qui giunge un sentiero dalla valle di Shimshal attraverso un alto valico).
La strada inizia ora a salire a zig-zag guadagnando oltre 2500 metri di dislivello per raggiungere i prati che si stendono sui due versanti del passo Khunjerab. Il panorama è ampio e una sosta è d'obbligo per la foto ricordo dei due cippi di confine che riportano gli stemmi di Pakistan e Cina. Fino a questo punto è possibile giungere con le jeep pakistane se si ha intenzione di compiere un tour panoramico limitato al Khunjerab.
Scendendo di un paio di chilometri c'è un primo posto di controllo cinese. Affianco alla caserma un cartello ricorda che nella Repubblica Popolare la guida è a destra. La «autostrada dell'amicizia cino-pakistana» raggiunge quindi, dopo altri dieci chilometri, una caserma dell'esercito ed infine Pirali, posta a 50 chilometri dal confine. Il fondo stradale è buono, la valle dolce e verde ed un numero incredibile di pasciute marmotte vi fissano mentre scendente emozionanti verso quel gran continente che è la Cina.
A Pirali conviene essere veloci nello scendere dal bus perchè può capitare che non vi siano posti a sufficienza sui bus cinesi che da Pirali portano a Kashgar. Ma spesso la lentezza dei controlli diviene esasperante: occorre compilare carta di immigrazione che vi accompagnerà per tutto il viaggio assieme al modulo di importazione di beni. Molti dei vostri compagni di viaggioo, non sapendo compilare i moduli vi trattengono sul bus chiedendovi di compilarli. Le guardie di confine sono gentilissime ma esigono anche silenzio e rispetto durante le formalità. Controllati i passaporti da parte dei militari in divisa kaki, avviene l'ispezione doganale da parte di guardie in giacca blu e camicia bianca, si passa davanti ad un tavolo che funge da sportello di cambio e... benvenuti in Cina.
Occorre quindi cercare la biglietteria per i bus cinesi. Il bagaglio in eccesso paga un biglietto a parte. Quando tutto sarà caricato verranno aperte le porte e... quando tutti gli autobus sono pronti... si partirà.
Entrando in Cina l'orologio va spostato in avanti di un numero imprecisato di ore a seconda che ci si voglia regolare sull'ora di Pechino (Bejing time) o su quella locale, entrambe con la variante dell' ora estiva. La notte verrà trascorsa a Taxorgan ed all'indomani sera, passati sotto la mole maestosa del Muztag Ata, sarete a Kashgar.
Proveniendo dalla Cina, se l'autobus da Taxorgan è in orario, è possibile che venga subito fatta dogana e siano assolte le formalità di emigrazione. Talvolta è il medesimo bus che va da Kashgar a Sust che viene raggiunta in serata a dogana pakistana chiusa. I bus parcheggiano nel recinto della dogana e i bagagli vengono consegnati alla mattina successiva.
Informazioni generali per chi viaggia verso la Cina
1) Passaporti e visti richiesti: Chi vuole attraversare il passo deve aver il passaporto ed i visti validi per Pakistan e Cina.
2) regolamento del passaggio:
- Il passo è aperto al turismo da maggio a fine novembre.
Durante i mesi rimanenti è aperto agli ufficiali pakistani e cinesi e per servizio postale e commerciale.
- Durante i mesi di apertura è transitabile tutti i giorni della settimana compresi quelli festivi.
- I posti di controllo di Sost (Pakistan) e Pirali (Cina) rimangono aperti fino alle 11 (Pakistan Standard Time) ovvero fino alle 14 (Beijing Time) per i passeggeri in uscita dal Pakistan e fino alle 16 (PST) o fino alle 19 (BT) per quelli in entrata in Pakistan ad eccezzione di casi d'emergenza.
3) Provvedimenti ai Check Post:
- in Pakistan: il posto di controllo di Sost provvederà a tutte le formalità ufficiali concernenti dogana, salute, valuta, immigrazione, controllo visti. Trasporti: saranno forniti dalla Pakistan Tour Ltd. (associata della PTDC) fino a Pirali, da dove si devono utilizzare trasporti cinesi. Da Sost al Khunjerab km 86, 2h,15'. Dal Khunjerab a Pirali km. 50, 1h.
- in Cina: Al posto di controllo di Pirali vengono svolte le normali operazioni di frontiera. Da qui in poi si deve procedere con mezzi cinesi. Il pernottamento è possibile solo a Pirali od a Taxkorgan (km 84, 1h 30').
Proveniendo dal Pakistan il trasporto da Sost a Pirali sarà fornito dalla PTDC; proveniendo dalla Cina il trasporto Pirali- Sost sarà fornito dall'Administration Bureau for Travel and Tourism, Xinjiang Autonomous Region.
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