Solo le oasi permettono all'occhio del viaggiatore di riposare fra il verde dei campi e delle culture. In questo ambiente di deserto di alta quota (ed i banchi di sabbia presso Skardu ricordano le dune sahariane) ogni legnetto è prezioso. Caratteristico è il burzé, un arbusto bassisssimo, tronco piccolo e rami legnosi con poche foglie, che alligna ovunque, anche nelle pietraie più desolate. Viene usato come combustibile e per formare quelle barriere poste a mo' di balaustra sui tetti delle case. I cespugli spinosi (zoc) vengono usati come barriera intorno agli orti. Qua e là si incontrano rari ginepri che raggiungono pochi metri di altezza e nelle gole umide si sviluppano i cespugli mentre presso le oasi e lungo le canalette si ergono in file diritte pioppi, betulle, noci, gelsi e salici. Oltre i pochi alberi da frutto all'inizio di stagione, fra pendii e pietraie si trovano anemoni, rose selvatiche e ginestre. I rododendri nani vengono raccolti per farne infusi, le erbe officinali sono entrate a far parte della farmacopea locale. Oltre al giglio himalayano si trovano fiori diffusi anche sulle nostre Alpi: la genziana con le sue corolle bianche e azzurre, la stella alpina dai petali più carnosi della nostra varietà, eriche ed anemoni.
La cultura delle piante cerealicole è la attività principali ed una delle maggiori risorse di chi abita negli insediamenti stabili. La quasi totaslità dei campi è occupata dalle culture di orzo e grano che entrano abbondantemente nella frugale dieta quotidianana. La loro semina avviene in aprile e maggio quando i campi si liberano dalla neve ed il raccolto giunge a settembre.
Una qualità di orzo più resistente viene seminata ad aprile ed agosto e può essere raccolta da agosto a settembre, nei fondovalli più caldi si raggiungono così i due raccolti annui. I legumi introdotti nei territori del nord, non sono molto diffusi e la produzione è quindi limitata sia come qualità che come quantità. Radici e tuberi, ovvero patate, rape, carote e ravizzoni, sono coltivati nelle oasi più basse; i pomidoro sono diffusi solo nelle oasi della valle dell'Indo mentre i piselli si trovano anche nelle valli superiori.
Le piante da frutto non sono diffuse in tutte le oasi a cause delle aspre condizioni climatiche e lo sviluppo di queste culture si è orientato verso l'aumento della produzione dei tipi già esistenti, quali albicocche e meli. Le succulente albicocche sono conosciute da ogni turista. Ben venti sono le qualità di albicocche conosciute dagli agricoltori delle valli e solo tre hanno il nocciolo velenoso. L'interno dei noccioli delle altre qualità è commestibile e mangiandolo si prevengono i nosiosi disturbi procurati dalla polpa dell'albicocca. Le piante crescono sul bordo delle canalette che attraversano i campi terrazzati e forniscono il legno per la costruzione delle case nelle zone prive di vegetazione.
Sebbene siano state aperte alcune fattorie sperimentali dall'AKRSP (Aga Khan Rural Special Project), la diffusione di nuove culture e lo sviluppo di quelle già esistenti sono limitate, oltre che dalla asprezza del suolo, dalla mancanza di strumenti più moderni che sostituiscano gli arcaici utensili come l'aratro a punta di legno in uso tutt'ora, ma già in alcune oasi sono giunte, a dorso di mulo o sulle spalle dei portatori, tubazioni in plastica che sostituiscono il sistema delle canalette la cui manutenzione occupa moltissimo tempo.
|