lento pede ambulabis
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Lhasa - Gyantse
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Lhasa -
Ponte Chusul
Nel primo tratto possiamo
ripercorrere la
Lhasa Airport Expressway o incanalarci sulla
138 (in realtà la Chengdu Zangmu). Fuori dalla città si incontrano fattorie isolate, qualche
accampamento militare e grossi depositi di carburante. I villaggi sono molto
rustici, case basse con mura in fango, raramente imbiancate. Non si scorge
l'allegria ed i colori degli edifici di Lhasa.
Nel 1986 rimanemmo stupiti dalla
mancanza assoluta di chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) che caratterizza al contrario la grande strada
militare che nel Tibet occidentale conduce da Srinagar a Leh. (1986).
Negli anni successivi il paesaggio mutò e numerosi chörten (tib.:
མཆོད་རྟེན)
vennero innalzati.
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Se
prendiamo la vecchia
G 318 (China National Highway 318), al 20° chilometro ci fermiamo per il bassorilievo rappresentante
Buddha,
è fortunatamente rimasto ma tutti gli altri segni della religiosità lamaista
sono stati completamente cancellati dai Cinesi. Alcuni chilometri dopo un piccolo
edificio racchiude il tempio
Dolma
Lhakang (vedi pagina
web) fondato da Atisha (di scarso interesse) (1986)-
La strada è ottimamente asfaltata e si snoda lungo
il fiume di Lhasa fino alla confluenza con lo Tsang-po attraversato dal lungo
ponte in cemento.
Chusul -
Lago turchese
Prima del ponte ci immettiamo sulla
nostra destra sulla G318 diretta per Shigatse e poco dopo la
abbandoniamo per immetterci alla nostra sinistra sulla S307
che ricalca, in questo tratto, la "Autostrada dell'amicizia (sinonepalese)"
originale.
Guardando una mappa. la sagoma tortuosa dello Yamdrok-tso
ricorda vagamente quella di uno scorpione. Nella parte
occidentale il lago si ripiega su se stesso creando una grossa
isola. Per i tibetani è uno dei quattro laghi sacri del paese
(gli altri sono il Lhamo La-tso, il Nam-tso e il Manasarovar),
nonché dimora di divinità adirate; tutto intorno si snoda un
percorso che i pellegrini tibetani compiono in circa sette
giorni.
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Tibet Mapt
Institute, Paris © 2017 |
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Kamba-la: yak
bianco ad uso e consumo delle macchine fotografiche dei turisti. |
Ora la strada è sterrata ed
abbastanza stretta. Due mezzi difficilmente riescono ad incrociarsi.
Fortunatamente i genieri cinesi hanno previsto
numerose piazzole od allargato le curve in modo che l'incrocio sia possibile.
(1986, 1997, 1998)
Lentamente si sale al Khamba-la (km. 84 - m. 4900) dal passo si ammira
uno dei laghi più famosi del Tibet è lo Yamdrok Tso il lago di turchese ed in
lontananza compaiono le montagne verso il confine buthanese. Il picco che si
scorge e che è generalmente fotografato incorniciato fra le bandiere di
preghiera che garriscono al vento è però molto vicino e la strada ne costeggia
le pendici. Il lago turchese con il suo intenso colore blu incastonato fra il
verde dei pascoli offre un panorama di ampio respiro e di infinita serenità.
Yamdrok Tso, il lago
di turchese
Il perimetro dello Yamdrok Tso (Yángzhuō Yōngcuò)
è di circa 240
chilometri e questo non appare a prima vista poiché dal passo si nota solamente
una ramo. La sua disposizione è a ferro di cavallo e le montagne nel mezzo
impediscono di vedere complessivamente la superficie. La sua larghezza è al
massimo di tre chilometri e le montagne circostanti non cadono a picco nelle
acque limpide ma i declivi sono abbastanza dolci attorno alle rive per poi
alzarsi più ripidi verso le creste che lo circondano. Si scorgono insediamenti e
vallette laterali. Gli abitanti vivono di pastorizia ma anche di pesca poiché
questo è uno dei pochi laghi di acqua dolce del Tibet.
Le acque scintillanti del lago iniziano ad apparire quando si
raggiunge la sommità del passo di Kamba-la. Se il cielo è terso,
il lago, che giace diverse centinaia di metri più in basso
rispetto alla strada, risplende di un’intensa tonalità turchese.
In lontananza, sullo sfondo, si erge il massiccio del monte
Nojin Kangtsang (7191 m).
I viaggiatori spesso si accontentano di ammirare il panorama del lago dal Kamba-la e
proseguono per Nangartse, ma per godere di magnifiche vedute del
lago suggerisco di fare una piacevole camminata seguendo il
sentiero in discesa che parte dal valico di Kamba-la e arriva
alla torre delle telecomunicazioni, ritrovando poi il vostro
veicolo sulla strada principale.
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asfalto |
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Monastero di Samding
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Samding: "collina di
profonda meditazione" |
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Samding: "collina di
profonda meditazione" |
All'estremità nord c'è Samding la "collina di
profonda meditazione". Monastero di Samding (Sāngdīng Sì )
Nei pressi delle sponde dello Yamdrok-tso, circa 10 km a est di
Nangartse, sorge il Monastero di Samding, arroccato su un
crinale che separa due laghi più piccoli circondati dal braccio
settentrionale e da quello meridionale del lago. La fama di
questo monastero si deve al fatto, piuttosto insolito, che la
sua reggenza è stata tradizionalmente affidata a una donna,
incarnazione di un lama, chiamata Dorje Phagmo (letteralmente,
‘scrofa adamantina’). L’attuale incarnazione di Dorje Phagmo
lavora per il governo a Lhasa, ma si reca spesso a Samding per
l’annuale festa di danze cham (danze rituali) del monastero, che
si svolge l’ottavo giorno del quinto mese lunare. Attualmente
nel monastero risiedono 50 monaci.
Chi lo desidera può visitare il dukhang (sala delle
riunioni) principale, situato sulla destra del cortile e
dominato da una statua di Sakyamuni (Sakya Thukpa). Il
monastero custodisce anche le fotografie dell’undicesima e della
dodicesima (l’attuale) Dorje Phagmo, una statua di Dorje
Phagmo con un amuleto di turchese, un’orma dipinta d’oro
della nona Dorje Phagmo, nonché una conchiglia sacra e
un’inquietante cappella della divinità protettrice. Ai piani
superiori ci sono molte altre cappelle.
Sulla sinistra si trova il Sangok Phodrang, una cappella
tantrica con un chörten centrale e un suggestivo thangka che
raffigura cinque manifestazioni di Jampelyang (Manjushri). Al
piano superiore è possibile visitare una cappella che ospita una
statua di Jampa (Buddha del futuro) all’età di otto anni e una
sala laterale con bassorilievi di ardesia, al cui interno è
custodita una collezione di reperti in pietra e scritture
sopravvissuti alla Rivoluzione Culturale. Nei pressi ci sono
anche gli appartamenti della Dorje Phagmo.
Sulla sinistra del cortile, la cappella della compassione
ospita uno stūpa dorato realizzato dalla settima Dorje Phagmo.
Chi ha tempo (e quindi abbastanza budget), banane e volontà,
può ammirare uno spettacolare panorama sui tre laghi
di Gongmo, Drumo e Yamdrok. Salire per 45
minuti fino ai cumuli di pietra sulla sommità del crinale alle
spalle del monastero. I giganti himalayani coperti di neve
situati a sud sono il Kula Kangri (7538 m) e il
Gangkhar Phuensum (7570 m), entrambi al confine con il
Bhutan.
È possibile trascorrere la notte nella spartana guesthouse del
monastero.
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asfalto |
88 |
108 |
Dorje
Phagmo
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Sopra:
Dechen Chökyi Dronma e i genitori
umiliati durante
la rivoluzione
culturale |
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Samding Dorje Phagmo
བསམ་སྡིང་རྡོ་རྗེ་ཕག་མོ་སྤྲུལ་སྐུ། |
La leggenda racconta che la superiora del monastero
si trasformò assieme alla sua corte in un branco di maiali per sfuggire ad una
incursione dei Tartari nel 18° secolo. Dorje Phagmo, reincarnazione di Dolma
Tara consorte spirituale di Chenrezig, era ancora vivente quando transitammo dal
lago nel 1986.
Dechen Chökyi Dronma è la sua ultima
reincarnazione fu riconosciuta nel "37 come 6a reincarnazione, anche se la
precedente 5a era ancora vivente. La 5a a morì l'anno seguente e la 6a a non
fu riconosciuta da molti lama fino al 1950 al termine di una lunga battaglia fra
tre pretendenti al riconoscimento.
L'attuale 12a Samding
Dorje Phagmo è Dechen Chökyi Drönma, nata nel 1938 (o nel 1942,
secondo un'altra fonte).
Quando aveva circa tre anni si ammalò.
I suoi genitori chiesero la divinazione a un monastero. Il
risultato della divinazione fu che lei diventasse monaca a Tsangkhung. I genitori quindi la mandarono lì a diventare
novizia.
Nel 1956, Dechen Chokyi Dronma fu
riconosciuto da Sua Santità il XIV Dalai Lama come
l'incarnazione dell'11a Samding Dorje Phagmo Tubten
Choying Pelmo.
Nel 1959, quando il 14° Dalai Lama
fuggì dal Tibet, il 12° Samding Dorje Phagmo e sua sorella
decisero di seguire il loro leader. Le due sorelle riuscirono a
fuggire in Bhutan dove divennero ospiti della principessa
bhutanese Pema Chodron. Dal Bhutan le due sorelle hanno
proseguito il viaggio verso l'Assam.
Non molto tempo dopo, le due
sorelle decisero di tornare volontariamente in Cina. Dechen Chokyi Dronma
era stata convinta dai quadri del partito a tornare in
Tibet e fu considerata una patriota che aveva “deciso a
fuggire l’oscurità e ad abbracciare la luce”,
successivamente incontrò anche Mao. Questa decisione di tornare nel
Tibet occupato dai cinesi e di accettare nomine in varie
posizioni di rilievo all'interno del governo cinese le ha aperto
le porte per essere accusata di collaborazione con i cinesi.
Dopo l’inizio della Rivoluzione Culturale fu etichettata come “mostro
e demone” e umiliata durantele sessioni di lotta.
Nella foto a destra in cui viene
picchiata, aveva solo 24 anni. Allora era debole, perché aveva
da poco dato alla luce il suo terzo figlio. Suo marito era il
figlio del grande nobile di Lhasa Kashopa. Chökyi Drönma divenne vicepresidente della Regione
autonoma tibetana e membro del Comitato permanente della
Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Da allora è strettamente legata alla causa Cinese,
si è sposata ed ha avuto alcuni figli. Vive a Lhasa dove ha ricoperto la carica
di Vice Presidente della sezione Tibetana del Comitato Politico del PCC. La coppia alla fine
ha divorziato. È stato il suo ex marito a raccontare alla nota
attivista Woeser (articolo
sul NYT del 2016) le sue esperienze e quelle dei
suoi genitori.
Dorje Phagmo è un nome tradotto come "la scrofa di diamante" sia da Harrer che
da Maraini, mentre Tucci traduce con "troia adamantina" ma il termine Phagmo starebbe ad indicare invece "divinità riverita".
Esiste anche una Dorje Phagmo Tulku
in Bhutan riconosciuta da Lama Sakya-pa Rike Jatrel,
considerato un'incarnazione di Thang Tong Gyalpo, che era uno
stretto collaboratore di Chökyi Drönma nonostante le sue
tensioni politiche con i capi del lignaggio Bodongpa dell'epoca.
Attualmente è membro della comunità monastica del Monastero
Dupthop di Thangtong Dewachen a Zilingkha a Thimphu, che segue
le tradizioni Nyingma e Shangpa Kagyu.
Fonti:
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Tibet Map
Institute - Paris
© 2014 |
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Articoli dai corrispondenti al seguito |
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Il
ghiacciaio Nojin Kang tSang Ri
al Karo la |
Dopo il lago turchese un usuale punto di sosta è al
piccolo villaggio di Nagarze, con una stazione per gli autobus con un
piccolo ristorantino.
Nangartse (Làngkǎzi)
Nangartse (Làngkǎzi) è il
villaggio più
grande tra quelle ubicate sulle sponde del lago, oltre a essere
una tappa per il pranzo dei gruppi diretti a Gyantse. Non è
particolarmente interessante.
Nella zona sud ospita un piccolo
monastero, mentre in quella settentrionale sorgono un antico
quartiere tibetano e un piccolo dzong (forte), famoso per aver
dato i natali alla madre del quinto Dalai Lama. In estate le
sponde del lago e le zone paludose si trasformano in un vero
paradiso per gli appassionati di birdwatching.
La strada prosegue alzandosi fra i monti e
raggiungendo il Karo-La, un passo di 5045 metri posto a 175 (163?)
chilometri da Lhasa ad a 75 da Gyantse. Qui avvenne una battaglia fra 3000
tibetani arroccati fra fortificazioni difensive (di cui non si nota traccia) e
le truppe del Raj britannico.
Le battaglie del Karo la,
forse i combattimenti più alti come quota della storia, si
svolsero il 5 e 6 maggio 1904 e due mesi dopo in luglio quando
definitivamente le truppe anglo-indiane mossero su Lhasa.
Younghusband, che guidava la spedizione, non partecipò agli
scontri del Karo la ma alla fine entrò in Lhasa il 3 agosto
1904. La campagna era iniziata con il massacro di Chumik
Shenko in cui circa 600-700 tibetani armati di vecchi
fucili, sciabole, confidando negli amuleti che avrebbero dovuto
proteggerli dalle pallottole, avevano fronteggiato gurkha, sikh
ed inglesi e le loro mitragliatrici. Detto per inciso,
Younghusband divenne buddhista e terminò i suoi giorni da
pacifista.
Poco dopo il passo, ad una curva si può ammirare
tutto il fronte del ghiacciaio che scende fino a poche centinaia di metri, per
complessità lo si può paragonare a quello della Brenva sul versante meridionale
del Monte Bianco.
Già prima della salita al Kamba-la
scorgiamo nuovi elementi nel paesaggio. La valle ha perso il suo
tranquillo paesaggio agricolo e sembra un cantiere. In basso, presso il
fiume, è in costruzione la centrale ma più in alto nuove piste tagliano
i pendii raggiungendo depositi di carburante. Le modifiche sono notate
solo da chi nel gruppo ha già percorso questo tratto. Per chi è nuovo
sembrano i normali lavori di sbancamento che sconciano l’Himàlaya anche
sui versanti meridionali indiani.
I cantieri fanno parte del grande
progetto idroelettrico. Scendendo dal Khamba la strada passa sopra le
bocche di prelievo dell’acqua e le guide ci invitano a non fotografare.
Ma quello che ci impressiona sono i
lavori che troviamo successivamente lungo la strada. Sostiamo al Karo la
(5.045m) con i meravigliosi ghiacciai pensili del Nojin Kang tSang Ri
(7.191m) che a tutti noi ricordano la Brenva sotto il Monte Bianco.
Più a valle la pista entra in un cantiere
di proporzioni immani. Siamo ad un centinaio di chilometri ad ovest
dello Yamdrok Tso, sul vecchio percorso per Gyantse nella valle del
fiume Nyang: una nuova centrale è in costruzione. La sua energia
dovrebbe provvedere esclusivamente al ripompaggio dell’acqua e dovrebbe
essere terminata nell’arco di alcuni anni. E’ un nuovo cantiere,
un’altra centrale idroelettrica, ma la sua produzione avrebbe una
destinazione che integra il progetto dello Yamdrok tSo.
Shigatse, 11 luglio 1997
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asfalto |
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294 |
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Sopra: © Jorge Manuel Gómez Sánchez |
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Le
acque smeraldine del Simila Tso
(Manla Reservoir) |
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La strada
si snoda fra pendii e valli strette e raggiunge il Simi La
Pass (4.280 msl), relativamente basso, che domina il lago
(artificiale formatosi con la costruzione della Diga di Manak
(Manla Reservoir).
La Strada Provinciale 307 (S307)
affronta il passo è lungo 34,3 km e corre da ovest a est
da Nianduixiang a Longmaxiang.. La strada offre
viste mozzafiato di Simi La Tso, un bacino idrico di alta
montagna dal bel colore turchese, formato da sedimenti di acque
glaciali. Si dice che sia uno dei laghi più belli del Tibet. Il
passo è unico per la presenza di innumerevoli bandiere tibetane
colorate che decorano le pareti rocciose (più di altre).
Il lago è noto per la sua acqua verde giada traslucida. Il
bacino idrico di Manla si trova nel corso superiore del fiume
Chu, un affluente del fiume Yarlung Zangbo. Si tratta
di un progetto di costruzione su larga scala per la tutela
dell’acqua con effetti globali come la prevenzione delle
inondazioni, l’irrigazione e la produzione di energia, nonché
l’acquacoltura e il turismo. È stato completato e messo in
funzione nel 2001.
La diga del bacino è lunga 287 metri, alta
76,3 metri e larga 10 metri nella parte superiore. È la prima
diga in Tibet.
Finalmente scende su un ampia valle costellata di armenti si respira
nuovamente uno spazio infinito. Il fondovalle è ampio ed una linea telegrafica
sorretta da pilastri di mattoni corre parallela alla strada. Lo spartiacque non
sembra definito ma in realtà si è già entrati nel bacino del fiume Nyang-chu,
poi ci si incassa fra una valle più angusta con interessanti presenze geologiche
ed infine si entra nel grande pianoro di Gyantse. È una piana enorme, le
montagne la circondano senza soffocarla ed in lontananza inizia ad apparire il
grande forte. Prima della città si incontrano numerose coni sabbiosi di
deiezione che in caso di forti piogge allagano e distruggono la stessa strada
abbattendo le colonne che reggono i fili del telegrafo. Se la via è in buone
condizioni il percorso fin qui può essere affrontato in circa sei ore con un
buon fuoristrada mentre con l'autobus sono circa dodici ore. (1998) |
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41 |
335 |
Contea di Gyantse
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Name |
Simplified Chinese |
Hanyu Pinyin |
Tibetan |
Wylie |
Population 2020 Census) |
Area (km²) |
Density (/km²) |
Rural |
3 |
Gyantse County |
江孜县 |
Jiāngzī Xiàn |
རྒྱལ་རྩེ་རྫོང་ |
rgyal rtse rdzong |
68.650 |
3,849 |
18 |
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Gyantse
Vedi pagina relativa.
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364 |
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Tibet Map
Institute - Paris
© 2014 |
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