Tsetang (Zédāng)
Monastero di
Ngamchö
Fondato in origine come ospedale
di medicina tibetana, il Monastero di Ngamchö divenne in
un primo momento un complesso dell’ordine kagyupa. Nel
XIV secolo i suoi lama di rango superiore
partirono per incontrare
Tsongkhapa e avviare un dibattito con lui ma ‒ travolti
dal rispetto per il grande maestro ‒ non riuscirono a
portare a termine i loro programmi e al loro ritorno
convertirono il monastero alla
tradizione gelugpa.
All’ultimo piano sono conservati il letto e il trono
dell’attuale Dalai Lama. Una cappella laterale dedicata
alla scienza medica contiene le statue degli otto Buddha
della medicina. Nella cappella della divinità
protettrice è possibile ammirare alcune suggestive
maschere utilizzate durante le feste, che raffigurano
leoni delle nevi, cervi e demoni.
Il 20° giorno del decimo mese del calendario
tibetano è possibile assistere a danze rituali
cham, nel corso delle quali i monaci indossano
queste maschere.
Monastero di
Ganden Chökhorling
In origine questo monastero trecentesco era
un’istituzione kagyupa, ma nel XVIII secolo l’ordine
gelugpa ne assunse la direzione
con la benedizione del settimo
Dalai Lama, fatto che spiega perché
al centro sia presente una statua di Tsongkhapa.
Oggi questo complesso ospita solo
10 dei 130 monaci di un tempo, in parte
a causa del fatto che durante la Rivoluzione
Culturale fu adibito a ospedale militare.
Monastero
femminile di Sang-ngag Zimchen
L’attrattiva
più importante di questo
complesso è una statua di Chenresig
dalle mille braccia risalente all’epoca
del re Songtsen Gampo. Secondo alcuni
resoconti, questa statua sarebbe stata scolpita
nel VII secolo dallo stesso re. Oggi nel
monastero risiedono una ventina di monache
(una volta erano 50). Dopo aver visitato
la sala principale, salite al primo piano
per vedere le due piccole cappelle delle divinità
protettrici.
Kora
nella città vecchia di Tsetang
Il modo migliore per visitare i piccoli monasteri del
quartiere tibetano consiste nell’aggregarsi ai
pellegrini per seguire in senso orario il circuito del
kora.
Dal Monastero di Ganden Chökhorling dirigetevi a nord e
poi a est fino a raggiungere il Monastero di Ngamchö.
Da questo punto il percorso del kora si snoda intorno
alla base del Gangpo Ri, fino a una sorgente sacra dove
i pellegrini si lavano i capelli. Il sentiero sale poi
fino a un gruppo di bandiere di
preghiera e a un incensiere a forma di trono, prima di
scendere al Monastero femminile di Sang-ngag Zimchen.
Dal percorso del kora si dirama un sentiero che si
inerpica sulla montagna fino alla Grotta della Scimmia.
Gangpo Ri
(གོང་པོ་རི,)
Gangpo Ri (4130 m) riveste un significato
molto particolare per il popolo tibetano, che
secondo la tradizione avrebbe avuto origine
in questa zona, dall’unione di Chenresig (sotto
le sembianze di una scimmia) con la diavolessa
bianca Sinmo. Questa unione avrebbe
avuto luogo nella Grotta della Scimmia,
una cavità naturale aperta al pubblico, che si
trova nei pressi della vette della montagna.
Il luogo è piuttosto deludente, ma può costituire
la meta di una (impegnativa) escursione
a piedi tra le montagne della durata di
mezza giornata.
Il sentiero più diretto è quello che sale dal
Monastero femminile di Sang-ngag Zimchen,
inerpicandosi per circa 550 m fino alla grotta.
Per percorrere questo itinerario si impiegano
circa due ore (portatevi dietro un’abbondante
scorta d’acqua potabile). La passeggiata fino
alla sommità del Gangpo Ri fa parte
di un lungo percorso di pellegrinaggio, che i
tibetani compiono ogni anno il 15° giorno del quarto
mese lunare.
Il monte Sotang Kangbori (tib.:
ཟོ་དང་གངས་པོ་རིSotang Kangbori; o Sodang Gangpo Ri) si
trova a est della città di Zêtang, e si erge a 800 metri
sopra la città con i suoi speroni che la proteggono
dalle elementi e formando una posizione difendibile
all'imbocco della valle. È una delle quattro montagne
sacre del Tibet centrale e la dimora di Yarlha Shampo,
un potente dio della montagna. È anche famoso per la sua
grotta a 4.060 metri (13.320 piedi) vicino alla vetta. È
qui che, secondo la leggenda, Chenrezig (Avalokitesvara)
si incarnò come una scimmia rossa e impregnò una
sinmo, o orchessa bianca, concependo sei
figli che erano gli antenati dei sei clan originari del
Tibet. Nella grotta si può vedere un'immagine naturale
di una scimmia e dipinti di figure scimmiesche.
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