Pamir Orientale Trek
27 luglio - 17 agosto 2018
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Giovedì 9 agosto 2018 Con Mr Daler ho concordato di inserire un luogo di interesse storico: i disegni di Shakhty (4200 m). Per questo non faremo la camminata che attraverso valichi panoramici porta a Tokhtamysh - Toktamush ma saliremo ad alcuni valichi da cui vedere il Muztagh-Ata. Mi interessa anche vedere l'osservatorio sovietico abbandonato. La giornata è anche oggi bellissima ed il percorso si snoda fra valli delimitate da montagne rocciose che ci portano ad immaginare le montagne dell'Arabia (chissà perché visto che non vi sono mai stato!). La distanza da percorrere è relativamente breve, anche se novanta chilometri su queste piste significano almeno un quattro ore di spostamento, impiegheremo molte ore perché le soste per fotografare saranno numerose. Nel pomeriggio, una prima deviazione è verso Pereval Orto Bel (se ho ben trascritto il nome) (37.85662, 74.22001) che ci permette di scorgere finalmente il Muztagh Ata, quasi invisibile da Murgab. Poco dopo una seconda deviazione permette di salire con le macchine (in realtà il furgoncino si arresta un po' più in basso) ad un punto panoramico da cui in cinque minuti si sale all'Osservatorio Astronomico sovietico (4.294 m; 37.93053, 74.15246) di Shor Buloq, ormai abbandonato. È interessante la posizione ed anche una soddisfazione personale, dopo aver constatato che il c.d. osservatorio di Bash Gunbaz non lo è affatto. Non so se questo è il passo Aghbai Shor-Buloq (4.270 m; 37.92611, 74.15638) che GMaps posiziona ad un centinaio di metri. Scesi dall'osservatorio continuiamo nella nella spettacolare Valle di Kurteskei lasciando po la pista per puntare direttamente alla grotta neolitica di Shakhty (4200 m) con il suo magnifico dipinto. Quando giungiamo sotto la cavità (parlare di grotta è improprio), vi sono parcheggiati dei fuoristrada italiani giunti da Torino.Per raggiungere la grotta è raggiungibile saliamo di una trentina di metri sul fianco di una collina, Mr Mendibaiconosce la posizione, ma già da lontano ho riconosciuto la cavità perché riprodotta su internet. La leggenda narra che alcuni archeologi sovietici si fossero riparati in questa grotta durante un temporale in una notte del 1958 e che, svegliandosi il mattino seguente, fossero rimasti a bocca aperta di fronte a questo dipinto di colore rosso perfettamente conservato che riproduce una scena caccia. In ogni caso è opportuno non avvicinarsi troppo ai dipinti per evitare di danneggiarli.
La grotta di ShakhtyNell'autunno del 1958, un gruppo archeologico della spedizione di Pamir dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, guidata da Ranov V.A., scoprì petroglifi nella grotta Shakhty. Ranov fornì una descrizione dettagliata e li attribuì al Mesolitico in un articolo speciale pubblicato nel 1961. Nel 1967, Ranov li descrisse e li studiò nel suo libro "Arkheology na Krishe mira" ("Gli archeologi sul tetto del mondo") (Ranov 1967). Uno zoologo, Tanasiychuk V., pubblicò un articolosull'argomento con ottime fotografie nello stesso anno (Tanasiychuk 1967). Il substrato principale dell'arte rupestre La grotta si è formata a causa dell'erosione carsica di una fessura tettonica. La grotta si affaccia ad est ed è asciutta e illuminata dal sole. L'ingresso è largo 7,5 m e profondo 6 m; l'altezza del tetto è di 25-30 m. Le immagini sono scolpite come un fregio sul muro meridionale della grotta a 1.6-2.0 metri dal pavimento; rimangono ancora macchie di pittura e frammenti di altre figure cancellate. Tecnica Tutte le immagini sono state dipinte con una vernice minerale in due tonalità: la maggior parte sono state dipinte in ocra marrone chiaro, mentre altre con una sfumatura marrone ocra. Descrizione del sito Le sette immagini sono in buono stato di conservazione: una figura ornitho-antropomorfa (23 cm), due figure sagomate di cinghiali, yak o orso (85 cm), una freccia contro il corpo e la testa di un animale, un altro contorno di un non identificato animale sovrapposto a un altro disegno e dipinto in marrone. Il fregio con disegni è lungo 4 metri e alto 1,5 metri. Le immagini sono dipinte con un pigmento minerale. I pittori antichi apparentemente ottenevano la materia prima per la vernice proprio lì nelle fessure delle pareti, dove si verificano depositi di ossidi di ferro in polvere. La vernice ha due tonalità: marrone chiaro e scuro. L'ombra più chiara veniva usata più spesso e il marrone scuro - una forte concentrazione di pigmenti - era usato principalmente per disegnare i dettagli. Un disegno bordeaux si sovrappone a immagini marrone chiaro. Le linee sono relativamente sottili (1,5-2 cm), irregolari, spesso corrette ulteriormente. Presumibilmente, la figura è stata dipinta con le dita. Un'immagine più vicina all'ingresso è antropomorfa e mascherata come un uccello. Successivamente, le figure di un cinghiale e di un orso o di due verri sono disegnate l'una di fronte all'altra. Rimane solo metà dei disegni a sinistra. Poi, c'è un contorno di un grande animale mostrato pronto a balzare. Segue poi la figura più grande, raffigurante un animale dalle zampe massicce, con una piccola gobba che evoca un animale della famiglia dei bovidi (yak), ma con un muso allungato, orecchie piccole e un'assenza di corna che preferirebbero piuttosto un orso. Le gambe sono disegnate in modo realistico. Le frecce sono di particolare interesse: il più grande è mostrato sotto la nuca dell'animale, un altro nella parte inferiore del muso e il terzo sotto la testa dell'animale. Le frecce indicano l'animale da direzioni opposte per suggerire una caccia collettiva. Datazione Le foto della grotta e le sue pitture rupestri sono state prese in aggiunta alla realizzazione di una trincea esplorativa all'interno. Furono trovati schegge di pietra e diverse selci di legno e un frammento di un torsolo (Ranov 1961). Da quei ritrovamenti e confronti tra motivi e stili, Ranov ha datato i disegni all'VIII-V millennio a.C. o al Mesolitico - Neolitico primitivo (Ranov 2001: 128-129). La loro età più probabile segnerebbe quindi la prima apparizione di persone nel Pamir orientale dopo la glaciazione. (fonte)
Lasciata Shakhty, raggiungiamo in breve la M41 e ci dirigiamo a Chokobar, posto in una valle laterale. Quando arriviamo al Jaloo composto di due yurte, purtroppo la yurta è chiusa a chiave e i vicini di yurta non hanno la chiave. Il proprietario è a Murgab ad un funerale. Lo staff non si perde d'animo e torniamo sulla M41 direzione Alichur. Rapidamente siamo a Mamazair (4.070 m; 37.90221, 73.87043), una vecchia casa cantoniera tutt'ora in funzione. Vi sono un paio di case, noi alloggeremo nella prima entrando a destra. All'interno una anziana signora sta trafficando con un macchinario mosso da manovella che permette di centrifugare il latte caldo separando la panna. I nostri ospiti sono gentilissimi, le due nipotine Orozmat Atinbuu e Mahfiza Mavluda sono incuriosite e lo siamo anche noi di loro. Lo staff si installa nell'altra casa con la cucina. Ceniamo tutti assieme nel "salotto buono" fra tappeti appesi alle pareti e stoviglie esposte in bella vista. poi tutti a dormire in due stanze un po' strette, mentre la famiglia cui si è aggiunto il nonno, dormirà in salotto.
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