Ippolito Desideri
a Samye
Samye è un "luogo" per chi conosce la
storia della prima diffusione del Buddhismo in Tibet e
per me era anche lo spazio dove Ippolito Desideri aveva
assistito al "prodigioso evento" del vaticinio da parte
di un oracolo. Desideri ed il suo compagno Freyre
si rifugiarono a Samye durante disastrosi eventi a
Lhasa. Un percorso che oggigiorno è quasi ricalcato da
un trekking di AnM inserito nel programma
Segreto Tibet. Purtroppo, nei due articoli
consultati non ne fanno menzione...
Circondato da montagne spoglie e da
spettacolari dune di sabbia, è pervaso da un’atmosfera
magica, che induce molti viaggiatori a definirlo il
posto più bello dello
"Esce in fine col
fastoso suo treno, e con la solenne sua pompa, il
Ccioo-kiongh [chökyong], e in un luogo sublime a tutti
visibile, dritto in piede alza al cielo gli sguardi e
tutte altresì dell’immensa turba al cielo ne rivolge
fisse e niente palpitanti, le pupille; per qualche
spazio borbotta tra le sue labbra un certo non so che, e
in fin col dito imperioso al ciel fa cenno. Sollevasi
allora dalla banda dell’oriente un certo geroglifico a
tutti visibile che viè più elevandosi, poc’a poco nella
region superiore dell’aria s’avanza, sinché va in fine
all’occidente e quivi non più veduto tramonta. Così l’un
appresso l’altro diversi ne compariscono i geroglifici,
l’un all’altro misteriosi succedono i fenomeni; ed or,
per esempio, una spada, or un mucchio di spighe, or un
attorcigliato serpente, or una ed or un’altra
somigliante figura di là spunta, lenta pel ciel
passeggia, e qua in fin s’asconde. Di ciascun fenomeno a
tutti sensibile, ne propone il Ccioo-kiogh la
spiegazione, ne discifra i misterj e per quell’anno ne
predice or lieti e favorevoli, ed or lugubri e fatali
gli avvenimenti. De’ comparsi geroglifici se ne
descrivono dagli spettatori le figure, se ne riferisce
il moto, e fedelmente se ne trascrivono le
interpretazioni e per tutto il regno, in iscritto se ne
divulgano i pronostici"
(1).
A Lhasa ed oltre: la spedizione
di Tucci nel
1948
Anche noi traghettammo, ma fu un
tragitto breve a differenza della spedizione di Tucci
del 1949 che aveva disceso lo Tsangpo: "Vicino
a Samye il paesaggio mostrava tratti africani. Le
dune di sabbia gialla sembravano mandrie accucciate
attorno a scogliere rossastre e color ruggine. Più a
sud, ampie e fertili vallate cominciavano a solcare la
distesa desertica. Potevo vedere verdeggianti campi
d'orzo costellati di villaggi. C'erano i possedimenti
feudali dell'aristocrazia di Lhasa e la fonte del loro
reddito.
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Samye nel
1936
©
Hugh Edward Richardson. |
Facciamo tappa a Dorjetra, noto monastero della setta
Nyinmapa nel cuore del distretto di Tra (scrags), nome
dato alla zona sulla riva sinistra del fiume fino a
Samye.
Era difficilmente possibile raggiungere Samye da
Dorjetra in un giorno di navigazione. Una tempesta aveva
cominciato a sferzare le acque del fiume e dovemmo
approdare frettolosamente a Tsungkar m dove passammo la
notte. Poiché Samye era molto all'interno della valle,
lontano dalla riva del fiume, partimmo a cavallo il 10
agosto e, cavalcando lungo la strada, costeggiammo un
notevole luogo storico contrassegnato da cinque chorten
bianchi che si innalzavano sul pendio della montagna che
crollava con grandi massi verso il fiume. Secondo la
storia, quello era il luogo in cui il re del Tibet
incontrò a metà strada il grande taumaturgo indiano
Padmasambhava, che aveva invitato nella sua corte per
sconfiggere le forze del male che infestavano il Tibet.
Incerto se ciò si addicesse alla sua dignità, il re
rimase in sospeso prima di inginocchiarsi ai piedi
del
l'esorcista, ma il potere magico di quest'ultimo
spezzò l'alterigia del re, che cadde in ginocchio. Sulle
rocce vicino ai chorten c'erano tracce di iscrizioni
illeggibili. Abbiamo fatto una lunga sosta a Samye,
stazione di grande importanza storica e religiosa"(2).
L’impianto
architettonico di Samye si basa su quello del Tempio
di Odantapuri, nello stato indiano del Bihar, ed è
una rappresentazione mandalica, altamente simbolica,
dell’universo. Il tempio centrale simboleggia il Monte
Meru (o Sumeru; Rirab in tibetano), mentre i templi che
lo circondano, disposti in due cerchi concentrici,
rappresentano gli oceani, i continenti e i subcontinenti
intorno alla montagna della cosmologia buddhista. In
origine questo complesso comprendeva 108 edifici (numero
che per i tibetani è di buon auspicio). I 1008 chörten (tib.: མཆོད་རྟེན)
lungo il muro circolare che cinge il monastero
rappresentano il Chakravala, l’anello di montagne che
avvolge l’universo.
Il Monastero di Samye, il primo
complesso monastico fondato in Tibet, fu istituito nel
775 dal re Trisong Detsen. Samye è famoso non
solo per l’importante ruolo storico, ma anche per la
struttura basata su una rappresentazione mandalica, con
il tempio principale, lo Ütse, che simboleggia il
Monte Meru, centro dell’universo, mentre i templi
disposti intorno rappresentano gli oceani, i continenti,
i subcontinenti e altri elementi della cosmologia
buddhista.
Di pari passo con i lavori condotti presso Samye, anche
le cappelle ling (reali) – costruzioni esterne di
secondaria importanza che circondano lo Ütse –
vengono poco a poco restaurate.
Primo
monastero costruito in Tibet, Samye ha alle spalle oltre
dodici secoli di storia. Questo
complesso fu infatti fondato durante il regno del re
Trisong Detsen, che era nato nelle vicinanze e ‒ anche
se gli studiosi non sono riusciti a individuare la data
esatta ‒ con ogni probabilità venne edificato tra il 765
e il 780. In ogni caso, il Monastero di Samye
rappresenta uno dei primi tentativi compiuti dalle
autorità tibetane per favorire la diffusione della
dottrina buddhista nel paese. Va però detto che la
maggior parte della corte professava la religione bön,
la fede più diffusa in Tibet prima dell’avvento del
buddhismo, e non gradì affatto questa iniziativa.
L’affermazione del buddhismo a dispetto della classe
dirigente bön venne sancita dal trionfo riportato da
Guru Rinpoche sui demoni del Tibet radunati sulla
montagna di Hepo Ri, pochi passi a est di Samye. Questo
evento aprì la strada alla penetrazione del buddhismo
nel paese.Poco tempo dopo la fondazione del monastero,
l’abate indiano Shantarakshita (Kenchen
Shiwatso in tibetano) ordinò i primi
sette monaci del Tibet (i ‘sette uomini esaminati’) e
numerosi eruditi indiani e cinesi furono invitati a
collaborare alla traduzione in tibetano dei testi sacri
buddhisti.
Il "Grande dibattito" o Concilio
di Samye
Non molto tempo dopo scoppiarono vivaci dispute tra i
seguaci della dottrina indiana e quelli della corrente
cinese. Questi contrasti culminarono nel Grande
Dibattito di Samye, un evento considerato dagli storici
tibetani un momento cruciale nella storia del buddhismo
in questo paese. Questo dibattito
che con ogni probabilità si svolse dal 792 al 794al 790
fu essenzialmente un confronto tra l’approccio
indiano, che considerava imprescindibile lo
studio accurato dei testi per
il raggiungimento della condizione di bodhisattva,
e la più immediata visione di influenza chan
(zen) dei maestri cinesi, che attribuivano minore
importanza allo studio accademico, privilegiando la
contemplazione della natura assoluta del buddhismo.
Il dibattito si incentrò principalmente sulla questione
del bodhi, ovvero se l’illuminazione si raggiunga
gradualmente attraverso la graduale attività o
improvvisamente e senza il costante esercizio. Di fatto,
quando il Buddhismo divenne la religione ufficiale
dell’Altopiano, i vertici monastici cominciarono a porsi
nuove domande. Infatti, come anche sottolineato dalla
storiografia del tempo, gli insegnamenti Buddhisti
arrivarono in Tibet da fonti diverse: dalla Cina,
dall’Asia Centrale, dall’India e dal Nepal, ciascuno con
sfumature dottrinali proprie. Gli aderenti al Buddismo
di ascendenza indiana sottolineavano l’avvicinamento
progressivo e graduale all’illuminazione spirituale,
grazie a quella accumulazione paziente di meriti morali
che risolvevano in questo modo la questione della
retribuzione karmica e all’aiuto di una guida spirituale
di un maestro; al contrario, i seguaci del Buddhismo di
origine cinese peroravano la teoria dell’illuminazione,
improvvisa, subitanea e spontanea.
Il dibattito dottrinale, durato ben due anni, ebbe luogo
davanti al Re tibetano che si dichiarò favorevole alla
scuola “gradualista” indiana, anche in virtù del fatto
che erano il gruppo più numeroso sul territorio e non è
da escludere che la sua decisione fu anche seguita da
logiche di politica interna, inoltre, con ogni
probabilità, la sentenza del sovrano fu influenzata in
qualche misura dalla guerra intermittente allora in
corso tra il Tibet e la Cina.
Samye ieri ed
oggi
Sebbene Samye non sia mai stato territorio esclusivo dei
vari ordini del buddhismo tibetano, data l’influenza
esercitata da Guru Rinpoche nella fondazione del
monastero, nel corso dei secoli questo complesso è stato
identificato soprattutto con l’ordine nyingmapa. Nel
corso del XV secolo salì al potere
l’ordine sakyapa, che prese anche il controllo
del Monastero di Samye, un fatto che finì per fare
declinare l’influenza nyingmapa, anche se non
completamente.
Le icone più famose di questo monastero sono quelle di
Khenlop Chösum, la trinità che riunisce Guru Rinpoche,
il re Trisong Detsen e Shantarakshita.
Nel corso della sua storia millenaria il Monastero di
Samye è stato danneggiato e restaurato diverse volte.
L’attacco più recente al suo patrimonio artistico è
avvenuto durante la Rivoluzione
Culturale. A partire dalla metà degli anni ’80 furono
avviati imponenti interventi di restauro e oggi nel suo
complesso risiedono 200 monaci.
Hepo Ri (ཧས་པོ་རི་་,)
La montagna di Hepo Ri sorge circa 400 m a est di
Samye. Lungo il crinale laterale si snoda un
sentiero in salita, che in 30 minuti conduce a un
braciere di incenso ornato da bandiere di preghiera, dal
quale è possibile ammirare splendidi scorci del
sottostante Monastero di Samye. Per arrivarci bisogna
incamminarsi in direzione sud lungo il crinale e
scendere lungo il sentiero lastricato. I pellegrini
venerano questa montagna come una delle quattro alture
sacre del Tibet (le altre sono il Gangpo Ri
(Sotang Kangbori (Tib.: ཟོ་དང་གངས་པོ་རི,
Sotang Kangbori; o Sodang Gangpo Ri) che domina Tsetang
da est,
il Chagpo Ri a Lhasa e il Chuwo Ri a Chushul). Il re
Trisong Detsen vi avrebbe fatto costruire un palazzo.
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