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Istanbulkart

Museum Pass Turkey

Luoghi e Monumenti

Sultanamet

Hagya Sofia

Topkapi

Cisterna

Ippodromo (At Meydanı)

Giornata molto pesante perché si visitano i principali monumenti della capitale, tutti concentrati fra il Topkapi e la Moschea Blu. Ci si muove a piedi in quanto sono tutti vicini fra di loro. Se si hanno a disposizione più giorni, si può dividere la visita in due mattinate.


Questa pagina è frutto delle ricerche e delle letture effettuate nel preparazione del viaggio per renderle il più possibile accurate ed attendibili. È comunque inevitabile che alcune informazioni risultino superate.


Istanbulkart. Girovagare in tram

Biglietterie automatiche. Non danno resto.

Passaggio del gruppo ai tornelli

Un tipo di Karta. ma quale conviene?

La rete dei trasporti pubblici di İstanbul funziona in maniera eccellente e uno dei suoi punti di forza è la tessera ricaricabile chiamata İstanbulkart, simile alla Navigo di Parigi.

Si acquista in tutti i chioschi e macchinette alle fermate di tram, metro, autobus e traghetti, si può acquistare alle macchinette anche presso gli aeroporti. Per utilizzarla è sufficiente farla passare davanti ai sensori dei tornelli ed attendere il bip di conferma. Si ricarica facilmente negli stessi chioschi in cui si acquista oppure tramite le apposite macchinette. Attenzione però, non tutte le macchinette accettano le carte di credito, quindi è opportuno avere lire turche per poter acquistare la carta e per ricaricarla.. Per i turisti comunque potrebbe non essere così essenziale a meno che non se ne faccia un grande uso, il carnet da 10 biglietti infatti come detto sopra può rappresentare un buon affare costando 305 lire.

AAA  I tornelli accettano Carta di Credito con il Tap & Go.

Con la Istanbul kart  potrete accedere agli autobus, alla metropolitana, ai tram, ai traghetti e alla funicolare.

https://www.istanbulkart.istanbul/

https://it.istanbulepass.com/how-to-get-istanbul-kart.html

https://www.scopriistanbul.com/istanbulkart

Tram affollato

I tram trasportano molti passeggeri e nelle ore di punta può capitare che non tutto il gruppo  riesca a salire. Quindi chiarire dopo quante fermate si deve scendere.


Il Museum Pass
Figura 5: conferma acquisto, controlla la casella email.
Figura 6: Email con allegato QR in PDF

Museum Pass Türkiye

La Museum Pass Card permette di entrare nei musei statali del Paese senza far code alle biglietterie e, soprattutto, risparmiando sul costo dell’acquisto singolo di ciascun ingresso. Con la Museum Pass Card si può accedere una sola volta in ognuno dei musei del circuito e la validazione inizia dalla prima entrata in un museo (fa fede l’orario stampato nella convalida dei tornelli). Può essere acquistata nelle biglietterie dei musei del circuito e presso alcuni hotel autorizzati.

Numerosi sono gli sconti di cui il turista può usufruire anche presso altre strutture museali private, per eventi culturali e spettacoli.

Dove acquistarla

On Line (vedi sotto)

Istanbul: Ayasofya Tarih ve Deneyim Müzesi (Museo di storia si Santa Sofia (41.00653243858126, 28.97553822231534)

Quali siti?

Il Ministero della Cultura e del Turismo della Turchia mette a disposizione dei turisti 5 diversi tipi di pass, dedicati ad

- Istanbul

- aree di Mar Egeo

- aree Mar Mediterraneo

- tutto il Paese (Museum Pass Türkiye 165 €)

Non sono invece inclusi nei Museum Pass:

Santa Sofia (25 euro),

Cisterna (18 euro)

Si risparmia se interessano questi siti:

Istanbul

Topkapi        45 €

Galata tower 30 €

Cappadocia

Göreme         20€

Ilhara Valley 15 €

Kaymakli      13 € ( città sotterranea)

Anatolia e costa

Museo Adana  5€

Tarso S. aolo   3€

Anamur           3€

Xantos            3€

Pamukkale     30€

Hierapolis     30€

Afrodisias     12 €

Efeso           40 €

Totale 240 (risparmio 81 € a persona al 1 settembre 24)

Acquistare on-line

Per non fare la coda, acquista on-line, qualche gruppo l'ha fatto per risparmiare tempo. Per sicurezza fare screen shot del QR e salvarlo sul cellulare di un compagno di viaggio.

https://muze.gov.tr/urun-ekle?catalogNo=KRT-MSP01-27-002  Cliccando si apre la schermata in figura 1.

Info:

https://www.turchia.it/info-turistiche/

https://www.turchiapertutti.it/informazioni-utili/pass-musei-e-siti-archeologici-in-turchia/

Figura 1: scegli 165 € Figura 2: conferma acquisto Figura 3: il carrello (basket) Inserisci i tuoi dati e paga...

Negli ultimissimi anni il prezzo è purtroppo aumentato in maniera considerevole, seguendo l’inflazione ed il deprezzamento della Lira Turca, ma dal 2024 si paga direttamente in Euro. Ogni pass ha durata e prezzo differente, ) ai 15 giorni del pass globale della Turchia, che costa 165 €. Quasi tutti i principali musei e siti archeologici della Turchia sono compresi in uno o più di questi pass, con poche eccezioni riguardanti in particolare Istanbul; il pass si può acquistare in buona parte delle biglietterie delle singole attrazioni, praticamente in tutte quelle maggiori. Ricordiamo che tutte le moschee sono gratuite (eccetto Santa Sofia).

Il pass globale della Turchia Museum Pass Türkiye copre oltre 300 fra musei, siti archeologici ed altre attrazioni, fra cui il Palazzo Topkapı e la Torre di Galata ad Istanbul, EfesoPamukkale, il Museo all’Aperto di Göreme e le città sotterranee della Cappadocia, i siti archeologici di Troia e Pergamo nel nord-ovest del Paese.

La durata è di 15 giorni, a partire dal giorno della prima visita effettuata e consente un ingresso per ogni attrazione; basta richiedere e comprare il pass presso la cassa del primo luogo che andremo a visitare nel nostro viaggio e poi utilizzarlo ai tornelli di entrata dei successivi musei o siti archeologici, evitando così anche le eventuali code alle biglietterie.

Nel 2023 il prezzo è aumentato in maniera considerevole (con due ulteriori ritocchi anche nel 2024), quindi risulta conveniente solo se abbiamo in programma di visitare almeno una decina di attrazioni, tra cui quelle più costose, come Efeso e Pamukkale.


Sultanamet

Sultanahmet è una delle 57 mahalle (quartieri) del distretto di Fatih nella parte europea di Istanbul. I visitatori di passaggio trascorrono quasi tutto il poco tempo a loro disposizione nel quartiere di Sultanahmet, dove sono concentrate le principali attrazioni della città: il Palazzo Topkapi, cuore dell'Impero Ottomano;  la Sultanahmet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu;  e la più grande testimonianza dell'Impero bizantino, la Chiesa di Santa Sofia.  Vi sono anche l'Ippodromo, il Museo delle arti turche e islamiche (con sede nell'ex palazzo di İbrahim Paşa), la cisterna sotterranea Yerebatan e il Hotel , il più grande mercato coperto del mondo.  L'architettura monumentale, i piacevoli parchi e giardini, i caffè all'aperto e i vantaggi di una strada principale semi-pedonale (percorsa solo dalla linea del tram) contribuiscono a rendere questa zona interessante per visite e pernottamenti


Hagia Sophia

 

 

 

Santa Sofia (clicca sulla immagine per ingrandire)

(clicca sulla immagine per ingrandire)

© Hermann Junghans
(clicca sulla immagine per ingrandire)

Tomba Enrico Dandolo
(clicca sulla immagine per ingrandire)

Per quasi un millennio Aya Sofya (Santa Sofia) è stata l'edificio architettonico più grande del mondo, ideato per imprimere la potenza e la ricchezza degli imperatori bizantini nelle menti dei loro sudditi e dei dignitari stranieri in visita. Ubicata tra il palazzo Topkapı e la Moschea Blu sull'antica acropoli, il primo colle di İstanbul, la chiesa ha dominato il profilo della città per un millennio, fino a quando le cupole e i minareti delle moschee cittadine hanno iniziato a sfidarne l'eminenza, nel XVI secolo.

Considerando le vicissitudini subite dall'edificio nel corso dei secoli, nonché i relativi costi di mantenimento (un rovinoso far-dello per i bizantini) è sorprendente trovare Santa Sofia ancora in piedi. Sta di fatto che, dopo anni di lavori, dalle impalcature sono finalmente emersi una splendida cupola interna e un meraviglioso esterno di mattoni e muratura di pietra.

Cenni storici

Santa Sofia, "la chiesa della Divina Sapienza", è la terza chiesa con questo nome eretta sul medesimo sito; venne commissionata dall'imperatore Giustiniano dopo la distruzione dell'edificio precedente in occasione della rivolta di Nika del 532. Agli architetti, Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, fu affidato il compito di creare un edificio unico nell'impero bizantino per dimensioni e combinazione di elementi stilistici: fino al XVI secolo nessuno avrebbe osato imitarlo o costruirne uno che con esso potesse rivaleggiare. A lungo rimase un importante simbolo della grandezza dell'impero bizantino anche dopo la distruzio-ne dello stesso. Diventò l'ispirazione (se non l'ossessione) del più grande architetto ottomano, Mimar Sinan, il quale consacrò la propria vita al tentativo di superarne le prodezze tecniche: una cupola di 30 m che volteggia su uno spazio apparentemente vuoto invece di essere supportata da massicce pareti. Una struttura senza precedenti, le cui dimensioni, ai limiti dell'impossibile, impedivano agli stessi architetti di verificare se i loro progetti avrebbero avuto successo o meno. L'edificio venne eretto inizialmente in cinque anni, ma dopo vent'anni e molteplici terremoti la cupola centrale crollo e il compito di ricostruirla fu affidato a Isidoro il Giovane, nipote di uno degli architetti originari. Quest'ultimo innalzò i contrafforti esterni e la stessa cupola e, probabilmente, rimosse le ampie finestre dalle arcate dei timpani nord e sud, iniziando quella graduale chiusura delle vetrate che ha portato alla fioca penombra in cui si trovano a brancolare i visitatori moderni.

La profanazione più grave avvenne nel 1204, quando la chiesa fu saccheggiata dai soldati cattolici nel corso della IV crociata. I predatori frantumarono l'altare e se ne spartirono i pezzi tra loro, strapparono gli arazzi e utilizzarono muli per trafugare gli ornamenti d'oro e d'argento. Fecero sedere sul trono del patriarca una prostituta, la quale "cantò e danzò nella chiesa, per mettere in ridicolo gli inni e le processioni degli orientali". Due secoli e mezzo dopo, nel 1452, la chiesa bizantina accettò con riluttanza l'unione con i cattolici nella speranza di ricevere aiuto dalle potenze occidentali contro i turchi, ma ormai era troppo tardi. Il 29 maggio 1453 si realizzò il sogno di coloro che avevano affermato di preferire il turbante di un turco al copricapo di un cardinale per le strade di Costantinopoli. Maometto il Conquistatore si precipitò nella chiesa di Santa Sofia e interruppe il saccheggio in corso. Fece sgomberare l'edificio dalle reliquie e vi celebrò il suo primo ufficio il venerdì seguente. In seguito fu eretto un minareto di legno nell'angolo sud-occidentale dell'edificio, sostituito solo alla fine del XVI secolo, quando il restauro dell'edificio fu affidato a Mimar Sinan.

A metà del XIX secolo i mosaici subirono massicci restauri da parte dei fratelli Fossati, di origine svizzera, ma furono nuo-vamente coperti per non urtare la sensibilità musulmana. Furono persino apposti dei medaglioni per nascondere i volti degli angeli dipinti dai Fossati nei pennacchi occidentali. L'edificio continuò a svolgere la funzione di moschea fino al 1932, quando venne nuovamente restaurato. Nel 1935 Mustafa Kemal Atatürk, trasformò l’edificio in un museo. I tappeti vennero tolti e le decorazioni del pavimento di marmo riapparvero per la prima volta dopo secoli mentre l’intonaco bianco che copriva molti dei mosaici fu rimosso.

Ai membri progressisti del governo turco va riconosciuto il merito di non aver ceduto alle pressioni popolari di riconvertire Santa Sofia in moschea. Dagli inizi degli anni "90, l'ezan (la chiamata islamica alla preghiera) risuona nuovamente dai minareti.

Nel luglio del 2020, per volere del partito al governo, Santa Sofia ritorna aperta al culto islamico e quindi viene nuovamente trasformata in Moschea. I mosaici e le raffigurazioni cristiane rimangono visibili. L’ingresso a partire dal 15 gennaio 2024 è permesso ai turisti solo al secondo piano, con un biglietto di ingresso dal costo di 25 euro.

Un vikingo al servizio del Sacro Romano Impero

Ci sono almeno due iscrizioni runiche nei parapetti in marmo di Hagia Sophia. Potrebbero essere state incise dai membri della Guardia Variaga a Costantinopoli durante l'era vichinga.

L'iscrizione Halfdan

La prima iscrizione runica fu scoperta nel 1964 su un parapetto all'ultimo piano della galleria meridionale e la scoperta fu pubblicata da Elisabeth Svärdström in "Runorna i Hagia Sofia", Fornvännen 65 (1970), 247–49. L'iscrizione è consumata, quindi oggigiorno è leggibile solo -ftan, che è il nome norreno Halfdan. Il resto dell'iscrizione è considerato illeggibile, ma è possibile che seguisse la formula comune "NN ha inciso queste rune".

La seconda iscrizione

Una seconda iscrizione fu scoperta da Folke Högberg di Uppsala nel 1975. Fu scoperta in una nicchia nella parte settentrionale della stessa galleria della prima iscrizione. La scoperta fu segnalata al Dipartimento delle Rune di Stoccolma nel 1984, ma non fu pubblicata. L'archeologo Mats G. Larsson scoprì di nuovo le rune nel 1988 e pubblicò il ritrovamento in "Nyfunna runor i Hagia Sofia", Fornvännen 84 (1989), 12–14. Lesse ari:k e lo interpretò come un possibile "Ári m(ade)" o "Ári s (crisse queste rune)".

Högberg aveva fatto una lettura diversa da Larsson nel 1975, e questa lettura è stata supportata da Svein Indrelid, un professore di archeologia all'Università di Bergen, nel 1997. La lettura di Högberg e Indrelid è il nome dell'uomo Árni e considerano l'iscrizione un puro graffito, a differenza di Larsson. Larsson venne a conoscenza dell'interpretazione di Högberg nel 1989, ma difese la sua interpretazione.

La tomba di Enrico Dandolo, vera o falsa?

La storia della Repubblica di Venezia è indissolubilmente legata alla figura del Doge… Personalità carismatiche, ma anche avventurieri e traditori, che, in undici secoli, hanno plasmato la storia di Venezia.

Uno dei Dogi che ha lasciato più suggestioni nell'immaginario collettivo è sicuramente Enrico Dandolo: secondo la tradizione fu eletto alla somma carica della Repubblica di Venezia nel 1192, quando aveva già raggiunto la veneranda età di 85 anni.

Suo è il merito (o la vergogna?) di aver convinto i Crociati, che si erano radunati a Venezia per andare a liberare la terra Santa dagli infedeli, a dirottare i loro sforzi su un'altra destinazione: Costantinopoli.
La conquista di Costantinopoli segnò l'apice della potenza veneziana; le navi riportarono in laguna un bottino incredibile, tra cui si ricordano sicuramente i Cavalli di bronzo, oggi conservati nella Basilica di San Marco.

Ma che fine fece Enrico Dandolo? A 100 anni, cieco, comandò personalmente la flotta veneziana alla conquista di Costantinopoli… Morì nel 1205 a causa di una necrosi e fu sepolto nella galleria del matroneo nella Basilica di Santa Sofia, tra i posti riservati alla famiglia imperiale: è stato il primo e ultimo uomo ad essere sepolto nella grande basilica.

Stando alla tradizione, dopo la conquista della città da parte dei turchi nel 1453, la sua tomba fu aperta e le sue ossa furono gettate in pasto ai cani. La lapide recante la scritta ‘Henricus Dandolo' ancora campeggia nell'odierno museo di Santa Sofia. Alcuni studi recenti individuerebbero nella lapide un falso dell'800, fatto mettere lì dall'architetto italiano Gaspare Forlati.

Tra i pezzi più noti del bottino portato a Venezia da Costantinopoli ci sono appunto i cavalli di bronzo conservati nella Basilica di San Marco. I cavalli presenti all'esterno della Basilica, sulla loggia, sono solo delle copie… Gli originali cavalli di bronzo sono conservati nel Museo di San Marco, visitabile acquistando l'apposito biglietto d'ingresso direttamente in basilica oppure con la nostra affascinante visita guidata al Museo di San Marco.

La Grecia veneziana contro il nuovo sultano

Di fronte alle ambizioni panislamiche del sultano turco, che si permette di prendere per il culo il Papa invitandolo all’inaugurazione della moschea di Santa Sofia, il governo italiano come sempre tace. Una delle più grandi e più antiche basiliche cristiane, fatta erigere da imperatori romani, ritorna moschea, impone il velo islamico, e al governo di Roma va tutto bene. Per trovare un Paese che alza la voce, che mette sotto accusa la Turchia e le scelte del suo sultano, bisogna passare l’Adriatico. E la voce è quella di una donna, la presidente della Repubblica di Grecia, Katerina Sakellaropoulou: "Santa Sofia – sono le sue parole – “è uno dei principali simboli del Cristianesimo”, la decisione di farne una moschea “allontana la Turchia dai valori di uno stato laico e dai princìpi di tolleranza e pluralismo. Questa azione non è un affare interno della Turchia, ma una questione più ampia, per la quale la comunità internazionale deve esprimere la sua condanna in maniera diretta”. Ancora una volta, siamo a casa nostra: per secoli la Grecia ha visto nel dominio e nella forza di Venezia l’unica difesa contro l’espansionismo dell’Impero Ottomano, ed è troppo vicina alla Turchia per non vedere la realtà e i pericoli che il risveglio del Sultanato comporta per tutto l’Occidente.


Caferaga Madrasa

La madrasa è vicina sia alla Basilica di Santa Sofia che al Palazzo Topkapi; dalla stretta strada, puoi scendere alla Basilica di Santa Sofia o, viceversa, raggiungere la madrassa per una sosta dopo la visita a Santa Sofia.. Le aule originali erano raggruppate attorno a un cortile centrale, a cui si accede attraverso l'ingresso principale dell'edificio. All'interno, si trova un ristorante che serve autentica cucina turca. La Caferağa Madrasa o Cafer Ağa Madrasa (turco: Caferağa Medresesi) è stata ristrutturata nel 1989 dalla Turkish Cultural Service Foundation come  centro turistico dove l'artigianato tradizionale turco come calligrafia, ceramiche, gioielli e così via. Vi sono  15 aule o sale espositive, un grande salone e un giardino. La Foundation for the Service of Turkish Culture (che gestisce il centro) si è costruita la reputazione di importante polo per le arti classiche in Turchia. Alla fine di ogni anno scolastico, gli studenti di tutte le diverse classi d'arte (ceramica, mosaici, ecc.) partecipano a una mostra collettiva per mostrare i loro migliori lavori dell'anno.

Nel 1559, Cafer Aga, uno degli agha Babüssaade (1520–1566), chiese a Mimar Sinan (Koca Sinan) di costruire la Caferaga Madrasa. Nel 1989, la Turkish Culture Service Foundation sistemò la madrasa. Ciò la rese una delle madrase indipendenti che esistono ancora oggi, sebbene necessitassero di manutenzione.

Oggi, l'edificio è un luogo popolare sia per la gente del posto che per le persone provenienti da tutto il mondo che vogliono imparare e sperimentare l'arte tradizionale turca. Ha 15 laboratori d'arte, una grande sala e un tranquillo cortile.


Topkapı

 
 
 
 

I muri del Palazzo Topkapı potrebbero raccontare più storie pittoresche di quante ne possa illustrare la maggior parte dei musei del mondo. Tra il XV e il XIX secolo, quando il palazzo era la sede dell’impero ottomano, nelle sale del complesso vissero e lavorarono sovrani lussuriosi, cortigiani ambiziosi, bellissime concubine ed eunuchi impegnati in complotti di corte. Visitando i sontuosi padiglioni, il Tesoro ricco di gioielli e il vasto Harem, potrete farvi un’idea di come si svolgesse la vita all’epoca.

Prima Corte

Prima di oltrepassare la Porta Imperiale (all’angolo tra Babıhümayun Caddesi e Soğukçeşme Sokak) di Topkapı, date un’occhiata alla riccamente decorata Fontana del Sultano Ahmet III (Babıhümayun Caddesi), in stile rococò e risalente al 1728, che si trova nella piazza acciottolata all’esterno della porta. Attraversata la Porta Imperiale, si entra nella Prima Corte, nota come Corte dei Giannizzeri o Corte delle Parate. Sulla sinistra sorge la chiesa bizantina di Hagia Eirene, più comunemente conosciuta come Aya İrini (Hagia Eirene, Chiesa della Divina Pace).

Seconda Corte

La Porta di Mezzo (Ortakapı o Bab-üs Selâm) immette nella Seconda Corte, che era una sorta di sede amministrativa dell’impero. Le grandi cucine del palazzo (Matbah-ı Âmire) sulla destra (est) incorporano lo Helvahane, una sezione interamente dedicata alla produzione di dolci. Sul lato sinistro (ovest) della Seconda Corte si apre l’elaborata Sala del Consiglio Imperiale (Dîvân-ı Hümâyûn), dove il consiglio si riuniva per discutere questioni di stato, con il sultano che talvolta ascoltava nascosto dietro alla grata dorata visibile in alto sulla parete.

A nord della Sala del Consiglio Imperiale, il Tesoro Esterno espone una ricca collezione di armi e armature ottomane ed europee, tra cui una spada ungherese del XIV secolo degna di un gigante.

Harem

L’entrata dell’Harem si trova sotto la Torre della Giustizia, sul lato occidentale della Seconda Corte. La visita
(che consigliamo vivamente) richiede un biglietto separato; tenete inoltre presente che a causa degli interventi di restauro in corso non tutte le zone sono aperte al pubblico, anche alcune di quelle descritte di seguito. Innanzitutto sciogliamo un equivoco molto diffuso: l’harem non è il luogo in cui il sultano dava libera soddisfazione a qualsiasi desiderio, ma indica semplicemente gli appartamenti privati della famiglia imperiale, dove ogni dettaglio della vita quotidiana era regolato da tradizioni, obblighi e cerimoniali. Letteralmente, la parola ‘harem’ significa ‘proibito’ o ‘privato’.

Il complesso dell’Harem si articola su sei livelli, ma un solo piano è aperto al pubblico. Vi si accede tramite la Porta delle Carrozze, accanto alla quale si trovano gli Alloggi dei Corpi di Guardia del Palazzo, una struttura a due piani accuratamente restaurata che presenta fasce di maioliche di İznik del XVI e XVII secolo. Oltre la porta, la Cupola degli Armadi è il tesoro dell’Harem dove erano conservati i documenti finanziari; mentre la stanza seguente era riservata agli eunuchi posti a guardia dell’Harem. Oltre questa stanza si ammirano le pregevoli maioliche secentesche di Kütahya che rivestono la Sala con la Fontana, con un blocco di marmo usato dai sultani per montare a cavallo, e, accanto, quelle che compongono rappresentazioni della Mecca nella Moschea degli Eunuchi Neri.

Dopodiché si accede al Cortile degli Eunuchi Neri, sempre decorato con maioliche di Kütahya. Dietro al colonnato di marmo sulla sinistra si sviluppano gli Alloggi degli Eunuchi Neri, che accoglievano fino a 200 eunuchi, incaricati della sorveglianza delle porte e posti al servizio delle donne dell’Harem. In fondo al cortile si trovano la Porta Principale, che immetteva nell’Harem vero e proprio, e una stanza di guardia con due grandissimi specchi dorati.

Sulla sinistra, il Corridoio delle Concubine, alla cui estremità più lontana si possono vedere affreschi del palazzo, conduce al Cortile delle Concubine e delle Consorti del Sultano, su cui affacciano bagni, una fontana per il bucato, e alloggi e appartamenti privati.

Girando a destra alla fine del Corridoio delle Concubine si entra in una stanza con un camino rivestito di maioliche, prima di accedere agli Appartamenti della Valide Sultan, il vero centro del potere dell’Harem. a questi ambienti riccamente arredati la valide sultan (regina madre) sorvegliava e gestiva la sua grande ‘famiglia’.

Oltrepassato il Cortile della Valide Sultan si raggiunge una splendida sala di ricevimento con un grande caminetto, che conduce a un vestibolo rivestito di maioliche di Kütahya e İznik risalenti al XVII secolo. È qui che i principi, la valide sultan e le concubine più anziane attendevano di essere ricevute in udienza dal sultano nella stupenda Sala Imperiale.
La vicina Camera privata di Murad III è una delle stanze più sontuose del palazzo. La restaurata fontana in marmo a tre livelli aveva lo scopo di diffondere il mormorio dell’acqua, rendendo difficile origliare le conversazioni del sovrano.

La visita continua con la Camera privata di Ahmet III e l’adiacente sala da pranzo realizzata nel 1705, un meraviglioso ambiente rivestito di pannelli in legno decorati con immagini laccate di fiori e frutta. Attraversando di nuovo la Camera privata di Murad III si accede a due tra le più belle stanze dell’Harem: i Padiglioni/Appartamenti Gemelli del Principe Ereditario, risalenti al 1600 circa; da notare la cupola in tessuto dipinto nella prima sala.

Tre sale dopo si apre il Cortile delle Favorite, che in realtà è una terrazza, oltre il cui margine si vede una grande vasca vuota. Sul cortile si affacciano le minuscole finestre delle tante stanze buie che componevano la kafes (prigione), in cui venivano rinchiusi i fratelli e i figli del sultano sospettati di ordire complotti per di spodestarlo. Accanto si trova la Moschea dell’Harem, con maioliche e il mihrab barocco. Da qui, un corridoio porta a est verso un passaggio chiamato Strada dell’Oro e poi si esce nella Terza Corte del palazzo.

Terza Corte

Alla Terza Corte si accede tramite la Porta della Felicità, dove si trovavano gli appartamenti privati del sultano, il cui personale di servizio e di guardia era costituito da eunuchi bianchi. Nella Sala delle Udienze, nella corte, venivano accolti i funzionari d’alto rango e gli ambasciatori stranieri per discutere di importanti questioni di stato.
Alle spalle della Sala delle Udienze, la bella Biblioteca di Ahmet III fu costruita nel 1719.

Sul lato orientale della Terza Corte, gli Alloggi del Corpo di Spedizione ospitano una ricca collezione di vesti, caffettani e uniformi imperiali ricamati con fili d’oro e d’argento. Sul lato opposto della Terza Corte, le Sacre Stanze di Custodia custodiscono numerose reliquie del profeta Maometto. Talvolta un imam siede vicino all’uscita e recita il Corano.
Accanto alle Sacre Stanze di Custodia, negli Alloggi dei Paggi Reali si possono vedere i ritratti di 36 sultani e il magnifico dipinto di Konstantin Kapidagli che raffigura la Cerimonia di incoronazione del sultano Selim III (1789), con la sua bella curva di turbanti sul capo degli invitati in coda in attesa di porgere omaggio al nuovo sovrano. Andando verso la Quarta Corte si oltrepassano gli Alloggi del Tesoro, in cui viveva il personale addetto al tesoro del palazzo, oltre 150 persone nel XVII secolo.

Tesoro Imperiale

All’estremità orientale della Terza Corte, il Tesoro del Topkapı è formato da un’incredibile collezione di oggetti preziosi realizzati o decorati in oro, argento, rubini, smeraldi, giada, perle e diamanti. L’edificio risale al 1460, sotto il regno di Mehmet II il Conquistatore, e in origine era destinato ai ricevimenti.

Quarta Corte

La Quarta Corte, anche nota come Giardino dei Tulipani, è composta da padiglioni ricreativi. Tra questi, il Padiglione di Mecidiye fu costruito da Abdül Mecit (r. 1839-61) secondo i modelli europei del XIX secolo.

A pochi passi dal Padiglione di Mecidiye si trova il Padiglione del Primo Medico; è interessante sapere che costui veniva sempre scelto tra i sudditi ebrei. Su questa terrazza affaccia anche il Padiglione di Kara Mustafa Pasha (Sofa Köşkü) del tardo XVII secolo, con un soffitto dorato, pareti dipinte e delicate vetrate policrome. Le scale in fondo al Giardino dei Tulipani conducono alla Terrazza di Marmo dove ci sono una vasca decorativa, tre padiglioni e la İftariye Kameriyesi, una piccola e insolita struttura commissionata nel 1640 da İbrahim I quale luogo dove interrompere il digiuno del Ramazan.

Il Padiglione di Erevan, fatto erigere da Murad IV nel 1636 dopo aver strappato alla Persia la città di Yerevan (oggi in Armenia), è anche noto come Sala dei Turbanti (Sarık Odası) perché vi erano riposti i turbanti dei sultani. Il Padiglione di Baghdad, commissionato nel 1639 da Murad IV per celebrare la vittoria su quella città, è uno degli ultimi esempi di architettura palaziale classica; da notare le superbe maioliche di İznik, il soffitto dipinto e gli intarsi in madreperla e tartaruga. La piccola Sala della Circoncisione (Sünnet Odası; 1640), dove si svolgeva il rituale musulmano che segna il passaggio dei ragazzi all’età adulta, si deve a İbrahim e si segnala per le pareti esterne, rivestite di splendidi pannelli di maioliche.

       

Yerebatan Sarayi (Cisterna Basilica)

Il suggestivo interno

007 Dalla Russia con amore

Dal Palazzo Topkapi o da Santa Sofia, attraversando i binari del tram in Caferiye Sok e scendendo la collina, una breve passeggiata conduce a Yerebatan Sarayı (tutti i giorni dalle 9 alle 18; 6 $), il "palazzo sommerso", noto anche come Cisterna Basilica. Si tratta di una delle numerose cisterne sotterranee, interrate proprio sotto il cuore di Sultanahmet (corrispondente alla linea del tram, alla stazione della Polizia Turistica e a parte delle fondamenta di Santa Sofia) ed è la prima ad essere stata scavata quasi interamente. Anche se solitamente affollato, la visita è sicuramente soddisfacente. L'ingresso è in Caferıya Sok, mentre l'uscita è in Yerebatan Caddesi, sopra la sala più grande del complesso.

 Costruita probabilmente dall'imperatore Costantino nel IV secolo e ampliata da Giustiniano nel VI, la cisterna veniva alimentata dagli acquedotti provenienti dalle sorgenti della foresta di Belgrado e, a sua volta, riforniva il Gran Palazzo e il Palazzo Topkapi. Cadde in disuso nel secolo successivo con la conquista ottomana e la sua esistenza divenne pubblica solo nel 1545, quando il francese Petrus Gyllius la trovò grazie agli abitanti del luogo che avevano costruito le loro case sulla cisterna e scavato alcuni pozzi.  Gli abitanti della zona tenevano le loro barche da pesca in acqua: era il pesce fresco venduto nelle strade vicine ad incuriosire Gyllius.

 I restauri iniziarono nel 1987: furono rimosse 50.000 tonnellate di acqua e fanghi;  le pareti vennero rivestite per renderle impermeabili;  otto colonne furono rinforzate con cemento.  La costruzione di passerelle sopraelevate al posto delle barre di canottaggio utilizzate dai primi turisti può sembrare blasfema, ma questi nogiochi di luci colorate, facilita la visita delle parti in muratura.

 Yerebatan, la più grande cisterna coperta della città, lunga 140 m e larga 70 m, conteneva 80.000 m3 d'acqua.  Le piccole volte in mattoni sono sostenute da 336 colonne, la maggior parte delle quali con capitelli corinzi.  I diversi stili delle colonne (una è addirittura scolpita con motivi decorativi a forma di tronco d'albero, ed è quindi simile ai resti di colonne rinvenuti dietro l'università in Ordu Caddesi) indicano che probabilmente furono realizzate con materiali recuperati da strutture antiche.  Le due teste di Medusa nell'angolo sud-occidentale, venute alla luce quando la foresta venne prosciugata, furono utilizzate come materiale da costruzione: questo spiegherebbe il fatto che fossero completamente sommerse e invisibili.

Il suggestivo percorso turistico si snoda lungo passerelle, collocate sull'acqua alla fine del XX secolo, prima delle quali era necessario utilizzare le imbarcazioni.


La moschea blu (Sultanahmet Camii)

 
 
 
 

L’esterno

Il sultano Ahmet decise di costruire un monumento che rivaleggiasse, e finanche superasse, in grandezza e bellezza con la vicina Aya Sofya. Il giovane sultano era così entusiasta del progetto che si dice abbia lavorato con gli operai e gli artigiani sul sito, spronandoli a procedere e premiando gli sforzi extra, e donò al mondo un capolavoro – per la felicità delle future generazioni di albergatori, che oggi possono vantare la ‘vista sulla Moschea Blu’ dalla terrazza sul tetto.

Con l’esterno della moschea l’architetto Sedefkâr Mehmet Ağa è riuscito a orchestrare l’identico suggestivo effetto di sublime bellezza destato dall’interno di Aya Sofya. La moschea possiede linee curve e voluttuose, un cortile che è il più grande di tutti quelli delle moschee ottomane e, all’epoca della sua costruzione, più minareti di qualsiasi altra moschea a İstanbul – un record eguagliato solo di recente dall’imponente nuova Çamlıca Camii sul versante asiatico della città. In effetti, quando il sultano specificò che si sarebbero dovuti erigere ben sei minareti, si temette che peccasse di presunzione, dato che lo stesso numero svettava solo e unicamente alla Mecca.

Per apprezzare appieno la struttura architettonica della moschea conviene raggiungerla dal centro dell’Ippodromo piuttosto che entrando dal Parco di Sultanahmet. Una volta giunti nel cortile, le cui dimensioni coincidono con quelle dell’interno dell’edificio, è possibile ammirarne le proporzioni perfette. Procedendo oltre la porta nel muro perimetrale, si nota la piccola cupola che sormonta la porta successiva: questo è il motivo architettonico adoperato da Sedefkâr Mehmet Ağa per indurre ad alzare lo sguardo al cielo. Mentre si attraversa il cortile esterno, gli occhi seguono una rampa di scale su fino ad altre cupole: quella della fontana delle abluzioni in mezzo al cortile della moschea e, salendo le scale, la semicupola sopra l’ingresso principale della moschea, poi un’altra appena sopra, e ancora un’altra e un’altra. Infine, la cupola principale incorona il tutto e l’attenzione è richiamata ai lati, dove foreste di piccole cupole rinforzano ulteriormente l’effetto, completato dai minareti, che inducono a sollevare lo sguardo al cielo.

L’interno

La moschea è una meta di forte richiamo turistico, pertanto l’accesso è strettamente regolamentato al fine di preservare la sacralità del luogo. Soltanto ai fedeli è consentito passare dalla porta principale; i turisti devono entrare da quella meridionale (seguite le indicazioni) e togliersi le scarpe. L’interno fu concepito con grandiosità, presenta infatti oltre 21.000 maioliche di İznik, 260 vetrate e un immenso spazio centrale riservato alla preghiera.

Le vetrate e le maioliche di İznik attraggono subito l’attenzione. Benché le vetrate siano state sostituite, creano comunque quel luminoso effetto dato dalle originali, che provenivano da Venezia. Le maioliche rivestono le pareti con un’esplosione di motivi floreali, in particolare nelle gallerie al piano superiore (che non sono aperte al pubblico).

Una volta all’interno, è facile vedere che alla moschea, costruita tra il 1606 e il 1616, e quindi oltre un millennio dopo la vicina Aya Sofya, manca la stessa arditezza architettonica. La più modesta cupola è sorretta da quattro massicci pilastri, in una soluzione edilizia che, seppur più solida, è priva dell’innovazione e della grazia della cupola ‘fluttuante’ nella basilica di Giustiniano.

Le semicupole e la cupola sono decorate con graziosi arabeschi. Degni di nota nello spazio principale sono il müezzin mahfili (loggia del müezzin), una piattaforma rialzata dove il müezzin ripete le quotidiane chiamate alla preghiera; il mihrab, che custodisce un frammento della sacra Pietra Nera della Kaaba conservata alla Mecca; e l’alta ed elaborata kursi (sedia) da cui l’imam pronuncia il sermone del venerdì. Il mimber (pulpito), in marmo bianco mirabilmente traforato, con la lunga tenda che ne copre l’ingresso, è formato da una rampa di scale e dal piccolo pulpito sormontato da una guglia.


L'Ippodromo (At Meydanı)

 

 

L'Ippodromo, un tempo centro culturale dell'Impero bizantino, ospita oggi il lungo e stretto giardino pubblico noto come At Meydanı, o Piazza dei Cavalli.  Questa striscia di terra piuttosto anonima, con una strada che ne percorre l'intero perimetro, è oscurata dal palazzo di İbrahim Paşa da un lato e dalla Moschea Blu dall'altro, ma il suo significato storico supera quello di molti altri monumenti di Istanbul.

Lo stadio venne inizialmente progettato dall'imperatore romano Settimio Severo nel 200, e successivamente ingrandito da Costantino il Grande per farne un teatro di cerimonie e giochi di corte. L'orientamento e le dimensioni originali dell'arena, lunga 480 m e capace di contenere fino a 100.000 persone, sono stati perlopiù mantenuti dal parco attuale, anche se l'anfiteatro è andato distrutto durante la costruzione della moschea del sultano Ahmet. L'Ippodromo ha comunque continuato a essere il fulcro delle cerimonie di stato dei sultani ottomani.

Oggi l'ampio spazio aperto rappresenterebbe poco più di un piacevole luogo di riposo dal frastuono circostante, se l'interesse non fosse suscitato dai monumenti di cui è disseminato, in ordine apparentemente sparso, per tutta la sua lunghezza. Sul confine meridionale del parco si trovano i residui della fila di obelischi, colonne e statue che in origine adornavano la spina, l'asse centrale rialzato dell'arena intorno al quale gareggiavano i carri.

Quello più settentrionale, l'obelisco egizio, era altro 60 m, ma ora raggiunge solo un terzo dell'altezza originaria per-ché si ruppe durante il trasporto dall'Egitto nel IV secolo.

L'obelisco fu commissionato per celebrare le vittorie di Tutmosi III, appunto in Egitto, nel XVI secolo a.C., ma le scene sul basamento ne commemorano l'erezione a Costantinopoli sotto la direzione di Teodòsio I. Tra le figure intagliate vi so-no giovani danzatrici con musicisti, Teodosio stesso e la sua famiglia che osservano una gara di carri (lato sud), e un gruppo di prigionieri in ginocchio che rendono omaggio all'imperatore (lato ovest).

La colonna serpentina proviene dal tempio di Apollo a Delfi, dove era stata dedicata al dio dalle 31 città elleniche vittoriose sui persiani a Platea nel 479 a.C. La colonna fu portata a Costantinopoli da Costantino il Grande. In origine i tre serpenti di bronzo intrecciati avevano delle teste che si dipartivano dalla colonna stessa in tre direzioni diverse. La mascella di uno dei serpenti fu recisa da Maometto II  (in ottomano: محمد ثانى, Mehmed II, detto ﺍلفاتح, Fātiḥ, "Il Conquistatore"; turco moderno: Fatih Sultan II Mehmet), al suo arrivo a Costantinopoli, come atto di sfida contro tali simboli di idolatria, mentre le altre teste probabilmente furono spezzate in un atto vandalico all'inizio del XVIII secolo. Una di esse è esposta nella mostra "İstanbul nelle epoche storiche" presso il Museo Archeologico.

Il terzo monumento antico della spina è un enorme blocco di pietra grezza, una colonna alta 32 m senza particolare valore decorativo né pratico. L'imperatore Costantino Porfirogenito probabilmente aveva la stessa opinione nel X secolo, poiché restaurò la colonna e la fece rivestire di lamine di bronzo dorato. La decorazione venne però asportata e fusa dai crociati durante il Sacco di Costantinopoli del 1204. Le origini della colonna, nota come colonna di Costantino, sono incerte ma un'iscrizione riporta che era già gravemente danneggiata quando Costantino ne intraprese il restauro.

 


Sintesi di luoghi e monumenti da Wikipedia, selezionati dalla relazione Luisa Pignari

Piazza dell’Ippodromo, Obelisco di Teodosio, Colonna serpentina

La piazza At Meydani (in turco “Piazza dei Cavalli”) sorge su quello che fu l'ippodromo di Bisanzio voluto da Settimio Severo e completato in forme monumentali da Costantino Icontestualmente alla fondazione della "Nuova Roma". Nei secoli l'Ippodromo fu abbandonato e divenne una cava di materiali edili per nuovi edifici.

Le dimensioni dell'ippodromo erano di circa 400 metri di lunghezza per 130 di larghezza e poteva contenere circa 100.000 persone; la pista era divisa dalla spina, intorno a cui dovevano girare i carri.

Lungo la spina si trovano la colonna serpentina (proveniente dal santuario di Delfi e fatta issare da Teodosio I su un piedistallo in marmo decorato da fregi nei quali era lo stesso sovrano a comparire nelle vesti imperiali), l'obelisco egizio di Tutmosi III proveniente da Eliopoli (dove era stato eretto intorno al 1450 a.C.) e un obelisco in muratura (rivestito di lastre di bronzo da  Costantino VII  Porfirogenito).

Cisterna Basilica

Yerebatan

È il più grande e famoso deposito per l’acqua tra i molti presenti a Sultanahmet.

È costituita da dodici file di 28 colonne alte 9 metri e distanziate l'una dall'altra di 4,90 m. Le cisterne erano alimentate dall'acquedotto di Valente.

Ingresso a pagamento non incluso cel Museum Pass.

Santa Sofia

Dedicata alla Divina Sapienza (Hagia Sophia in greco), è un gioiello dell’architettura bizantina. L’edificio nei secoli è passato dall’essere cattedrale cristiana (dal 537al 1453) a diventare moschea ottomana (dal 1453 al 1931), ad essere sconsacrato e riaprire come museo (dal 1935 al 2020) e infine ad essere nuovamente aperto al culto islamico per decreto presidenziale di Erdogan.

Ingresso a pagamento non incluso cel Museum Pass.

Moschea Blu

La Sultan Ahmet camii o Moschea Blu, deve il nome alle 21043 piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola.

È infatti il turchese il colore dominante nel tempio (o almeno quello dovrebbe essere: ora è in fase di restauro e sembra più grigia che blu!). Pareti, colonne e archi sono ricoperti dalle maioliche di İznik (l'antica Nicea), decorate in toni che vanno dal blu al verde. Rischiarate dalla luce che filtra da 260 finestrelle, conferiscono alla grande sala della preghiera un'atmosfera suggestiva quanto surreale.

La Moschea Blu, che risale al XVII secolo, è anche l'unica a poter vantare ben sei minareti, superata in questo solo dalla moschea della Kaaba, a La Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una storia popolare, ad un fraintendimento: il sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della moschea di Solimano né quella di Hagia Sophia, non trovò soluzione migliore per cercare di distinguerla con minareti in oro; L'architetto fraintese però le parole del sultano, capendo "alti" (in turco "sei") anziché "altın" (oro). Il sultano aveva una loggia privata a piano superiore, che poteva essere raggiunta direttamente a cavallo.

Topkapi

In lingua turca significa “Porta del Cannone”; era la residenza dei sultani ottomani. Venne concluso nel 1478, venticinque anni dopo la presa di Costantinopoli da parte delle armate del sultano ottomano Mehmet II.

L’interno è un insieme eterogeneo di chioschi, harem, corridoi, belvedere, ampi cortili abbelliti da giardini rigogliosi e fontane. Qui abitarono ventisei dei trentasei sultani dell’Impero Ottomano. Nel 1924 Topkapi venne trasformato in museo.

Santa Irene

Prima chiesa costruita a Costantinopoli per volere dell’imperatore Costantino.

La sua struttura attuale nelle sue parti principali (gallerie, cupole ed abside) risale all'VIII secolo ed è da collegare alla ricostruzione dopo i danni che l'edificio ebbe a soffrire a seguito del terremoto del 740; è l'unica chiesa bizantina di Istanbul ad avere il suo atrio originale. Nella calotta dell’abside centrale è dipinta una grande croce al posto dell’immagine della Theotókos.

I giannizzeri (soldati dell'Impero ottomano) usarono la chiesa come deposito di armi dopo l'assedio di Costantinopoli del 1453. Oggi versa in stato di parziale abbandono.

È nel cortile più esterno del Palazzo di Topkapi.

Museo Archeologico

Polo museale situato nei giardini esterni del palazzo di Topkapi; ospita alcuni oggetti di fama mondiale (tra cui il sarcofago di Alessandro del IV secolo, il Sarcofago delle donne piangenti, alcuni reperti Ittiti, Assiri e Babilonesi)

Stazione Orient Express

Costruita a fine Ottocento nel quartiere portuale di Eminönü come terminale dell’Orient Express. Oggi è punto d'arrivo dei treni metropolitani dalla parte asiatica.

 

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Ultima modifica: 11/04/2025 14:59:45

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