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PergePerga (dal probabile nome ittita Parha) o Perge (dal nome greco Πέργη, pron. Pèrgē), circa 17 km a est di Antalya, Perge fu una delle città più importanti dell’antica Panfilia. Una volta arrivati al sito, si attraversa a piedi l’imponente porta romana a quattro archi; a sinistra si trovano il ninfeo meridionale e le terme ben conservate, mentre a destra si apre la vasta agorà a pianta quadrata. Superata la porta ellenistica, con le sue immense torri, inizia la strada colonnata, fiancheggiata da una notevole serie di colonne. Calcola di dedicare due ore alla visita completa del sito, in cui l’ombra scarseggia. La fonte d’acqua che alimentava lo stretto canale concavo che scorre in mezzo alla strada colonnata era il ninfeo settentrionale, che risale al II secolo d.C. Da qui è possibile imboccare un sentiero che porta al crinale della collina con l’acropoli, da cui si godono stupende vedute sulle rovine. Il teatro da 12.000 posti e il vasto stadio si trovano lungo la strada d’accesso subito dopo l’ingresso principale e il parcheggio. Perge conobbe due periodi di massimo splendore: durante l’epoca ellenistica nel II e III secolo a.C. e sotto l’impero romano nel II e III secolo d.C. (a cui risale la maggior parte delle rovine). Gli archeologi turchi avviarono i primi scavi nel 1946 portando alla luce numerose statue – molte in condizioni eccellenti – che si possono ammirare al Museo di Antalya. Scavi archeologici e interventi di restauro sono tutt’oggi in corso. TermessosIn alto in un’aspra valle montuosa, 34 km a nord-ovest di Antalya, si nascondono le imponenti rovine dell’antica città di Termessos (in greco antico: Θερμεσσός). Gli abitanti non erano né greci né lici, bensì feroci e bellicosi pisidiani, che combatterono con successo contro Alessandro Magno nel 333 a.C., dopodiché i romani nell’anno 70 a.C. accettarono (forse saggiamente) la richiesta dei pisidiani di rimanere indipendenti e alleati. Arrivare fino in cima alla città alta è un’impegnativa escursione di 150 m su un terreno roccioso, pertanto è essenziale indossare scarpe robuste. Nel parcheggio, al termine della strada d’accesso a Termessos (Strada del Re), ci si imbatte nelle rovine della città bassa. Il portale sulla collinetta a ovest era l’ingresso del Tempio di Artemide-Adriano e del Propileo di Adriano. Da qui si segue il ripido sentiero verso sud, con i resti delle mura della città bassa su entrambi i lati, e si passa attraverso la porta della città prima di raggiungere in una ventina di minuti il gymnasium inferiore e le terme sul lato sinistro. Dalla città bassa salendo per un breve tratto si incontra ciò che resta delle mura della città alta e della strada colonnata. Appena sopra si trova l’agorà superiore con cinque grandi cisterne: un luogo da visitare con calma, godendosi l’ombra. Sul lato orientale dell’agorà superiore il teatro sorge in magnifica posizione in cima a un’altura circondata da catene montuose, dove nelle giornate di cielo limpido la vista spazia fino ad Antalya. Dal teatro proseguite in direzione sud-ovest per vedere il bouleuterion, in roccia calcarea, però fate attenzione attraversando i resti del Tempio di Artemide e del Tempio di Zeus che si trovano a sud. La necropoli meridionale di Termessos si estende proprio in cima alla valle, a 3 km (un’ora a piedi) dal parcheggio che si trova all’ingresso del sito. Il sito di Termessos è piuttosto vasto e i visitatori devono destreggiarsi tra blocchi di roccia e ripidi sentieri, che però sono ben segnalati. Preventivate almeno due ore per esplorare il sito e portatevi dietro molta acqua da bere. Parco nazionale costiero del BeydaglarıIl Parco nazionale costiero del Beydagları (in turco Beydağları Sahil Milli Parkı), Conosciuto anche come Parco Nazionale dell'Olympos Beydagları (in turco Olympos Beydağları Milli Parkı), è un parco nazionale situato nella provincia di Antalya, nel sud della Turchia. Il parco nazionale fu istituito il 16 marzo 1972 con un decreto governativo. Si estende su una superficie di 34.425 ettari (pari a 344 Km²) a partire da Sarisu, a sud-ovest di Antalya sino a capo Gelidonya. Esso corre parallelamente al Mar Mediterraneo lungo il litorale da Kemer a Kumluca. Gli antichi insediamenti di Olympos, Faselide e Idyros si trovano all'interno del parco nazionale, che si estende lungo i litorali delle antiche regioni della Panfilia e della Licia. La montagna più alta del parco è il Tahtalı Dağı. Il giacimento di gas in fiamme di Yanartas si trova ai piedi di questa montagna. Phaselis (Faselide)
Una storia intricataLa città fu fondata dai Rodi nel 690 a.C. A causa della sua posizione su un istmo che separa due porti, divenne la città portuale più importante della Licia orientale e un importante centro commerciale tra Grecia, Asia, Egitto e Fenicia, sebbene non appartenesse alla Lega Licia. La città fu conquistata dai Persiani dopo aver conquistato l'Asia Minore. Cimone (generale ateniese), nel 468 aC, attaccò la città e questa venne arruolata nella Confederazione di Delo. Successivamente fu catturata da Alessandro Magno. Dopo la morte di Alessandro, la città rimase in mano egiziana dal 209 a.C. al 197 a.C., sotto la dinastia dei Tolomeo, e con la conclusione del trattato di Apamea, fu ceduta alla Peréa Rodia (in greco antico: ἡ τῶν Ῥοδίων περαία, "Perea dei Rodi"), insieme alle altre città della Licia. Dal 190 a.C. al 160 a.C. rimase sotto l'egemonia della Rodea, ma dopo il 160 a.C. fu assorbita nella confederazione della Licia sotto il dominio romano. Phaselis, come Olympos, era sotto costante minaccia da parte dei pirati nel I secolo a.C., e la città fu persino conquistata dai pirati Zekeniti per un periodo fino alla sua sconfitta nel 77 o 76 a.C. da parte dei Romani sotto Publio Servilio Vatia Isaurico. Nel 42 aC Bruto fece collegare la città a Roma. Nel III secolo d.C. il porto cadde nuovamente sotto la minaccia dei pirati. Cominciò così a perdere importanza, subendo ulteriori perdite per mano delle navi arabe, fino al totale impoverimento nel XI secolo. Quando i Selgiuchidi iniziarono a concentrarsi su Alanya e Antalya come porti, Phaselis cessò di essere un porto degno di nota. C'era un tempio di Atena a Phaselis, dove era esposta la lancia di Achille. Fu il luogo di nascita del poeta e oratore Teodotte. Era rinomata anche per le sue rose, da cui si estraeva l'essenza. VescovadoPhaselis divenne sede vescovile cristiana, suffraganea della sede metropolitana di Mira, capitale della provincia romana della Licia. Il suo vescovo Frontone partecipò al Concilio di Calcedonia del 451. Il suo successore, Aristodemo, fu uno dei firmatari della lettera che nel 458 i vescovi della Licia inviarono all'imperatore bizantino Leone I il Trace riguardante l'omicidio di Proterio di Alessandria. Il vescovo dell'epoca del Secondo Concilio di Nicea (787) non era presente, e gli atti furono firmati in suo nome da un diacono chiamato Ioannes. Porto licio di PhaselisL’antico porto licio di Phaselis si trova in una cornice romantica. All’ombra dei pini, le rovine di Phaselis (la biglietteria chiude 30 min prima della chiusura del sito) sono disseminate intorno a tre piccole insenature dalla forma perfetta. Grossomodo 9 km nell’entroterra, www.olymposteleferik.com; è una funivia che sale quasi fino alla cima (2365 m) del Tahtalı Dağ (Montagna Boscosa), il cuore del Parco Nazionale di Olympos Beydağları (Olimpos Beydağları Sahil Milli Parkı). Düden, cascate e grattacieli (una perdita di tempo)
Antalya (Adalia) (non in programma)Affacciata sul Golfo di Antalya (Antalya Körfezi), Adalia (in turco Antalya, in greco Αττάλεια, Attália o anche Sattaliala, più grande città della costa mediterranea occidentale vanta una bellezza al contempo classica e moderna. In splendido stato di conservazione, il quartiere storico di Kaleiçi (letteralmente ‘dentro il castello’) è il cuore cittadino, con strutture ricettive ricche di atmosfera, ricavate in case ottomane restaurate ad arte che si affacciano su tortuosi vicoli. La città vecchia si è sviluppata intorno a un magnifico porto d’epoca romana e dalla cima della scogliera il panorama sul profilo dei monti con le sue tonalità indaco merita un brindisi. In splendido stato di conservazione, il quartiere storico di Kaleiçi (letteralmente ‘dentro il castello’) è il cuore cittadino, con strutture ricettive ricche di atmosfera, ricavate in case ottomane restaurate ad arte che si affacciano su tortuosi vicoli. La città vecchia si è sviluppata intorno a un magnifico porto d’epoca romana e dalla cima della scogliera il panorama sul profilo dei monti con le sue tonalità indaco merita un brindisi. Appena fuori dal centro, inoltre, ci sono due spiagge e uno dei musei più belli della Turchia. Antalya fu chiamata Attaleia nel II secolo a.C. in onore del suo fondatore Attalo II di Pergamo, e nel 133 a.C. fu ceduta ai romani dal nipote di questi, Attalo III. Quando due secoli dopo, nel 130 d.C., l’imperatore Adriano venne in visita in città, entrò passando sotto l’arco di trionfo (oggi noto come Porta di Adriano) appositamente costruito in suo onore. Nel corso dei secoli la città vide il succedersi dei vari imperi: i bizantini subentrarono ai romani, poi all’inizio del XIII secolo fu la volta dei turchi selgiuchidi; questi ultimi la ribattezzarono Antalya e le donarono un edificio simbolico: lo Yivli Minare (Minareto Scanalato). Nel 1391 la città entrò a far parte dell’impero ottomano e fu ceduta all’Italia alla fine dell’impero in seguito alla prima guerra mondiale. Nel 1921 venne liberata all’esercito di Atatürk. Al quartiere si accede tramite la Kale Kapısı (Porta della Fortezza), contrassegnata dall’antica Saat Kulesi (torre ell’orologio) in pietra e la statua di Attalo II, fondatore della città. A nord, il İki Kapılar Hanı (Bazar Vecchio) è un vasto bazar coperto risalente al tardo XV secolo. Incamminandosi a sud lungo Uzun Çarşi Sokak, la via che parte di fronte alla torre dell’orologio, subito a sinistra si vede la settecentesca Tekeli Mehmet Paşa Camii (Paşa Camii Sokak), una moschea fatta costruire dal beylerbey (governatore generale) Tekeli Mehmet Paşa e ampiamente restaurata nel 1886 e nel 1926. Attualmente è in fase di restauro, ma sono degne di nota le splendide calligrafie arabe che decorano le maioliche colorate sopra le finestre e lungo la base della cupola. Addentrandosi ulteriormente in quest’area posta sotto tutela, si ammirano molte belle antiche case ottomane restaurate e convertite in pensioni, boutique hotel e negozi. A est, in cima a Hesapçi Sokak, la monumentale Porta di Adriano, nota anche come Üçkapılar o le ‘Tre Porte’, fu eretta in occasione della visita dell’imperatore romano ad Antalya nel 130 d.C. Ai piedi del pendio, il porto romano (İskele Caddesi) ha assolto alle sue fondamentali funzioni dal II secolo a.C. fino alla fine del XX secolo, quando fu costruito un nuovo porto circa 12 km a ovest, presso l’estremità più lontana della Konyaaltı Plajı. Il porto è stato restaurato negli anni ’80 e oggi è adibito a uso turistico per yacht e imbarcazioni da diporto. Un ascensore (Asansör) scende lungo la scogliera fino al porto dall’estremità occidentale di Cumhuriyet Meydanı. Al margine sud-occidentale di Kaleiçi e all’angolo del Karaalioğlu Parkı (Atatürk Caddesi), che è un grande e piacevole parco pieno di fiori, si innalza la torre dello Hıdırlık Kalesi, alta 14 m e databile al I o II secolo d.C. Fu costruita come mausoleo e in seguito, per la sua ottima posizione sopra la baia, svolse il prezioso ruolo di struttura difensiva della città divenendo una torre di avvistamento e un faro. Olympos (si visita domani)
Che la si ami o la si detesti, Olympos offre ancora un buon rapporto qualità-prezzo e una vivace atmosfera in una cornice incantevole.I bancomat più vicini sono a Çıralı, a 1 km di cammino. Seppur la maggior parte dei visitatori venga a Olympos per la sua lang="it"> fantastica spiaggia davanti alle rovine, la zona offre l’occasione di dedicarsi anche a numerose attività, come gite in barca (giornata intera con pranzo da €15 a €25), canyoning (giornata intera €35), kayak in mare (mezza giornata €20), parapendio (€75), gite in mountain bike, arrampicata e immersioni in profondità. Alcune delle più affascinanti e impegnative vie di roccia sono quelle di Hörguc, la parete rocciosa di fronte a Olympos. ÇıralıAmpia distesa di 4 km di sabbia e ghiaia delimitata da dune e pini, Çıralı è una delle spiagge più belle della Turchia. Tutelata dallo sviluppo edilizio, è priva di brutti hotel in cemento che guasterebbero il paesaggio naturale, e lo sguardo abbraccia solo la catena di monti sullo sfondo. La spiaggia è inoltre un fondamentale luogo di nidificazione per le tartarughe marine, i cui vari siti sono segnalati lungo la costa. L’informale villaggio alle spalle della spiaggia è a misura di famiglia con molte pensioni, hotel e campeggi di lusso, e una vita notturna ridotta al minimo negli sporadici bar. Si tratta certo di un’alternativa più tranquilla rispetto a Olympos, a 1 km di distanza all’altra estremità della spiaggia, e frequentata per lo più da backpacker. Inoltre è vicino alla misteriosa e mitica Chimera. Chimera (Yanartaş)
Chiamata in turco Yanartaş ovvero ‘Pietra che Brucia’, la Chimera è un fenomeno naturale di piccoli fuochi spontanei che bruciano lungo i pendii del Monte Olympos. Di notte è una visione infernale di grande suggestione, e non è difficile comprendere perché gli antichi attribuissero le prodigiose fiamme al respiro di un mostro – dalle fattezze di leone, capra e serpente – che terrorizzava la Licia. Secondo la mitologia, l’eroe Bellerofonte uccise la Chimera in groppa al suo cavallo alato Pegaso, versando piombo fuso nella gola del mostro. Oggi il gas continua a fuoriuscire dalla terra e a bruciare a contatto con l’aria. L’esatta composizione del gas non è nota, ma si pensa che contenga metano e, benché le fiamme si possano spegnere coprendole, il fuoco si riaccende sempre appena più in là. Di notte le 20 o 30 fiamme della zona principale sono chiaramente visibili dal mare. Il momento più adatto per visitare il sito è la sera dopo cena. Da Çıralı seguite la segnaletica che indica la Chimera per 3,5 km lungo la strada principale che costeggia il pendio fino ad arrivare in una valle e poi salite a piedi fino al parcheggio; da cui il sito dista ancora 20-30 minuti di salita lungo un sentiero a gradini. Acquistate o noleggiate una torcia. Alcune fonti antiche, a causa delle somiglianze sotto riportate, ritenevano che qui si trovasse la dimora del mitico mostro chiamato Chimera. Fra gli autori antichi arrivati sino a noi, il più antico a ipotizzare l'origine di questo mito escogitando una teoria evemeristica è Ctesia di Cnido, che viene citato da : nel secondo libro della Naturalis Historia, Plinio identifica la Chimera con le bocche effusive emettenti in permanenza gas situate sul Monte Chimera, nei pressi dell'antica città licia di Faselide. Egli descrisse il luogo come "bruciante", aggiungendo che era "... in verità bruciato da una fiamma che non muore né di giorno né di notte ". Plinio fu citato da Fozio e Agricola. Strabone e Plinio sono le uniche fonti antiche sopravvissute da cui ci si aspetterebbe la discussione di un toponimo licio, ma il toponimo stesso è attestato anche da Isidoro di Siviglia e Servio Mario Onorato, il commentatore dell'Eneide.Strabone sostenne che Chimera fosse il nome di una gola su una montagna in Licia, che lui pone senza esitazione nelle vicinanze del Monte Cragus, la parte meridionale dell'attuale Babadağ, a circa 75 km a ovest in linea d'aria dal luogo sopra citato. Isidoro cita scrittori di storia naturale sostenendo che sul monte Chimera c'erano fiamme in un luogo, leoni e capre in un altro, e molti serpenti in un terzo. Servio si spinge fino a porre i leoni sulla cima della montagna, i pascoli pieni di capre nel mezzo e i serpenti intorno alla base, riprendendo così la descrizione omerica del mostro nel libro sesto dell'Iliade: «questa era stirpe divina, non d’uomini, leone davanti, dietro serpente, capra nel mezzo». Il sito fu identificato da Sir Francis Beaufort nel 1811 come il sito moderno turco Yanar o Yanartaş, e venne poi descritto da Thomas Abel Brimage Spratt nella sua opera Viaggi in Licia, Milyas e Cibyratis (clicca per leggere) , viaggi che effettuò in compagnia del Rev. E. T. Daniell. La discussione sul legame tra il mito e la posizione esatta del monte Chimera fu iniziata da Albert Forbiger nel 1844. L'archeologo e scrittore George Ewart Bean era dell'opinione che il nome fosse alloctono e che avrebbe potuto essere stato trasferito qui dalla sua posizione originale più a ovest (quella citata da Strabone), a causa della presenza dello stesso fenomeno dei fuochi.
Sintesi di luoghi e monumenti da Wikipedia, selezionati dalla relazione Elisabetta Lattanzi
Ultima modifica: 17/01/2025 15:29:40
dal 5 agosto 2024 |