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Lhasa - Gyantse

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La bacheca dell'Hotel Kiray con appesa
la vendita di 4 posti Lhasa-Zangmu

Lhasa, 1° luglio 1986

Nel silenzio dell’alba un vecchio autobus cinese è parcheggiato all’esterno dell'Hotel Kirey. Siamo in sedici, con l’aggiunta di quattro viaggiatori ai quali abbiamo rivenduto solo alcuni dei posti che lasciamo liberi (quella iena di Guido, il cassiere, ha fatto due calcoli e con soli quattro passaggi a 100 dollari paghiamo l’intero noleggio per una settimana…). Lasciamo Lhasa con l’ansia di chi va incontro ad un nuovo amore, dopo quindici giorni di vagabondaggi da Canton a Chengdu ed una settimana nella capitale del Tibet, il nostro viaggio punta a Kathmandu. Da un anno è aperta la frontiera via terra con il Nepal ed ora realizziamo la conclusione di un sogno: un viaggio attraverso l’altopiano tibetano.

Dalla relazione Cina Tibet Nepal 1986 Cg Vasta

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Lhasa - Ponte Chusul

Nel primo tratto possiamo ripercorrere la Lhasa Airport Expressway o incanalarci sulla 138 (in realtà la Chengdu Zangmu). Fuori dalla città si incontrano fattorie isolate, qualche accampamento militare e grossi depositi di carburante. I villaggi sono molto rustici, case basse con mura in fango, raramente imbiancate. Non si scorge l'allegria ed i colori degli edifici di Lhasa.

Nel 1986 rimanemmo stupiti dalla mancanza assoluta di chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) che caratterizza al contrario la grande strada militare che nel Tibet occidentale conduce da Srinagar a Leh. (1986). Negli anni successivi il paesaggio mutò e numerosi chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) vennero innalzati.

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Se prendiamo la vecchia G 318 (China National Highway 318), al 20° chilometro ci fermiamo per il bassorilievo rappresentante Buddha, è fortunatamente rimasto ma tutti gli altri segni della religiosità lamaista sono stati completamente cancellati dai Cinesi. Alcuni chilometri dopo un piccolo edificio racchiude il tempio Dolma Lhakang (vedi pagina web) fondato da Atisha (di scarso interesse) (1986)-

La strada è ottimamente asfaltata e si snoda lungo il fiume di Lhasa fino alla confluenza con lo Tsang-po attraversato dal lungo ponte in cemento.

 

Chusul - Lago turchese

Prima del ponte ci immettiamo sulla nostra destra sulla G318 diretta per Shigatse e poco dopo la abbandoniamo per immetterci alla nostra sinistra sulla S307 che ricalca, in questo tratto, la "Autostrada dell'amicizia (sinonepalese)" originale.

Guardando una mappa. la sagoma tortuosa dello Yamdrok-tso ricorda vagamente quella di uno scorpione. Nella parte occidentale il lago si ripiega su se stesso creando una grossa isola. Per i tibetani è uno dei quattro laghi sacri del paese (gli altri sono il Lhamo La-tso, il Nam-tso e il Manasarovar), nonché dimora di divinità adirate; tutto intorno si snoda un percorso che i pellegrini tibetani compiono in circa sette giorni.

Tibet Mapt Institute, Paris © 2017
Kamba-la: yak bianco ad uso e consumo delle macchine fotografiche dei turisti.

Ora la strada è sterrata ed abbastanza stretta. Due mezzi difficilmente riescono ad incrociarsi.

Fortunatamente i genieri cinesi hanno previsto numerose piazzole od allargato le curve in modo che l'incrocio sia possibile. (1986, 1997, 1998)

Lentamente si sale al Khamba-la (km. 84 - m. 4900) dal passo si ammira uno dei laghi più famosi del Tibet è lo Yamdrok Tso il lago di turchese ed in lontananza compaiono le montagne verso il confine buthanese. Il picco che si scorge e che è generalmente fotografato incorniciato fra le bandiere di preghiera che garriscono al vento è però molto vicino e la strada ne costeggia le pendici. Il lago turchese con il suo intenso colore blu incastonato fra il verde dei pascoli offre un panorama di ampio respiro e di infinita serenità.

 

Yamdrok Tso, il lago di turchese

 

Il perimetro dello Yamdrok Tso (Yángzhuō Yōngcuò) è di circa 240 chilometri e questo non appare a prima vista poiché dal passo si nota solamente una ramo. La sua disposizione è a ferro di cavallo e le montagne nel mezzo impediscono di vedere complessivamente la superficie. La sua larghezza è al massimo di tre chilometri e le montagne circostanti non cadono a picco nelle acque limpide ma i declivi sono abbastanza dolci attorno alle rive per poi alzarsi più ripidi verso le creste che lo circondano. Si scorgono insediamenti e vallette laterali. Gli abitanti vivono di pastorizia ma anche di pesca poiché questo è uno dei pochi laghi di acqua dolce del Tibet.

Le acque scintillanti del lago iniziano ad apparire quando si raggiunge la sommità del passo di Kamba-la. Se il cielo è terso, il lago, che giace diverse centinaia di metri più in basso rispetto alla strada, risplende di un’intensa tonalità turchese. In lontananza, sullo sfondo, si erge il massiccio del monte Nojin Kangtsang (7191 m).

I viaggiatori spesso si accontentano di ammirare il panorama del lago dal Kamba-la e proseguono per Nangartse, ma per godere di magnifiche vedute del lago suggerisco di fare una piacevole camminata seguendo il sentiero in discesa che parte dal valico di Kamba-la e arriva alla torre delle telecomunicazioni, ritrovando poi il vostro veicolo sulla strada principale.

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Monastero di Samding

Samding: "collina di profonda meditazione"
Samding: "collina di profonda meditazione"

All'estremità nord c'è Samding la "collina di profonda meditazione". Monastero di Samding (Sāngdīng Sì ) Nei pressi delle sponde dello Yamdrok-tso, circa 10 km a est di Nangartse, sorge il Monastero di Samding, arroccato su un crinale che separa due laghi più piccoli circondati dal braccio settentrionale e da quello meridionale del lago. La fama di questo monastero si deve al fatto, piuttosto insolito, che la sua reggenza è stata tradizionalmente affidata a una donna, incarnazione di un lama, chiamata Dorje Phagmo (letteralmente, ‘scrofa adamantina’). L’attuale incarnazione di Dorje Phagmo lavora per il governo a Lhasa, ma si reca spesso a Samding per l’annuale festa di danze cham (danze rituali) del monastero, che si svolge l’ottavo giorno del quinto mese lunare. Attualmente nel monastero risiedono 50 monaci.

Chi lo desidera può visitare il dukhang (sala delle riunioni) principale, situato sulla destra del cortile e dominato da una statua di Sakyamuni (Sakya Thukpa). Il monastero custodisce anche le fotografie dell’undicesima e della dodicesima (l’attuale) Dorje Phagmo, una statua di Dorje Phagmo con un amuleto di turchese, un’orma dipinta d’oro della nona Dorje Phagmo, nonché una conchiglia sacra e un’inquietante cappella della divinità protettrice. Ai piani superiori ci sono molte altre cappelle.

Sulla sinistra si trova il Sangok Phodrang, una cappella tantrica con un chörten centrale e un suggestivo thangka che raffigura cinque manifestazioni di Jampelyang (Manjushri). Al piano superiore è possibile visitare una cappella che ospita una statua di Jampa (Buddha del futuro) all’età di otto anni e una sala laterale con bassorilievi di ardesia, al cui interno è custodita una collezione di reperti in pietra e scritture sopravvissuti alla Rivoluzione Culturale. Nei pressi ci sono anche gli appartamenti della Dorje Phagmo.

Sulla sinistra del cortile, la cappella della compassione ospita uno stūpa dorato realizzato dalla settima Dorje Phagmo.

Chi ha tempo (e quindi abbastanza budget), banane e volontà,  può ammirare uno spettacolare panorama sui tre laghi di Gongmo, Drumo e Yamdrok. Salire per 45 minuti fino ai cumuli di pietra sulla sommità del crinale alle spalle del monastero. I giganti himalayani coperti di neve situati a sud sono il Kula Kangri (7538 m) e il Gangkhar Phuensum (7570 m), entrambi al confine con il Bhutan.

È possibile trascorrere la notte nella spartana guesthouse del monastero.

 

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Dorje Phagmo

Sopra: Dechen Chökyi Dronma e i genitori
umiliati durante la rivoluzione
culturale
 
Samding Dorje Phagmo བསམ་སྡིང་རྡོ་རྗེ་ཕག་མོ་སྤྲུལ་སྐུ།

La leggenda racconta che la superiora del monastero si trasformò assieme alla sua corte in un branco di maiali per sfuggire ad una incursione dei Tartari nel 18° secolo. Dorje Phagmo, reincarnazione di Dolma Tara consorte spirituale di Chenrezig, era ancora vivente quando transitammo dal lago nel 1986.

Dechen Chökyi Dronma è la sua ultima reincarnazione fu riconosciuta nel "37 come 6a reincarnazione, anche se la precedente 5a era ancora vivente. La 5a a morì l'anno seguente e la 6a a non fu riconosciuta da molti lama fino al 1950 al termine di una lunga battaglia fra tre pretendenti al riconoscimento.

 

L'attuale 12a Samding Dorje Phagmo è Dechen Chökyi Drönma, nata nel 1938 (o nel 1942, secondo un'altra fonte).

Quando aveva circa tre anni si ammalò. I suoi genitori chiesero la divinazione a un monastero. Il risultato della divinazione fu che lei diventasse monaca a Tsangkhung. I genitori quindi la mandarono lì a diventare novizia.

Nel 1956, Dechen Chokyi Dronma fu riconosciuto da Sua Santità il XIV Dalai Lama come l'incarnazione dell'11a Samding Dorje Phagmo Tubten Choying Pelmo.

Nel 1959, quando il 14° Dalai Lama fuggì dal Tibet, il 12° Samding Dorje Phagmo e sua sorella decisero di seguire il loro leader. Le due sorelle riuscirono a fuggire in Bhutan dove divennero ospiti della principessa bhutanese Pema Chodron. Dal Bhutan le due sorelle hanno proseguito il viaggio verso l'Assam.

 Non molto tempo dopo, le due sorelle decisero di tornare volontariamente in Cina. Dechen Chokyi Dronma era stata  convinta dai quadri del partito a tornare in Tibet e fu considerata una patriota che aveva “deciso a fuggire l’oscurità e ad abbracciare la luce”, successivamente incontrò anche Mao. Questa decisione di tornare nel Tibet occupato dai cinesi e di accettare nomine in varie posizioni di rilievo all'interno del governo cinese le ha aperto le porte per essere accusata di collaborazione con i cinesi. Dopo l’inizio della Rivoluzione Culturale fu etichettata come “mostro e demone” e umiliata durantele sessioni di lotta.

Nella foto a destra in cui viene picchiata, aveva solo 24 anni. Allora era debole, perché aveva da poco dato alla luce il suo terzo figlio. Suo marito era il figlio del grande nobile di Lhasa Kashopa. Chökyi Drönma divenne vicepresidente della Regione autonoma tibetana e membro del Comitato permanente della Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Da allora è strettamente legata alla causa Cinese, si è sposata ed ha avuto alcuni figli. Vive a Lhasa dove ha ricoperto la carica di Vice Presidente della sezione Tibetana del Comitato Politico del PCC. La coppia alla fine ha divorziato. È stato il suo ex marito a raccontare alla nota attivista Woeser (articolo sul NYT del 2016) le sue esperienze e quelle dei suoi genitori.

 

Dorje Phagmo è un nome tradotto come "la scrofa di diamante" sia da Harrer che da Maraini, mentre Tucci traduce con "troia adamantina" ma il termine Phagmo starebbe ad indicare invece "divinità riverita".

 

Esiste anche una Dorje Phagmo Tulku in Bhutan riconosciuta da Lama Sakya-pa Rike Jatrel, considerato un'incarnazione di Thang Tong Gyalpo, che era uno stretto collaboratore di Chökyi Drönma nonostante le sue tensioni politiche con i capi del lignaggio Bodongpa dell'epoca. Attualmente è membro della comunità monastica del Monastero Dupthop di Thangtong Dewachen a Zilingkha a Thimphu, che segue le tradizioni Nyingma e Shangpa Kagyu.

 

Fonti:

     

Tibet Map Institute - Paris © 2014
Articoli dai corrispondenti al seguito
Il ghiacciaio Nojin Kang tSang Ri al Karo la

Dopo il lago turchese un usuale punto di sosta è al piccolo villaggio di Nagarze, con una stazione per gli autobus con un piccolo ristorantino.

 

Nangartse (Làngkǎzi)

Nangartse (Làngkǎzi) è il villaggio più grande tra quelle ubicate sulle sponde del lago, oltre a essere una tappa per il pranzo dei gruppi diretti a Gyantse. Non è particolarmente interessante.

Nella zona sud ospita un piccolo monastero, mentre in quella settentrionale sorgono un antico quartiere tibetano e un piccolo dzong (forte), famoso per aver dato i natali alla madre del quinto Dalai Lama. In estate le sponde del lago e le zone paludose si trasformano in un vero paradiso per gli appassionati di birdwatching.

 

La strada prosegue alzandosi fra i monti e raggiungendo il Karo-La, un passo di 5045 metri posto a 175 (163?) chilometri da Lhasa ad a 75 da Gyantse. Qui avvenne una battaglia fra 3000 tibetani arroccati fra fortificazioni difensive (di cui non si nota traccia) e le truppe del Raj britannico.

Le battaglie del Karo la, forse i combattimenti più alti come quota della storia, si svolsero il 5 e 6 maggio 1904 e due mesi dopo in luglio quando definitivamente le truppe anglo-indiane mossero su Lhasa. Younghusband, che guidava la spedizione, non partecipò agli scontri del Karo la ma alla fine entrò in Lhasa il 3 agosto 1904. La campagna era iniziata con il massacro di Chumik Shenko in cui circa 600-700 tibetani armati di vecchi fucili, sciabole, confidando negli amuleti che avrebbero dovuto proteggerli dalle pallottole, avevano fronteggiato gurkha, sikh ed inglesi e le loro mitragliatrici. Detto per inciso, Younghusband divenne buddhista e terminò i suoi giorni da pacifista.

Poco dopo il passo, ad una curva si può ammirare tutto il fronte del ghiacciaio che scende fino a poche centinaia di metri, per complessità lo si può paragonare a quello della Brenva sul versante meridionale del Monte Bianco.

 

Già prima della salita al Kamba-la scorgiamo nuovi elementi nel paesaggio. La valle ha perso il suo tranquillo paesaggio agricolo e sembra un cantiere. In basso, presso il fiume, è in costruzione la centrale ma più in alto nuove piste tagliano i pendii raggiungendo depositi di carburante. Le modifiche sono notate solo da chi nel gruppo ha già percorso questo tratto. Per chi è nuovo sembrano i normali lavori di sbancamento che sconciano l’Himàlaya anche sui versanti meridionali indiani.

I cantieri fanno parte del grande progetto idroelettrico. Scendendo dal Khamba la strada passa sopra le bocche di prelievo dell’acqua e le guide ci invitano a non fotografare.

Ma quello che ci impressiona sono i lavori che troviamo successivamente lungo la strada. Sostiamo al Karo la (5.045m) con i meravigliosi ghiacciai pensili del Nojin Kang tSang Ri (7.191m) che a tutti noi ricordano la Brenva sotto il Monte Bianco.

Più a valle la pista entra in un cantiere di proporzioni immani. Siamo ad un centinaio di chilometri ad ovest dello Yamdrok Tso, sul vecchio percorso per Gyantse nella valle del fiume Nyang: una nuova centrale è in costruzione. La sua energia dovrebbe provvedere esclusivamente al ripompaggio dell’acqua e dovrebbe essere terminata nell’arco di alcuni anni. E’ un nuovo cantiere, un’altra centrale idroelettrica, ma la sua produzione avrebbe una destinazione che integra il progetto dello Yamdrok tSo.

Shigatse, 11 luglio 1997

 

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Sopra: © Jorge Manuel Gómez Sánchez
Le acque smeraldine del Simila Tso
(Manla Reservoir)
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La strada  si snoda fra pendii e valli strette e raggiunge il Simi La Pass (4.280 msl), relativamente basso, che domina il lago (artificiale formatosi con la costruzione della Diga di Manak (Manla Reservoir).

La Strada Provinciale 307 (S307) affronta il passo è lungo 34,3 km  e corre da ovest a est da Nianduixiang a Longmaxiang.. La strada offre viste mozzafiato di Simi La Tso, un bacino idrico di alta montagna dal bel colore turchese, formato da sedimenti di acque glaciali. Si dice che sia uno dei laghi più belli del Tibet. Il passo è unico per la presenza di innumerevoli bandiere tibetane colorate che decorano le pareti rocciose (più di altre).

Il lago è noto per la sua acqua verde giada traslucida. Il bacino idrico di Manla si trova nel corso superiore del fiume Chu, un affluente del fiume Yarlung Zangbo. Si tratta di un progetto di costruzione su larga scala per la tutela dell’acqua con effetti globali come la prevenzione delle inondazioni, l’irrigazione e la produzione di energia, nonché l’acquacoltura e il turismo. È stato completato e messo in funzione nel 2001. La diga del bacino è lunga 287 metri, alta 76,3 metri e larga 10 metri nella parte superiore. È la prima diga in Tibet.

Finalmente scende su un ampia valle costellata di armenti si respira nuovamente uno spazio infinito. Il fondovalle è ampio ed una linea telegrafica sorretta da pilastri di mattoni corre parallela alla strada. Lo spartiacque non sembra definito ma in realtà si è già entrati nel bacino del fiume Nyang-chu, poi ci si incassa fra una valle più angusta con interessanti presenze geologiche ed infine si entra nel grande pianoro di Gyantse. È una piana enorme, le montagne la circondano senza soffocarla ed in lontananza inizia ad apparire il grande forte. Prima della città si incontrano numerose coni sabbiosi di deiezione che in caso di forti piogge allagano e distruggono la stessa strada abbattendo le colonne che reggono i fili del telegrafo. Se la via è in buone condizioni il percorso fin qui può essere affrontato in circa sei ore con un buon fuoristrada mentre con l'autobus sono circa dodici ore. (1998)

     

 

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Contea di Gyantse

# Name Simplified Chinese Hanyu Pinyin Tibetan Wylie Population 2020 Census) Area (km²) Density (/km²)
Rural
3 Gyantse County 江孜县 Jiāngzī Xiàn རྒྱལ་རྩེ་རྫོང་ rgyal rtse rdzong 68.650 3,849 18
 
     

Gyantse

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