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Lhasa Tibet Breve

1-18 agosto 2024

con AnM e Marco Vasta nel Paese delle nevi

 

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Queste pagine sono una ipotesi di percorso che verrà predisposto in base al Piano dei Voli definitivo

Gyantsé རྒྱལ་རྩེ

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1986 Il nostro bus parcheggiato davanti alla "guesthouse"

"Il primo ricordo di Gyantse è legato alla sistemazione per la notte. Nel 1986, c'erano la stazione parcheggio per i camion all'inizio del paese o  un edificio proprio a fianco dell'ingresso ai templi. Il salone al primo piano dove ci alloggiarono aveva il pavimento lurido di escrementi di piccioni. Dopo aver spazzato, aprimmo le nostre tende,

Ma la toelette era l'argomento più esilarante: un edifico a cubo nel cortile posteriore. Entrando, davanti alla porta si ergeva una montagna di escrementi, questa volta umani. Dopo qualche esitazione, capimmo che occorreva salire con una scala a pioli ed accovacciarsi su uno dei buchi rettangolari del tetto-terrazza, proprio di fronte alle finestre del dormitorio... Dopo il primo esperimento, scegliemmo la via dei campi...

Marco Vasta, Diario intimo 1986

 

Monastero di Gyantse prima della distruzione nel 1959 - Leslei Wear© 1930
Gyantse Marco Vasta © 1986
Dalla guida Brandt
 
 
 

Gyantse (anche: Gyangtse, rGyang-rtse, rGyal-rtse) è la terza più grande città della c.d. Regione Autonoma del Tibet, posta nella regione di Tsang cui capitale è Shigatse. Sita a 3977 metri di altitudine sul livello del mare è attraversata dalla Friendship Highway, che la congiunge a Kathmandu in Nepal e a Lhasa. Gyantse è famosa per il Kumbum (a destra in una immagine del 1930) posto entro le mura dell'antico monastero di Pelkor Chode. Eretto nel 1440 il Kumbum è uno stūpa contenente 108 cappelle su quattro piani, tutte finemente illustrate da migliaia di dipinti e centinaia di statue.

Nel 1904 un esercito inglese di 4.000 uomini e 10.000 truppe indiane, sotto il comando del colonnello Younghousband, penetrò in Tibet e conquistò Gyantse senza che vi fosse opposizione armata. Quando le truppe tibetane si organizzarono e si impadronirono del Dzong, il forte che domina la città, le truppe inglesi mossero all'assalto e sterminarono i 900 difensori. Di lì quindi mossero per conquistare Lhasa dove riconobbero formalmente la sovranità dell'impero cinese sul Tibet.

Fu visitata diverse volte dal tibetologo Giuseppe Tucci, che nel 1937 vi fu accompagnato dal fotografo Fosco Maraini, nel 1939 dal Capitano degli Alpini Felice Boffa Ballaran, e nel 1948 dal fotografo Pietro Francesco Mele, dal medico della Marina militare Regolo Moise.

 

Gyantse è nota per il suo Gyantse Dzong restaurato, e il suo magnifico Kumbum a più livelli (letteralmente: "100.000 immagini") del Monastero Palcho, il più grande chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) del Tibet. Il Kumbum fu commissionato da un principe Gyantse nel 1427 e fu un importante centro della scuola Sakya del buddismo tibetano. Questa struttura religiosa contiene 72 o 77 cappelle (a seconda delle fonti) nei suoi sei piani ed è illustrata da oltre 10.000 murali, molti dei quali mostrano una forte influenza nepalese, che sono sopravvissuti quasi del tutto intatti. Sono gli ultimi del loro genere ad essere trovati in Tibet. Molte delle statue di argilla restaurate sono meno artistiche rispetto agli originali distrutti, ma sono comunque spettacolari.

Fra il XIV e il XV secolo Gyantse si affermò come capoluogo di un feudo che aveva stretti legami con l’ordine sakyapa. Nel 1440 erano già state portate a termine le principali opere architettoniche della città, il Kumbum e lo dzong. Anche il Monastero di Pelkor Chöde risale allo stesso periodo.

Sul finire del XV secolo l’importanza storica di Gyantse diminuì, ma continuò a rimanere il maggior punto di riferimento per il commercio della lana e del legno tra l’India e il Tibet. I tappeti di Gyantse erano considerati i più pregiati del paese e venivano esportati su carretti trainati da yak fino a Gangtok, Kalimpong e anche oltre.

Nel 1904, durante l’avanzata del colonnello Younghusband verso Lhasa, Gyantse fu teatro di un’importante battaglia.

La città fu quasi distrutta dall'alluvione del 1954. Dopo i disordini del 1959, le industrie locali furono smantellate e gli artigiani fuggirono mentre altri furono collocati nei campi di lavoro. Nel monastero furono imprigionati circa 400 monaci e laici. Durante la Rivoluzione Culturale, il forte, il monastero e Kumbum furono saccheggiati. Oggetti preziosi furono distrutti o spediti fuori dal Tibet. Il chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) è stato risparmiato.

L'edificio principale del Pelkor Chöde o Monastero Palchö e del Kumbum sono stati in gran parte restaurati, ma lo dzong o forte è ancora in gran parte in rovina.

 

Monastero di Pelkhor Chöde

(Báijū Sì; alcune cappelle chiudono 13-15) Il complesso monastico dalle alte mura rosse alla periferia settentrionale della città ingloba il Monastero di Pelkor Chde, fondato nel 1418. La sala principale delle riunioni costituisce il maggior richiamo, ma ci sono molte altre cappelle da vedere. Nel monastero risiede una piccola ma importante comunità di 80 monaci e si vede un regolare flusso di pellegrini che vi si reca a tutte le ore del giorno per pregare, prostrarsi e recare offerte.

Un tempo il Pelkor Chöde era costituito da 15 monasteri, nei quali coesistevano tre diversi ordini del buddhismo tibetano (un
raro esempio di tolleranza religiosa). Nove monasteri erano gelugpa, tre sakyapa e altri tre appartenevano al poco noto sottordine büton, che faceva capo al Monastero di Shalu,

 

Pelkor Chöde, pianterreno

Appena varcato l’ingresso vedrete il dukhang (sala delle riunioni), da cui in genere si comincia la visita. Ai lati dell’entrata, invece dei consueti dipinti, si trovano le statue dei quattro Re Guardiani e un grande affresco della Ruota della Vita. A sinistra dell’ingresso c’è il gonkhang (cappella delle divinità protettrici), particolarmente cupa e sinistra, contenente maschere, armature e affreschi che raffigurano cimiteri a cielo aperto con dettagli assai vividi. All’esterno si può osservare una grande torma (scultura fatta con la tsampa) custodita in una teca. La sala è abbastanza buia, quindi munitevi di una torcia elettrica per ammirare nei particolari i vari dipinti e i thangka. La cappella principale è situata in fondo. Intorno si snoda un percorso interno ornato da pregevoli dipinti murali un po’ impolverati: l’immagine centrale raffigura Sakyamuni (Sakya Thukpa), affiancato dai Buddha del passato e del futuro.

A sinistra della cappella principale si incontra il Dorjeling Lhakhang, una cappella contenente un Nampa Namse (Vairocana) a quattro teste e quattro Dhyani Buddha (Buddha della saggezza), incorniciati da elaborate cornici di legno scuro. Il grande thangka avvolto nella borsa di pelle di yak viene esposto in occasione del Saga Dawa, il diciottesimo giorno del quarto mese lunare.
I pellegrini infilano la testa in un foro sotto una pila di scritture antiche, che è più antico dello stesso monastero.

A destra della cappella principale si vede un’incantevole statua di Jampa, alle spalle della quale c’è la trinità Rigsum Gonpo e i tre re del Tibet. Il chörten (tib.: མཆོད་རྟེན) interno fu costruito dal principe Rabten Kunzang Phok. Fuori della porta c’è una grande tenda usata durante le feste cham.

 

Pelkor Chöde, primo piano

Salendo al piano superiore (AAA perla lingua inglese, questo è il secondo piano), la prima cappella a sinistra, purtroppo aperta di rado, custodisce un mandala tridimensionale, dipinti murali che ritraggono mahasiddha (seguaci del tantrismo che hanno raggiunto un elevato livello di consapevolezza) dai tratti indiani e statue laccate di importanti figure dell’ordine sakyapa. Gli 84 mahasiddha sono uno diverso dall’altro e sono raffigurati in contorte posizioni yoga. Altre cappelle, accessibili solo al mattino, sono dedicate a Jampa (Maitreya), Tsongkhapa e ai 16 arhat (letteralmente, ‘meritevoli’). La cappella all’estrema destra ospita una statua parlante di Tara Verde, custodita in una teca particolarmente elaborata.

I singoli dipinti in stile Gyantse sono relativamente rari. Gyantse è famosa soprattutto per i murali ricchi e colorati che riempiono il tempio principale e le numerose camere degli stūpa. La fortezza in cima alla collina adiacente è probabilmente la struttura più antica con molti dipinti murali in uno stile pittorico pronunciato nepalese (Newar). I dipinti murali di Palkor Chode e dello stūpa sono più rilassati, colorati ed espressivi. I dipinti su rotolo in stile Gyantse del periodo medio e tardo seguono il Palkor Chode e i murali dello stūpa. Ci sono un certo numero di dipinti in stile Gyantse del primo periodo, molti dei quali sono datati entro pochi anni dalla commissione. Questi dipinti, risalenti alla metà del XIV secolo e agli inizi del XV secolo, sono molto importanti nello studio dell'identità e dell'eredità dell'artista Chi'u Gangpa e dello stile pittorico di Chi'u Gang. Il primo riferimento conosciuto allo stile Chi'u è menzionato in una biografia del X Karmapa Choying Dorje.

Lo studioso tibetano del XX secolo Shakabpa suggerisce che l'arte Gyantse sia basata sullo stile artistico di un artista di nome Chi'u. Suggerisce inoltre che Chi'u sia vissuto nel XIII secolo ma in seguito si contraddice affermando che l'artista dipinse anche un murale nel monastero Palkor Chode del XV secolo.

 

Ganden Lhakhang, moderna cappella

Il Ganden Lhakhang, a sinistra del kumbum, è una cappella nuova che passa spesso inosservata, ma che merita una visita: al suo interno, infatti, è custodita la statua di Tsongkhapa più grande in Tibet. Il Kurba Tratsang, appartenente alla scuola sakyapa e situato accanto alla sala delle riunioni, merita anch’esso un’occhiata.

 

Museo dell'imperialismo anti-britannico"

Nel corso del XX secolo, il governo cinese istituì a Gyantse il "Museo dell'imperialismo anti-britannico", che espone la narrativa statale sulla spedizione britannica del 1904. Le sculture che costituiscono il fulcro del museo rappresentano due guerrieri "tibetani", ma erano basate su foto scattate dal tenente GJ Davys nella Chumbi Valley di non tibetani che facevano finte battaglie, e le armature erano indossate al contrario.

 


Diario 1998

Dopo il lago turchese un usuale punto di sosta è al piccolo villaggio di Nagarze, con una stazione per gli autobus e un piccolo ristorantino. La strada prosegue alzandosi fra i monti e raggiungendo il Karo La, un valico di 5045 metri posto a 175 (163?) chilometri da Lhasa ad a 75 da Gyantse. Qui avvenne una battaglia fra 3000 tibetani arroccati fra fortificazioni difensive (di cui non si nota traccia) e le truppe del Raj britannico.

Poco dopo il passo, ad una curva si può ammirare tutto il fronte del ghiacciaio che scende fino a poche centinaia di metri, per complessità lo si può paragonare a quello della Brenva sul versante meridionale del Monte Bianco. Ci fermiamo per alcune foto. La strada scende quindi su un ampia valle costellata di armenti si respira nuovamente uno spazio infinito. Il fondovalle è ampio ed una linea telegrafica sorretta da pilastri di mattoni corre parallela alla strada.

Lo spartiacque non sembra definito ma in realtà si è già entrati nel bacino del fiume Nyangchu, poi ci si incassa fra una valle più angusta con interessanti presenze geologiche ed infine si entra nel grande pianoro di Gyantse. E' una piana enorme, le montagne la circondano senza soffocarla ed in lontananza inizia ad apparire il grande forte. Prima della città si incontrano numerose coni sabbiosi di deiezione che in caso di forti piogge allagano e distruggono la stessa strada abbattendo le colonne che reggono i fili del telegrafo. Se la via è in buone condizioni il percorso fin qui può essere affrontato in circa sei ore con un buon fuoristrada mentre con l'autobus sono circa dodici ore.

Andiamo alla Gyantse Hotel, scegliamo le camere in stile tibetano. Per la cena la guida ci consiglia un ristorantino lungo la strada Yak. Solito menù per occidentali ma è frequentato anche da locali. Nanna 

 

Bibliografia:

Il Pelkor Chode

Voce di Wikipedia (in lingua inglese)

Il castello

Le spesse mura che proteggono gli edifici ormai abbandonati di questa fortezza sono le meglio conservate del Tibet. La strada sale a zig-zag fra i muraglioni interni fino al portale per proseguire fino alla sommità dalla quale l'occhio si perde in lontananza dominando la vallata.

 

Clima

Gyantse ha un clima umido continentale influenzato dall'altitudine, Dwb secondo la Classificazione dei climi di Köppen.
Dati meteo Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media(°C) −4,3 6,2 8,8 12,6 16,3 19,4 18,7 17,8 16,6 13,1 8,7 5,7 2,5 12,6 18,6 12,8 11,6
T. media (°C) −4,9 −2,4 0,9 5,1 9,0 12,9 13,1 12,3 10,6 5,4 −0,2 −3,7 −3,7 5,0 12,8 5,3 4,8
T. min. media(°C) −14,1 −10,9 −6,9 −2,3 1,8 6,4 7,5 6,9 4,7 −2,2 −9,1 −13,0 −12,7 −2,5 6,9 −2,2 −2,6
Precipitazioni(mm) 0 0 2 4 15 46 93 94 43 6 2 0 0 21 233 51 305
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Ultima modifica: 10/07/2024 22:57:15

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