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il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Lhasa Tibet Breve

1-18 agosto 2024

con AnM e Marco Vasta nel Paese delle nevi

La valle del Kyi Chu

Potala པོ་ཏ་ལ ] Jokhang ཇོ་ཁང་ ] Barkhor ར་སྐོར་ ] Drepung ] Shoton ] Sera སེ་ར་དགོན་པ ] Ganden ] Norbulinka ] Moschee ] Dolma Lhakang ]

 

 

Il nostro viaggio

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Lhasa e la valle del fiume Kyi

 

Alla fine, due anni e quattro mesi dopo che avevo lasciato Goa, e un anno e mezzo dalla nostra partenza da Delly, e dieci mesi interi da quando avevamo lasciato Kascimir, arrivammo, per grazia di Dio, il diciottesimo giorno di marzo 1716,  nella città di Lhasa, capitale di questo Tibet, che già una volta era stata scelta.

Ippolito desideri s.J.

in Petech, Luciano. I Missionari Italiani nel Tibet e nel Nepal.
Parte V–VII, Ippolito Desideri. Roma: Libreria dello Stato. 

 

Edizione 19 novembre 1950
Il Tibet invaso dai comunisti

Malgrado la massiccia opera di modernizzazione promossa dai cinesi, Lhasa (letteralmente ‘Terra degli Dèi’) è tuttora una città delle meraviglie. La prima volta che vedrete il Potala, un palazzo bianco e ocra che domina la città santa, ci verranno i brividi, mentre il vecchio quartiere tibetano, con gli edifici imbiancati a calce, conserva ancora il sapore della tradizione. Ma a sedurre definitivamente i visitatori sono il Jokhang -un mistico connubio di fiammelle tremolanti di lumini alimentati con il burro, profumo di incenso e pellegrini in preghiera- e il circuito devozionale del Barkhor.


Potala e dintorni - Museo Guimet

Al centro del regno di Songtsen si trovava la città di Rasa, il cui nome significava «Città murata», descrizione appropriata per un luogo che era in parte città, in parte fortezza. Era arroccata sulla riva del fiume Kyichu, e la possente catena montuosa del Nye- chen Thangla si stagliava a nord sopra di essa, separandola dal- l'elevato altipiano conosciuto come Changtang, le «pianure settentrionali ». Quando crebbe con la fama e il potere dello tsenpo, Rasa acquistò un nome nuovo e più dignitoso: Lhasa, la «Città divina». La corte dello tsenpo, fedele alla tradizione nomade, si muoveva per il Tibet centrale in grandi accampamenti, ma Lhasa stava divenendo sempre più il cuore del regno.

Oggi i viali trafficati della moderna città cinese fanno sembrare minuscoli i tortuosi vicoli del quartiere tibetano, ma è proprio quest’ultimo che dovreste visitare. A Lhasa non è necessario noleggiare un mezzo di trasporto e in genere le guide vi lasceranno esplorare la città per conto vostro. Se possibile, pianificate un soggiorno di almeno una settimana per avere il tempo di acclimatarvi, visitare le principali attrattive e perlustrare le suggestive viuzze prima di partire in esplorazione del vasto altopiano tibetano.


Il Potala e i principali monumenti di Lhasa e dei suoi dintorni

Questo dipinto topografico costituisce una sorta di mappa del percorso ideale del pellegrino attraverso il Paese delle Nevi. Al centro riconosciamo il Potala, con il Palazzo Bianco - costruito tra il 1645 e il 1648 - e il Palazzo Rosso - costruito tra il 1690 e il 1694. Il monumento mostrato nel quadrante in basso a destra è il Jokhang (1), il tempio più sacro di Lhasa, fondato dal re Songtsen Gampo (c. 610-649). Nella parte superiore della thangka, da sinistra a destra, compaiono le principali città monastiche della scuola Gelug del buddismo tibetano: Drepung (1416) (2), Sera (1419) (3) e Ganden (1409) (4).

 

Lhasa (italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/Lhasa (scarso)

Lhasa (inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/Lhasa_(city


Lhasa, le sfide del cambiamento, testimonianza dagli anni "80 al 2002

immagini dalla conferenza "Il sacco di Lhasa", organizzata da Italia Nostra Milano

Lhasa nei primi anni 80 Lhasa negli anni 90 Lhasa agli inizi degli anni 2000
Lhasa 1986 - 2002  Alloggi e panorami
Hotel Kirey 1986 Lhasa 1996 dal Potala Lhasa 2002 dal Potala
Hotel Kirey 1986 Lhasa 1986 dal Potala  

Hotel Kirey 1986 Lhasa MV © 1986  
Hotel Kirey 1986 Lhasa MV © 1986  
Lhasa MV © 1986 Lhasa MV © 1986  

 

La manifattura tappeti Appunti 1986

 Questo grande laboratorio artigianale è situato in un edificio della strada Yanhe Dong Lu, nei pressi dell'Università del Tibet. Produce i tradizionali tappeti tibetani che sono esportati anche all'estero attraverso il mercato di Canton. La manifattura è più attrezzata di quella che si trova a Gyantse od a Nedong ed è la più grande della Regione Autonoma. Vi sono impiegati circa 180 persone, uomini e donne. Gli operai non usano più la tradizionale distinzione per cui alle donne spetta la ed agli uomini la . I tappeti sono generalmente di piccole dimensioni, con i classici disegni, colori sgargianti, circa 60 nodi per pollice quadrato. La tessitura di tappeti è una produzione da sempre esistita in Tibet ma non è mai stata considerata una vera e propria arte poiché non assolve scopi religiosi. Per colorare le fibre si usano sempre meno i colori naturali e si ricorre a prodotti sintetici.

Ultima modifica: 26/07/2024 23:31:50

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