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Anatolia OccidentaleQuesta è la regione turca meno battuta dalle folle turistiche. A eccezione delle formazioni di travertino di un bianco abbagliante di Pamukkale che brulicano di visitatori, l’Anatolia occidentale è infatti la più interessante destinazione del paese trascurata dalla maggior parte dei viaggiatori. Le grandi città antiche di Sagalassos, Afrodisia e Laodicea si visitano senza le solite moltitudini di persone, l’informale città lacustre di Eğirdir è un’ottima base per le gite in bicicletta e in barca e per le escursioni lungo i boscosi tratti del Sentiero di San Paolo, mentre le rovine rupestri della Valle Frigia riportano all’Età del Ferro e al regno di re Mida. Dopo aver esplorato questo cuore rurale, è giunta l’ora di compiere qualche incursione urbana, come a Bursa, la prima capitale ottomana, dove vi attendono grandiose moschee, vasti bazar e mausolei imperiali; o nell’atmosfera contemporanea del centro studentesco di Eskişehir, con la sua cultura del caffè e il nuovo OMM (Museo Moderno Odunpazarı) dedicato all’arte moderna.
AfrodisiaNell’entroterra anatolico, tra pioppi di epoca romana, verdi campi e uccelli cinguettanti che ne preservano la tranquillità, Afrodisia (₺20; h8-18.30) sorge in posizione remota lontano dalle folle turistiche. Sebbene Afrodisia non possieda singole rovine in grado di competere con quelle del famoso sito archeologico turco di Efeso, lo supera in estensione e anche il suo museo in loco, con molti reperti provenienti dal sito, è stupefacente.
Tra la vegetazione incolta, con alcuni sentieri secondari che
spariscono nei boschi e tra i rovi, con un po’ di fortuna potreste
avere Afrodisia tutta per voi, e vi sembrerà di essere esploratori
in cerca di rovine perdute. La visitaDal parcheggio, una sorta di vagone trainato da un trattore vi trasporterà fino all’entrata del sito, a 500 m di distanza. Consigliamo di seguire innanzitutto il percorso ad anello che tocca le rovine e, una volta asciugato il sudore davanti a un drink, di riservare il (più fresco) museo al chiuso per ultimo. Potete scegliere fra due percorsi, ma quello in senso antiorario descritto di seguito è meno frequentato dagli sporadici gruppi turistici che compaiono a metà mattina. Svoltate a destra accanto al museo e sulla sinistra vedrete la grande casa con pilastri in stile ionico e corinzio. Proseguendo a sinistra, l’elaborato tetrapilo (porta monumentale) una volta accoglieva i pellegrini diretti al Tempio di Afrodite; la ricostruzione visibile oggi è stata realizzata utilizzando l’85% dei blocchi originali. La tomba del professor Kenan T. Erim si trova nel prato. Professore presso la New York University, questo pionieristico archeologo turco sovrintese agli scavi del sito dal 1961 al 1990. Continuate a scendere gli scalini seguendo il sentiero e svoltate a destra per attraversare la distesa erbosa e raggiungere lo stadio, che con i suoi 270 m di lunghezza era uno dei più grandi dell’epoca classica (oggi è anche uno dei meglio conservati): un’enorme struttura con 30.000 posti a sedere (alcuni dei quali erano riservati a personalità importanti o alle corporazioni), invasa dalle erbacce. L’estremità orientale era l’arena dei gladiatori; guardando l’immenso campo, mentre si sta in piedi nelle buie gallerie in pendenza, si può immaginare la paura, l’esaltazione e la scarica di adrenalina che questi antichi guerrieri dovevano percepire nell’affrontare l’imminente morte circondati dal pubblico urlante che chiedeva sangue.
Quello che un tempo era il Tempio di Afrodite, la dea
dell’amore, intorno 500 d.C. fu convertito in basilica: la sua cella
fu rimossa, le colonne furono spostate a formare una navata e fu
aggiunta un’abside. Per questo motivo oggi è abbastanza difficile
immaginare la struttura originale. Nelle vicinanze,
il Palazzo Vescovile è il solenne edificio in cui
dimoravano i governatori romani. Poco oltre il sentiero si biforca e
la diramazione a sinistra conduce al bel bouleuterion (sala del
consiglio) in marmo, conservatosi per A questo punto ritornate al bivio e seguite il cartello che indica il tiyatro (teatro). Percorrendo il sentiero si arriva all’agorà settentrionale, si attraversano poi le Terme di Adriano del II secolo d.C. e si giunge all’agorà meridionale, con una lunga piscina parzialmente riportata alla luce, e al grandioso Portico di Tiberio. Le scale in pietra che risalgono il tumulo di epoca preistorica danno accesso al teatro in marmo bianco, un auditorium da 7000 spettatori completo di palco e sedili, alcuni dei quali con il nome delle personalità a cui erano riservati. A sud-est si estende il vasto complesso delle terme del teatro.
Il sentiero prosegue in discesa fino al Sebasteion: in
origine un tempio dedicato al culto degli imperatori romani di forte
impatto visivo, con un doppio colonnato a tre piani e decorazioni
con fregi ispirati all’antica mitologia greca e alle imprese
dell’imperatore.
PamukkalePamukkale deve la sua fama senza tempo ai travertini di calcite (terrazze), di un bianco accecante, ricolmi delle calde acque ricche di minerali che sgorgano dal sottosuolo dell’altura sopra il villaggio; non a caso il nome di Pamukkale significa infatti ‘Castello di Cotone’ (il termine turco per cotone è pamuk). Proprio in cima alle terrazze di travertino si estendono le disseminate rovine dell’antica città termale romana e bizantina di Hierapolis. Lo status di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO ha favorito l’entrata in vigore di misure a tutela di queste abbaglianti formazioni e al contempo ha posto fine ai giorni in cui si poteva girovagare liberamente tra i terrazzamenti, benché la visita al sito offra tutt’oggi un’unica e rara esperienza che si può vivere solo in Turchia. Durante il giorno le suggestive formazioni di travertino sono invase di turisti dei viaggi organizzati che scendono dagli autobus per fare un veloce bagno nelle pozze naturali e per scattare qualche selfie. Pernottare nel villaggio dà invece l’opportunità di visitare il sito al tramonto e di evitare in parte la folla; oltre a consentire di raggiungere in giornata le belle e poco visitate rovine antiche di Afrodisia e di Laodicea, e di godersi in tutta tranquillità lo stesso villaggio di Pamukkale.
Formazioni di travertinoDichiarata Patrimonio dell’Umanità, questa eterea e bianca distesa di formazioni di travertino che, intervallata dalle pozze turchesi di calde acque termali, digrada lungo il versante dell’altura alle spalle del villaggio crea uno straordinario contrasto con il cielo blu e le verdi pianure sottostanti. Per tutelare questa superficie di calcite unica al mondo, le guardie del parco vigilano che si vada scalzi (o con calzini o ciabatte da piscina), pertanto se avete intenzione di ritornare al villaggio scendendo tra i travertini organizzatevi in anticipo per portarvi dietro il paio di scarpe. Anche se la roccia del crinale sembra tagliente, in realtà il perpetuo scorrere dell’acqua mantiene il suolo per lo più liscio e in alcuni casi appiccicoso, cosicché è assai maggiore il rischio di scivolare che quello di tagliarsi. Per farvi un’idea del tempo necessario a scendere, calcolate che senza fermarsi ci vogliono dai 30 ai 45 minuti di cammino; un’altra cosa utile da sapere è che durante la discesa la costante spinta verso il basso può essere molto stressante per le ginocchia. Sebbene le pozze non siano particolarmente profonde, potreste finire totalmente immersi nelle acque termali. In cima al sentiero c’è uno zampillante canale d’acqua calda che scende lungo le formazioni di travertino, e in questo punto turisti di varie nazionalità si siedono per immergere le gambe. Se non avete un costume da bagno o i pantaloncini, o se semplicemente preferite non bagnarvi troppo, tenete presente che lungo la discesa ci sono molte zone asciutte, il cui numero però varia in funzione del periodo dell’anno; in genere il livello dell’acqua nelle pozze da guadare arriva fino alle ginocchia. I momenti migliori per scendere lungo le formazioni di travertino sono il mattino presto o il tramonto, perché da mezzogiorno alle 16, oltre alla folla, il riverbero dell’intensa luce solare sulla roccia bianchissima è eccessivo.
HierapolisIerapoli (anche Gerapoli o, seguendo il nome greco antico, Hierapolis) Le rovine di questa antica località termale sorgono in posizione spettacolare in cima alle formazioni di travertino di Pamukkale. Fondata come centro terapico intorno al 190 a.C. da Eumene II di Pergamo, prosperò sotto i romani e sotto i bizantini quando la popolazione era composta per lo più da comunità ebree e cristiano ortodosse. In una zona sismica, la città ha subito frequenti terremoti e fu definitivamente abbandonata dopo l’ennesima scossa del 1334. I siti principali da non perdere sono il teatro romano, l’agorà e il museo.
Dalla porta bizantina al Martirio di San Filippo ApostoloEntrando dall’ingresso sud, si attraversa la porta bizantina del V secolo, costruita con blocchi di travertino, marmo e altri materiali, e si oltrepassano le colonne doriche del gymnasium del I secolo, un edificio che rivestiva un ruolo essenziale nel centro terapico di Hierapolis, crollato nel VII secolo in seguito a un terremoto. Proseguite dritto per raggiungere le fondamenta del Tempio di Apollo. Come a Didime e a Delfi, il tempio aveva un oracolo che veniva interpretato da sacerdoti eunuchi. Il suo potere derivava da una fonte vicina chiamata Plutonium (dal nome del dio dell’oltretomba, Plutone). Apparentemente, solo i sacerdoti conoscevano il segreto che consentiva loro di trattenere il respiro tra i fumi tossici provenienti dall’Ade, in grado di uccidere all’istante i piccoli animali e gli uccelli che venivano sacrificati. Il magnifico teatro romano, costruito in varie fasi dagli imperatori Adriano e Settimio Severo, poteva contenere oltre 12.000 spettatori. Il palco è in gran parte ancora visibile, così come i pannelli decorativi e i sedili della prima fila, riservati alle personalità più illustri. Dal teatro, i sentieri in salita portano al meno visitato ma affascinante Martirio di San Filippo Apostolo, un’intricata struttura ottagonale eretta nel supposto luogo del martirio di san Filippo.
Dal teatro ellenistico alla Via di Frontino
Dal Martirio un sentiero accidentato che si snoda lungo il pendio
dell’altura, offrendo fantastiche vedute sul sito e sulle pianure
circostanti, conduce a ovest fino alle rovine del teatro
ellenistico, nella parte alta dell’agorà risalente al II secolo. Una
delle più grandi mai scoperte, l’agorà era circondata su tre lati da
portici in marmo con colonne ioniche e delimitata sul quarto lato da
una basilica. Scendendo lungo il versante e attraversando l’agorà vi ritroverete sul sentiero principale che si snoda sul crinale. Svoltando a destra si imbocca la Via di Frontino, che conserva ancora intatte diverse sezioni dell’originaria pavimentazione e alcune colonne. Un tempo era l’arteria commerciale della città ed era delimitata alle due estremità da archi monumentali. I resti dell’Arco di Domiziano si trovano all’estremità nord della via, e poco dopo l’arco si può ammirare il grande edificio delle latrine.
Sintesi di luoghi e monumenti da Wikipedia, selezionati dalla relazione Luisa Pignari
Ultima modifica: 16/08/2024 19:29:21
dal 4 agosto 2024 |