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La Cappadocia contiene diverse città sotterranee storiche, scavate in una formazione geologica unica. Di solito non sono abitate. Sono state scoperte oltre 200 città sotterranee profonde almeno due livelli nella zona tra Kayseri e Nevşehir, di cui circa 40 con almeno tre livelli. La geomorfologia della zona si presta alla costruzione sotterranea. Il terreno è generalmente asciutto e la roccia di tufo tipica della zona è facile da lavorare. La più antica fonte scritta sulle strutture sotterranee sono gli scritti di Senofonte. Nella sua Anabasi (circa 370 a.C.), scrive che le persone che vivevano in Anatolia avevano scavato le loro case sottoterra, vivendo bene in sistemazioni abbastanza grandi per la famiglia, gli animali domestici e le scorte di cibo immagazzinato. Dopo che la regione cadde in mano agli ottomani, le città furono utilizzate come rifugi (greco: καταφύγια). Ancora nel XX secolo gli abitanti della città, chiamati greci della Cappadocia, utilizzavano ancora le camere sotterranee per sfuggire alle periodiche ondate di persecuzione ottomana. Il linguista di Cambridge Dawkins, che trascorse del tempo nelle città dal 1910 al 1911 mentre scriveva il suo libro sul greco della Cappadocia, scrisse: "[L]'uso di queste come luoghi di rifugio in tempo di pericolo è indicato dal loro nome καταφύγια, e quando giunsero le notizie dei recenti massacri ad Adana [nel 1909], gran parte della popolazione di Axo si rifugiò in queste camere sotterranee e per alcune notti non osò dormire sopra terra.".
Città sotterranea di DerinkuyuDerinkuyu è nota per la sua grande città sotterranea a più livelli, che è una delle principali attrazioni turistiche. Famosa quanto Kaymaklı, Derinkuyu, 10 km a sud di Kaymaklı, è una rete di strette gallerie (alcune delle quali ripide) che collega ampi vani. Il percorso di visita scende di sette livelli (la maggior profondità accessibile ai visitatori). L’enormità della costruzione di Derinkuyu è sorprendente. Sono stati rimossi l’equivalente del volume di oltre 370 piscine olimpiche. L’assenza di questo materiale scavato nelle vicinanze approfondisce l’enigma. Derinkuyu non era solo un rifugio, ma una città sotterranea piena di attività. Si stima che tra le 20.000 e le 60.000 persone possano aver vissuto qui. Un’ingegneria ingegnosa forniva aria e acqua: prese d’aria profonde consentivano la circolazione dell’aria fresca, mentre i pozzi d’acqua assicuravano un approvvigionamento sostenibile di questa risorsa vitale. Turchia. La città conteneva negozi di alimentari, cucine, bancarelle, chiese, frantoi per vino e olio, condotti di ventilazione, pozzi e una scuola religiosa. Derinkuyu è un vero e proprio centro urbano sotto terra: si sviluppa per 85 m di profondità. La parte più antica della città risale all’VIII-VII secolo a.C. ma il centro raggiunse la sua maggiore espansione nell’Alto Medioevo, in epoca bizantina, tra il VII e l’XI secolo d.C. Il complesso, venne utilizzato per nascondersi durante le guerre e le invasioni. La parte più antica venne scavata nella roccia vulcanica tra l’VIII e il VII secolo a.C., quando l’area era controllata dal popolo dei Frigi. Non sappiamo perché queste genti scelsero di costruire questo complesso sotterraneo, ma nella regione della Cappadocia il fenomeno dell’ipogeismo (la costruzione di ambienti scavati nella roccia) ha sempre avuto una grande diffusione fin dalla preistoria. Dai tempi bizantini (IV secolo d.C.) fino al 1923 Derinkuyu era conosciuta dai suoi abitanti greci della Cappadocia come Malakopea (greco: Μαλακοπέα). Nel corso dei secoli, Derinkuyu divenne sempre più grande e complessa, arrivando a svilupparsi su otto livelli e sempre più in profondità, arrivando a 85 metri. Uno degli elementi più grandi e riconoscibili della città è il grande pozzo centrale, largo ben 55 metri, che serviva per la ventilazione del complesso. Il nome stesso della città, in turco vuol dire letteralmente “pozzo profondo”. Derinkuyu raggiunse la sua massima espansione e complessità nel corso dell’Alto Medioevo, al tempo dell’Impero Romano d’Oriente o Impero Bizantino. A partire dal VII secolo d.C., l’aggressiva espansione degli Arabi (guerre arabo-bizantine 780-1180.)aveva portato l’impero a cedere terreno e le terre che oggi fanno parte della Turchia divennero un campo di battaglia in cui i Bizantini cercarono per secoli di difendere il loro impero con le unghie e con i denti prima dagli Arabi e poi dai Turchi. Le popolazioni della Cappadocia, all’epoca cristiane e di lingua e cultura greca, scelsero di difendersi dagli invasori sfruttando la grande quantità di strutture ipogeiche presenti in questa regione rocciosa per nascondersi. Malakopea/Derinkuyu venne espansa, arrivando ad ospitare fino a 20.000 persone, con tanto di impianti di ventilazione, chiese, stalle per gli animali, pozzi, impianti per la spremitura dell’uva e delle olive. Nel momento in cui le entrate venivano sigillate con grandi pietre tonde, gli abitanti della città sotterranea erano totalmente autosufficienti e in grado di mantenersi per un lungo periodo di tempo. Derinkuyu era collegata da un sistema di tunnel lungo quasi 9 km alla vicina città sotterranea, Kaymakli. Anche dopo la fine delle minacce araba e turca Malakopea/Derinkuyu rimase un rifugio per i fuggiaschi. Gli ultimi usi del complesso sotterraneo risalgono alla fine dell’800 e ai primi del ‘900. In questo periodo i tunnel di Derinkuyu vennero usati dalle comunità greche e armene per nascondersi dalle persecuzioni etniche promosse negli ultimi anni dell’Impero Ottomano da parte dei nazionalisti turchi. Nel 1923, dopo il caos della Prima Guerra Mondiale, il collasso dell’Impero Ottomano, la guerra d’indipendenza turca e la nascita della nuova repubblica, Grecia e Turchia siglarono un trattato di pace che comprendeva uno scambio di popolazione. Questo processo provocò una grave crisi migratoria: i musulmani che vivevano nella penisola balcanica avrebbero lasciato la Grecia per trasferirsi in Turchia, e la stessa cosa avrebbero dovuto fare i greci che vivevano nella penisola anatolica, nel Ponto (lungo la costa del Mar Nero) e in Cappadocia. Dopo l’abbandono della regione da parte della popolazione greca, Malakopea/Derinkuyu venne presto dimenticata. La città venne riscoperta per caso nel 1963, quando un uomo che stava ristrutturando la cantina di una casa scoprì che dietro a un muro si celava un tunnel segreto. I sotterranei vennero esplorati negli anni successivi, portando in pochi anni all’apertura al pubblico. Ad oggi, pur non essendo del tutto esplorata, Derinkuyu è uno dei siti archeologici più noti e visitati della Cappadocia.
La visitaGrazie a una pianta della città, riuscirete a comprendere nel migliore dei modi la sua labirintica struttura. In questo modo riuscirete anche a orientarvi nel modo migliore in questo luogo. La città sotterranea di Derinkuyu Cappadocia si snoda per oltre 85 m di profondità e ha 18 livelli, di cui oggi unicamente 11 sono visitabili. Al suo interno sono presenti dormitori, abitazioni, stalle per gli animali, magazzini per lo stoccaggio dei prodotti alimentari, condotti per permettere la corretta areazione e bagni. Era presente proprio tutto il necessario per consentire ai suoi abitanti di passare qui anche molti mesi, senza dover avere la necessità di uscire. Ciò era reso possibile soprattutto, oltre che al sistema che manteneva l’areazione senza però far uscire tracce di fumo dalle cucine non svelando così la posizione, anche dal pozzo che conservava grandi riserve di acqua. Veniva infatti prelevata direttamente da una falda che si trova proprio al di sotto di questo villaggio troglodita. Anche se in passato i labirintici corridoi erano appositamente creati per disorientare i nemici, facendoli perdere all’interno dei cunicoli e sigillando gli stretti passaggi con porte di pietra a macina dal peso di oltre 200 kg, oggi è impossibile perdersi all’interno della città sotterranea. Infatti, è possibile visitare autonomamente il sito grazie alle varie indicazioni presenti prima dei tunnel. I segnali rossi stanno infatti a indicare il percorso per entrare e le frecce blu sono da seguire se desideriamo uscire. Comunque, anche se una visita da soli al suo interno non è pericolosa ed è pieno di telecamere che permettono alla sicurezza di individuare la nostra posizione in caso di necessità, vi consigliamo di farvi accompagnare in questa avventura da una guida esperta.
L’ingresso/L’uscitaAll’ingresso del sito, che coincide con la sua uscita e la biglietteria, è possibile trovare bancarelle dove acquistare prodotti locali e souvenir, portando in questo modo a casa un ricordo indelebile della vostra visita alla città sotterranea. Inoltre, sono anche presenti i servizi igienici e alcuni bar. Vi ricordiamo, inoltre, che all’interno della struttura non sono presenti servizi e non sarà possibile consumare cibi.
I principali ambienti della città sotterraneaI tunnel all’interno della città si snodano per chilometri, collegando tra di loro i vari ambienti dislocati su più livelli, arrivando in profondità nel sottosuolo. All’interno di queste stanze, alcune più grandi e altre piccole, è possibile osservare antichi dormitori e anche una chiesa e una scuola adibita all’insegnamento della religione oltre a cucine e magazzini per conservare al meglio le scorte di cibo. È necessario percorrere molti tunnel in posizioni poco comode, chinandosi molto. Per questa ragione la visita è sconsigliata a chi ha dei problemi di deambulazione o soffre di claustrofobia. Inoltre mi auguro di non trovare nessuno che arriva dalla direzione opposta negli stretti tunnel! Essendo sottoterra per molti metri e dotata di un condotto di areazione, all’interno della città sotterranea vi consiglio di portare con una felpa, in quanto la temperatura sarà sempre più bassa di quella esterna, soprattutto scendendo di molti livelli. Gli ambienti della città sotterranea si snodano a loro volta in vari cunicoli, collegando e disorientando allo stesso tempo i visitatori. Città sotterranea di Kaymaklı
La città sotterranea di Kaymakli (in turco: Kaymaklı; in greco cappadocio: Ανακού) è contenuta nella cittadella di Kaymakli nella regione dell'Anatolia centrale. Aperto per la prima volta ai turisti nel 1964, il villaggio si trova a circa 19 km da Nevşehir, sulla strada Nevşehir-Niğde. L'antico nome era Enegup. Le grotte potrebbero essere state costruite per la prima volta nella morbida roccia vulcanica dai Frigi, un popolo indoeuropeo, nell'VIII-VII secolo a.C., secondo il Dipartimento della cultura turco. Quando la lingua frigia si estinse in epoca romana, sostituita dal greco, a cui era imparentata, gli abitanti, ora convertiti al cristianesimo, ampliarono le loro caverne aggiungendo cappelle e iscrizioni greche. Questa cultura è talvolta indicata come greco cappadoce. La città fu notevolmente ampliata e approfondita nell'era romana orientale (bizantina), quando fu utilizzata per proteggersi dalle incursioni arabe musulmane durante i quattro secoli di guerre arabo-bizantine (780-1180). La città era collegata alla città sotterranea di Derinkuyu attraverso chilometri di tunnel. Alcuni reperti scoperti in questi insediamenti sotterranei appartengono al periodo bizantino medio, tra il V e il X secolo d.C. Queste città continuarono ad essere utilizzate dagli abitanti cristiani come protezione dalle incursioni mongole di Tamerlano nel XIV secolo. Dopo che la regione cadde nelle mani dei turchi selgiuchidi di Persia, le città furono utilizzate come rifugi (greco: καταφύγια, romanizzato: kataphúgia) dai governanti musulmani turchi, e ancora nel XX secolo gli abitanti, ora chiamati Rûm ('Romani orientali') dai loro governanti turchi ottomani, utilizzavano ancora le città sotterranee per sfuggire alle periodiche ondate di persecuzione ottomana. Richard MacGillivray Dawkins, un linguista di Cambridge che ha condotto ricerche sui greci della Cappadocia nella zona dal 1909 al 1911, ha registrato che nel 1909, quando giunse la notizia dei recenti massacri di Adana, gran parte della popolazione di Axo si rifugiò in queste camere sotterranee e per alcune notti non osò dormire all'esterno. Quando gli abitanti cristiani (Rûm) della regione furono espulsi nel 1923 nello scambio di popolazione tra Grecia e Turchia, i tunnel furono abbandonati. Le abitazioni sono scavate attorno ai quasi cento tunnel. I tunnel sono ancora oggi utilizzati come aree di stoccaggio, stalle e cantine. La città sotterranea di Kaymakli differisce da Derinkuyu in termini di struttura e disposizione. I tunnel sono più bassi, più stretti e più ripidi. Dei quattro piani aperti ai turisti, ogni spazio è organizzato attorno a pozzi di ventilazione. Ciò rende la progettazione di ogni stanza o spazio aperto dipendente dalla disponibilità di ventilazione. Attualmente solo una frazione del complesso è aperta al pubblico. In epoca romana, gli abitanti erano prevalentemente cristiani, ciò lo si può notare da alcune caverne convertite in chiese, che presentano inoltre anche alcune iscrizioni in greco. In seguito la città venne ampliata, aggiungendo altri livelli e scavando ancora più in profondità durante l’epoca bizantina. In questo momento storico venne utilizzata principalmente dalla popolazione della zona per sfuggire alle numerose invasioni dei musulmani arabi che si succedettero tra il 780 e il 1180, durante le guerre arabo-bizantine. La città sotterranea presenta 8 livelli, di cui solo 4 visitabili oggi. Durante gli scavi di restauro e conservazione all’interno del sito, gli studiosi hanno ritrovato alcuni reperti risalenti alle popolazioni che s’insediarono in questa città sotterranea durante il periodo bizantino medio, che va dal V secolo e il X secolo d.C.. Anche durante il XIV secolo, la "città" continuò a essere utilizzata, per sfuggire alle incursioni di Tamerlano. Anche in seguito alle numerose invasioni turche, e quando la Penisola Anatolica fu presa dai selgiuchidi turchi provenienti dalla Persia, questa città e le altre sotterranee presenti sul territorio vennero utilizzate come rifugi. Fino al XX secolo i governanti turchi musulmani si nascosero al loro interno e i suoi abitanti vennero chiamati romani orientali dagli ottomani turchi, che ancora si nascondevano in queste città per sfuggire alle persecuzioni. Fu solo nel 1923 che queste città sottoterra vennero definitivamente abbandonate, quando ci fu lo scambio tra la popolazione turca e quella greca; basato non sull’etnia e la lingua, ma principalmente sull’identità religiosa. Questo avvenimento, reputato dagli storici come una pulizia etnico-religiosa, coinvolse gli abitanti dell’Anatolia e i cristiani ortodossi. La città sotterranea divenne nel 1985 Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Una visita al suo interno ci dà la possibilità di osservare come le popolazioni che si sono alternate su queste terre vivessero nel passato, all’interno di questo incredibile villaggio che si sviluppa per ben 8 livelli scendendo in profondità. Durante la visita possiamo visitare unicamente i primi 4 piani, che scendono all’incirca per una ventina di metri. In questi ambienti sono presenti stalle, magazzini per conservare i raccolti, che vengono utilizzati ancora tutt’oggi da chi intorno a questo sito ha costruito le proprie abitazioni, ma anche chiese, dormitori e cucine. Aggirandovi per questi labirintici tunnel sotterranei potrete notare dei grandi portali rotondi, utilizzati per sigillare i vari passaggi. Visitare autonomamente il sito di Kaymakli è semplice, seguendo le frecce rosse per scendere e quelle blu per uscire, ma vi consigliamo di farvi condurre alla scoperta della città da una guida esperta. In questo modo, potrete scoprire al meglio i suoi segreti e le varie funzioni di ogni ambiente. Grazie a una pianta dettagliata della città sotterranea, ci è possibile vedere una sezione di questo villaggio troglodita che si sviluppa in profondità tramite dei labirintici tunnel, comprendendo il miglior modo per orientarci al suo interno. Prima di avventurarci in questa città sotterranea, è importante sapere che i tunnel al suo interno sono molto più bassi e ripidi di quelli di Derinkuyu, per questa ragione la visita è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o ha problemi motori. Le due città, inoltre, sono collegate da un tunnel chiuso ai visitatori, di circa 9 km; per visitarle entrambe in un giorno però è sufficiente fare pochi minuti in autobus o auto. 1. Primo PianoIntorno all’ingresso della città sotterranea, negli anni, è stato costruito un vero e proprio villaggio, che ancora oggi utilizza i magazzini al suo interno per la conservazione dei prodotti agricoli. Una stalla si trova al primo piano. Le piccole dimensioni della stalla potrebbero indicare che altre stalle esistono nelle sezioni non ancora aperte. A sinistra della stalla c'è un passaggio con una porta di macina. La porta conduce in una chiesa. A destra delle stalle ci sono delle stanze, forse degli spazi abitativi., inoltre le piccole dimensioni di questo ambiente fanno ipotizzare che potrebbero esserci ulteriori stalle sotterranee non ancora scoperte. A sinistra di questo spazio è presente uno stretto passaggio, dove si trova una porta rotonda di pietra, oggi aperta, che conduce alla chiesa. Sulla destra del tunnel possiamo invece osservare degli ambienti che venivano utilizzati come aree comuni. Secondo la gerarchia, le persone più benestanti occupavano i piani superiori della città sotterranea. 2. Secondo PianoSituata al secondo piano c'è una chiesa con una navata e due absidi. Di fronte alle absidi c'è un fonte battesimale e sui lati lungo le pareti ci sono delle piattaforme per sedersi. I nomi delle persone contenute nelle tombe qui coincidono con quelli situati accanto alla chiesa, il che supporta l'idea che queste tombe appartenessero a persone religiose. Il livello della chiesa contiene anche alcuni spazi abitativi. 3. Terzo PianoScendiamo ulteriormente attraverso gli stretti tunnel, quasi chinandoci per riuscire a passarci attraverso, e raggiungiamo il terzo livello di questa fantastica città sotterranea della Cappadocia. Tra i tanti ambienti presenti a Kaymakli, è possibile visitare in questo complesso ipogeo anche i suoi depositi, utilizzati in passato come cucine. Qui, in base agli utensili rinvenuti durante le prime esplorazioni, veniva prodotto olio e anche vino. All’interno di questo piano è presente anche dell’andesite, com’è possibile osservare nella sua struttura in rilievo su alcune pareti: una roccia di origine vulcanica di medio valore, molto simile al basalto. I popoli che vivevano nelle città sotterranee utilizzavano l’andesite per la lavorazione a freddo del rame e per la sua formatura, dando così prova già al tempo di grandi competenze metallurgiche. Questa pietra che possiamo osservare sul pavimento, presenta ben 57 fori, potendola così usare come crogiuolo per alcune lavorazioni di questo metallo, che veniva martellato al suo interno con delle grandi pietre. Una notevole formazione di blocchi di andesite (una roccia vulcanica) con diversi fori, utilizzata a Kaymakli per la lavorazione a freddo del rame. Il terzo piano contiene le aree più importanti del complesso sotterraneo: magazzini, frantoi per vino o olio e cucine. Il livello contiene anche un notevole blocco di andesite con texture in rilievo. Di recente è stato dimostrato che questa pietra veniva utilizzata per la formatura a freddo del rame. La pietra è stata ricavata da uno strato di andesite all'interno del complesso. Per poter essere utilizzata in metallurgia, sono stati scavati cinquantasette fori nella pietra. La tecnica consisteva nell'inserire il rame in ciascuno dei fori (circa 10 centimetri di diametro) e poi martellare il minerale in posizione. Il rame veniva probabilmente estratto tra Aksaray e Nevşehir. Questa miniera era utilizzata anche da Aşıklı Höyük, l'insediamento più antico nella regione della Cappadocia. 4. Quarto PianoL'elevato numero di magazzini e aree per giare di terracotta al quarto piano indica una certa stabilità economica. Kaymakli è uno degli insediamenti sotterranei più grandi della regione. L'ampia area riservata allo stoccaggio in un'area così limitata sembra indicare la necessità di supportare una grande popolazione nel sottosuolo. Scendiamo ancora di un livello, sempre attraversando in modo non proprio confortevole i cunicoli di Kaymakli, e giungiamo al quarto e ultimo livello che ci è concesso raggiungere durante la nostra visita. Questo piano era usato come magazzino e cantina, per la raccolta dei vari vasi di terracotta, che per i popoli di queste terre era un bene fondamentale per la conservazione degli alimenti. Da questo piano, inoltre, possiamo osservare nel modo migliore il pozzo di ventilazione; che ha una lunghezza di circa 80 metr.
Altre città sotterranee
Città sotterranea di GaziemirCirca 18 km a est di Güzelyurt, nei pressi della strada per Derinkuyu, in questa città sotterranea si possono vedere chiese, una cantina con botti di vino, magazzini per il cibo, hamam e tandir (tandoori...) (forni d’argilla). I resti di ossa di cammello e gli appigli nella roccia per legare gli animali inducono a pensare che la città fosse usata anche come caravanserraglio.
Città sotterranea di ÖzlüceGirate a destra subito dopo essere entrati nel villaggio di Kaymaklı da nord e dirigetevi verso il piccolo villaggio di Özlüce, 7 km oltre. Più modesta e meno profonda, è una città sotterranea indicata per chi soffre di claustrofobia dato che si visita senza allontanarsi mai troppo dall’uscita. Sobesos Antik KentiL'antica città di Sobesos è presso villaggio di Şahinefendi, a 23 km da Ürgüp. Dopo aver notato ed esaminato per caso alcune rovine intorno al villaggio, si è capito che qui c'era un'antica città e gli scavi sono stati avviati dalla Direzione del Museo di Nevşehir nel 2002. Venne fondato nel punto iniziale della valle di Soğanlı, su un terreno vulcanico, in una posizione strategicamente sicura e su un terreno fertile. Sebbene quando fu scoperta per la prima volta si pensasse che fosse la capitale del regno della Cappadocia , questa affermazione fu abbandonata perché non furono trovati reperti che lo dimostrassero. Nel 2002, i cacciatori di tesori si sono imbattuti nell'antica città di Sobesos, rivelando un insediamento romano unico in Cappadocia. Questa scoperta, nei pressi del villaggio di Şahinefendi, ha segnato una scoperta significativa, poiché Sobesos è l'unica città romana conosciuta nella regione. Gli scavi del sito, sebbene intermittenti a causa di vincoli di finanziamento, hanno portato alla luce strutture notevoli che offrono spunti sul suo contesto storico e culturale. Gli scavi di Sobesos hanno portato alla luce diverse strutture chiave, ciascuna delle quali svolgeva funzioni distinte durante il periodo romano. Le Terme Romane, dotate di un sofisticato sistema di ipocausto, mettono in luce le avanzate capacità ingegneristiche dei Romani. Questo sistema forniva sia riscaldamento a pavimento che centralizzato, assicurando un ambiente caldo nello stabilimento balneare. Adiacente a questo c'era l'Agorà, un mercato all'aperto dove la gente del posto commerciava beni come frutta, verdura e tessuti. Un'altra scoperta significativa è stata il Bouleterion. Questo edificio in pietra di forma quadrata funzionava in modo simile alle moderne legislature, sottolineando l'importanza amministrativa della città. La Basilica, ornata da squisiti mosaici raffiguranti simboli della croce, si distingue per la sua maestria artistica. Questi mosaici sono tra i più raffinati della regione e riflettono l'ambiente religioso e culturale dell'epoca. La struttura e i manufatti della città suggeriscono una vivace vita comunitaria incentrata sul commercio, sul governo e sulla religione. Il cimitero che circonda la basilica, con alcuni resti esposti nel Museo all'aperto di Goreme, aggiunge uno strato di connessione umana alla narrativa archeologica. Questi elementi dipingono collettivamente l’immagine di una vivace città romana, profondamente intrecciata con le più ampie correnti storiche del periodo tardo romano. Sobesos offre una finestra unica sull'era romana in una regione prevalentemente nota per le sue storie bizantine e cristiane. La posizione strategica della città vicino al torrente Damsa e la sua terra fertile la rendevano un insediamento ideale. La scoperta di Sobesos arricchisce la nostra comprensione delle diverse influenze culturali che hanno plasmato la Cappadocia nel corso dei secoli. Nonostante la sua importanza storica, Sobesos deve affrontare sfide, principalmente a causa delle limitate opportunità di scavo. Gli archeologi possono condurre ricerche sul campo solo per tre mesi ogni due anni, rallentando il ritmo della scoperta e della conservazione. Maggiori finanziamenti e attenzione internazionale potrebbero accelerare questi sforzi, svelando potenzialmente di più sui segreti di questa antica città. L'antica città di Sobesos è una testimonianza dell'influenza romana in Cappadocia. I suoi resti architettonici e culturali offrono preziosi spunti sul passato, rendendolo un sito cruciale sia per gli studiosi che per i visitatori interessati alle civiltà antiche. Mentre gli scavi proseguono, anche se lentamente, Sobesos probabilmente rivelerà ancora di più sull'impronta romana in questa regione ricca di storia. Durante gli scavi effettuati tra il 2002 e il 2005 sono stati portati alla luce i seguenti resti, datati al IV secolo d.C.: Camera sepolcrale : è stata ritrovata con un corpo maschile sepolto con un sudario all'interno. Bagno Cappella: datata al VI secolo. Si pensa che, inizialmente utilizzato come residenza, in seguito iniziò ad essere utilizzato come cappella e fu costruito da uno dei potenti aristocratici della Cappadocia.Tra i reperti rinvenuti durante gli scavi, molto suggestivi sono i mosaici pavimentali risalenti a 1500 anni fa. Questi mosaici contengono motivi con svastica , croce , meandro, stella a otto punte e treccia. È realizzato con maestria artigianale utilizzando pietre colorate e vetro. Fonti:
Home to 20,000, But Who Built it? The Underground City of Derinkuyu in https://www.ancient-origins.net/ The Truth About Derinkuyu, An Ancient Underground City in www.grunge.com Ricki Thelen, Exploring Derinkuyu Underground City In Turkey – Everything You Need To Know , - September 9, 2023 Senofonte, Anabasi.
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