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Ürgüp, Göreme e dintorni

1-16 settembre 2024

con AnM e Marco Vasta in Anatolia


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Goreme

Museo a cielo aperto

Valle delle Rose (escursione a piedi)

Valle di Ihlara     (ecursioni a piedi)

Selime

Città sotterranea di Kaymaklı

 

Fonti:

Selime: https://www.cappadociahistory.com/post/selime-castle 

 

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Göreme

Circondato da un’epica distesa di ondulate valli lunari, lo straordinario villaggio color del miele scavato nelle pareti rocciose è ormai cresciuto rispetto alle sue radici di borgo agricolo. Fulcro del turismo in Cappadocia, Göreme è ora un villaggio di tortuosi vicoli sui versanti collinari che sono costellati di boutique hotel rupestri in grado di offrire vedute sublimi alla clientela, mentre la breve strada ‘del centro’ è un susseguirsi di ristoranti e pacchiani negozi di souvenir. Al
giorno d’oggi, l’elemento di maggior richiamo sono i voli panoramici in mongolfiera, eppure la surreale bellezza della zona si coglie meglio tenendo i piedi a terra. In estate il numero di visitatori presenti nel villaggio può essere esasperante, tuttavia in qualsiasi direzione si lasci l’abitato ci si immerge in paesaggi da fiaba e si incontrano chiese rupestria ogni angolo.

 

Museo a Cielo Aperto di Göreme

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il Museo a Cielo Aperto di Göreme è una tappa irrinunciabile di un viaggio in Cappadocia. L’incantevole insieme di chiese, cappelle e monasteri scavati nella roccia, a circa 1 km in salita dal centro del villaggio, era in origine un rilevante insediamento religioso bizantino, abitato da una piccola comunità formata da una ventina di monaci, che a partire dal XVII secolo divenne un luogo di pellegrinaggio.

Fiore all’occhiello del museo è la Chiesa Oscura, per la quale è richiesto un biglietto d’ingresso supplementare. Dalla biglietteria seguite il sentiero acciottolato fino alla Cappella di San Basilio (Aziz Basil Şapeli), dell’XI secolo e dedicata a uno dei santi più importanti della Cappadocia, originario di Kayseri. Nella camera principale, san Basilio è raffigurato sulla sinistra, mentre a destra si notano una croce maltese e le figure di san Giorgio e san Teodoro che uccidono un drago (sbiadito), simbolo del paganesimo. A destra dell’abside è rappresentata Maria con il Bambino, raffigurato con una croce nell’aureola. Nei pressi si trova la Cappella di Santa Barbara (Azize Barbara Şapeli), che secondo alcuni storici fu scavata dai soldati bizantini nell’XI secolo e che è dedicata alla loro santa patrona, raffigurata sulla sinistra appena entrati.

Alzate lo sguardo verso il soffitto per vedere le decorazioni in ocra rossa: quella al centro potrebbe rappresentare l’Ascensione, mentre la strana creatura visibile sopra la raffigurazione di san Giorgio, sulla parete più lontana, potrebbe essere un drago, con le due croci generalmente usate come armi per uccidere la bestia.

Oltre la Cappella di Santa Barbara, il vicolo scende fino alla Chiesa della Mela (Elmalı Kilise), con colonne e nove cupole, che tra le decorazioni in ocra rossa conserva colorati affreschi ben preservati e di bella fattura raffiguranti scene tratte dalla Bibbia. L’Ascensione è dipinta sopra la porta, mentre il Cristo Pantocratore è raffigurato nella cupola centrale della chiesa. Si pensa che il nome della chiesa sia riconducibile alla presenza di un melo che cresceva nelle vicinanze oppure a un’errata interpretazione del globo tenuto in mano dall’arcangelo Gabriele, nella terza cupola.

Salendo si arriva alla Chiesa del Serpente (Yılanlı Kilise), chiamata anche Chiesa di Sant’Onofrio, dove l’onnipresente drago nemico di san Giorgio sta ancora passando un’altra brutta giornata. Per aggiungere al danno (mortale) anche la beffa, il drago qui raffigurato è stato pure scambiato per un serpente, da cui il nome della chiesa. L’ermetica figura dell’ermafrodita sant’Onofrio è rappresentata sulla destra con una foglia di palma a coprire i genitali. Di fronte, il personaggio accanto a Gesù è uno dei finanziatori della chiesa.

Procedendo ancora un po’ lungo il sentiero si incontrano la piccola Cappella del Pantocratore e la Cappella Senza Nome (İzimsiz Şapel), con le loro semplici decorazioni a motivi geometrici e le croci maltesi in ocra rossa, oltre a una serie di grotte che si suppone servissero quali refettorio e cucina, con un tavolo scolpito nella roccia in una caverna.

Nel punto più alto del percorso, e raggiungibile risalendo lungo una galleria, la Chiesa Oscura (Karanlık Kilise, straordinaria e ricca di affreschi, è la chiesa più famosa del museo.

Il suo nome deriva dal fatto che in origine aveva pochissime finestre, ma per fortuna la scarsa luce ha conservato i vividi colori degli affreschi, tra cui il Cristo Pantocratore, la Natività, la Trasfigurazione, il tradimento di Giuda e la Crocifissione. La chiesa è stata sottoposta a costose opere di restauro e il supplementare biglietto d’ingresso richiesto è un tentativo di limitare il numero di visitatori per proteggerne gli affreschi.

Poco oltre la Chiesa Oscura, la piccola Cappella di Santa Caterina (Azize Katarina Şapeli) custodisce affreschi raffiguranti san Giorgio, santa Caterina e la deesis (Cristo benedicente seduto tra la Vergine e san Giovanni Battista).

Il Monastero Rahibeler (delle Monache) è ai piedi del versante, poco prima di far ritorno alla zona d’ingresso. In origine era alto diversi piani e gli storici hanno ipotizzato che durante l’XI secolo fosse abitato da una piccola comunità di monache. Oggi tutto ciò che ne resta è l’ampia e spoglia sala del refettorio e, saliti alcuni gradini, una piccola cappella con affreschi di modesto interesse; l’intera struttura rocciosa è transennata a causa del rischio frane.

 

Usciti dal Museo a Cielo Aperto non dimenticate di attraversare la strada per visitare la Chiesa della Fibbia (Tokalı Kilise), 50 m più in basso in direzione di Göreme e accessibile con il medesimo biglietto. Si tratta di una delle chiese più grandi e più belle di Göreme, con una cappella sotterranea e un favoloso ciclo di affreschi restaurati, più narrativo che liturgico. Vi si accede dalla ‘vecchia’ cappella risalente al X secolo, traversando una sala dal soffitto a botte con affreschi raffiguranti la vita di Cristo. Alle sue spalle, la chiesa ‘nuova’ (in realtà edificata meno di un secolo dopo) è anch’essa decorata con affreschi ispirati a un tema simile. Anticamente le cavità nel pavimento ospitavano alcune tombe, che furono portate via dai greci cristiani durante lo scambio di popolazione tra Grecia e Turchia.

Tenete presente che all’interno di tutte le chiese è vietato scattare fotografie.

 

Valle di Güllüdere (delle Rose)

I sentieri che si snodano nella Güllüdere Vadısı (Valle delle Rose) sono facilmente accessibili per chiunque e permettono di ammirare i camini delle fate (formazioni rocciose) più belli di tutta la Cappadocia. Oltre a ciò, lungo il percorso si possono vedere le leggendarie e poco visitate chiese rupestri, ricche di frammenti di affreschi e di intricate decorazioni, che sono state ricavate all’interno dei camini delle fate. Se hai tempo per esplorare a piedi una sola valle della Cappadocia, consiglio di scegliere questa.

Seguendo le indicazioni dall’inizio del sentiero che si addentra nella Valle delle Rose si arriva alla Kolonlu Kilise (Chiesa delle Colonne), dall’anonima facciata rocciosa; per raggiungerla prendi il sentiero che attraversa il frutteto e passate sul ponticello sul canale.

Una volta entrati nella cupa camera più bassa, sali la scala e vi ritroverai in una navata di pietra bianca costellata di robuste colonne scolpite nella roccia.

Ritornato indietro attraverso il frutteto e seguiil sentiero principale fino alla Haçlı Kilise (Chiesa della Croce), dove i tavoli all’aperto e all’ombra del Caffè della Chiesa della Croce, appena più in basso dell’ingresso, offrono una scusa perfetta per fare una pausa.

La chiesa, a cui si accede da una traballante scala in legno, ha affreschi risalenti al IX secolo nell’abside e una grande croce scolpita sul soffitto.

Procedendo verso nord il sentiero si biforca e la diramazione a destra conduce alla Üç Haçlı Kilise (Chiesa delle Tre Croci), con stupefacenti rilievi a soffitto e affreschi danneggiati raffiguranti Cristo in trono.

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Valle di Ihlara (Ihlara Vadısı)

A sud-est di Aksaray, la Valle di Ihlara si dispiega con la sua stretta gola tra campi ricoperti di stoppie. Un tempo chiamata Peristrema, la valle era uno dei più amati luoghi di ritiro dei monaci bizantini, a cui si deve la realizzazione delle chiese rupestri alla base delle torreggianti pareti rocciose. Oggi offre una delle passeggiate più belle al mondo.

Seguire il corso del fiume Melendiz, tra i ripidi e frastagliati versanti, che serpeggia tra chiese affrescate, cumuli di massi e la folta vegetazione in cui risuonano i canti degli uccelli e il gracidio delle rane, è un’esperienza indimenticabile. Il paesaggio più suggestivo che si può apprezzare lungo il sentiero è il tratto tra il Selime e Belisırma, mentre la maggior parte delle chiese si concentra tra Belisırma e l’ingresso dell’Ihlara Vadısı Turistik Tesisleri. Nel mese di maggio i primaverili fiori di campo tappezzano il fondo valle e Ihlara dà il meglio di sé.

 

L’escursione nell’intera Valle di Ihlara (Ihlara Vadısı; incluso il Monastero di Selime lungo il sentiero che parte dal villaggio di Ihlara e giunge a Selime offre l’occasione di trascorrere una bucolica giornata all’aperto.

Per lo più i visitatori ne compiono solo un breve tratto per visitare la maggioranza delle chiese, entrando dai 360 gradini della biglietteria dell’Ihlara Vadısı Turistik Tesisleri (Centro Turistico della Valle di Ihlara) e uscendo a Belisırma. Questo significa che la restante parte del sentiero è beatamente tranquilla, e potreste incontrare soltanto i contadini che coltivano i loro campi e i pastori che pascolano i loro greggi.

Gli altri ingressi si trovano nel villaggio di Ihlara, a Belisırma e a Selime. Considerando anche il tempo necessario per visitare le chiese lungo il percorso, i tempi di percorrenza sono indicativamente di un’ora dal villaggio di Ihlara alla scalinata dell’Ihlara Vadısı Turistik Tesisleri, un’ora e mezza dal centro turistico a Belisırma, e un’altra ora da Belisırma a Selime (totale 3h30').

Per affrontare l’intero tragitto è bene partire di buon mattino, soprattutto in estate, quando occorre anche proteggersi dal sole cocente. Lungo il fondovalle vari cartelli riportano le indicazioni per le chiese.

 

Kokar Kilise (Chiesa Profumata)

Ha alcuni favolosi affreschi interni, a partire dalla Natività e la Crocifissione, risalenti al IX e all’XI secolo.

 

Ağaçaltı Kilise (Chiesa di Daniel Pantonassa)

Questa chiesa dalla pianta a croce è famosa per lo splendido affresco dell’Ascensione a soffitto in ottimo stato di conservazione.

 

Sümbüllü Kilise (Chiesa del Giacinto)

Conserva qualche affresco, tuttavia l’elemento più caratterizzante è la semplice ma elegante facciata.

 

Yılanlı Kilise (Chiesa del Serpente)

Sebbene molti affreschi siano danneggiati, è possibile riconoscere quello in cui sono rappresentate le punizioni riservate ai peccatori; in particolare, il serpente a tre teste con un peccatore in ciascuna bocca e le donne con le pinze ai capezzoli, colpevoli di non avere allattato i propri bambini.

 

Poco oltre la chiesa dei serpenti c'è un'area ristoro attrezzata con  tavoli

Simone Petralli © agosto 2024

 

Kırk Dam Altı Kilise (Chiesa di San Giorgio)

Gli affreschi presentano vaste porzioni ricoperte da graffiti, ma sono ancora notevoli; sopra l’ingresso è possibile individuare la figura di san Giorgio su un cavallo bianco nell’atto di uccidere un serpente a tre teste.

 

Direkli Kilise (Villaggio di Belisırma)

Chiesa dalla pianta a croce, con quattro colonne e interessanti affreschi di santi parzialmente conservati. La grande camera adiacente era in origine articolata su due piani, come dimostrano i resti dei gradini e i fori delle travi di sostegno visibili nelle pareti. Si trova nel villaggio di Belisırma, in prossimità del principale sentiero della Valle di Ihlara; un cartello vicino alla biglietteria all’imbocco del sentiero indica la strada per giungere all’ingresso.

 

Bahattın’ın Samanlığı Kilise (Chiesa del Granaio di Bahattın

Nel villaggio di Belisırma. Sulla parete dove si trova il villaggio di Belisırma, nelle vicinanze della Direkli Kilise, questa piccola chiesa ospita alcuni affreschi deturpati, raffiguranti scene della vita di Cristo. La chiesa prende il nome da un abitante del posto che era solito utilizzarla come magazzino per le granaglie.

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sotto: camminata circolare


Selime e il suo monastero e castello (cathedral)

Sotto: percorso tracciato da Semih Çalışkan e seguito dal gruppo coordinato da Simone Petralli.
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Numerose immagini del percorso.

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sopra: Castello di Selime o Cattedrale

Sopra: Sala 1

Interno

Interno

Interno

Interno

Sopra: Basilica ed abside

Geologia

Selim; è uno dei camini del vulcano del monte Hasan 3258 m, del monte Melendiz 3000 m, del monte Göllü 2650 m, che divenne attivo circa 10 milioni di anni fa nel periodo del Miocene superiore. Si tratta di una regione dove il materiale precursore sono i tufi freddi che escono e ricoprono una vasta area, poi i tufi che vengono a contatto con il calore vulcanico, e poi i materiali che sgorgano dai crateri e si diffondono sulla pianura e formano uno strato di un certo spessore, è qui. Gli eventi naturali che si sono verificati nel corso di molti milioni di anni "l'erosione; i terremoti, la differenza di temperatura annuale, la neve, la pioggia, il vento e il [[ruscello Melendiz] che passa nelle vicinanze]] hanno fornito a questa regione un magnifico aspetto naturale.

C'è molta confusione sul c.d. monastero di Selime. La guida Lonely Planey ne accenna brevemente all'interno della Valle di Ihlara (Ihlara Vadisi). Su GMaps sono indicati due punti differenti chiamati Castello (o Cattedrale) e Monastero (Selime Monastir). La confusione nasce dalle denominazioni differenti in lingua inglese ed italiana. La miglior descrizione è: www.cappadociahistory.com/
post/selime-castle
.

Il monastero è una stupefacente struttura rupestre che comprende una grande cucina con un altissimo camino, tre chiese, stalle con mangiatoie ricavate nella roccia e altre tracce della vita condotta nell’antichità.

Selime è un vjllaggio (belde) e un comune nel distretto di Güzelyurt, nella provincia di Aksaray. La sua popolazione è di 1.796 abitanti (2021).

In questi camini delle fate vivevano i cristiani in fuga dai romani. Quando il cristianesimo fu accettato a Roma, qui furono costruite chiese e cattedrali. C'è un castello su una collina. i bizantini combatterono Ali Pasha della dinastia selgiuchide in questo castello. Ali Pasha divenne un martire. Per lui fu costruita la tomba di Selime.

 

Il castello di Selime è il più grande e elaborato complesso di grotte della Cappadocia. L'insediamento bizantino a più livelli comprende un'enorme cucina, due sale, una chiesa basilicale e altre stanze scolpite attorno a due cortili adiacenti. Le dimensioni enormi e la posizione prominente indicano l'importanza del castello di Selime, che fu costruito nel 900.

 

Il castello di Selime (in turco, Selime Kalesi) si trova tra i villaggi di Selime e Yaprakhisar, all'estremità meridionale della valle di Ihlara. Il sito è un museo ufficiale che richiede un biglietto d'ingresso. Il sito è incluso nel Turkye Museum Pass.

 

Cortili

Il complesso è situato in alto su una parete rocciosa, circa 50 metri sopra il fiume Menderes. Questa posizione è facilmente difendibile e offre una vista dominante sulla valle.

Le stanze iniziali alla base della scogliera, a sinistra del sentiero, sono le stalle. I visitatori lasciavano qui i loro cavalli, quindi salivano attraverso il lungo tunnel curvo. Questo ingresso massimizzava la sicurezza e lo status del complesso. Dall'area di ingresso, una ripida scalinata a tunnel conduce al cortile inferiore.

Questo primo cortile contiene le principali aree abitative (cucina, bagno e sala n. 1). Più a est e leggermente più in alto, un secondo cortile contiene la sala più elaborata e le chiese e avrebbe avuto un muro difensivo. I livelli multipli, le elaborate decorazioni murali e le viste imponenti del castello di Selime replicavano e perpetuavano la gerarchia sociale degli abitanti.

Il complesso a doppio cortile si estende per oltre 100 metri sulla parete rocciosa. Sebbene gli interni siano elaborati, gli esterni non hanno una disposizione generale o una facciata prominente. Il sito probabilmente si è sviluppato nel tempo; le persone hanno aggiunto stanze ad hoc man mano che le finanze diventavano disponibili.

 

Cucina

La grande stanza sul lato ovest (sinistro) del cortile era una cucina. La facciata decorata (solitamente per le cucine della Cappadocia) attira l'attenzione. I cuochi usavano i forni a forma di fungo per cuocere il pane sul ripiano superiore. Grandi fosse Tandir (tandoori...) nel pavimento sostenevano una grande pentola di ferro. Il fuoco ardeva all'interno della fossa mentre la fessura laterale ossigenava il fuoco e consentiva al cuoco di alimentare i carboni.

 L'alto soffitto a piramide con un camino centrale nel tetto consentiva al fumo di uscire dalla stanza. L'alta fila di nicchie ornate e le grandi nicchie a muro fungevano da scaffalature. Le grandi dimensioni (8 m per 8 m) e le numerose stanze annesse indicano che in questo complesso viveva una popolazione numerosa. La cucina è molto lontana dagli spazi abitativi e dalle chiese, un aspetto tipico degli insediamenti della Cappadocia.

Diversi locali di servizio si estendono dalla parete posteriore. Un telaio a fossa si trova nella stanza dietro la cucina (e nelle due sale). Un tessitore si sedeva contro il muro con i piedi nella fossa rettangolare. I fori dei pali intorno alla fossa sostenevano la struttura in legno del telaio di fronte al tessitore. Era così che la comunità locale produceva tessuti.

 

Sala n. 1

Il castello di Selime ha due sale importanti collegate da un sottile tunnel. La prima sala (etichettata "Monastero") si trova direttamente prima dell'ingresso del tunnel. Questo ampio spazio (14 m per 8 m) ha un tetto piano e un design unico a due livelli. La sezione inferiore ha sei nicchie ad arco, ciascuna con una nicchia ad arco e una panca per sedersi e dormire. Solo in una nicchia (al centro a destra) il letto è sopravvissuto intatto. Il porticato del livello superiore si apre su una galleria avvolgente, accessibile tramite una scala nell'angolo posteriore. Il porticato superiore contiene spessi archi a ferro di cavallo mentre il lato sinistro ha una bassa barriera protettiva.

La sala è stata riutilizzata dopo il decimo secolo. Gli occupanti successivi hanno scavato diverse fosse per il Tandir (tandoori...) e mangiatoie per gli animali.

 

Sala n. 2

La seconda sala con volta a botte ha proporzioni gigantesche: 17 metri di profondità, 6 metri di larghezza, 8 metri di altezza. Questa era la sala principale per ricevere i visitatori e condurre i pasti cerimoniali. L'alta finestra ad arco e l'ampia porta consentono un'illuminazione abbondante. Un gradino divide la lunga sala (visivamente e socialmente) in due sezioni. La sezione superiore, riservata ai membri più onorati, conserva un'arcata cieca su spessi pilastri, imitando così la galleria superiore dell'altra sala. L'intera sala è stata intonacata, con diversi strati nella metà superiore. Il tetto nero è il risultato di successive fosse di cottura. Sul retro della sala c'è una stanza a forma di croce con una croce intagliata sul soffitto. La stanza, con un bagno privato nel tunnel, aveva grandi porte a battente che consentivano al capofamiglia sia la privacy (per mangiare o dormire) sia un ingresso cerimoniale nella sala principale.

Il portico esterno di 10 metri della sala si estende in avanti per tre metri. L'architrave della porta (finta) e l'intaglio ornato segnano lo spazio formale.

 

Chiesa Basilica di Selime

La chiesa basilicale (etichettata "Cattedrale") nel cortile superiore è una delle chiese più grandi e articolate della Cappadocia. Sulla base di dipinti murali, la chiesa (e, quindi, il complesso) risale ai primi anni del 900.

La chiesa in stile basilicale ha due arcate che dividono tre navate. Le caratteristiche architettoniche indicano grande abilità e pianificazione. I pilastri alternano pilastri quadrati e colonne rotonde. Ogni pilastro presenta una base e un capitello monumentali. Inoltre, la chiesa è stata posizionata per ospitare una finestra in due absidi. Sopra le arcate, un soffitto a volta a botte scaturisce dalla modanatura. Le navate laterali contengono archi ciechi e terminano con absidi uniche.

L'alta abside è incassata e sollevata di un gradino rispetto alla piattaforma del nartece. I resti di più avvallamenti per la tramezza dell'iconostasi appaiono sopra l'abside. Due cornici suddividono l'abside in tre registri. La conca superiore raffigura Cristo in gloria: Gesù e le schiere celesti in piedi sotto di lui. Gli apostoli, che fiancheggiano la finestra ad arco, sono in piedi nella sezione centrale. Il registro inferiore ha un trono cattedra e una panca synthronon per i leader della chiesa, che si sarebbero seduti tra i Padri della Chiesa sulla parete inferiore.

La navata centrale aveva intonaco liscio e immagini dipinte. Sono in cattive condizioni e ne rimangono solo deboli contorni. Motivi a diamante e a picche delineano le caratteristiche architettoniche sulle pareti laterali, conferendo un'aria regale allo spazio. Scene della vita di Gesù e Maria riempiono i registri superiori sul soffitto. Ogni soffitto ha cinque santi in tondi.

La chiesa presenta diverse caratteristiche uniche presenti nelle chiese georgiane: il trono tagliato in un pilastro, i motivi alternati dei pilastri e la scena del donatore sopra la porta. Queste caratteristiche compaiono nelle chiese georgiane del X secolo, ma in nessun altro luogo della Cappadocia.

Il grande pannello del donatore appare sopra la porta (parete ovest). L'immagine è difficile da vedere, sollevata in alto sul muro e danneggiata dal fumo. La figura centrale con l'aureola è la Vergine Maria. Stende le mani per benedire le figure su ciascun lato. Le sue mani poggiano sulle loro teste, un'incoronazione simbolica (o protezione), spesso presente nelle immagini imperiali. Le vesti raffinate dei patroni confermano la loro identità aristocratica. Quattro figure più piccole (probabilmente parenti dei patroni della chiesa) compaiono su ciascun lato del gruppo centrale.

Anche il nartece della chiesa era intonacato e dipinto. Un'iscrizione estesa è dipinta sulla modanatura sopra una tomba a nicchia a sinistra dell'ingresso. Il poema funerario greco (anch'esso a Eğri Taş a Ihlara) mette in guardia i lettori sui pericoli del denaro: "Non lasciarti ingannare dal desiderio di ricchezza; l'amore per il denaro ha distrutto molti, perché questa carne è terra e argilla". Tali aforismi appaiono spesso vicino alle tombe bizantine.

Accanto alla chiesa c'è un singolo camino delle fate con tre stanze ornate (ma non correlate). La stanza inferiore (etichettata erroneamente "Cappella"), su una lunetta posteriore, ha due creature simili a uccelli che guardano un pilastro centrale. Nella stanza più in alto, un soffitto con registri di arcate cieche si inclina verso le cupole a costoloni. Questi spazi erano destinati a vivere e dormire.

 

Altre passeggiate...

Bağlıdere Vadısı (Valle Bianca) Da Uçhisar a Göreme.

Görkündere Vadısı (Valle dell’Amore) L’imbocco del sentiero è nei pressi della Zemi

Vadısı e del punto panoramico di Göreme; formazioni rocciose particolarmente suggestive.

Güllüdere Vadısı (Valle delle Rose) Il sentiero inizia appena a nord di Göreme e continua fino al villaggio di Çavuşin; chiese superbe e panorami.

Güvercinlik Vadısı (Valle dei Colombi) Collega Göreme e Uçhisar; pittoresche colombaie.
İçeridere Vadısı Si estende verso sud da İçeridere Sokak a Göreme.

Kılıçlar Vadısı (Valle delle Spade) Si dirama a nord nei pressi di Müze Caddesi lungo la strada che porta al Museo a Cielo Aperto di Göreme.

Kızılçukur Vadısı (Valle Rossa) Si estende tra la Güllüdere Vadısı e la Meskendir Vadısı; il sentiero parte dal punto panoramico di Kızılçukur (di fronte al bivio di Ortahisar); grandiose vedute e animate colombaie.

Meskendir Vadısı Il sentiero inizia accanto al Kaya Camping e si dirige a nord nei pressi di Müze Caddesi, oltre il Museo a Cielo Aperto di Göreme; gallerie e colombaie.

Zemi Vadısı L’imbocco del sentiero che si dirige a sud è nei pressi di Müze Caddesi.

Un avvertimento: anche se oggi in molte valli l’inizio dei sentieri è segnalato e lungo i sentieri nelle valli Güllüdere e Kızılçukur sono stati collocati vari cartelli in punti strategici, diversi percorsi sono ancora indicati in modo alquanto sommario e non sono disponibili cartine dettagliate. Di conseguenza, se si abbandonano i tracciati è molto facile perdersi.


Città sotterranea di Kaymaklı

 
 
 

La città sotterranea di Kaymakli (in turco: Kaymaklı; in greco cappadocio: Ανακού) è contenuta nella cittadella di Kaymakli nella regione dell'Anatolia centrale. Aperto per la prima volta ai turisti nel 1964, il villaggio si trova a circa 19 km da Nevşehir, sulla strada Nevşehir-Niğde.

L'antico nome era Enegup. Le grotte potrebbero essere state costruite per la prima volta nella morbida roccia vulcanica dai Frigi, un popolo indoeuropeo, nell'VIII-VII secolo a.C., secondo il Dipartimento della cultura turco. Quando la lingua frigia si estinse in epoca romana, sostituita dal greco, a cui era imparentata, gli abitanti, ora convertiti al cristianesimo, ampliarono le loro caverne aggiungendo cappelle e iscrizioni greche. Questa cultura è talvolta indicata come greco cappadoce.

La città fu notevolmente ampliata e approfondita nell'era romana orientale (bizantina), quando fu utilizzata per proteggersi dalle incursioni arabe musulmane durante i quattro secoli di guerre arabo-bizantine (780-1180).[La città era collegata alla città sotterranea di Derinkuyu attraverso chilometri di tunnel. Alcuni reperti scoperti in questi insediamenti sotterranei appartengono al periodo bizantino medio, tra il V e il X secolo d.C. Queste città continuarono ad essere utilizzate dagli abitanti cristiani come protezione dalle incursioni mongole di Tamerlano nel XIV secolo.

Dopo che la regione cadde nelle mani dei turchi selgiuchidi di Persia, le città furono utilizzate come rifugi (greco: καταφύγια, romanizzato: kataphúgia) dai governanti musulmani turchi, e ancora nel XX secolo gli abitanti, ora chiamati Rûm ('Romani orientali') dai loro governanti turchi ottomani, utilizzavano ancora le città sotterranee per sfuggire alle periodiche ondate di persecuzione ottomana.Richard MacGillivray Dawkins, un linguista di Cambridge che ha condotto ricerche sui greci della Cappadocia nella zona dal 1909 al 1911, ha registrato che nel 1909, quando giunse la notizia dei recenti massacri di Adana, gran parte della popolazione di Axo si rifugiò in queste camere sotterranee e per alcune notti non osò dormire all'esterno.

Quando gli abitanti cristiani (Rûm) della regione furono espulsi nel 1923 nello scambio di popolazione tra Grecia e Turchia, i tunnel furono abbandonati.

Le abitazioni sono scavate attorno ai quasi cento tunnel. I tunnel sono ancora oggi utilizzati come aree di stoccaggio, stalle e cantine. La città sotterranea di Kaymakli differisce da Derinkuyu in termini di struttura e disposizione. I tunnel sono più bassi, più stretti e più ripidi. Dei quattro piani aperti ai turisti, ogni spazio è organizzato attorno a pozzi di ventilazione. Ciò rende la progettazione di ogni stanza o spazio aperto dipendente dalla disponibilità di ventilazione. Attualmente solo una frazione del complesso è aperta al pubblico.

In epoca romana, gli abitanti erano prevalentemente cristiani, ciò lo si può notare da alcune caverne convertite in chiese, che presentano inoltre anche alcune iscrizioni in greco.

In seguito la città venne ampliata, aggiungendo altri livelli e scavando ancora più in profondità durante l’epoca bizantina. In questo momento storico venne utilizzata principalmente dalla popolazione della zona per sfuggire alle numerose invasioni dei musulmani arabi che si succedettero tra il 780 e il 1180, durante le guerre arabo-bizantine.

© hellojetlag – La mappa di Kaymakli
 

La città sotterranea presenta 8 livelli, di cui solo 4 visitabili oggi. Durante gli scavi di restauro e conservazione all’interno del sito, gli studiosi hanno ritrovato alcuni reperti risalenti alle popolazioni che s’insediarono in questa città sotterranea durante il periodo bizantino medio, che va dal V secolo e il X secolo d.C.. Anche durante il XIV secolo, la "città" continuò a essere utilizzata, per sfuggire alle incursioni di Tamerlano.

Anche in seguito alle numerose invasioni turche, e quando la Penisola Anatolica fu presa dai selgiuchidi turchi provenienti dalla Persia, questa città e le altre sotterranee presenti sul territorio vennero utilizzate come rifugi. Fino al XX secolo i governanti turchi musulmani si nascosero al loro interno e i suoi abitanti vennero chiamati romani orientali dagli ottomani turchi, che ancora si nascondevano in queste città per sfuggire alle persecuzioni. Fu solo nel 1923 che queste città sottoterra vennero definitivamente abbandonate, quando ci fu lo scambio tra la popolazione turca e quella greca; basato non sull’etnia e la lingua, ma principalmente sull’identità religiosa. Questo avvenimento, reputato dagli storici come una pulizia etnico-religiosa, coinvolse gli abitanti dell’Anatolia e i cristiani ortodossi.

La città sotterranea divenne nel 1985 Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Una visita al suo interno ci dà la possibilità di osservare come le popolazioni che si sono alternate su queste terre vivessero nel passato, all’interno di questo incredibile villaggio che si sviluppa per ben 8 livelli scendendo in profondità. Durante la visita possiamo visitare unicamente i primi 4 piani, che scendono all’incirca per una ventina di metri. In questi ambienti sono presenti stalle, magazzini per conservare i raccolti, che vengono utilizzati ancora tutt’oggi da chi intorno a questo sito ha costruito le proprie abitazioni, ma anche chiese, dormitori e cucine.

Aggirandovi per questi labirintici tunnel sotterranei potrete notare dei grandi portali rotondi, utilizzati per sigillare i vari passaggi. Visitare autonomamente il sito di Kaymakli è semplice, seguendo le frecce rosse per scendere e quelle blu per uscire, ma vi consigliamo di farvi condurre alla scoperta della città da una guida esperta. In questo modo, potrete scoprire al meglio i suoi segreti e le varie funzioni di ogni ambiente.

Grazie a una pianta dettagliata della città sotterranea, ci è possibile vedere una sezione di questo villaggio troglodita che si sviluppa in profondità tramite dei labirintici tunnel, comprendendo il miglior modo per orientarci al suo interno.

Prima di avventurarci in questa città sotterranea, è importante sapere che i tunnel al suo interno sono molto più bassi e ripidi di quelli di Derinkuyu, per questa ragione la visita è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia o ha problemi motori. Le due città, inoltre, sono collegate da un tunnel chiuso ai visitatori, di circa 9 km; per visitarle entrambe in un giorno però è sufficiente fare pochi minuti in autobus o auto.

 

1. Primo Piano

Intorno all’ingresso della città sotterranea, negli anni, è stato costruito un vero e proprio villaggio, che ancora oggi utilizza i magazzini al suo interno per la conservazione dei prodotti agricoli. Una stalla si trova al primo piano. Le piccole dimensioni della stalla potrebbero indicare che altre stalle esistono nelle sezioni non ancora aperte. A sinistra della stalla c'è un passaggio con una porta di macina. La porta conduce in una chiesa. A destra delle stalle ci sono delle stanze, forse degli spazi abitativi., inoltre le piccole dimensioni di questo ambiente fanno ipotizzare che potrebbero esserci ulteriori stalle sotterranee non ancora scoperte.

A sinistra di questo spazio è presente uno stretto passaggio, dove si trova una porta rotonda di pietra, oggi aperta, che conduce alla chiesa. Sulla destra del tunnel possiamo invece osservare degli ambienti che venivano utilizzati come aree comuni. Secondo la gerarchia, le persone più benestanti occupavano i piani superiori della città sotterranea.

 

2. Secondo Piano

Situata al secondo piano c'è una chiesa con una navata e due absidi. Di fronte alle absidi c'è un fonte battesimale e sui lati lungo le pareti ci sono delle piattaforme per sedersi. I nomi delle persone contenute nelle tombe qui coincidono con quelli situati accanto alla chiesa, il che supporta l'idea che queste tombe appartenessero a persone religiose. Il livello della chiesa contiene anche alcuni spazi abitativi.

 

3. Terzo Piano

Scendiamo ulteriormente attraverso gli stretti tunnel, quasi chinandoci per riuscire a passarci attraverso, e raggiungiamo il terzo livello di questa fantastica città sotterranea della Cappadocia. Tra i tanti ambienti presenti a Kaymakli, è possibile visitare in questo complesso ipogeo anche i suoi depositi, utilizzati in passato come cucine. Qui, in base agli utensili rinvenuti durante le prime esplorazioni, veniva prodotto olio e anche vino. All’interno di questo piano è presente anche dell’andesite, com’è possibile osservare nella sua struttura in rilievo su alcune pareti: una roccia di origine vulcanica di medio valore, molto simile al basalto.

I popoli che vivevano nelle città sotterranee utilizzavano l’andesite per la lavorazione a freddo del rame e per la sua formatura, dando così prova già al tempo di grandi competenze metallurgiche. Questa pietra che possiamo osservare sul pavimento, presenta ben 57 fori, potendola così usare come crogiuolo per alcune lavorazioni di questo metallo, che veniva martellato al suo interno con delle grandi pietre.

Una notevole formazione di blocchi di andesite (una roccia vulcanica) con diversi fori, utilizzata a Kaymakli per la lavorazione a freddo del rame. Il terzo piano contiene le aree più importanti del complesso sotterraneo: magazzini, frantoi per vino o olio e cucine. Il livello contiene anche un notevole blocco di andesite con texture in rilievo. Di recente è stato dimostrato che questa pietra veniva utilizzata per la formatura a freddo del rame. La pietra è stata ricavata da uno strato di andesite all'interno del complesso. Per poter essere utilizzata in metallurgia, sono stati scavati cinquantasette fori nella pietra.

La tecnica consisteva nell'inserire il rame in ciascuno dei fori (circa 10 centimetri (3,9 pollici) di diametro) e poi martellare il minerale in posizione. Il rame veniva probabilmente estratto tra Aksaray e Nevşehir. Questa miniera era utilizzata anche da Aşıklı Höyük, l'insediamento più antico nella regione della Cappadocia.

 

4. Quarto Piano

L'elevato numero di magazzini e aree per giare di terracotta al quarto piano indica una certa stabilità economica. Kaymakli è uno degli insediamenti sotterranei più grandi della regione. L'ampia area riservata allo stoccaggio in un'area così limitata sembra indicare la necessità di supportare una grande popolazione nel sottosuolo.

Scendiamo ancora di un livello, sempre attraversando in modo non proprio confortevole i cunicoli di Kaymakli, e giungiamo al quarto e ultimo livello che ci è concesso raggiungere durante la nostra visita. Questo piano era usato come magazzino e cantina, per la raccolta dei vari vasi di terracotta, che per i popoli di queste terre era un bene fondamentale per la conservazione degli alimenti. Da questo piano, inoltre, possiamo osservare nel modo migliore il pozzo di ventilazione; che ha una lunghezza di circa 80 metr

 

Altre città sotterranee

Città sotterranea di Derinkuyu

 (₺42; h8-18.15) Famosa quanto Kaymaklı, Derinkuyu, 10 km a sud di Kaymaklı, è una rete di strette gallerie (alcune delle quali ripide) che collega ampi vani. Il percorso di visita scende di sette livelli (la maggior profondità accessibile ai visitatori) e durante la discesa consigliamo di alzare la testa per guardare nei condotti di aerazione per rendersi così conto di quanto ci si allontani dalla superficie. Non è indicata per chi soffre di claustrofobia.

 

Città sotterranea di Gaziemir

Circa 18 km a est di Güzelyurt, nei pressi della strada per Derinkuyu, in questa città sotterranea si possono vedere chiese, una cantina con botti di vino, magazzini per il cibo, hamam e Tandir (tandoori...) (forni d’argilla). I resti di ossa di cammello e gli appigli nella roccia per legare gli animali inducono a pensare che la città fosse usata anche come caravanserraglio.

 

Città sotterranea di Özlüce

Girate a destra subito dopo essere entrati nel villaggio di Kaymaklı da nord e dirigetevi verso il piccolo villaggio di Özlüce, 7 km oltre. Più modesta e meno profonda, è una città sotterranea indicata per chi soffre di claustrofobia dato che si visita senza allontanarsi mai troppo dall’uscita.

 

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Ultima modifica: 22/08/2024 16:51:42

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