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Solu Numbur Trek
31 ottobre - 16
Novembre 2019
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Giornata di sole e di grazia con un ampio panorama sulle colline meridionali del Solu . Scrivo colline ma in realtà queste sono montagne anche se di poco superiori ai tremila metri. Da Jhareni si prosegue in mezza costa verso sud fino a quando il sentiero aggira il costolone di questa cresta e si affaccia ad ovest verso Salléri. È il giro di boa della prima parte dela nostra camminata. Da qui in leggeri sali scendi si prosegue attraverso un'area che figura essere abbandonata infatti incontreremo solo alcune malghe isolate e completamente vuote, prive di alcun segno che indichi un uso recente (ore 8:40 NST, 27°27'20.1"N 86°38'44.4"E / 27.455576, 86.64565). Alla mia domanda, Aajay risponde che i proprietari sono emigrati tutti a Kathmandu. Il sentiero si snoda fra pascoli abbandonati e boschi. Arriviamo anche ad un dosso più elevato ed alcuni ruderi, forse chorten (ore 9:50) potrebbero essere testimonianza di un luogo sacro o di un piccolo eremo, ma la mia è solo supposizione.
La giornata di sole continua ad essere priva di nubi e camminiamo sulla traccia di sentiero che ora si sta leggermente abbassando. Probabilmente la traccia è poco frequentata perché l'arrivo della strada e dei mezzi motorizzati a Jhareni favorisce l’uso di jeep abbandonando questo sentiero. Poi cominciano a vedersi frazioni abitate e il sentiero diviene una mulattiera più larga che giunge in senso opposto a noi. Incontro ancora altri edifici molto più grandi, un gruppo di case che sulla carta figura con il toponimo di Talléri (Thali-Ri 2789m, Ore 11:27, 27.45993, 86.62083), sono costruite interamente in pietra ed hanno struttura differente dalle malghe. Poco più avanti siamo più vicini al villaggio di non mi ricordo ed una strada sulla mia sinistra destra sale ad un piccolo monastero. Franco e il gruppo salgono a vederlo ma è chiuso e del tempio non ricordo il nome.
13: 27 Sono passate le dodici, mi fermo a prendere qualche cosa in un teashop abbastanza dimesso. Mentre prendo il tè, sento delle voci all'esterno ma la porta , simile a quelle apribili di un saloon è stata chiusa dalla nostra ospite e quindi sento solamente le voci di due ragazze francesi che stanno passando sono le prime turiste che incontriamo da quando siamo partiti. E veramente un percorso fuori dai sentieri battuti come come usa il termine usato da Lonely Planet, non sono sentieri selvaggi (non ci apriamo la strada con il machete), ma qui proprio non giungono escursionisti…
E finalmente siamo in vista di dell’insediamento tibetano di Jhalsa (Chailsa, talvolta si trova anche il toponimo Jhyalsa,. Lo si trova anche riferito ad una area più a nord, al pari di Garma che sembra essere un’area a sud ovest, ma l’area è indicata anche come Garma. Praticamente abbiamo fatto un anello a sud di quello che avevo previsto basandomi sulle informazioni mandate da Tshiring, ecco scoperto perché i nomi che mi aveva dato non li trovavo su Google Maps e neppure sulla carte topografiche acquistate.
Siamo sistemati al Mandala Kitchen, un lodge con annesso spaccio di bevande ed anche altri beni di prima necessità. Le stanze sono foderate in legno, i bagni un po’ fuori e c’è pure un impianto doccia a pagamento. Tutti sono arrivati presto e allora c’è tempo per una visita all’insediamento.
Non c’è vento ed il sole riscalda il prato prospiciente al lodge. È piacevole accomodarsi sulle poltroncine di plastica e trascorrere il tempo guardando la valle. Queste poltroncine sono l’universale testimone del mercato globale. Da quando ne ho spaccata una a Tamanrasset scomparendo dalla vista dei commensali, ogni volta che mi siedo, controllo che resista al mio peso.
Nel progetto avremmo dovuto dormire nella foresteria del monastero che si trova a sud del lodge (e che non visiteremo), dovrebbe essere il Mendopake Monastery 27.46847, 86.59202 GMaps). La passeggiata ci conduce invece poco lontano alla Sagarmatha Lower Secondary School annessa al monastero di Thubten Shedrup Ling. Il nome è diffusissimo perché ricorda quello a Lumbini, quindi vi sono decine di templi in occidente con questo nome. Il nostro ha legami anche con l’Italia ed una lama, presente nel cortile, ci racconta (in lingua inglese) che è stato ospite del Centro Ghe-Pe-Ling di Milano. La struttura era un Tibetan Refugee Camp, ora gli esuli si sono insediati altrove e gli edifici sono stati presi incarico dalla FMTP (Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana) e dal monastero di Kopan. Dal grande cortile saliamo su una collinetta dove troviamo un tempio dedicato a Padmasambhava (Guru Lhakang 27.47503, 86.59646). C’è una anziana tibetana che sta compiendo i suoi 108 giri attorno al lhakang ma la porta ci viene aperta un monaco mastodontico monaco guardiano che non parla inglese e che orgoglioso ci indica i nomi delle varie effigi.
monastero femminile di Tsepri Lopan | Puja a Thubten Shedrup Ling |
Per un sentierino stretto e in pendenza scendiamo a visitare altri due centri monastici. Il primo e una “nunnery” cioè il monastero femminile di Tsepri Lopan (27.47532, 86.59221). Poco lontano, un centinaio di metri circa lungo la strada sterrata, troviamo il Monastero principale di Jalsa e, a posteriori, guardando le immagini questo potrebbe essere il Thubten Shedrup Ling (981-7791812) (Geo: 27.47532, 86.59221). Vi sono un paio di bancarelle con frutta, dolci e giocattoli, quelli che possiamo considerare prasad cioè offerte da presentare al tempio e deporre davanti alle statue. Ovviamente ci sono anche kata da offrire alle statue delle divinità. Il gruppo entra ed assiste alla puja in pole position.
Non rimane che tornare pian piano al nostro lodge al caldo, al wi fi, alle docce, ad un aperitivo di birre in attesa della cena che probabilmente è il bar del paese. Infatti, un gruppetto di allegri tibetani, uomini e donne, al ritorno dalla puja al tempio, entrano e consumano qualche birra brindando assieme a noi.
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