Rawalpindi - Peshawar 30 luglio
Non tutti i nomi dei partecipanti compaiono nel telex interno PIA con la dizione esatta o sotto il generico nome di Hindu Kush Karakorum Trek. L'addetto non comprende dove siano questi signori dal nome pakistano e cerca mister Indo Kush e mister Karakorum. Alle 5:00 operazioni di imbarco. Altre 5 rupie di tassa a testa. Riusciamo tutti a salire sullo stesso volo anche se poche ore prima mancavano i posti. Siamo un po’ frastornati… Arrivati a Peshawar, abbiamo la gioia di vedere un Fokker vuoto che vola verso Chitral e l' amarezza di non avere con noi 11 bagagli. Non resta che fermarsi a Peshawar. Contrattati 7 taxi a 40 rupie per ognuno - ma si può aspettare l'autobus della Pia che costa meno - raggiungiamo il Kiber Bazaar dove ci sistemiamo in parte all'Hotel Habib in Shoba Chock, un hotel classico degli hippy dell’Overland London-Venice-Istanbul Peshawar-Delhi-Kathmandu (nel 2008 l’edificio era occupato da un emporio di tappeti). Camere con fan (ventilatore) e una con air conditioned (9 rupie la doppia più 30 di extra bed). Il resto del gruppo è sparso in altri alberghi vicini che sono numerosi. Con il volo successivo arrivano i bagagli mancanti, con un furgone Pia sono direttamente portati in un albergo (telefono Missed baggage Peshawar Airport 75471 oppure 730819). Colazioni e pranzo allo stesso albergo. Inizia il pellegrinaggio per uffici. Ovviamente parliamo inglese, Chiara lo parla in modo fluente, del resto lo insegna!. Ci siamo procurati anche una Grammatica della lingua Pashtu, Afgana e Pakistana, ma le fotocopie pesano e dopo averla consultata, l'abbiamo ritenuta inutile per il nostro viaggio. Chiara ed io andiamo alla PIA che sta all'angolo fra Arbab road e il Mall (alcuni autisti non conoscono la Pia ma sanno dov'è la strada, oppure fermano qualcuno e fatevi fare la traduzione). Qui gentilmente ci spiegano che:
Alle 14, accompagnati da Marco Aime curioso di vedere le procedure, ci ripresentiamo allo sportello delle prenotazioni e ci assicurano 16 posti per lunedì 1° agosto cioè dopo due giorni alle condizioni molto aleatorie scritte sopra. Mentre riflettiamo i posti scendono a 13, ma ciò che taglia la testa al toro è il fatto che assolutamente non si trova un autista disposto a portarci a Darra o al Khyber pass. Da quattro mesi la polizia assolutamente non permette che alcuno di si avvicini a questa zona, beninteso il divieto riguarda i turisti. A questo punto, visitata nel pomeriggio la città affascinante di Peshawar (descrizione sulla guida online), museo, forte, bazar non rimane che partire. Ci rechiamo anche al Tourist Information Center presso il Dean’s hotel (oggi scomparso), ma non sanno assolutamente fare altro che consigliarci di andare alla stazione degli autobus. Andiamo prima al GTS Government Transport Service che ha il terminal al 20 point sulla Grand Trunk Toad, dove riescono a rintracciare il manager (sono le 16 ed è già uscito) ed a darci un intero autobus da 40 posti per 1.232 rupie pakistane. Concordiamo di ripassare alle 19:30 per la conferma. Ci rechiamo poi alla General bus station dove ci sono i bus privati, stupendi e numerosi ma piccoli e scomodi. Interessantissimi da fotografare tutti insieme così belli e splendidamente colorati). Non troviamo minibus. A posteriori la stazione di minibus, quasi tutti Ford Transit, dovrebbe essere vicino al forte. Dovrebbe perché tutti gli interpellati sostenevano che a Dir non vanno minibus, ma sulla guida di Swift e sulla Lonely se ne parla e poi li abbiamo anche visti. Ad ogni modo. le tre stazioni sono tutte sulla Grand Trunk Road. Terminiamo la giornata in un torrido e umidissimo tramonto per le vie del meraviglioso bazaar di questa città posta al confine con un mondo per noi momentaneamente chiuso. Molti di noi sono stati in india e Kashmir, quindi nessun stupore ad essere circondati da uomini in shalwar kamiz e donne velate, ma per alcuni è una sensazione strana ed esotica. E pensare che questo mondo era buddhista, come testimonia la reliquia di Peshawar. Quando usciamo dal ristorante con aria condizionata, dove anche il pollo tandoori si congelava appena estratto dal forano, boccheggiamo nell'aria del bazaar. per fortuna le pale del ventilatore in stanza girano vorticosamente e favoriscono il sonno.
|
|||
|